Un
attimo per sentire quelle esatte parole,un attimo per comprenderle e
meno di un battito di ciglia per reagire in una maniera che solo
Milziade poteva fare,anche di fronte a persone di quella carica
cittadina così importante come quella del consiglio della
città.
“Io
non credo proprio,il mio compito e terminato qui.”,Disse
Milziade
determinato ad andarsene da quel posto. Per risposta nessuno dei
quattro membri sembrò interessato a degnarlo di una risposta
e
quindi restarono fermi ai loro posti e senza scomporsi minimamente.
Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio dove Milziade non
poté far
altro che aspettare una risposta e tuttavia non n'è
sentì
nessuna,la cosa lo preoccupava un poco,dato che si trovava in una
città che non conosceva,sulla cima di un palazzo,circondato
da
sconosciuti e disarmato. Sicuramente non una delle situazioni
migliori della sua vita.
“N'è
è sicuro? Perché da quello che sappiamo e che
tutti voi fate parte
della scorta della principessa Lucilla e siete incaricati di
proteggerla nel suo compito,o mi sbaglio?”, Disse l'uomo con
la
testa di sciacallo in maniera piatta e distaccata.
“Mi
creda,si sbaglia e anche di molto,sono stato ingaggiato solo per
scortare la ragazza fino a qui,poi di quello che succede dopo non
è
un problema mio,questa è una cosa che non mi riguarda e
tanto meno
mi interessa,quindi,dato che ho finito,chiunque di voi sia il
capo,fuori i soldi e io me ne vado per la mia strada.
“Qualunque
genere di accordo sia stato stipulato non è un problema di
questa
città e del suo governo.”
“Bene,se
le cose stanno così....”.
Milziade
si girò in direzione della porta,dando deliberatamente le
spalle ai
quattro membri del consiglio e fece i primi passi per tornare alla
pedana,ma quando aprì la porta e Braxus stava per fermarlo
vide di
fronte all'entrata una figura stranissima, era un uomo alto,di circa
mezz'età,con lunghi capelli color dell'oro che gli scendeva
sulle
spalle fino ad arrivare dietro la schiena e una folta barba che gli
circondava tutto il bordo della testa e lasciava scoperta la parte
centrale del viso. I suoi occhi erano di giallo topazio e un sorriso
sincero ornava il suo volto. Il suo corpo pareva massiccio e forte ed
era vestito di una peplo che gli copriva solo il pettorale
sinistro,mentre ai polsi portava due bracciali d'oro,con sopra inciso
il simbolo della città. Sotto la vita portava una lunga
gonna
dall'aspetto virile di colore nero e con lo spacco laterale,dove sul
bordo in basso il dettaglio in oro di piccole onde continue facevano
il giro di tutta la circonferenza della parte più basse di
quella
strana veste.
“Non
dovremmo far altro che convincerla a restare.”,disse l'uomo
di
mezza età con fare felice e sorridente. Nel vedere quello
sconosciuto così raggiante restò momentaneamente
paralizzato,stava
per uscire quando si era ritrovato quell'uomo dal petto imponente che
lo osservava come se fosse un amico di vecchia data,cosa che gli
metteva una certa impressione.
“E
lei sareb....”Ma l'uomo non gli diede tempo di completare la
domanda che lo aveva già superato e grandi passi aveva
raggiunto
l'altro capo della sala,dove attaccato al muro era stato collocato un
trono di pietra e sopra di esso quattro bandiere differenti,ognuna
fatta di materiali differenti e ornata con altrettanti simboli della
loro civiltà d'origine: c'era la bandiera del quartiere
Amenosita
fatta del lino più bianco,il cui simbolo era uno scarabeo
nero con
delle corna da vacca ricurve che tenevano nel mezzo un disco solare.
La bandiera del quartiere nordico era fatta con grezza lana tinta di
verde con dettagli marroni era la testa di un drago,della stessa
forma di quelle che si trovavano sulle polene delle drakkar,le
tipiche imbarcazioni che si intravedevano scendere a sud dalle
glaciali acque del mare del nord. Poi vi era appesa anche la bandiera
del popolo Argosiano,fatta con elaborato tessuto del cotone
più
pregiato,completamente azzurra e il cui simbolo era una trireme,una
lunga nave con tre file di remi l'una sopra l'altra e che sulla vela
dell'albero maestro portava il simbolo di un grande occhio. E per
finire la bandiera del quartiere Noviano,tessuta con la stessa stoffa
che si usa per le vesti dei soldati imperiale e immancabilmente anche
li si mostrava gloriosa una aquila dorata dalla ali aperte. Milziade
guardò per un attimo la bandiera recante il simbolo
dell'aquila e
nonostante mostrasse il suo solito atteggiamento da arrogante,non
poté non trattenere un occhiata colma di disprezzo per
quell'aquila
che tanto odiava,se avesse potuto avrebbe sputato per terra tutta la
bile che gli saliva su per lo stomaco solo per togliersi la
sensazione di nausea che gli faceva venire ogni volta che ci aveva a
che fare. Ma preferì controllarsi e non peggiorare
ulteriormente la
situazione,almeno non finché non sarebbe uscito da li con la
ricompensa che si era meritato.
“Vedo
che avete iniziato senza di me.”, disse l'uomo rivolto al
consiglio.
“Veramente
abbiamo solo discusso dell'attuale situazione che la città
sta
subendo,ma a parte questo temo che abbiamo brutte notizie da darle
presidente.”,disse il piccolo umanoide in armatura.
“E
quali sarebbero?”
“Ha
presente l'uomo che ha appena superato e gli altri tre che lo
accompagnato?”
L'uomo
diede un occhiata ai quattro sconosciuti e notò che
effettivamente
quando era entrato non diede loro molta attenzione,anche
perché non
si era accorto della loro presenza.
“Si.”
“Loro
sono la scorta della nobile Lucilla.”,disse la ragazza con la
spilla a forma di civetta.
“Capisco...”
Poi
l'uomo si rivolse verso il gruppo dei quattro stranieri.
“Sono
desolato per la vostra incarcerazione,ma le mie guardie non vi hanno
visto insieme alla principessa e hanno pensato che foste degli
aggressori,inoltre,anche se avessero saputo chi siete in
realtà
sareste stati arrestati lo stesso,in quanto dovevamo salvaguardare le
apparenze.”
“Le
apparenze? Che intendete dire?”,chiese il nano confuso.
“Gli
abitanti di questa città non sanno che il nostro governo sta
dando
asilo ad una principessa Noviana,per tanto gli unici a saperlo sono i
presenti in questa stanza,il nostro mago che si sta occupando della
ragazza e l'imperatore di Nova,che già da tempo intendeva
far
rientrare la città di Aegis all'interno dei territori
dell'impero.”
“Come
sta Lucilla?”,chiese l'elfo preoccupato.
“Non
saprei,sono stato informato di quello che gli è successo ma
personalmente non so nulla,se non che il mago si sta occupando
personalmente della vostra signora...sono dispiaciuto per quello che
gli è accaduto.”
“Mai
quanto noi nobile....non ho ben capito il vostro nome.”
Il
grande uomo fece per alzarsi dal trono,mostrandosi in tutta la sua
aurea maestosità.
“Midas,presidente
della città-stato di Aegis e giudice supremo della camera
del
consiglio,la mia città e a vostra disposizione,chiedete nei
limiti
del possibile e vi sarà dato.”
“Ora
si comincia a ragionare.”, intervenne subito Milziade,
“Io voglio
ricevere il compenso che mi spetta di diritto,niente di
più.”
“E
quanto ammonterebbe la somma delle vostre gesta?”
“Allora,facendo
un rapido calcolo dei pericoli corsi,delle essermi librato in cielo
come un aquila contro la mia volontà,di essere stato
imprigionato e
separato dalla mia compagna di disavventure,direi almeno quarantamila
cesari d'argento,mi sta bene anche un altro tipo di moneta
purché la
somma sia la stessa .”
“E
se facessimo quarantamila scudi d'oro,una stanza ai piani di sotto,un
letto morbido,un bagno caldo,la vostra giumenta a riposo nelle
scuderie reali e un armatura nuova di zecca? Infondo mi sembra un
prezzo ragionevole per un uomo che ha salvato una principessa dalle
grinfie di Nova e dalle sue mire di espansione.”
L'intera
stanza cadde nel silenzio più totale,tutti i presenti
restarono
basiti da quella proposta assurda. Quella che gli era stata fatta era
certamente una proposta molto,molto,molto allettante e certamente la
voglia di appropriarsi di quella somma era impossibile da
rifiutare,sopratutto per lui,che con le grandi somme ci andava a
nozze,come un ladro e attratto da un bottino o un conquistatore e
attratto dall'impossessarsi di nuove terre. Come si poteva rifiutare
un premio di così abbondante?
“Io
davvero mio signore non so cosa dire,non riesco a trovare le parole
per una generosità simile se non...che cosa credete,che sia
nato
ieri?”,disse Milziade con un sorriso da lupo stampato sul
volto.
“Come
hai detto mercenario?”,Parlò improvvisamente la
donna dai capelli
rossi.
“Ehi,che
ti prende razza di imbecille?Vuoi farci rinchiudere a vita nelle
segrete del palazzo?”,disse il nano visibilmente irritato per
il
comportamento del guerriero.
“Per
quanto possa essere incredibile per una volta sono d'accordo con il
nano,hai perso completamente il senno o fino ad ora ci hai nascosto
il fatto che sei deficiente?”,anche l'arciere si
unì alle accuse
di Gordlack,mentre quest'ultimo faceva fatica a trattenersi dal
saltargli addosso come e riempirlo di testate,tanto da fargli mettere
del sale in zucca. Ma Milziade sembrava completamente estraneo alle
loro lamentele e continuò a fissare il presidente e l'intera
sala
del consiglio,mantenendo la sua arroganza e la sua scioltezza nel
parlare come meglio credeva,che fosse in una taverna,in un
bordello,in un tempio o nel luogo più importante dell'intera
città
di Aegis. Non gli importava,non gli interessava,per tanto avrebbe
continuato,infondo era bravo ad irritare chi gli stava intorno e lo
sapeva bene.
“Allora,facciamo
un attimo il quadro della situazione generale.”,Disse la lama
venduta mentre univa le mani e intrecciò le dita per poi
farle
scrocchiare tutte d'un colpo, “Sono stato prelevato nel cuore
della notte da questi due mattacchioni,dopo che una banda di maniaci
mi aveva attaccato,ma ovviamente io avrei avuto la meglio anche se
non mi avessero soccorso,poi mi hanno portato in un tempio
abbandonato dove una ragazza ha pensato,molto poco intelligentemente
di scappare dal più grande e bellicoso impero al momento
esistente,che non tollera la ben che minima ribellione e non si fa
scrupoli a mandare un armata per schiacciare il più piccolo
e infimo
rifiuto all'obbedienza,esattamente cosa che stanno facendo con voi.
Ma questo e più che evidente. Stamattina siamo stati
attaccati da
una marea di goblin,due orsi,un pazzo scatenato e un soldato volante
non meglio identificato e adesso mi volete liquidare con la scusa di
volermi dare quattro soldi e un trattamento da re dopo che sono stato
imprigionato? Siete seri? Io non mi ritengo un genio ma devo
ammetterlo,mentite da far schifo e la storia di scortare una
principessa noviana in un territorio all'infuori dei confini
imperiali e in tutto questo casino ho solo una domanda alle quale
desidererei che voi mi diate una risposta....che cos'è
questo
dannato Demiurgo?”
I
volti degli altri presenti si oscurarono,alle loro orecchie dei suoi
tre momentanei compagni d'armi era giunto di nuovo quel nome mentre
le loro labbra si serravano e con gli occhi guardarono da tutt'altra
parte,come a voler evitare di dare una risposta ad un quesito che per
loro non andava neanche proposto. Milziade sapeva bene quello che
stava facendo e le conseguenze che le sue parole e il suo
comportamento portavano con se,ma avrebbe continuato lo stesso,pur
sapendo e constatando dove si trovava,ben consapevole di essere
disarmato e senza protezioni,sapendo anche che non avrebbe potuto
fare affidamento sulla sua giumenta,sapeva che avrebbe dovuto giocare
d'azzardo contro la sorte,sapeva di non essere nessuno la dentro,ma
doveva farsi valere e far capire a tutti gli altri che non era solo
un uomo prezzolato,che si poteva pagare e cacciare via come se nulla
fosse. Cosa che però cominciava a dubitare sarebbe accaduta.
Ormai
aveva lanciato i dadi,tanto valeva giocare la partita fino alla fine.
“Non
lo sa nessuno...”
Una
altra voce si fece udire nella sala del consiglio e nel sentirla
tutti si girarono verso la porta,era il mago,che nella sua lunga
veste consunta si era presentato in quel luogo appoggiato al bastone
di legno, “O meglio,nessuno sa che forma e aspetto abbia,a
grandi
linee si sa che cos'è.”
Il
mercenario nel vederlo arrivare si mise a braccia incrociate e
lentamente si avvicinò all'anziano,che lo vide muoversi
verso di se
con un espressione che aveva tra l'incuriosito e il nervoso,come se
si stesse preparando ad una rissa e lui era intenzionato a tirare il
primo colpo. Arrivatogli di fronte l'atmosfera nella stanza si fece
cento volte più pesante quando entrambi si trovarono faccia
a faccia
e Milziade notò con la coda dell'occhio che Nym lo stava
osservando
come a volergli dire di stare attento a quello che faceva e che gli
conveniva non fare nulla che aggravasse ancora di più la sua
posizione. Aveva notato come all'elfo gli prudevano le mani e che al
minimo segnale di pericolo sarebbe scattato senza la ben che minima
esitazione. L'unica cosa che gli spontanea fare era portarsi una mano
al mento e accarezzarsi quella parte del viso con fare pensoso,come
se stesse riflettendo su qualcosa mentre fissavo il vecchio mago
dritto negli occhi,o per lo meno ci provava,dato il cappuccio posato
sopra la testa.
“E
cosa sarebbe di preciso?”
“Se
ti dicessi che la più grande fonte di potere che mortale
abbia mai
sentito nominare e persa da qualche parte nel mondo e che l'unico
modo per ritrovarla e legata alle visioni di una giovane sacerdotessa
di nobili natali,perseguitata dall'uomo che governa la nazione
più
potente che sia mai esistita negli ultimi milleduecento anni,mi
crederesti?”
“In
qualsiasi altro giorno ti avrei detto sparisci vecchio pazzoide,ma
oggi non sono dello stesso avviso,sono stato partecipe di troppo
scemenze per passarci sopra come se nulla fosse .”
“Vedo
che sei saggio.”
“Ti
sbagli,voglio solo capire cosa sta succedendo,sarà
già una
benedizione se ne esco sano di mente da questa storia,comunque
spiegati meglio,cos'è questa storia della più
grande fonte di
potere?”
“Lo
vuoi davvero sapere?”
“Ho
altra scelta? Sono intrappolato nel palazzo più alto,di una
città
che non conosco,con un armata che sta assediando le mura,non mi
sembra di avere altre possibilità.”
Il
mago e il mercenario si squadrarono l'un l'altro allo stesso modo di
due lottatori che studiano le tecniche e il comportamento
dell'avversario. Ma nessuno dei due aveva intenzione di dare il
minimo segno di cambiamento,entrambi piatti e apparentemente calmi.
Milziade mostrava una certa spavalderia,facendo la voce grossa,ma il
suo sguardo attento e tagliente non era sfuggito all'anziano,che
restava fermo e retto nella sua impassibilità,era chiaro che
nessuno
dei due voleva dare segno di cedimento. Poi lentamente il mago
girò
il capo in direzione di Midas.
“Signor
presidente,chiedo il permesso di condurre quest'uomo in presenza
della principessa e di prenderne la custodia momentanea,c'è
una cosa
che devo discutere con lui.”
Midas
restò in silenzio,come a voler ponderare attentamente quale
decisione prendere,sapeva bene cosa aveva intenzione di fare il
mago,ma era certo che sarebbe stato sicuro? Che avrebbe funzionato ?
Forse c'era da tentare,o forse no,ma in ogni caso doveva prendere una
decisione non facile e avrebbe dovuto farla alla svelta. Mentre lui
rifletteva l'esercito nemico poteva iniziare l'attacco da un momento
all'altro e i quattro membri del consiglio fissavano la figura del
grande uomo con ansia . C'era molto da discutere per quando gli
assedianti avrebbero iniziato l'attacco e alcune delle decisioni
più
importanti che riguardavano i quattro quartieri andavano ancora
prese. Il tempo era poco e perderne altro sarebbe stato
controproducente.
“Mago,quest'uomo
si è dimostrato rozzo,arrogante e incurante della sua
posizione di
fronte a me e questo consiglio....”Poi di punto in bianco
batte una
della sue grosse e forti mani contro uno dei braccioli del trono e si
lasciò andare ad una breve ma fragoroso risata,che sorprese
tutti in
maniera inaspettata e improvvisa,tranne che per il mago,che
restò
impassibile di fronte a quella reazione,che aveva preso alla
sprovvista tutti quanti. “ QUELLA RAGAZZA AVEVA PROPRIO
RAGIONE, E'
LUI QUELLO CHE STAVAMO CERCANDO,MAGO,TI AUTORIZZO A FARE DI LUI CIO'
CHE MEGLIO CREDI.”
“La
ringrazio buon Midas....”,il mago si rivolse a Milziade,
“Andiamo,abbiamo alcune cose di cui discutere.”,
dopo aver
pronunciato queste parole il mago si incamminò lentamente
verso la
piattaforma. Il guerriero restò a fissare la figura del mago
e per
un attimo gli parve un umano anziano come tanti altri,debole,piegato
dallo scorrere degli anni e dalla mancanza della gioventù
ormai
sparita da molto tempo. Si reggeva su di un semplice bastone di
legno,un semplice attrezzo che si poteva recuperare da un qualsiasi
ramo e con la giusta manualità modellarlo anche da se,nulla
di
troppo complicato. E tuttavia lo aveva visto sollevarsi in aria,con
la leggerezza e il controllo di un uccello che si libra nel
vento,chiunque fosse sapeva il fatto suo e non era il tipo che si
faceva intimorire tanto facilmente,cosa che aveva constato
personalmente. In un certo senso era un duro,a differenza dei molti
omaccioni grandi e grossi con la quale aveva avuto a che fare nelle
bettole,o quando si era trattato di un qualche capo brigante
fisicamente messo bene,solitamente era gente molto grossa ma che alla
fine si era dimostrati tutto fumo e niente arrosto. Ma non quel
vecchio,lo aveva visto volare,chissà cos'altro era in grado
di fare.
Milziade fece per raggiungere il mago ma dal nulla vide un braccio
bloccargli il cammino e vide chiaramente che era l'elfo.
“Vedi
di non combinare casini,hai rischiato di farne abbastanza per
oggi.”,disse Nym volendo avvertire dei rischi che
correva,ovviamente non per tenerlo al sicuro,ma come minaccia,o ne
avrebbe pagato le conseguenze.
“Lascialo
andare Nym,abbiamo poco tempo e tu non c'è lo stai facendo
guadagnare.”,disse il mago in lontananza,mentre continuava ad
avanzare nel corridoio. Nym abbassò il braccio e
lasciò libero il
passaggio al mercenario che passato l'ingresso richiuse la porta.
Milziade non disse niente e continuò per la sua
strada,raggiungendo
senza troppa fretta l'incantatore. Gli sarebbero bastati una decina
di passi e lo sarebbe ritrovato davanti. Gordlack si era limitato a
osservare la figura di Milziade allontanarsi senza dirgli
nulla,l'elfo aveva detto tutto quello che c'era da dire e quando un
nano come lui non parlava era perché da dire qualcos'altro
sarebbe
stato solo superfluo e privo di senso,lui era così,se
bisogna aprire
la bocca si apriva la bocca,quando bisogna combattere bisognava
combattere,quando bisognava fare una cosa la si faceva e basta,nulla
di più e nulla di meno. Per quanto riguardava Braxus invece
se n'era
rimasto sulle sue,non perché non avesse nulla da dire o
perché
mancava di coraggio,semplicemente quello stava vivendo adesso era la
sua prima vera avventura e non si era mai trovato tra degli
avventurieri. Sapeva bene come muoversi e combattere in un arena
contro una bestia feroce o contro un altro gladiatore,per quanto
fosse giovane la sua abilità con il tridente e la sua rete
metallica,che ormai era andata perduta,erano impressionanti,ma in
confronto a quelle persone si sentiva un dilettante e non sapeva bene
come comportarsi,il mondo per lui era ancora qualcosa di vasto e
indecifrabile,lo stesso Milziade per lui sembrava un mistero. Fortuna
che Nym e Gordlack li conosceva da tempo,almeno sapeva con chi aveva
a che fare.
“Signor
presidente,lei sa bene che ci stiamo giocando il destino della nostra
democrazia nella mani di questa profezia.”,chiese l'uomo con
la
testa da sciacallo.
“Lo
so Kemuti,lo so molto bene,ma sarebbe meglio dire che stiamo
scommettendo il destino di un intero mondo,ed e per questo che
bisogna avere speranza.”
“Speranza
dice?”,intervenne la donna dai capelli rossi,
“Personalmente mi
riesce difficile credere che la sola speranza possa essere una
garanzia di successo. La gente di questa città teme che
l'esercito
noviano possa entrare nella città e riprendersi la
libertà che
Aegis si è meritata con fatica,volontà e spirito
d'iniziativa,la
speranza non è un assicurazione sufficiente.
“Io
propongo una sortita per spezzare l'assedio alla città con
un
assalto veloce e dirompente. La nostra fanteria non ha nulla da
invidiare alle numerose legioni dell'impero...”,disse il
piccolo
omino alzando il pugno in segno di risolutezza, “E sapete
bene come
il nostro esercito sia formato dalle razze di ben quattro
civiltà
differenti. Possiamo contare sul vantaggio del territorio e sulle
migliori tipologie di truppe che il mondo conosciuto possieda,per non
parlare della magia. Si,io dico che possiamo scacciarli.”
“Non
mi trovo d'accordo col tuo pensiero Glomi.”, parlò
la ragazza dal
vestito bianco, “Anche se riusciremmo a vincere,cosa ci fa
credere
che l'imperatore non manderà un altra armata a sostituire
quella
precedentemente distrutta? Suggerisco piuttosto un altra soluzione.
Invece di rispondere alla violenza con la violenza io propongo di
mandare messaggi ai nostri sostenitori che si trovano tra i nemici di
nova e di intervenire ora che siamo più bisognosi di
aiuto,per
quanto l'imperatore possa disporre di molti eserciti non può
far
nulla con le relazioni diplomatiche che tempo abbiamo instaurato
oltre i confini di Aegis. Senza contare che il quartiere a te
assegnato Glomi e popolato dai primi coloni noviani che hanno
contribuito alla costruzione di questa città. Silla sa bene
che un
attacco diretto contro i civili imperiali che risiedono tra queste
mura scatenerebbero l'indignazione di tutto il suo popolo e che
apparirebbe alla sua gente come un tiranno. Per ora stiamo sulla
difensiva e vediamo che succede.”
E
mentre i quattro membri del consiglio discutevano sul da farsi e
Midas ascoltava con attenzione,Nym,Gordlack e Braxus dovette restare
li ad aspettare,senza poter intervenire in alcun modo nelle decisioni
che si stavano facendo in merito a quella storia assurda. Erano
stranieri in una terra straniera,eppure la sorte di Lucilla era
strettamente legata ad Aegis,se lei voleva nascondersi da Nova in
quella grande città-stato aveva le sue buone
ragioni,ovviamente
sapevano della faccenda del Demiurgo,cosa che si era ampiamente
dimostrata con il loro eccessivo silenzio e per tanto su questo
fronte avevano già perso a tal punto che persino un uomo
prezzolato
come quel Milziade potesse verificarlo di persona. Loro tre erano
guardie e nulla di più,non erano maghi,sacerdoti,filosofi o
grandi
sapienti. Erano solo un nano con un maglio,un elfo con un maglio e un
ragazzo umano con un tridente,nulla di più. Erano fedeli
alla loro
signora,anche restare in quella sala era un atto di fedeltà.
Nel
Castrum i soldati erano ancora in attesa di nuovi ordini nei riguardi
dell'assedio,restarono nell'accampamento con ancora le armature e le
armi addosso,pronti al combattimento e posizionati in modo da poter
uscire in formazione e formare le prime fila per la manovra
d'assalto. Era passata un ora e ancora il comandante non si faceva
viva. Quand'era tornata dall'inseguimento era atterrata in malo modo
e fece non poca fatica a non schiantarsi al suolo e dare una parvenza
di controllo durante la discesa,sebbene la stanchezza nei suoi
movimenti era evidente. Scese dal cielo piantando entrambi i piedi al
suolo per ruzzolare per terra e la prima cosa che fece fu togliersi
l'elmo e prendere un profondo respiro mentre sgranava gli occhi,quasi
le uscissero dalle orbite. Aveva speso troppa energia per inseguire
una ragazza nella speranza di ucciderla e cosa ne aveva ottenuto? Un
tentativo d'omicidio andato a vuoto e il rischio che un raggio
proveniente dalla città rischiasse di cancellarla
dall'esistenza e
per di più ora la sua legione la guardava con una nota di
imbarazzo,non comprendendo bene cosa avesse fatto la loro signora per
potersi ridurre in quel modo,ricevendo l'ordine di ritardare
l'attacco alla città in attesa di nuovi ordini. Ora era
seduta sul
suo scranno personale,con l'armatura rimessa al suo posto sul
manichino e l'elmo insieme ad essa,mentre lei,ancora a riposo e con
la veste madida di sudore,sorseggiava dell'acqua da una coppa
d'argento decorata con due ali,regalo da parte dell'imperatore come
simbolo al valore militare durante la guerra civile. Sul volto della
ragazza si poteva leggere la rabbia e l'imbarazzo che ora occupavano
i suoi pensieri,aveva a portata di mano la persona più
ricercata
dell'impero e lei,nonostante tutto lo sforzo s'è l'era fatta
sfuggire da sotto le mani ed ora poteva immaginare cosa stesse
facendo in quella città,mentre tramava,complottava e dava
quante più
informazioni ai nemici dell'impero e questo lei non lo poteva
tollerare. Ora l'ordine era ufficiale,Lucilla aveva passata le mura
di Aegis,ora poteva essere considerata nemico dello stato e per tanto
punibile con la morte. Ora Nevia aveva tutte le carte in regola per
poter uccidere la nobile traditrice e questa volta non si sarebbe
lasciata sfuggire questa occasione. Avrebbe offerto all'imperatore
non solo la testa della sacerdotessa di Apollo,ma anche la tanto
rinomata città di Aegis e lo avrebbe fatto in un solo
giorno...se
andava bene. A qualche sedia di distanza sul tavolo era seduto anche
Leuco,il suo schiavo fauno,che stava mangiando tranquillamente una
mela con un tranquillità che era la antitesi dell'umore
della sua
padrona,la guardò dritto negli occhi mentre lui dava un
poderoso
morso al frutto e che mastico di gran gusto.
“Non
avrebbe dovuto lanciarsi in quel modo,questa volta ha rischiato sul
serio.”,disse il fauno con calma.
“Che
ne sai tu? Non ho chiesto il tuo parere e comunque se vuoi proprio
saperlo,ero a tanto così da poterla uccidere,così
da poter far
rientrare la legione nel posto che merita,sui veri campi di
battaglia,nelle vere guerre,così da poter servire meglio il
nostro
paese.”
“Eppure
ha saputo darvi filo da torcere,per essere una ragazza dell'alta
società sa il fatto suo in quanto scappare,ora che
è in città sarà
più difficile raggiungerla.”
“Sono
al comando di una delle migliori legioni che il mondo possa
invidiare. La ventiduesima e composta dai veterani delle guerre
passate e dalle nuove reclute ansiose di dimostrare il proprio valore
e insieme alla nuove macchine d'assedio che abbiamo fatto costruire
non dovremo temere le possenti e bianche mura di Aegis,per quanto
riguarda la magia a difesa della città non
preoccuparti,anche noi
abbiamo in nostri maghi e sacerdoti pronti a offrire supporto. Si
può
dire che lo scontro tra questa armata ed Aegis e alla pari,ma noi
abbiamo un vantaggio che loro non possiedono.”
“E
sarebbe?”
“Il
valore e l'esperienza delle nostre truppe,trionferemo perché
siamo
stati chiamati dall'imperatore in persona,questo ci infondo un
orgoglio che ci rende più duri della pietra e più
distruttivi del
fuoco.”
“Se
lo dice lei....”,disse Leuco con fare incredulo,conosceva da
tempo
la sua padrona,di sicuro lo trattava meglio di altri padroni di
schiavi in giro per l'impero,ma quando Nevia si convinceva di una
cosa non c'era niente che potesse succedere da farle cambiare idea.
Era più testarda di un mulo ed era quasi impossibile trovare
qualcuno che le facesse cambiare idea,nemmeno tra i suoi uomini
qualcuno osava obiettare senza avere una buona motivazione per farlo.
Vederla seduta li,ansiosa di riprendere le energie e tornare alla
testa dei propri uomini,mentre quest'ultimi aspettavano ancora un
segnale da parte sua di poter iniziare con l'avanzata,piuttosto che
restare fermi a non far nulla. Quante volte lo aveva visto passando
tra soldati di tutti i tipi: umani,elfi,nani,non importava da dove
venissero o a quale razza appartenevano,li,in quel campo di tende e
palizzate di legno,di spade e di scudi,per quanto ci fossero delle
inimicizie private e delle antipatie pubbliche,tutti si riconoscevano
sotto un solo ed unico desiderio,la smania di combattere. In fondo
erano soldati di Nova,combattere per l'impero era il primo sogno che
ti mettevano in testa all'inizio dell'addestramento,o illusione,ma
certa opinioni Leuco preferiva tenerle per se,lui era un
suonatore,oltre che uno schiavo,delle armi e delle battaglie non gli
importava nulla.
“Appena
avrò finito con questa città,chiederò
un periodo di riposo per
l'intera legione,abbiamo passato troppo tempo lontano da casa e
questi soldati meritano di poter rivedere le loro famiglie,mi hanno
servito bene.”
“Ho
sentito dire che la prima volta che li ha comandanti non volevano
eseguire gli ordini perché era una donna ad averli
emanati.”
“Già,quello
stesso giorno fratturai la mandibola del primo soldato che si
ribellò
a un mio ordine diretto,ricordo ancora il nome,Vetulo,un tipo grande
e grosso,non esattamente un uomo furbo. Mi bastò un singolo
pugno
per fargli saltare sei denti,so che ancora adesso fa un po' fatica a
masticare quando mangia.”,disse lei terminando la frase con
un
piccolo sorriso,come se avesse trovato la cosa divertente, “E
da
allora ci pensano due volte prima di insultarmi perché sono
una
donna al comando di uomini,cosa che questa città,questa
Aegis non sa
ancora,ma presto lo capirà molto bene....con il ferro e il
fuoco,Marte mi è testimone.”
Mentre
la piattaforma scendeva Milziade e il mago stavano scendendo verso
gli alloggi dell'incappucciato,mentre tra i due l'atmosfera non
sembrava particolarmente tesa o imbarazzante,ma piuttosto come se
entrambi fossero distratti dai loro pensieri. Per Milziade ormai il
suo compito era terminato e la sua ricompensa già
intascata....o
quasi. Ne aveva affrontate troppe e dei soldi nemmeno l'ombra,si era
detto che sarebbe stato un lavoro come un altro o perlomeno sperava
che andasse bene come la maggior parte delle volte,prendeva il lavoro
del momento,lo portava a termine e infine riceveva il dovuto e se
qualcuno cercava di fregarlo lui tornava dal diretto interessato e lo
conciava per le feste. Ma questa volta si era trovato in una
situazione molto più grande di lui e l'unica cosa che
sperava ormai
e solo andarsene con quanto dovuto,ma a quanto pare no,sentirsi dire
dal presidente di Aegis che era la persona che stavano cercando lo
preoccupò un poco,ma forse era solo per quello che era
ancora vivo e
che nessuno degli altri tre aveva cercato di ucciderlo o forse la sua
era solo fortuna sfacciata. Fatto sta che se l'era cavata ad essere
li,su quella piattaforma mobile con quel vecchio forse non era poi
così male come la vedeva,ma sapere quando si sarebbe preso i
suoi
soldi lo avrebbe certamente reso più felice.
“Questo
coso non va più veloce?”,disse Milziade in tono
annoiato.
“Hai
fretta di andare da qualche parte?”,disse il mago in modo
pacato e
tranquillo.
“Si,lontano
da tutto questo,prendo i soldi,prendo il cavallo e me ne
vado.”
“Andartene?Con
un esercito che assedia la città?”
“Non
è un impresa difficile,un po' come nascondersi da una banda
di
briganti,solo che in questo caso sono soldati,con un equipaggiamento
di gran lunga migliore e armati fino ai denti. La cosa è
solo
lievemente più ardua,nulla di speciale.”
“La
fai facile vedo.”
“Se
ogni volta dovessi farla difficile non farei il mio lavoro,ma
scemenze a parte,perché hai voluto che venissi con
te?”
“Non
ti importa della tua cliente?”
“Sono
certo che starà bene anche senza di me,forse un po' meno
perché le
avrò portato via un gruzzolo piuttosto capiente di
monete,oppure lo
prenderò a quell'omone grande e grosso che sedeva al
consiglio. Non
mi importa a chi prendo i soldi,basta che paghi e che sia una somma
vera.”
“
E
se ti pagassimo con una moneta migliore del comune denaro? A patto
che tu resti con la principessa ovviamente.”
Il
guerriero fissò il vecchio con un espressione tra la
curiosità e la
cautela,il modo in cui il mago glielo aveva chiesto era un po' come
una sirena che tenta un marinaio,una richiesta suadente che aveva
stuzzicato la curiosità del prezzolato. Ma Milziade era
guardingo da
certe proposte e proprie come prima nella sala del consiglio decise
di ascoltare la proposta del suo anziano accompagnatore e se non gli
sarebbe piaciuto avrebbe rifiutato,tanto a quel punto non aveva
ancora ricevuto i suoi soldi e difficilmente avrebbe accettato
altro,voleva solo andarsene da quella città con il suo
compenso a
cavallo della sua Briseide e poi via verso altri incarichi,uscire
dalla città sarebbe stato qualcosa da pensare in un altro
momento,ora però era curioso di sapere cosa aveva da
proporre e si
mise a braccia conserte,pavoneggiando la strafottenza.
“Ammesso
e non concesso che io voglia restare,cosa che dubito molto
fortemente,cosa avresti di così prezioso da propormi,ci
tengo a
precisare che se stai per rifilarmi un ovvia menzogna come ha fatto
quel Midas prima hai già perso in partenza,dovresti aver
capito che
con me certi trucchi non funzionano.”
“E
la promessa di vendetta non è forse la tentazione migliore?
Vero
mercenario? O preferisci che ti chiami col tuo vecchio
titolo?....strategos.”
All'improvviso
Milziade si sentì male nell'animo,come se qualcuno gli
avesse dato
una pugnalata in pieno stomaco,si sentì male nel sentire
quella
parola,strategos. I muscoli del suo corpo si irrigidirono,le mani si
strinsero a pugno mentre i quell'istante un brivido scese lungo tutta
la schiena. I suoi occhi,da prima rilassati e vagamente annoiati ora
mostravano quanto fossero iniettati di sangue per la rabbia che
scorreva dentro l'uomo e anche senza armi non ci sarebbero stati
problemi nel mettere le mani addosso ad un vecchio,per quante
magie,trucchi e quant'altro conoscesse,le sue mani andavano
più che
bene per uccidere qualcuno.
“Ti
chiederai come faccio a saperlo.”,disse il mago con con
noncuranza
della reazione di Milziade, “Sai,riguardo al fatto che la
nobile
Lucilla sia una veggente non è una bugia,vedi,il suo dono
è reale e
nel tuo caso il suo potere e tornato utile ai fini di questa
vicenda,ma sempre nel tuo caso e stato molto più
interessante di
quello che credevo. L'anello che hai sottratto alla ragazza gli
serviva per poter comunicare con me su lunghissime distanze,quando tu
glielo hai sottratto ho sentito tutto quello che hai detto nel corso
del tuo viaggio fino a qui,che a mia volta l'ho riferito a Midas e
per sicurezza ho preferito cercare informazioni sul tuo conto.
Tuttavia puoi stare tranquillo,nessuno a parte me sa del tuo passato.
Milziade
temeva di sapere dove volesse arrivare il mago,fece molta fatica a
trattenere le violente intenzioni che aveva verso di lui e tutto
ciò
che poté fare era stringere i pugni,tanto che le nocche
divennero
rosse e i muscoli delle sue braccia irrigidirsi al massimo della loro
forza. Lo guardava in maniera cagnesca e cattiva,come se al posto del
classico sbruffone si fosse sostituito un uomo più rabbioso
e
sanguigno.
“Dimmi
cosa vuoi.”
Disse
Milziade,sapendo che le cose per lui stavano andando sempre peggio.
Qualunque cosa volesse quell'individuo era chiaro che non era niente
che gli sarebbe piaciuto,ma non aveva altra scelta,avrebbe ascoltato
la richiesta,ma sarebbe stato meglio chiamarlo ricatto. Prima di
quella proposta sentiva di potersene ancora andare via con il
guadagno delle sue fatiche,ma adesso la situazione si era
completamente capovolta,era preda della tentazione e lui sapeva bene
che si stava infilando nella tana del leone.
“La
ragazza che hai trasportato fin qui e la figlia del precedente
imperatore Flavio Equo IV,morto durante la guerra civile che
è
scoppiò otto anni fa,tra la fazione che sosteneva la vecchia
famiglia reale contro il generale che approfittò dello stato
di
crisi in cui l'impero era caduto,Lucio Cornelio Silla,che
schierò
molte legioni sotto il suo comando diretto. Una volta finita la
guerra Silla usurpò il trono alla ragazza e senza troppe
spiegazioni
la costrinse al sacerdozio,togliendole così il diritto alla
successione.”
“Arriva
al punto vecchio.”,disse Milziade scontroso.
“Il
punto e che il destino e una cosa strana,una ragazza di nobili
origini e un brillante soldato caduto in disgrazia si sono incontrati
nella più improbabile delle situazioni. Spesso le persone
credono
che il fato sia qualcosa di qualcosa scritto in precedenza da forze
che vanno aldilà di ogni concezione e che per quanto tu
possa
sfuggire al loro volere non puoi far altro che accettare l'esito che
ti stato assegnato,altri credono che il destino sia qualcosa che ci
si fa da se,che con la sola forza di volontà si possa
superare
qualunque ostacolo che la vita mette loro davanti e che se
sopravvivranno potranno vincere ogni volta che combatteranno. Ma io
credo in una terza ipotesi,una verità nel mezzo se
così vogliamo
dire.
“E
sarebbe?”
“Che
il destino venga scritto e una verità assoluta,ma
ciò che ne
determina gli eventi che lo mettono in moto e ne pongano la
conclusione e dettata da fattori casuali e totalmente
imprevedibili,tu per esempio sei un evento imprevisto in un destino
dai risvolti oscuri,alla quale nemmeno quella ragazza e concesso di
vederne il finale,qui entri in gioco tu.”
“Ah
davvero? E cosa ti fa pensare che invece non ti metterò le
mani
addosso,scappo da qui e ognuno va per la sua strada? Questo tu puoi
prevederlo?”
“No,no
non posso,ma sai anche tu che hai poche possibilità di
vittoria e
avrai già intuito che ho preso le mie contromisure e
inoltre,non ti
ho ancora detto quale potrà essere il prezzo per i tuoi
sforzi.”
“Interessante,ma
non mi hai ancora detto che cosa vuoi.”
“C'è
né realmente bisogno?”
“No,ma
io cosa ci guadagno?”
“Che
guadagno c'è di più meritevole per un
mercenario,se non
l'appagamento per la propria anima da un esistenza di soli
tormenti....continua il viaggio e avrai ciò che
più brami al
mondo.”
“Un
prezzo ragionevole,ma c'è ancora una cosa che non ho
compreso.”
“Quale?”
“Che
cos'è questo Demiurgo che tanto desiderate da farvi mettere
alle
calcagna un imperatore noviano?”
“
Te
lo dirò ad una sola condizione,dovrai accettare
l'incarico,quindi,cosa decidi?”
“Ho
altra scelta?”
“Se
ci tieni a prendere quello che vuoi tanto,si.”
“Allora
accetto.”
“Bene,in
questo caso facciamo quello che ti piace tanto,stipulare
accordi.”
E
in men che non si dica il mago appoggiò il bastone sulla
spalla e
con la mano destra si passò due dita sul polso
sinistro,tracciando
una linea immaginaria e poi le puntò direttamente contro
Milziade.
“Catena
del vincolo di Horkos.”
Il
prezzolato non fece in tempo a farsi domande che sentì una
specie di
stretta attorno al suo polso sinistro,posò gli sul punto
interessato
e vide con angoscia cosa gli stesse succedendo. Due linee sottili
erano comparse poco sotto alla mano di Milziade,sembrano fatte con
dell'inchiostro,come una specie di tatuaggio,per poi avvolgersi l'uno
attorno all'altra formando dei piccoli anelli,esattamente uguali a
quelli di una catena e al centro del polso era comparso un piccolo
cuore nero. Milziade non aveva mai visto nulla di simile e mosso da
una rabbia confusa si rivolse di nuovo al mago,mentre si teneva il
polso nel tentativo di alleviare la pressione di quella stregoneria.
“
Che
cosa mi hai fatto razza di bastardo incartapecorito?”
“Si
chiama catena del vincolo di Horklos,l'individuo soggetto a questo
incantesimo è vincolato ad una promessa o un
giuramento,stipulato
con la magia e se mai gli venisse in mente di infrangere gli accordi
presi o viene rimosso senza il consenso dell'incantatore,il soggetto
muore con l'arresto immediato del battito cardiaco. Una precauzione
nel caso ti saltasse per la testa di abbandonare questa nobile
ricerca....Ora,lascia che ti riveli qualche informazione,su quella
cosa che ossessiona i potenti fin dalla notte dei tempi.”
E
fu così che il nuovo contratto di Milziade fu stipulato,con
la sua
pelle come pergamena e la sua vita come inchiostro,ma per quanto
fosse arrabbiato sapeva bene di aver scelto volontariamente di
continuare il viaggio. La ricompensa per i suoi sforzi sarebbe stata
la più grande di tutta la sua vita,ben vengano i sacrifici
personali
e il dolore,non gli erano estranei,ma la soddisfazione finale sarebbe
stata alta,poco gli importava il prezzo,perché mai come in
quel
momento,la vendetta gli era parsa più dolce dell'ambrosia e
più
rovente del tartaro. Esattamente come l'aveva sempre immaginata.
|