Do(n't) touch me

di pampa98
(/viewuser.php?uid=194522)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


DO(N’T) TOUCH ME
 



«Volevo festeggiare con la mia donna e invece sono solo. Clegane, perché non mi ha voluto secondo te?»
«Che cazzo ne so! E levami quel braccio dalle spalle se non vuoi andare a trovare i tuoi amici sulle pire.»
Tormund sospira e rimane in silenzio. Non cambia posizione.
«Sarebbe un peccato, non credi? Mi hai già salvato due volte, non vorrai sprecare così i tuoi sforzi?»
«Eri più utile da vivo che da morto» taglia corto lui, allontanandosi bruscamente dalla stretta del bruto. «E ora che la guerra è finita, posso ammazzarti senza problemi.»
«Come preferisci.»
Tormund rimane seduto a tracannare la sua bevanda, ma non lo tocca più.


«Sei vivo. Credevo di averti perso.»
Sandor riconosce la voce – non riesce a vederlo in volto, forse non ci riuscirà più – e cerca di ribattere, ricordandogli che non è “la sua fottuta fidanzatina”, ma ciò che esce dalla sua bocca è solo sangue e cenere.
Due braccia lo afferrano e lo aiutano ad alzarsi. È costretto ad appoggiarsi a Tormund per non cadere nuovamente.
«Lui… Dove…»
«Lo hai gettato nelle fiamme» risponde. «Sembra che tu sia riuscito a chiudere i ponti con il tuo passato, Clegane. Magari adesso comincerai ad apprezzare un po’ di più noi baciati dal fuoco.»
Sandor sbuffa: avrebbe potuto apprezzare il fuoco, ma non i fulvi.


«Sei meglio come cavaliere che cane.»
«Vaffanculo! È impossibile muoversi in mezzo a questa neve.»
Tormund gli sorride, dandogli una pacca sulla spalla. Sandor ha rinunciato a impedirglielo: gli è debitore per essersi preso cura di lui durante i lunghi mesi passati senza la vista e ne ha ancora bisogno per orientarsi nel “Vero Nord”.
«Non è la velocità che conta qui, Clegane, ma la capacità di attendere che la preda sia a portata di tiro.»
«Così è più facile che scappi.»
«Con il tuo metodo scappa di sicuro.»
«Allora procuraci tu la cena. In fretta, che ho fame!» esclama, facendosi largo nella neve per tornare alla loro casa.

 
«Buongiorno, Sandor.»
Tormund lo raggiunge davanti al caminetto acceso, dandogli un bacio sulla guancia.
«Non baciarmi» lo avverte Sandor, senza fare nulla per fermarlo quando gli poggia la testa sulla spalla.
«Sempre di buonumore, eh?»
«Solo quando serve» borbotta. «Di certo avere i tuoi capelli in faccia non aiuta.»
«Invece ti piacciono, proprio come ti piaccio io. Per questo, nonostante i tuoi continui grugniti, sei ancora qui.»
«Odio questo fottuto Nord» si giustifica. «Voglio solo essere certo di aver imparato tutto il necessario prima di sbarazzarmi di te.»
Tormund si accoccola meglio contro di lui e Sandor lo lascia fare. Può aspettare ancora un altro anno prima di andarsene.

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3928698