About
hurting and getting hurt
Fredda. Quasi glaciale.
Come il ghiaccio su
cui volteggia, in equilibrio sulle lame che
la sorreggono con sicurezza.
Come i suoi occhi
colmi di distacco, come il viso di una
bellezza tutta sua ma perennemente indurito da un broncio;
un’espressione
troppo seria e triste per una ragazzina.
Come il suo cuore
troppe volte ferito e incapace di amare.
♦♦♦
“Pattinaggio di coppia?” Jia si porta le mani sui
fianchi e
fulmina con lo sguardo Celia, la sua allenatrice.
La donna si stringe nelle spalle. “Non mi sembra una cattiva
idea. Mi piacerebbe iniziare a formare anche delle coppie, dato che per
tanto
tempo ho pattinato con un partner, e ho pensato subito a te. sei una
delle mie
migliori allieve e ti muovi con la giusta
scioltezza…”
La ragazzina sposta lo sguardo da lei a Randy, colui che
teoricamente dovrebbe essere il suo partner. È stato lui a
insistere per
concretizzare questa pessima idea, ne è certa.
Incrocia le braccia al petto. “Io non pattino con nessuno”
sputa in tono acido e fermo.
“Dai, Jia! Sarà un sacco divertente, ti prometto
che non ti
farò cadere” la supplica Randy, facendo un passo
avanti e sbattendo un paio di
volte le palpebre con fare da cerbiatto.
Ma Jia indietreggia – e che Randy non si azzardi a toccarla.
Sposta ancora una volta lo sguardo da Celia a Randy ed è
talmente arrabbiata e
irritata che vorrebbe mollare un pugno a entrambi, madre e figlio. Come
gli è
saltato in mente di proporre una cosa del genere?
“Ho detto che io non pattino con nessuno, non esiste! Tanto
meno con te.” Il tono di Jia è gelido mentre
pronuncia
quelle parole, non ha bisogno nemmeno di sollevare la
voce. Si
limita a incenerire Randy con lo sguardo e lui capisce, ammutolisce, si
rassegna.
“Jia, smettila di parlare così e
soprattutto…” comincia a
rimproverarla Celia con quel suo fare severo e quasi minaccioso.
Ma Jia la interrompe subito con rabbia: “Non mi esibisco con
Randy solo perché è tuo figlio. E poi non ho
nessuna intenzione di dividere la
scena con un’altra persona, cercatevi un’altra
cavia”.
Dà le spalle alla sua allenatrice e al suo migliore amico
–
vorrà ancora esserlo, dopo che l’ha offeso
così? – e scappa via, corre negli
spogliatoi del palaghiaccio; vuole essere lasciata in pace.
Non sa perché è stata così cattiva,
non sa perché non si è
scusata nemmeno quando ha visto le iridi verde bottiglia di Randy
riempirsi di
delusione.
Ma sa che non vuole pattinare in coppia perché questo
implicherebbe stare a stretto contatto con un’altra persona e
lei detesta
essere toccata.
Jia non sa cosa sia il contatto umano, cosa sia un gesto
d’affetto; nella sua famiglia queste cose non sono mai
esistite, non ha mai
imparato a dare e ricevere un abbraccio, non ha mai imparato a
stringere una
mano.
Sua madre non ha mai avuto tempo per prenderla in braccio e
lasciare che si accoccolasse sul suo petto mentre le accarezzava i
capelli.
Suo padre non le ha mai lasciato una carezza sulla guancia
mentre lei gli raccontava la sua giornata scolastica.
E non ha mai visto i suoi genitori scambiarsi un bacio, uno
sguardo affettuoso, un gesto d’amore.
Non l’ha fatto apposta, non voleva ferire Randy e non voleva
reagire con tanta rabbia. È che certe cose sono troppo
difficili da spiegare.
Vorrebbe tanto imparare a sfiorare la pelle e l’anima di chi
la circonda, vorrebbe imparare a superare la paura e il senso di
oppressione
che prova quando qualcuno le si avvicina, ma non riesce a chiedere
aiuto.
♦♦♦
È dal primo giorno di scuola che Jimmy la osserva, la
guarda, la scruta, la esamina. Quando sono entrati in classe, lui si
è seduto
nel banco accanto a lei e il gesto è parso del tutto
casuale, ma Jia ha sentito
da subito gli occhi scuri del ragazzo addosso.
Lei non ama stare al centro dell’attenzione quando non si
trova
sulla pista di pattinaggio, non è abituata e si sente a
disagio.
Magari potrebbe parlarci, provare a capire come mai la
guarda così spesso, ma non trova niente da dirgli e
così preferisce chiudersi
nel silenzio e ignorarlo. Qualche volta Jimmy prova a rivolgerle la
parola e a
sorriderle con fare complice, ma lei non sa mai cosa rispondere e si
limita a
borbottare qualche monosillabo, per poi distogliere lo sguardo e
voltarsi
dall’altra parte.
Ogni tanto sente i suoi compagni di classe parlottare tra
loro, bisbigliare che Jia è snob o Jia
è arrogante, oppure ancora
che Jia è cattiva; ma Jimmy non sembra
dare ascolto a queste dicerie,
trova sempre la voglia e il pretesto per sorriderle di tanto in tanto.
“Ehi, Jia” si fa avanti il ragazzino un giorno,
stringendo
forte il bordo della sua t-shirt nera per dissimulare il tremore delle
mani – è
agitato, nemmeno lui sa bene come cominciare il discorso.
L’intervallo è cominciato da poco e Jia, cuffie
alle orecchie,
ha già cominciato a mangiucchiare il suo tramezzino. Non si
aspettava affatto
che qualcuno le rivolgesse la parola, in genere riesce sempre a
rendersi
perfettamente invisibile; si lascia scivolare via
l’auricolare destro dall’orecchio
e punta lo sguardo su Jimmy, in attesa che prosegua.
“Ho notato che durante la pausa stai sempre da sola
e…
insomma, mi stavo chiedendo se… ti va di uscire in cortile
insieme a me, così
prendiamo una boccata d’aria.” Alla fine del
discorso, le guance di Jimmy si
sono fatte di fuoco per l’imbarazzo.
“No, non mi va.”
“Oh, beh… okay, non importa e… scusa se
ti ho disturbato.”
Jia vede il suo compagno di classe abbassare lo sguardo e
fuggire via, uscire dalla classe di tutta fretta. E lei non sa bene
come
sentirsi.
Non sa bene come si rifiuta un invito del genere, sa solo
che si è sentita inadeguata quando Jimmy le ha chiesto di
andare fuori con lui
e ha reagito d’impulso.
In realtà non sa nemmeno perché ha detto di no.
L’unica cosa che sa è che Jimmy fa il carino con
lei perché
ci vuole provare e lei non vuole dargli corda, non vuole fargli credere
che lei
lo possa ricambiare. A lei non interessa frequentare nessuno
né tanto meno
trovarsi un ragazzo, le basta il pattinaggio per essere felice.
La verità è che lei nell’amore non ci
crede, non l’ha mai
visto con i suoi occhi e non potrà mai viverlo sulla sua
pelle.
E ha paura di tutti quegli sguardi maliziosi che i ragazzi
le rivolgono, ha paura che si avvicinino, che le sorridano e le
parlino. Per
allontanarli, l’unica soluzione che conosce è
mostrarsi distaccata e
disinteressata.
Non l’ha fatto apposta, non voleva ferire Jimmy e non voleva
declinare in maniera così scortese. È che certe
cose sono troppo difficili da
spiegare.
Vorrebbe tanto imparare a lasciarsi andare e a lasciarsi
amare, a credere in un sentimento tanto dolce da smussare gli spigoli
del suo
carattere, ma non sa come si fa.
♦♦♦
Jia ci ha pensato tanto prima di accettare. Avrebbe
preferito andare al palaghiaccio ad allenarsi un po’, ma
Randy le ha assicurato
che le sue compagne di classe sono delle persone molto carine e
tranquille,
così ha deciso di provare.
Lei non è la classica adolescente che trascorre lunghe
serate con gli amici; forse perché di amici non ne ha, a
parte Randy.
Ma mentre si incamminano verso la pizzeria, si accorge di
non averci pensato abbastanza a lungo. Ha decisamente sbagliato a
uscire con
loro: Randy ride e scherza con le sue due amiche, loro ribattono in
maniera
così disinvolta e sembrano capirsi al volo, mentre Jia si
limita a osservarli
in silenzio. Ascolta le loro battute e vorrebbe ridere con loro, ma non
ci
riesce. Forse non l’ha mai fatto.
Resta in silenzio, seria e composta, finché non prendono
posto dentro il locale e una delle compagne di Randy – la
biondina, si è
presentata come Taylor – occupa la sedia accanto alla sua,
rivolgendole un
sorriso. “Allora, Jia…”
Lei si limita a osservarla con fare diffidente.
“Randy mi ha parlato molto di te, dice che sei una
bravissima pattinatrice” prosegue la ragazza in tono allegro,
per nulla turbata
dal suo silenzio.
“Il pattinaggio è la mia vita” ribatte
Jia con sicurezza.
Non sa bene come comportarsi, quindi nel dubbio è meglio
partire da cose certe.
Gli occhi di Taylor si riempiono di ammirazione. “Io non so
proprio come fate, tu e Randy. Cioè, state in equilibrio sul
ghiaccio… se ci
provassi io, sicuramente scivolerei per tutta la pista, ma di culo dopo
essere
caduta!”
Randy e l’altra sua compagna – la mora, Jia si
è già
scordata il nome – prendono a sghignazzare e forse lei
dovrebbe fare lo stesso,
ma non ci riesce. Non lo fa apposta, non vuole risultare antipatica, ma
non è
brava a mostrare le sue emozioni e ancora meno il suo divertimento.
Solo quando Taylor le lancia un’occhiata interrogativa si
accorge che sta continuando a fissarla con sguardo freddo e serio,
allora si
costringe ad abbassarlo e puntarlo sulla tovaglia a quadri rossi e
bianchi che
ricopre il tavolo.
“Ehi Tayl, posso sempre insegnarti io!” si propone
Randy,
aprendosi in un sorriso raggiante.
Jia allora coglie l’occasione al balzo: forse stavolta
può
davvero entrare nella conversazione, può provare a scherzare
come tutti i
ragazzi della sua età.
Solleva nuovamente lo sguardo e lo posa su Taylor. “Lascia
perdere Randy, non ti fidare. Probabilmente ti manderebbe
all’ospedale!”
È una battuta, ma pronuncia quelle parole in un tono
così
serio e tagliente che nessuno lo capisce.
Solo Randy coglie l’ironia della sua affermazione,
perché
lui ormai la conosce troppo bene: ridacchia e le strizza
l’occhio. “Grazie mille
per la fiducia, amica mia!”
Taylor invece la scruta leggermente a disagio, indecisa su
cosa rispondere. Solo dopo qualche istante sulle sue labbra spunta un
accenno
di sorriso imbarazzato. “Ma no, non sarà poi
così terribile! Male che vada
cadiamo entrambi e all’ospedale ci finiamo in due!”
Jia non lo fa apposta, è che non sa davvero come si sorride.
Pensa a un sacco di battute carine, ma non riesce mai a portarle fuori
in modo
che facciano ridere.
È cresciuta in una casa dove le risate non sono mai
esistite:
sul viso di suo padre ha sempre scorto espressioni severe quando la
rimproverava per non essere la figlia che ha sempre desiderato e
sguardi
neutrali quando lei tornava a casa con un bel voto; il volto della
madre invece
è sempre stato sconvolto dalla stanchezza dopo giornate
intere passate tra
tribunali e studi legali.
In casa Huang nessuno fa battute, nessuno ride, nessuno è
contento.
E Jia, tra le fredde e silenziose mura di quella casa troppo
grande e vuota, ci è cresciuta.
Non voleva ferire Taylor, non voleva risultare cattiva nei
confronti di Randy, voleva solo strappare un sorriso e risultare
simpatica; ma
la maschera di indifferenza e distacco che indossa da tutta la vita
ormai ha
preso il posto del suo viso e lei non riesce più a
togliersela di dosso.
Vorrebbe davvero imparare a ridere e a scherzare come tutti
gli adolescenti, vorrebbe mostrare il fuoco che arde dentro la sua
crisalide di
ghiaccio, ma quando prova a sorridere sul suo viso si dipinge solo una
raccapricciante smorfia.
♦♦♦
Jia si porta una mano sul capo per controllare che lo
chignon in cui ha raccolto i capelli sia impeccabile. Abbassa lo
sguardo sul
costume di scena: nero e attillato, come sempre. Stavolta ha scelto il
raso, lo
trova molto elegante ed efficace per l’impatto scenico.
È pronta per la sua esibizione; lascerà a bocca
aperta
pubblico, giuria e sfidanti, si porterà a casa
un’altra vittoria. Ne è certa.
Quando si tratta delle gare e del suo amato pattinaggio,
ogni dubbio scivola via.
“Sei perfetta così” la rassicura Celia,
notando il modo in
cui si liscia il costume con le mani e si esamina attentamente.
Jia solleva lo sguardo e annuisce brevemente alla sua
allenatrice.
“Mi raccomando, mostra a tutti quanto vali” ammicca
la donna
accennando un sorriso, e i suoi occhi verde bottiglia –
esattamente lo stesso
colore di Randy – si riempiono d’orgoglio.
Jia si stringe nelle spalle. “Ovvio.”
La pattinatrice si volta verso l’ingresso della pista, da
cui proprio in quel momento fa ritorno Sheila, l’ultima
ragazza in gara prima
di lei. È bellissima, con l’abito color ghiaccio
intonato ai suoi occhi che la
fa sembrare una principessa nordica, e ha danzato davvero bene stasera.
Jia serra le labbra in un broncio. Lei è ancora
più bella e
pattina ancora meglio.
Sheila le passa accanto, diretta verso i camerini, e le
rivolge un sorriso. “Buona fortuna!”
Non c’è traccia di malvagità o ironia
nella sua voca, in
fondo quella ragazza non è cattiva e non ha mai serbato
rancore per Jia,
nonostante sia la sua rivale.
Ma la mora le rivolge un’occhiata tagliente. “Non
ne ho
bisogno.”
Sheila si ferma di botto e sostiene il suo sguardo senza
esitazione. “Perché devi essere sempre
così cattiva e altezzosa? Cosa ci
guadagni di preciso?”
“E a te che importa? È inutile che fai la carina
con me, non
saremo mai amiche. Ficcatelo bene in testa” ringhia Jia.
La odia. Semplicemente perché è incantevole,
brava, gentile
con tutti e vuole rubarle la scena nell’unico ambito in cui
riesce a ottenere
dei risultati.
“Jia, è il tuo momento” annuncia Celia a
gran voce,
richiamando la sua attenzione con un cenno.
Lei rivolge un’ultima occhiata a Sheila prima di dirigersi
verso la pista. “Ora scusami, ma vado a soffiarti il posto
nel campionato”
sibila, prima di lasciarsela alle spalle.
Jia è tremendamente competitiva, ma nemmeno lei sa spiegarsi
il perché. Quando si tratta della sua più grande
passione, diventa arrogante,
agguerrita, maleducata e troppo sicura di sé.
La verità è che ha dovuto convincersi di essere
la migliore
perché nessuno ha mai creduto in lei e a nessuno
è mai importato dei suoi
risultati.
È difficile spiegare come si è sentita tutte le
volte che
suo padre le ha rinfacciato di perdere tempo dietro a uno stupido
hobby,
quando avrebbe potuto spendere le sue energie per studiare e diventare
una
donna d’affari. Per lui esiste soltanto quel lavoro,
l’arte non è contemplata nei
progetti che aveva in mente per sua figlia.
Ed è difficile spiegare quanto l’abbia ferita lo
sguardo
assente di sua madre quando le ha proposto di andare al palaghiaccio
con lei,
in modo da renderla partecipe dei suoi progressi. Quello sguardo
precedeva
sempre un rifiuto, perché una donna di legge come lei aveva
altro a cui
pensare.
E Jia è caduta tante volte sul ghiaccio, da sola.
Ha
lanciato tante grida di frustrazione, da sola. Ma, sempre
da sola,
si è rialzata tante volte ed è diventata
un’agonista, contando solo sulle
proprie forze.
Ora che è giunta così in alto, ha bisogno di
mostrarsi così
sicura di sé per scacciare dalla sua mente la voce dei
genitori che la
screditano.
Non voleva ferire Sheila, ha solo avuto paura che lei la
superasse e la facesse vacillare.
Vorrebbe imparare a vedere i suoi avversari come dei
compagni di viaggio e non dei nemici da annientare, vorrebbe
condividere con
loro le sue paure, le sue insicurezze, le sue fatiche e magari scoprire
che
anche loro hanno una storia simile alla sua da raccontare.
Ma nessuno le ha mai insegnato che insicurezza non
è
sinonimo di debolezza.
♦♦♦
Jia
l’arrogante. Jia la taciturna. Jia la snob. Jia la
stronza.
Jia, che viene da una
famiglia ricca ed è abituata ad avere
tutto e subito. Jia la viziata.
Jia la lunatica, che
non esita un attimo ad aggredire,
ringhiare, sputare veleno.
Jia, che fin da
bambina fulminava tutti con lo sguardo e non
sorrideva mai.
Jia e i pugni che ha
ricevuto la sua anima ogni volta che
non voleva essere toccata.
Jia e i cristalli di
ghiaccio che si sono depositati sul suo
cuore ogni volta che ha rifiutato un invito.
Jia e le lacrime che
ha versato ogni volta che non è
riuscita a ridere.
Jia e i brividi di
paura che le hanno attraversato l’anima
ogni volta che ha gareggiato.
Jia e tutte le volte
che ha ferito gli altri dopo essere
stata ferita.
Nessuno sa chi si
nasconde dietro la maschera di rabbia e freddezza
che indossa.
Nemmeno Jia lo sa.
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♠
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Nemmeno io so cosa pensare di questa storia. È stranissima e
forse non ha né capo né coda XD
Ma provavo il bisogno viscerale, non tanto di
‘giustificare’
Jia – perché per alcune cose che fa la prenderei a
pugni io stessa ahahah –, ma
di spiegare come vive lei ciò che le capita. Chi segue la
serie l’ha vista
comportarsi in maniera discutibile, portando fuori rispostacce e
mostrando una
sfrontatezza quasi fastidiosa.
Non credo che questa storia cambierà l’opinione
dei miei
lettori – e non è quella la mia intenzione, anzi,
io mi diverto un sacco a leggere
gli insulti che le vengono rivolti AHAHAHAHAH –
però mi piaceva l’idea di
spiegare quanto Jia ci stia male per il suo stesso atteggiamento. Sa di
essere
diversa dal resto del mondo, sa che le manca quel senso
dell’umorismo di cui
avrebbe bisogno, sa di esagerare con le parole, ma non sa come uscirne.
E ho pensato che riportare alcuni momenti sparsi della sua
adolescenza fosse il metodo più efficace ^^
Per chi non segue la serie – tipo Vintage – spero
di aver
caratterizzato il personaggio in maniera abbastanza efficace e di aver
spiegato
tutti i riferimenti al suo vissuto!
L’unica cosa che ci tengo a specificare, nel caso non fossi
stata abbastanza chiara nel testo, è il rapporto di
parentela tra Randy e Celia:
quest’ultima è l’allenatrice di Jia e
madre di Randy. Spesso porta suo figlio
con sé al palaghiaccio durante le lezioni, tanto che lui
stesso è un suo
allievo (anche se non ha mai intrapreso la carriera agonistica come
Jia); lui e
Jia si sono conosciuti proprio alla primissima lezione della ragazza
–
all’epoca ancora bambina – e sono praticamente
cresciuti assieme!
Grazie a tutti coloro che si sono avventurati nella lettura
di questo mezzo delirio e, per chi si avventura nella serie per la
prima volta,
spero che i miei figlioletti vi abbiano incuriosito *-*
Alla prossima!!! ♥
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