You, me and her

di Nao Yoshikawa
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39 - Prima volta

Alla fine quel temuto e atteso momento era arrivato davvero. Aziraphale e Crowley lo sapevano (anche perché El non aveva nascosto le sue intenzioni), ma sentirlo dalle sue labbra era stato comunque strano, particolare, non ci si preparava mai a certe cose e molto spesso non si sapeva cosa dire.
El stringeva il suo cuscino, aveva preferito parlare prima con soltanto uno dei due della sua prima volta. Aziraphale si dimostrava apprensivo, non tanto dalle parole ma dagli sguardi, ma l’aveva ascoltata senza dire una parola.
«Così l’ho fatto e insomma… è stato un po’ strano, inizialmente fastidioso. Non sapevo bene cosa fare, nel teorico so molto, ma a mettere in pratica ciò che so… è diverso», confidò, con le guance un po’ arrossate. Aveva sedici anni e aveva avuto la sua prima volta, sua figlia stava crescendo, era dura da mandare giù, ma era la vita che andava avanti.
«El, sicura che non ti sei forzata, vero? O che non ti sei lasciata convincere?»
«Andiamo papà, pensi davvero che mi lascerei convincere? Ho voluto io. E ho voluto anche parlarne con voi… cioè, con te... ma tanto papà ha già capito, credo potrebbe venirgli un infarto», El si morse il labbro.
Aziraphale le si avvicinò, posandole un bacio in fronte.
«Lui vuole solo che non ti faccia male. E che non soffra. E anche io, lo sai, ma sappiamo che sei matura e intelligente. Stai crescendo, non è facile da digerire.»
Aziraphale ci aveva provato a non tradirsi, ma il suo tono di voce non era proprio riuscito a controllarlo.
«Ti prego, non mi sembra il caso di piangere in questo momento», disse El, ancora più rossa in viso.
«Sì. Si, hai ragione», l’angelo si schiarì la voce. «Crowley, pensi di raggiungerci o meno?»
Crowley infatti se n’era rimasto fuori a passeggiare nervosamente per il corridoio, ma aveva sentito tutto. E stava cercando di metabolizzare quelle informazioni, anche se forse ci sarebbe voluto del tempo. Entrò in camera, pallido e in profondo imbarazzo..
«Amh… non sverrai, vero?» domandò sua figlia spaventata. Crowley scosse debolmente il capo. Almeno era stato preparato a quel momento, e ciò gliel’aveva reso meno traumatico.
Beh, circa.
«Sto bene, devo solo abituarmi all’idea che la mia bambina non è più la mia bambina, e che la sua innocenza è andata, completamente», disse in tono lugubre.
«Non farla così tragica, caro!» rispose Aziraphale. «El l’ha fatto con il suo ragazzo, di certo con un tipo qualunque.»
«D’accordo, ma non voglio sapere dettagli sconci!» arrossì Crowley, guardando poi El. «Usate sempre… sempre le protezioni. E non permettere a  nessuno di toccarti contro la tua volontà o a forzarti a fare qualsiasi cosa, io… non ce la faccio a non preoccuparmi. Mi uccide il pensiero che qualcuno possa ferirti così tanto.»
Forse per lo shock, ma Crowley si stava ritrovando a parlare a cuore aperto. Per lui era un momento particolarmente difficile, era sempre stato molto più apprensivo di Aziraphale sotto certi aspetti.
«Oh!» El sorrise, abbracciandolo. «Nessuno mi farà male, promesso. Se qualcuno ci prova rischia di finire in ospedale, lo sai.»
«Certo, anche perché oltre la tua ira, dovrà assaggiare anche un po’ della mia», sussurrò stringendola. Forse, in fondo, rimaneva sempre la sua bambina, anche se cresciuta e con delle esperienza. Aziraphale gli accarezzò la schiena e gli concesse un silenzioso cenno con il capo che pareva tanto voler dire ben fatto.




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