Harry Potter e la Cicatrice Maledetta

di LawrenceTwosomeTime
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Harry riaprì gli occhi.
Era disteso su quella che pareva una superficie bianca, né fredda né calda.
Rialzandosi, constatò con meraviglia che il suo corpo appariva integro e in perfetta forma e, cosa ancor più strana, era nudo.
Guardandosi intorno, riconobbe da alcuni particolari sfuocati che si trovava in una versione gigantesca della stazione di King's Cross.
Com'era possibile? Come era capitato in quel posto? Era davvero morto?
"Per rispondere alla tua domanda, Harry…Si. E no"
Con sua immensa meraviglia, il professor Silente emerse dalla nebbiolina lattiginosa e gli venne incontro.
"Lei?"
"Immagino di si. E a quanto pare, questa gradevole scenografia è opera tua, Harry. Se avessi saputo che possedevi un simile guizzo per le decorazioni, ti avrei incaricato di aiutare il professor Vitious", disse Silente con un risolino.
Harry si guardava i piedi, metà compiaciuto metà esterrefatto. Alle sue spalle, qualcosa di piccolo e viscido raspava il pavimento producendo un rumore osceno.
Silente gli mise una mano sulla spalla, scuotendo la testa.
"Lascia perdere, dico davvero. Non possiamo fare più niente per lui"

Harry aprì e richiuse la bocca, in evidente imbarazzo.
"Professore…Io l'ho delusa"
Silente fece un mezzo sorriso.
"In fin dei conti, hai commesso gli stessi errori che ho commesso io in gioventù…Hai inseguito delle fantasie; hai ucciso quello che un tempo era il tuo migliore amico", e qui dal suo tono trasparì una punta di amarezza.
"Si…Ma lei è riuscito a redimersi, ha cambiato il mondo con le sue scoperte…!"
"…Per giungere infine allo stesso risultato che hai conseguito tu, Harry: sono morto. E di certo le nostre morti non sono state invano", aggiunse con una nota di gaiezza ritrovata nella voce.
Harry e Silente presero a camminare sulla piattaforma.
"Professore, prima che io…Prima che io arrivassi qui, è successo qualcosa di molto strano con Hermione…"
"Io lo definirei più che naturale, Harry, anche se certo, gli appetiti differiscono da persona a persona…"
Harry aggrottò un sopracciglio.
"Oh? Perdonami, Harry. Ti stavi riferendo all'Incanto Patronus combinato, immagino"
Harry annuì.
"Ragazzo mio, quello che tu e la signorina Granger avete fatto rientra nella categoria delle magie incategorizzabili…"
Silente lo scrutò con espressione indecifrabile, poi proseguì:
"Si dice che il Patronus di una persona possa cambiare in base all'orientamento della sua anima, e persino ai suoi sentimenti più profondi…Ma solo due anime che condividono lo stesso sentimento potevano dare vita ad un Patronus di una simile potenza. Questo, tuttavia, è stato solo teorizzato"
"Non esistono cronache riportate nella storia della magia, sai, che facciano riferimento a due maghi follemente innamorati che usino l'Incanto Patronus condividendo la stessa bacchetta"
"…E probabilmente, nemmeno questo ti avrebbe spinto a prestare attenzione alle lezioni del professor Rüf"
Harry sorrise. "Bè, suppongo che dovremmo andare, Harry. È già un'eccezione non da poco trovarci qui…Confido che la signorina Granger e il signor Paciock porteranno a termine il lavoro che tu sei stato così celere da passar loro in consegna"
"E anche i Weasley", aggiunse Harry in un moto di nostalgia.
"Hai ragione. Ma stiamo dimenticando la persona più importante…"
"A chi si riferisce?", domandò Harry.
"È mia ferma convinzione che tuo figlio non dovrà mai patire gli affanni che tu, caro ragazzo, hai già abbondantemente sofferto. Ma casomai Voldemort dovesse risorgere ancora…"
A Harry venne un nodo allo stomaco, che pure sembrava vagamente incorporeo.
"…Immagino che ci penserà Harry Ronald Potter a mettere le cose a posto".

Il volto di Harry si illuminò mentre camminava assieme al professor Silente in direzione di una luce che sembrava irradiare da ogni parte.
"E a proposito del signor Weasley…Immagino che sarà ansioso di incontrarti e di fare pace"
"Almeno fino a quando non torneremo a vivere in un altro dove, e in un altro quando. In altre forme…", disse poi Silente con una nota ironica nella voce.
"Spero che ci sia una scopa, da qualche parte. Ho una gran voglia di giocare a Quidditch", disse Harry mentre si preparava ad incontrare la sua famiglia, i suoi amici che non c'erano più e il suo padrino.

La Morte non aveva bisogno di donargli nulla: era già un dono di per sé.






Ringrazio chi ha leggiucchiato, letto, seguito, commentato (ci vuole fegato e cervello a scrivere delle recensioni sentite e/o meditate, dunque un doppio grazie) e messo la storia tra le preferite.
Alla prossima!




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