Il sole
era alto nel cielo, mentre la chiglia filava liscia come l'olio tra i
flutti di un mare particolarmente calmo.
La
Royal stava viaggiando in aperto oceano, una brezza calda che
soffiava leggera in direzione di navigazione e gonfiava con
eleganza le vele.
Quel
giorno l’equipaggio sembrava essere di ottimo umore. David,
il capitano in seconda, continuava ad inseguire Joe,
l’addetto all’artiglieria, lungo il ponte. Il primo
pareva lamentarsi di qualcosa, il secondo fingeva di ascoltarlo.
Tutto
questo osservava, comodamente appollaiato sul cassero, il capitano. La
camicia candida e leggera che indossava fluttuava in quella giornata
d’estate, mentre un sorriso faceva capolino su suo volto.
Per
lunghi anni la Royal aveva imposto la sua egemonia su ciascuno dei
sette mari. La nave pirata più temuta, più
ammirata e, inevitabilmente, anche la più ricca. Nel corso
delle loro innumerevoli scorribande avevano accumulato un bottino
così considerevole che avrebbero potuto fermarsi su
un’isola qualsiasi e vivere per sempre un’esistenza
nello sfarzo e nel lusso più sfrenato.
Il
capitano, tuttavia, probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
Jude,
questo il nome di quel giovane uomo che, appena ventenne, guidava il
più noto equipaggio pirata della storia, non aveva mai preso
in considerazione l’idea di abbandonare quella vita di
scorribande e razzie. Toccare terra lo innervosiva, ed era solito farlo
solo se costretto.
Voleva
viaggiare. Voleva visitare ogni angolo esplorabile del mondo. Sentire
il vento tra i capelli lo faceva sentire vivo, potente.
Ed
era per lui l’unica cosa che contasse.
Il
morale dell’equipaggio continuava ad essere alto, mentre uno
dei pirati trasportava un barile colmo di pregiato rum delle Antille.
La navigazione procedeva verso sud senza nessun intoppo.
Cosa
sarebbe potuto mai succedere, in fin dei conti?
Un
boato, nel cuore della notte.
Jude
si era ritrovato a sobbalzare nel suo stesso letto, svegliandosi di
colpo.
Per
un momento aveva quasi creduto di esserselo immaginato. Un istante
dopo, tuttavia, grida ferine erano giunte alle sue orecchie, assieme al
sibilo di cime lanciate in aria e assi di legno che venivano spostate.
Un
assalto?
“Impossibile”,
aveva subito pensato il capitano. Nessuno si sarebbe mai sognato di
assaltare la Royal. Chiunque, perfino un principiante che aveva varato
la propria barca in mare da pochi giorni, era a conoscenza della forza
e
della pericolosità del suo equipaggio, motivo per cui
qualsiasi flotta si era sempre tenuta a debita distanza da loro.
Avrebbero anche potuto provare ad assaltarli e, con buona fortuna,
uscirne indenni, tuttavia nessuno avrebbe dubitato che
l’equipaggio della Royal non avrebbe esitato a fargliela
pagare nel peggiore dei modi.
Ecco
perché l’idea di un assalto gli appariva
così folle.
Jude
s’era rivestito in tutta fretta, afferrando la spada e
lanciandosi fuori dalla sua camera, percorrendo furiosamente i
corridoi. Lungo di essi aveva trovato il più totale
trambusto: i suoi uomini stavano correndo in ogni direzione,
apparentemente in difficoltà, senza nessuna idea su come
muoversi.
Impossibile,
semplicemente impossibile che un’altra flotta fosse riuscita
a metterli così tanto in difficoltà.
Salendo
lungo le scale che portavano al ponte, tuttavia, Jude si era reso conto
che c’era qualcosa che non andava. Un problema profondo,
orribile si annidava in tutta quella situazione: alcuni dei suoi
uomini, infatti, avevano almeno i vestiti in parte bruciati. Chi era
ridotto peggio riportava ustioni profonde, altri invece avevano ancora
qualcosa in fiamme.
Fuoco.
La
situazione sul ponte non era migliore: alcune zone erano state
incendiate – con frecce infuocate, aveva dedotto in fretta
Jude – e molti uomini erano impegnati nel tentativo di domare
le fiamme. Considerando gli altri membri dell’equipaggio
costretti sottocoperta a causa delle ustioni riportate, a cercare di
respingere l’assalto restava un contingente irrisorio.
Dannazione.
«Capitano!»
Nel caos generale, Jude aveva udito la voce di David andargli incontro.
«La situazione è critica! Continuano a portare
avanti i rostri per assaltarci! Di questo passo a breve non saremo
più in grado di respingerli…»
«Com’è
stata possibile una cosa del genere? Perché nessuno mi ha
avvisato?», aveva sbottato Jude. Sapeva di dover mantenere la
calma per cercare di risolvere la situazione, tuttavia faticava a
nascondere la stizza.
«Perché
nessuno si era accorto della nave in avvicinamento.» La voce
profonda di Joe aveva subito fatto voltare sia Jude che David.
«Si sono accostati di soppiatto, senza luci di segnalazione.
All’inizio pensavamo si trattasse di una piccola
imbarcazione, solo dopo ci siamo resi conto delle reali dimensioni del
vascello…»
Gli
occhi di Jude si erano ridotti a due piccole fessure. Faticava a
comprendere come degli uomini così esperti fossero caduti in
una tale sottovalutazione.
«Danni
alla nave?», aveva domandato, gelido.
«Alcune
vele sono state bruciate», aveva risposto David.
«Ma il danno più ingente è la falla
nello scafo. Saranno circa quattro metri, ed è solo
questione di tempo prima di iniziare ad imbarcare
acqua…»
Jude
aveva trattenuto a stento un’imprecazione tra i denti, mentre
un verso gutturale gli era salito lungo la gola. Non sarebbe riuscito
ad immaginare uno scenario peggiore di quello nemmeno volendolo.
Oltretutto,
alcuni membri dell’equipaggio che li aveva assaltati stavano
riuscendo a salire sulla loro nave, i
rostri che avevano reso le due imbarcazioni ormai incollate. I suoi
uomini stavano facendo del loro meglio per respingerli, tuttavia al
momento si trovavano in svantaggio numerico e questo giocava
decisamente a loro sfavore.
Uno
dei pirati prese a correre nella loro direzione, la spada sguainata ben
stretta tra le mani. Jude, il primo ad accorgersene, non aveva esitato
un momento ad estrarre la propria sciabola dal fodero. Un solo, singolo
fendente dopo, la carotide del pirata avversario era stata tranciata di
netto, lasciandolo moribondo a terra.
I
tre archiviarono in fretta quel maldestro tentativo
d’attacco, tornando a concentrarsi su ben altro.
«Come
ci muoviamo?», aveva chiesto David.
«Dobbiamo
cercare di limitare i danni», era stata la pronta risposta di
Jude, mentre prendevano ad avvicinarsi al parapetto.
«Blocchiamoli quanti più possiamo. E trovatemi il
capitano dell’altra nave, voglio vederlo in faccia.»
«Signorsì!»,
avevano esclamato in coro Joe e David, scattando in avanti. Si erano
subito ritrovati circondati da avversari, e lo stesso destino era
toccato anche a Jude. L’avevano accerchiato in tre, ma era
evidente che si trattasse di pesci piccoli: si muovevano con
goffaggine, tradendo la loro inesperienza. Il primo dei tre si era
lanciato nella sua direzione, mirando alla faccia. Pessima mossa,
considerando che così stava lasciando scoperta la guardia.
Jude
gli aveva rifilato un unico colpo ben piazzato all’inguine, e
quello s’era ritrovato a terra, rantolante in una pozza di
sangue.
Gli
altri due, rendendosi conto che non si trovavano davanti ad un pirata
qualsiasi, erano indietreggiati, di colpo dubbiosi all’idea
di attaccare. Peccato che Jude non fosse dell’idea di
dimostrarsi caritatevole: così ora era lui a farsi avanti,
costringendo i due ad arretrare. Il primo aveva cercato di
parare i
suoi affondi, ma inutilmente: una ferita profonda al costato aveva
messo al tappeto anche lui.
Era
rimasto un solo uomo a fronteggiarlo. Per un momento erano rimasti ad
osservarsi, l’uno con gli occhi fissi in quelli
dell’altro, come se stessero aspettando il momento giusto per
attaccare. Poi, d’improvviso, erano scattati.
Si
erano mossi in contemporanea. Le spade avevano cozzato l’una
contro
l’altra, tutto sommato il suo avversario lo stava affrontando
degnamente, parando e respingendo i suoi colpi, tentando qualche
attacco di tanto in tanto.
Jude
non faticava affatto. Respingeva ogni affondo senza alcuno sforzo, e
continuava a muoversi in avanti, costringendo il suo avversario ad
arretrare.
Aveva
una strategia precisa in mente. E, con ogni probabilità, il
suo avversario se ne sarebbe reso conto quando ormai per lui sarebbe
stato troppo tardi.
In
effetti era andata esattamente così. Il membro
dell’equipaggio nemico, che fino ad allora aveva continuato a
fronteggiarlo con un sorriso trionfante dipinto in volto, di colpo
era divenuto mortalmente serio: un altro passo indietro, infatti, e
sarebbe
finito in mare, in pasto agli squali.
Avevano
raggiunto infatti un fianco dell’imbarcazione, in un punto
dove il parapetto era stato tranciato di netto. Nulla
l’avrebbe salvato dalla caduta verso l’oceano,
tranne un buon equilibrio e una dose sfacciata di fortuna.
Prima
che il suo avversario potesse capire come trovare il primo o essere
travolto dalla seconda, tuttavia, Jude aveva lanciato un fendente nella
sua direzione, provocandogli una profonda ferita alla gola. Il pirata
era sembrato sorpreso, al punto che s’era portato una mano
all’altezza della lacerazione, ma Jude non aveva esitato: con
la punta della spada aveva premuto appena all’altezza del
petto dell’uomo, spingendolo in avanti. A quel punto
non c’era stata più via di scampo per lui: era
precipitato giù, verso il mare e gli squali.
Il
sorrisetto che aveva soggiornato sul volto dell’altro pirata
per tutto il tempo sembrava essere ora passato sul viso di Jude. Forse
il suo avversario aveva intuito chi fosse e, per una folle frazione di
secondo, aveva persino pensato di poterlo sopraffare.
Peccato
che, nello scontro corpo a corpo, nessuno fosse mai riuscito a batterlo.
Jude
s’era voltato, tornando ad osservare il ponte della nave.
Sembrava che, dopo averlo visto arrivare, i suoi uomini avessero preso
coraggio e avessero cominciato a contrastare gli avversari con maggiore
impeto. Per di più, apparentemente l’equipaggio
nemico aveva cominciato a battere in ritirata: ora era circondato quasi
prevalentemente dalla sua ciurma, e pochi assalitori rimanevano ancora
a combattere.
Era
strano, considerando che c’era mancato poco prima che
riuscissero a sopraffarli. A meno che…
Un
dubbio martellante aveva preso a tormentare la mente di Jude. Prima che
potesse darsi una risposta, tuttavia, un altro colpo aveva riempito
l’aria.
Se
il primo era stato innegabilmente quello di un cannone, quello che
aveva aperto la voragine nel loro scafo – e che, assieme alla
vicinanza degli scafi provocata dai rostri, aveva comportato per loro
l’impossibilità di utilizzare
l’artiglieria a loro volta a causa dei danni che avevano
riportato –, il secondo era stato un colpo di pistola,
sparato verso il cielo. Jude aveva intuito che doveva trattarsi di un
segnale, e a giudicare dal modo in cui tutti i nemici avevano preso a
correre verso il loro vascello, doveva significare che era il momento
di
battere in ritirata.
Per
quale ragione, tuttavia, ritirarsi, quando si sta per sopraffare
l’equipaggio avversario? A Jude venivano in mente due
possibilità: la prima era che quello era stato solo un
tentativo volto a dimostrare qualcosa – ma cosa, poi? Che
esisteva un equipaggio in grado di mettere in difficoltà
l’invincibile Royal? O era piuttosto una prova destinata a
lui, come se qualcuno volesse accertarsi della sua forza, considerando
che avevano deciso di ritirarsi dopo che si era liberato dei suoi
avversari? –; la seconda, invece, era decisamente
più probabile, nonché quella che lo spaventava
maggiormente.
Non
era sopraffarli ciò a cui puntavano, quanto
piuttosto…
Jude
era corso al parapetto, affacciandosi oltre di esso. Lo squarcio
profondo che compariva ora sul fianco della sua nave, come temeva, si
trovava in un punto ben preciso.
La
stiva dei tesori.
Un
grosso baule era stato sottratto dalle loro proprietà. Jude
lo aveva riconosciuto senza troppi sforzi: era un forziere dalle
dimensioni
discrete, verniciato di blu. Il capitano della Royal si
era sentito pervadere da una rabbia cieca. Com’era
possibile che fossero andati a colpo sicuro, che sapessero che quella
cassa si trovasse proprio lì…?
Jude
aveva spostato lo sguardo sulla nave nemica, le vele che si muovevano
con veemenza. E lì, tra gli altri corsari, intravide quello
che intuì essere il loro capitano: un vistoso cappello nero
gli cadeva sul capo, mentre i capelli color dell’oro erano
legati in una coda bassa.
La
furia che s’era impossessata di Jude fu quasi sul punto di
spingerlo in avanti. Ma cosa avrebbe potuto fare, in fin dei conti? Il
vascello era danneggiato e buona parte dell’equipaggio
gravemente ferita. Da solo sarebbe stato in grado di fronteggiare tre,
quattro, forse cinque uomini, non di certo le diverse dozzine che lo
attendevano dalla parte opposta.
Era
un capitano, in fin dei conti e, per quanto certe volte fosse difficile
sostenere il peso della sua responsabilità, che
così presto s’era sobbarcato, doveva pensare
anzitutto al bene del suo equipaggio. Contrattaccare equivaleva a un
suicidio di massa, lo sapeva bene.
Era
rimasto quindi ad osservare il vascello che li aveva attaccati sparire
nella notte, avvolto dalla nebbia che saliva dal mare,
l’ultima cosa che i suoi occhi erano riusciti a intravedere
era
la polena della nave, un uomo dalla folta barba e con una corona posata
sul capo.
▬
notes
E... sorpresa! No, okay,
non
più di tanto visto che avevo mezzo spoilerato la cosa nelle
note di diwk, considerando però che nessuno legge quella
storia immagino si tratti di una sorpresa ahah.
Aehm. Non so bene da dove
partire.
Circa un anno fa ho cominciato
a plottare la trama per una pirate!au, senza tuttavia cominciare mai a
scriverla, perché mi ripetevo che non ero nel mood adatto e
tutte le solite paranoie che sapete mi faccio quando si tratta di
scrivere storie. Visto che ormai quest'anno mi sono decisa a cercare di
abbattere questi muri che mi costruisco da sola, nel giro di una
settimana ho iniziato e finito questa long, che tra l'altro si
è rivelata più complessa di quanto avessi
inizialmente immaginato. Ho dei problemi, lo so.
Lo "sprone" che mi ha aiutata a
mettermi sotto con la scrittura è stato il contest In
Another Life, In Another World di fantaysytrash sul forum di
efp (andate a darci un'occhiata, è stupendo e la giudice
è super competente!), a cui la storia avrebbe dovuto
originariamente partecipare. Sfortunatamente, però, visto
che mamma m'ha fatta logorroica ho sforato di 10.000 parole il limite
massimo di parole consentite, per cui per me niente contest, rip. In
compenso, ormai la storia l'ho finita, per cui ve la beccate.
E cosa c'è di
più rinfrescante in estate di una bella storia sui pirati?
Forse un gelato o un bagno al mare, non lo so, fatto sta che non posso
permettermi nessuno dei due, per cui pirati, pirati a stecca, pirati
come se non ci fosse un domani. Così quest'anno, oltre a
diwk, vi beccate anche anche questa storia, per un totale di altri
cinque aggiornamenti una volta ogni cinque giorni fino al 30 agosto. Di
là abbiamo il sette, qui il cinque. Alcuni capitoli saranno
lunghetti proprio perché volevo portare avanti questo gioco scemo
del cinque, e di questo mi scuso fin da ora, però mi
rassicura il fatto che alla fine nessuno
leggerà questa storia, per cui uh-uh, chi mai dovrebbe
accorgersene o esserne infastidito?
Spero che questa storia di
pirati vi piaccia, vi tenga compagnia e soprattutto sappia rinfrescarvi
in queste giornate torride. Per ora è tutto, ci rivediamo
presto con un nuovo aggiornamento e... buon viaggio, ciurma!
Aria
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