You, me and her

di Nao Yoshikawa
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36 - Figuracce...

Avere la casa piena di adolescenti oramai era divenuta la normalità.
Questo accadeva soprattutto perché Aziraphale era tremendamente ospitale e aveva la capacità di far sentire gli amici di El a casa propria.
Sua figlia era salita in camera propria con degli amici circa un’ora prima e lui se n’era rimasto in cucina a fare un sudoku, quando Crowley rientrò dopo una stancante giornata tra prove musicali in studio e commissioni.
«Sera, angioletto mio. Siamo soli per caso?» gli si avvicinò, schioccandogli un bacio su una guancia, ignaro del fatto che suo marito stesse per rovinargli i piani.
«In realtà El è in camera sua con qualche amico», affermò senza problemi.  Cowley lo osservò qualche attimo, incerto se avesse o meno capito bene.
«Come, prego? Chi sono questi amici?» domandò cercando di non farsi partire l’embolo.
«Sophie ed Emilie le conosci già», sbuffò seccato, lo stava distraendo! «Altri sono… compagni di scuola.»
«Ci sono dei ragazzi?» tagliò corto, nervoso. Aziraphale allora rinunciò al suo sudoku.
«Caro, non è che tutti i ragazzi siano dei pervertiti», cercò di fargli presente, ma Crowley era già partito in quarta.
«Stiamo parlando di adolescenti, ragazzini con gli ormoni in subbuglio! Io so come funzionano queste cose, perché sono io il demone della coppia!» iniziò a camminare avanti e indietro.
«Che esagerato, sono in gruppo, cosa vuoi che succeda?»
«Oh, povero, ingenuo di un angelo!» esclamò suo marito portandosi una mano sul viso. «Non conosci i giochetti degli adolescenti? Chi è la più carina? Scegli obbligo o verità. Oh sì, obbligo, bacialo, oppure rinchiuditi in un ripostiglio con lui!»
Aziraphale sgranò gli occhi, immobile.
«Caro, quando fai così mi inquieti parecchio.»
«Lascia stare», sbottò Crowley, sentendosi incompreso. «Non farò niente di che, ma non voglio che si faccia sesso in casa mia. Certo, ciò non vale per noi ovviamente!»
Aziraphale si alzò, correndogli dietro. Non c’era da fidarsi di Crowley e delle sue fissazioni. Arrivarono davanti la camera della figlia, dove sulla porta stava appesa la scritta Non disturbare.
Il demone si appostò, attento a qualsiasi parola provenisse dall’altro lato.
«Crowley, questo è ridicolo!»
«Silenzio e ascolta!» lo ammonì. Riuscirono poco dopo a captare una parte della conversazione.
«Da, El. Non avere paura, io l’ho già fatto!» esclamò Emilie.
«Ma… so che è doloroso», la voce di Emma Lyra sembrava incerta. Poco dopo si sentì una voce maschile.
«Tranquilla, El. Sarò delicato. A Sophie ed Emilie non ha fatto così male, puoi fidarti di me.»
«E va bene, visto che l’avete fatto tutti.»
Aziraphale, rosso in viso, sollevò lo sguardo su Crowley, e per un attimo sembrò che gli stesse uscendo il fumo dalle orecchie.
«Crowley…»
«Non oseranno!» e dicendo ciò Crowley aprì la porta di scatto. «Giù le mani da mia figlia, SUBITO!»
Ciò che si ritrovò davanti fu diverso da ciò che si aspettava: un amico di El teneva un ago in mano e lo fissava con sguardo impaurito.
«Ma io non l’ho ancora toccata!» si lamentò il ragazzino. Crowley batté le palpebre. Non sembravano in procinto di fare… quello.
«Ma che fate qui?!» piagnucolò  El, in imbarazzo.
«Tu… noi…voi che cosa stavate facendo?!» Crowley cercò di mantenere un tono di voce severo.
«Amh… un piercing», mormorò il ragazzino. «Quando finirò la scuola mi aprirò uno studio mio, quindi per ora faccio pratica su di loro e… è un problema?»
Crowley riacquistò i mille anni di vita che aveva perso.
Un piercing… solo un piercing! Peccato che Aziraphale fosse di tutt’altro avviso.
«Assolutamente sì che è un problema! Stavi per farti un piercing di nascosto, Emma Lyra?!» domandò severo e rosso in viso.
«Non mi avresti mai dato il permesso. E poi si tratta di uno piccolo, all’ombelico…»
«Tu non profanerai il corpo con cui sei nata, sei ancora troppo giovane! E Crowley, non ridere, hai capito?!» si voltò verso suo marito, rendendosi conto di come la situazione si fosse capovolta.
«Oh, angelo. Che vuoi che sia, poteva esserci di peggio», ammiccò, ora divertito. Certo, El non avrebbe avuto il suo piercing, quella volta. Ed era ancora pura come Crowley l’avrebbe definita, quindi poteva dire di averla scampata, per il momento.




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