Scelte / Scelte II

di LadyPalma
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Non sono le nostre capacità a fare di noi ciò che siamo, sono le nostre scelte.
 

 
Scelte


 
Il medimago si affaccia dalla porta e il vociare confuso si interrompe immediatamente.
“Ci sono novità?” chiede Arthur Weasley per primo.
La risposta è un monologo preciso e dettagliato – forse troppo per il rispetto della privacy – di cui il succo è un aut aut insostenibile: la rimozione di un occhio e di mezzo naso o il rischio della vita.
“Non possiamo perdere anche Alastor”.
“Ma lui non può perdere un occhio e il naso dopo la gamba, non lo sopporterebbe!”
“Quanto tempo abbiamo per decidere?”
Il medimago scuote la testa e lancia un’occhiata alla cartella che ha tra le mani.
“Oh beh è una decisione che spetta al contatto per le emergenze. Vediamo… Chi di voi è Dolores Umbridge?”
 


La sente arrivare e lo stupore della sua presenza gli fa curvare le labbra in un mezzo sorriso, a dispetto di tutto. La riconosce – sono il rumore dei tacchi e lo stupido profumo al mirtillo a tradirla – anche se si ostina ancora a non aprire gli occhi (o l’occhio, dovrebbe imparare a dire).
“Suppongo di doverti ringraziare, Bamboluccia”.
Dolores prende tempo con la sua finta tosse – è proprio lei, non c’è dubbio – e poi si trincera dietro scuse che lui non ha chiesto.
“Dovevo prendere una decisione, io… È colpa tua, davvero, tu non dovevi far scegliere me… Avresti potuto lasciare il compito a uno qualsiasi dei tuoi amichetti auror oppure… beh, ehm, a qualsiasi persona con delle capacità speciali”.
“Capacità? Cosa cazzo c’entrano adesso le capacità? Non sono le capacità a fare di noi ciò che siamo, sono le nostre scelte. E tu mi dovevi una scelta, non è così?”
“Ho deciso di farti rimuovere l’occhio, subito, non ci ho neanche ehm pensato. Non volevo perderti, tutto qui. Allora… cosa fa questa scelta di me?”
Alastor tira fuori una risata e, mentre ride, osa aprire l’occhio per guardarla. Ha un fiocco sui capelli – lo sospettava – ed è vestita di verde – questa è quasi una sorpresa.
“Un’egoista. Ma finché faccio parte della tua sfera di interesse, immagino vada bene così. Non mi lamento di essere vivo”.
È lui a cercare per primo un contatto, quando lei scoppia a piangere come una sciocca bambola che non sa niente della guerra. Lui ha perso tutto – amici, parti del corpo, sanità mentale – ma consola lei che continua ad avere più di quel che merita – una carriera, una reputazione, qualcuno che la ama.
Finisce sempre così, e il problema è che non finisce mai. Tra loro ricomincia sempre in qualche modo.
Alastor ha scelto di segnarla come contatto emergenze in fondo solo per ripicca – è uno sconsiderato.
Dolores ha scelto di salvargli la vita solo per non rischiare di dover fare i conti con il suo vuoto – è un’egoista.
E si sono scelti a vicenda ancora, nonostante l’empasse di oggi sia la stessa che c’era un tempo – sono due recidivi.
 
 



 
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Ah, ma perché non si è mai pronti per la felicità evidente? Per quale orrende timidezza, o stupido pudore, o disgustosa ignavia, ci si scosta dalla cosa amata, dalla sua gioia scalpitante e, solo dopo averla sottoposta alla prova della distanza e della privazione, la si riammette alla nostra intimità?
 

[Scelte II]



 
Non aveva fatto un passo indietro, era semplicemente rimasta immobile e lui era andato avanti – senza di lei. È che non era pronta a smettere di guardarsi intorno, e vedere invece la realtà palese che nel giro di qualche mese avevano costruito insieme. Non era pronta a quella felicità evidente: pensava di non meritare tanto, allo stesso tempo di meritare di più.
Era stata una sorta di orrenda timidezza – “Perché cazzo non mi dici quello che pensi, Bamboluccia? Devo ricorrere a un Legilimens oppure…”, “Magari non ho ehm niente da dirti”.
Stupido pudore – “Oh Salazar, ti vergogni così tanto di farti vedere con me?” “No, è solo che… ehm ehm non è appropriato, tutto qui”.
Disgustosa ignavia – “Cosa cazzo sono, il tuo amante? Non possiamo trovarci solo quando tu hai voglia di scopare, non funziona così, Doll! O me o Whitehead, scegli!”, “Perché devo scegliere? Non avrebbe senso perché… ehm, non avrebbe senso una vita con te, Alastor, lo sai”.
Eppure l’amore è rimasto, nonostante la distanza – anni in più –, nonostante la privazione – un arto in meno.
Lo sente ancora nella paura di perderlo – non per un po’, ma stavolta per sempre –, e nella gioia scalpitante di sapere che lui l’ha scelta per affidargli la sua stessa vita.
Così adesso fa un passo avanti, e poi due, tre, quattro, cinque. E non pensa mentre sceglie solo di salvarlo – lui e in retrospettiva quella felicità evidente. Lo riammette nella sua intimità e basta.

 
“Ehm ehm, rimuovete il suo occhio, il naso… Tutto quello che c’è da rimuovere”.
“Signorina Umbridge, forse potremmo anche salvare l’occhio ma–

“Nessun ma. Non voglio considerare neanche il minimo rischio che non sopravviva, ci siamo capiti?”
 
 
 

 





















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NDA: La struttura di questa storia è ispirata a qualcosa che si trova spesso negli album musicali: Scelte II è concepita come sorta di “traccia fantasma” che svela l’introspezione di quanto accade narrativamente in Scelte. Non so quanto questo effetto sia riuscito, ma mi sono divertita a tentare, e soprattutto – più che la forma – sono contenta di essere riuscita a mettere finalmente nero su bianco un headcanon che avevo da tempo per la coppia e che forse mi è stato tanto ispirato da anni e anni passati a seguire Grey’s Anatomy ahah
La storia è stata ispirata nello specifico da due pacchetti assegnati a me sul gruppo Caffè e Calderotti.
Longriffiths ha suggerito:
Coppia: Dolores/Alastor
Genere: guerra
Prompt: Non sono le nostre capacità a fare di noi ciò che siamo, sono le nostre scelte.

Lisbeth Salander ha suggerito:
Personaggio: Dolores Umbridge
Genere: introspettivo
Prompt: “Ah, ma perché non si è mai pronti per la felicità evidente? Per quale orrende timidezza, o stupido pudore, o disgustosa ignavia, ci si scosta dalla cosa amata, dalla sua gioia scalpitante e, solo dopo averla sottoposta alla prova della distanza e della privazione, la si riammette nella nostra intimità?” (Patrizia Cavalli – Con passi giapponesi).




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