Ma che
ne sanno gli altri
Regulus
Black / Alexandra Turner (OC)
“Robert?”
“È al
San Mungo per un tirocinio con la sua amata Emily per la gioia di mamma e
papà!”
Regulus
si stiracchiò e guardò il cielo tra le foglie della quercia che faceva loro
ombra. Erano pigramente stesi sul prato mentre il resto della famiglia riposava
tra le fresche mura di villa Black. Osservò Alexandra con un sorriso sghembo
sul volto: “Ottimo. Non avevo voglia di averlo tra i piedi tutto il tempo. Da
quando Sirius è andato via di casa, mia mamma mi ha detto che devo far
compagnia anche a lui.”
“Sai che
si è lamentato della tua compagnia? Dice che non fai altro che parlare di
Quidditch e mi chiede come riesca a sopportarti.”
Le dita
di Alexandra gli accarezzarono il braccio superando il confine della manica rimboccata
intorno al gomito, le sentì scendere lungo l’avambraccio nudo provocandogli dei
brividi.
Regulus
alzò un sopracciglio: “E tu cosa gli hai risposto?”
“Che sei
divertente e non parli solo di Quidditch.”
Si
scambiarono un’occhiata complice, Alexandra si sporse verso di lui, la mano
ancora intorno al polso, abbassò il tono della voce: “Non potevo certo dirgli
che gran parte del tempo non lo passiamo parlando…” Indugiò con le carezze
nell’interno dell’avambraccio.
Regulus
si morse un labbro: “Non ho capito se lo manda mia madre, ma Robert mi parla in
continuazione di Emily. L’ultima volta mi ha chiesto se io avessi mai provato
un simile interesse per qualche ragazza, ma mica posso dirgli che si tratta di
sua sorella.”
“Non
puoi?” gli domandò sottovoce Alexandra.
Regulus
scoppiò a ridere, sciolse il braccio dalla presa di Alexandra e intrecciò le dita
con le sue, mentre sui teli i libri di Incantesimi e le pergamene cercavano di
mostrare quanto fossero impegnati con i compiti. Si avvicinò e le disse
sottovoce: “Avrei dovuto dirgli qualcosa tipo Sai, Robert, in realtà il mio
più grande interesse, prima ancora del Quidditch, è infilare le mani sotto la
gonna di Alexandra. Lo sogno da quando ero bambino e tu avevi il buon senso di
toglierti dalle scatole insieme a quell’impiastro di Sirius. Adesso, se mi
lasci in pace, riesco persino a realizzarlo, che ne dici?”
Alexandra
gli lanciò un’occhiata ammonitrice mentre sentiva le dita di Regulus alzarle il
lembo del vestito di cotone e provare a infilarsi al di sotto della stoffa.
“Andiamo
a fare un bagno, che ne dici?” gli propose Alexandra. La giornata era calda, le
loro madri, le cugine e il resto dei parenti che affollavano la dimora estiva
dei Black si sarebbero trattenuti a lungo nelle loro stanze a riposare,
lasciando loro campo libero.
Regulus
annuì, sollevato dall’idea di liberarsi degli abiti. Camminarono lungo il
sentiero che portava al laghetto in cui da bambini erano soliti trascorrere le
mattine in compagnia delle tate o degli elfi domestici.
“Sai
trasfigurare i tuoi indumenti in un costume da bagno?” le domandò.
“Non ce
ne sarà bisogno! Facciamo il bagno senza, come da bambini!”
“Alex,
lo sai che se ci scoprono finiremo nei guai?”
“Quante
storie, lo abbiamo sempre fatto!”
“Ma non
siamo più piccoli e tu… insomma, guarda come sei cresciuta…”
“Fai
come vuoi, Reg,” gli disse iniziando a sbottonare le asole del suo vestito a
scacchi bianco e giallo. Regulus osservò Alexandra spogliarsi con naturalezza,
in un modo che rivelava troppo quanto lei fosse abituata a farsi vedere
nuda da lui. Il vestito cadde sopra il telo, le scarpette di corda rimasero sul
prato e la vide sfilarsi l’intimo e avviarsi verso la riva del laghetto. Si
voltò verso di lui prima di infilare il piede nell’acqua come per accertarsi
delle sue intenzioni.
Regulus
sospirò: “Se devo rischiare una punizione, che ne valga la pena!”
Si
liberò degli abiti e della biancheria lasciando accanto a quella di Alexandra,
indugiò con lo sguardo sulla figura di lei, sulle curve dei fianchi e sul seno
che dalla scorsa estate aveva iniziato improvvisamente a crescere. Sembrava che
la bambina per cui aveva una cotta stesse sbocciando in modo ancora più
meraviglioso. La seguì nell’acqua fresca del laghetto.
“Era
quello il motivo per cui eri restio a spogliarti?” gli domandò Alexandra
alludendo alla sua erezione.
Regulus
arrossì: “Non è facile controllarsi quando siamo da soli e tu mi accarezzi il
braccio e la tua scollatura mi offre la vista del tuo decolté…”
“Quindi
adesso è colpa mia?” lo provocò.
“Non è
mai una colpa essere belle, ricordalo,” le disse avvicinandosi.
Le cinse
la vita da dietro e le posò un bacio sulla spalla. Alexandra si voltò verso di
lui e si scambiarono un lungo bacio, il loro corpi aderivano, Regulus sentiva crescere
il desiderio e l’urgenza di averla.
“Alex,
così la situazione non migliora, però…” provò a protestare.
Alexandra
lo attirò a sé, lo prese per mano e lo portò sotto il pontile da cui facevano i
tuffi da bambini. Sotto l’acqua c’erano delle pietre su cui un tempo si sedevano
nell’acqua e ridevano delle confidenze che si facevano, sperando di non essere
visti dai genitori. A quei tempi si tenevano per mano per restare in equilibrio
e non scivolare dalle pietre. Adesso, Alexandra lo guidava con la sicurezza di
chi ha qualcosa di ben preciso in mente.
“Il
bagno era qualcosa di premeditato, vero?”
“Possiamo
sprecare una simile occasione?”
“Mi farai
finire nei guai, Alexandra Turner.”
“Siamo
troppo astuti per finire nei guai, Regulus Black.”
Chiamarsi
per nome e cognome era un gioco, la consapevolezza della quantità di regole che
stavano violando. La prima era che non avrebbe mai dovuto esserci nulla tra
loro due, perché una Turner non è all’altezza di un Black, così gli
aveva detto Walburga quando lui aveva provato a lasciarsi sfuggire quanto si
divertisse in compagnia della sua migliore amica. La seconda era che non ci si
appartava senza un contratto di fidanzamento ufficiale. Ce ne erano altre che
ritenevano non appropriato fare il bagno nudi, in un laghetto e in un orario
troppo ravvicinato al pasto, ma al momento erano del tutto secondarie nella
testa di Regulus.
Bellatrix
una volta aveva sottolineato a Walburga che loro due erano molto carini insieme
e che Alexandra, tra le Purosangue dell’età di Regulus che affollavano casa
Black, sembrava quella che rispecchiasse di più gli standard di comportamento
richiesti. Non c’era stato modo di convincere sua madre – e nemmeno suo padre –
che valesse la pena fare un’eccezione.
“Tuo
fratello è scappato di casa, tua cugina ha tradito la famiglia. Il fidanzamento
con una Turner sarebbe la conferma della decadenza dei Black. Lo so che sei
affezionato ad Alexandra, è una brava ragazza ed è molto carina, le vogliamo
bene come una nipote, ma il sangue e il destino dei Black vengono prima di
tutto, Regulus.” Era stato il modo in cui Orion Black aveva chiuso la vicenda e
Regulus trovava assurdo che quel rifiuto costasse anche ai suoi genitori.
Alexandra
alzò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi marroni erano caldi e luminosi
persino sotto l’ombra del pontile, sul viso le spuntava un sorriso, sentì le
dita di lei intrecciarsi alle sue e sollevarsi sulle punte per baciarlo.
Regulus schiuse le labbra per rispondere al bacio. Era imprudente stare in
piedi, nudi, quasi fuori dall’acqua. Si incastrarono nell’acqua, tra i sassi
che reggevano la schiena e impedivano loro di scivolare. Ripresero a baciarsi,
accarezzarsi e fecero l’amore come non accadeva da giorni. Alexandra si era
installata tra le sue gambe e lo baciava sul collo, gli stringeva le spalle
mentre si muoveva sopra di lui. Si guardavano mentre si amavano, increduli di
poter ritagliarsi un simile momento tutto per loro. Dopo l’amore ripresero a
nuotare, a inseguirsi, schizzarsi e ridere, come avevano sempre fatto, per poi
finire vestiti e seduti sul pontile con i piedi nel vuoto, i capelli bagnati e
le dita delle loro mani che si sfioravano.
“A vedervi
così, qualcuno penserebbe che non siete solo amici.”
La voce
di Rodolphus Lestrange attirò la loro attenzione. Alexandra guardò Regulus e
rispose: “Sarebbe riduttivo definirci solo amici, Regulus è il mio
migliore amico, il mio maestro e il mio confidente.”
“Alex è
la sorella che non ho mai avuto,” aggiunse Regulus seguendo il copione che
avevano sempre seguito. C’era un tempo in cui quelle erano scuse per non
definire i loro sentimenti, mentre adesso quelle stesse scuse servivano per
proteggere il loro rapporto dalle conseguenze derivanti dall’infrazione delle
regole.
“Si vede
che non hai sorelle, Regulus, cambia strategia. Ad ogni modo, non ho intenzione
di tradirvi con quei vecchi tromboni!” disse loro ridacchiando, “Sono venuto ad
avvisarvi che tra un po’ siamo richiesti per il tè.”
“Grazie,
Rodolphus!” esclamò Alexandra. Regulus notò il modo in cui Alexandra sorrise a
Rodolphus e sentì una punta di gelosia, nonostante le dita di lei stessero
ancora sfiorando le sue. Lei si alzò esclamando: “Devo andarmi a cambiare, non
posso tenere il vestito da giorno per il tè!”
“A chi
importa?” domandò Regulus perplesso.
Alexandra
alzò gli occhi al cielo in un modo che gli ricordò troppo Barty e gli rivolse
uno dei suoi sguardi ammonitori: “A me importa, insomma, non è appropriato. Sono
sicura che anche le nostre madri penserebbero lo stesso e non voglio mettermi
in ridicolo o sorbirmi una ramanzina per una simile sciocchezza!” Infilò le
scarpette di tela, rivolse un sorriso a lui e Rodolphus e si congedò con un
leggero inchino: “Signori, ci vediamo tra poco per il tè.”
Rodolphus
era già pronto e si voltò ad osservare Alexandra mentre camminava velocemente
verso casa, si voltò verso Regulus e gli disse: “Non trovi inquietante esserti
preso una cotta per una che è così simile a tua madre?”
“Lei non
è come mia madre,” si affrettò a rispondere, senza riuscire a negare l’affermazione
di Rodolphus. “Forse dovrei andarmi a cambiare anch’io. In modo da evitarmi una
ramanzina…”
“Forse
ti conviene, altrimenti il tuo abbigliamento sarà l’oggetto di non so quante
conversazioni tra Walburga, Darlene e Druella e noi dovremo sorbirci le loro
lamentele continue sui giovani d’oggi.” Lo sguardo di Rodolphus si incupì
leggermente, “ci sarebbero state anche quelle di mia madre con i suoi commenti
su quanto gli inglesi siano dei bifolchi rispetto ai francesi…”
“Com’è
dopo il matrimonio?” gli domandò mentre si incamminavano insieme verso casa.
“Un po’
meglio. Certe cose non cambiano mai, ma hai la sensazione di avere un’alleata
al tuo fianco che ti capisce, se sai cosa intendo.”
“Certo,
a te è andata bene con Bellatrix.”
Rodolphus
scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla spalla: “Sei l’unico che mi abbia
mai detto una simile cosa, si vede che è la tua cugina preferita!”
“Beh,
sì, insomma è un po’ fissata con la politica e… beh, sai… ma insomma, è sempre
meglio di mia mamma che sta tutto il giorno a dire cosa devi fare…”
“Un po’
di regole non fanno mai male. Tua cugina è talmente presa da altro che ci sono
momenti in cui ti senti di troppo, non so se mi spiego.”
Regulus pensò
che se i suoi genitori avessero fatto un’eccezione, se Alexandra fosse stata al
suo fianco, persino l’idea di dover organizzare quelle stupide cene e
intrattenere relazioni con i consiglieri del Wizengamot e tutte quelle cose
noiose che gli affari di famiglia imponevano, gli sarebbero apparse meno
intollerabili. Non gli sarebbero dispiaciute nemmeno quelle stupide regole di
etichetta che lei si ostinava a voler seguire pedantemente.
Alexandra
aveva un modo tutto suo di leggere la politica, si infiammava per i dibattiti e
riusciva a fargli vedere quali sarebbero state le conseguenze sulla sua vita di
quelle che a lui sembravano solo chiacchiere inutili. La cosa incredibile era
che riusciva a commentare le idee di Orion ed entusiasmarsi per i tè
organizzati da Walburga.
Regulus la
rivide poco dopo, perfettamente vestita per il tè, con una veste da strega
verde chiaro e i capelli raccolti in una treccia che le scendeva morbida sulla
spalla. Era intenta a complimentarsi con Druella per il bellissimo servizio da
tè e la selezione dei pasticcini.
“Sono un
omaggio dei Lestrange,” le disse Druella, “Rodolphus è appena tornato dalla
Francia e ha portato un po’ di pasticcini per non farmi dimenticare la vera
pasticceria.”
Regulus
vide Alexandra voltarsi verso Rodolphus e sorridergli – di nuovo – e
ringraziarlo per quelle delizie che allietavano il tè. Lui le rispose che era
una missione educare gli inglesi all’eleganza e si attirò lo sbuffo seccato di
Bellatrix, mentre Narcissa e Lucius, freschi dal viaggio di nozze, tossivano in
disaccordo.
Dall’altra
parte del tavolo, Walburga e Darlene studiavano Alexandra, Regulus lo capiva
dal modo in cui la fissavano e si scambiavano commenti. Darlene sorrideva
bonaria, con lo sguardo orgoglioso e soddisfatto di chi ha eseguito un compito
alla perfezione e lui si disse che in qualche modo fosse contenta delle buone
maniere della figlia.
Chiuse
gli occhi per un istante mentre portava alle labbra la tazza di tè e pensò a
quanto sarebbe stato meraviglioso se lei fosse stata la sua fidanzata ufficiale
e Walburga sarebbe stata orgogliosa di quella coppia così composta, elegante,
molto più sobria dei Malfoy e impeccabile come richiedevano le regole.
Alexandra
era seduta al suo fianco, gli passò un piattino con un cestino di crema e
lamponi. “Gradisci un pasticcino, Regulus?” gli domandò cortese. Lui le sorrise,
“Volentieri, grazie,” le loro dita si sfiorarono nel passaggio del piattino e
vide il sorriso di lei allargarsi leggermente a quel contatto.
Regulus
sentì la frolla friabile e saporita, la crema morbida e dolce che si sposava
perfettamente con il gusto fresco dei lamponi.
“Cosa ne
pensi?” gli domandò Rodolphus che si stava beando dei complimenti per la
selezione di pasticcini.
“Delizioso,
davvero delizioso.”
“Bene,
Rod, dovresti andare più spesso in Francia e portarci poi i pasticcini,” disse
Bellatrix che sembrava impaziente di archiviare le chiacchiere da tè e tornare
ad argomenti di conversazione più seri, “avete sentito di quella proposta di
legge sui Magonò?”
“Detto
così sembra che tu voglia sbarazzarti di tuo marito,” la rimproverò Druella.
“Ma
figurati, mamma, come se bastasse questo per allontanare Rodolphus.”
Rodolphus
ridacchiò imbarazzato e poi disse: “No, cara, non sarà la passione della tua
famiglia per la pasticceria francese a farmi scappare! Vedrò cosa posso fare
per le prossime volte!”
“Sei un
santo, Rodolphus!” esclamò Druella, mentre Cygnus andò in soccorso della
figlia: “Ho letto della proposta di legge: vorrebbero addirittura creare dei
posti di lavoro nel mondo magico appositamente per i Magonò. Il prossimo passo
sarà assumere i Babbani direttamente! Mi domando se Bobby Leach è impazzito!”
“Dovremo
far sentire la nostra voce,” disse Bellatrix, “di questo passo lo Statuto di
Segretezza diventerà una barzelletta e finirà che saremo noi a doverci
vergognare di essere Purosangue!”
Alexandra
intervenne: “Ho letto la proposta di legge ed è assurda perché i Magonò
dovrebbero essere semplicemente mandati a lavorare con i Babbani. Insomma, se
non possono usare la magia non ha senso che vivano tra di noi. Rischieremmo che
si sposassero con dei maghi e questo metterebbe a repentaglio il sangue
magico.”
“Il
rischio di commistione del sangue è un vero pericolo,” concordò Rodolphus.
“Come se
non bastassero tutti i Sanguesporco e i Mezzosangue che sono in circolazione…”
aggiunse Bellatrix disgustata. Guardò Regulus e gli disse, “per questo motivo
noi Purosangue dobbiamo essere attenti e selettivi nelle nostre amicizie, non
possiamo mescolarci con chiunque.”
“Pensavo
proprio la stessa cosa, cara. Bisogna stare attenti alla feccia di Sanguesporco
e Mezzosangue che ci circonda…” Il modo in cui Rodolphus sottolineò il
termine Mezzosangue fece precipitare il tavolo in un silenzio
imbarazzato. Molti sguardi si chinarono sulle tazze di tè alla ricerca di un pretesto
per rompere quel silenzio.
“Per
questo sono importanti queste occasioni sociali,” disse Alexandra riuscendo nell’impresa
in un modo così delicato da sembrare una prosecuzione naturale del discorso,
“anche se ad Hogwarts il professor Lumacorno sta facendo un po’ troppe
eccezioni nel suo club. Gira voce che la sua studentessa preferita sia una
Sanguesporco di Grifondoro…”
Il
mormorio di disapprovazione che serpeggiò lungo il tavolo ebbe l’effetto di
distrarre dalla lamentela di Rodolphus. Regulus notò lo sguardo di approvazione
che Walburga e Alexandra si scambiarono. Mamma, se solo cambiassi idea, ti
rendi conto di che persona stai rifiutando? Chi lo merita più di lei?
Persino
Rodolphus sembrò scandalizzato da quella notizia: “Una Sanguesporco Grifondoro…
Salazar, che schifo, ma è il Direttore di Serpeverde!”
“Pare
che abbia un innato talento in Pozioni, ma proprio non riesco a capire.
Insomma, persino io e Barty abbiamo Eccezionale in Pozioni e non siamo
minimamente considerati rispetto a quella lì…” Alexandra sorseggiò un po’ di tè
e continuò, “certo, forse è per la politica del signor Crouch, ma voglio dire,
Barty è pur sempre il figlio del Direttore dell’Ufficio Applicazione Legge
Magica, Lumacorno dovrebbe preferirlo a una Sanguesporco di nessuna
provenienza!”
Bellatrix
le sorrise compiaciuta: “Sono cose che andranno sistemate, Hogwarts dovrà
migliorare i suoi standard.” Seguì un mormorio di assenso da parte dei
genitori. Il tè proseguì su chiacchiere più leggere, come il racconto del
viaggio di nozze di Narcissa e Lucius, finché alla fine, Regulus non propose ad
Alexandra di fare una passeggiata.
Il sole
iniziava ad allungare le ombre al loro fianco, mentre tra le siepi del giardino
di zia Druella Regulus tornò a intrecciare le sue dita a quelle di Alexandra.
“Vedo
che vai d’accordo con il cugino Lestrange,” le disse con un sorriso sghembo sul
volto.
Alexandra
sbatté le palpebre incredula: “Cosa intendi, Reg?”
“Tutti
quei sorrisi, quel modo di dargli ragione e salvare Bellatrix…”
“Volevo
solo che l’atmosfera non diventasse imbarazzante. Tua mamma dice sempre che
bisogna evitare che vi sia troppo silenzio dopo un’uscita infelice, ma sei
geloso?”
“Non lo
so, ho visto degli sguardi e mi sono sembrati strani,” le confessò.
“Beh,
Rodolphus è molto affascinante, ma insomma, è grande, è sposato con Bellatrix e
soprattutto io sono innamorata di te e Barty.” Alexandra sospirò e gli disse:
“Pensa come sarebbe bello se fossimo fidanzati…”
“Tu e
Rodolphus?” domandò divertito, per provocarla. Alexandra scoppiò a ridere e
disse: “No, io e te! Insomma, al tavolo c’erano Narcissa e Lucius, Bella e
Rodolphus e poi noi due…”
“Ti
ricordo che i tuoi hanno firmato un contratto di fidanzamento con Barty a Yule,
hai cambiato idea?”
“No,
perché lo sai che… insomma, tra noi due non può esserci nulla. I tuoi sono
stati molto chiari. Sappi che invidierò tantissimo la tua fidanzata ogni volta
che andrete a un tè organizzato da Druella con i pasticcini francesi!”
“Vedrò
di estendere l’invito anche a te e Barty, così potremo ritagliarci del tempo.
Chissà come sta…”
“Come
vuoi che stia? Starà vivendo con frustrazione e insofferenza la reclusione in
casa, come tutte le estati. Non c’è stato verso di convincere il signor Crouch
a farlo venire con noi.”
“Non
sarebbe stato appropriato, è già venuto qualche giorno prima del matrimonio di
Cissy.”
“Lo so,
ma sembra che il tempo trascorso insieme sia sempre troppo poco.”
“Padron
Regulus, la padrona la sta cercando.” Il pop della Materializzazione di
Kreacher fece sciogliere immediatamente le loro dita. Regulus annuì: “Grazie,
Kreacher, arrivo subito. Alex, vorrai perdonarmi, ci vediamo a cena.”
Trovò
sua madre che camminava avanti e indietro nel salottino privato.
“Mi hai
chiamato, mamma?”
“Vieni
avanti, Regulus.” Lo scrutava attentamente con l’espressione severa e
impeccabile che le apparteneva da sempre. I suoi stessi occhi grigi e il viso
che ricordava – troppo – quello di Sirius. In alcuni momenti, sua mamma
sembrava Sirius con la parrucca, e non solo perché quando erano bambini suo
fratello sapeva fare un’imitazione perfetta di Walburga, ma anche perché la
somiglianza – la testardaggine – tra loro era impressionante.
“Smettila
di indugiare in pensieri sciocchi,” lo rimproverò sua madre. Regulus si ricordò
di quello che gli aveva detto Alexandra e schermò la mente, riparandola dai
tentativi materni di leggergli dentro.
“Vorrei
che a cena fossi un po’ più presente rispetto al tè di oggi pomeriggio,” gli
disse.
“Oggi
ero presente.”
“Suvvia,
Regulus, è stata la figlia dei Turner a gestire la conversazione, con una certa
grazia le concedo, ma vorrei che fosse l’erede dei Black, non la figlia degli
amici di famiglia a guidare la conversazione, soprattutto se si discute di
politica. Altrimenti cosa penseranno i Lestrange?”
“D’accordo,
ma sarà difficile competere con Alex, lei non fa altro che parlare di politica
con Barty. Sai come sono fissati i Crouch.”
“Le idee
di Alexandra, però, non sono in linea con quelle di Bartemius.”
“Certo
che no, è pur sempre la figlia di Edward e Darlene, mamma! E nemmeno quelle di
Barty sono in linea con quelle del padre, pensa che suo padre sia un po’ troppo
estremo.”
“A cena
vorrei che evitassimo di parlare di politica, visto che non è un argomento
appropriato, perché non racconti della convocazione che hai ricevuto dal Pride
of Portree?”
“Pensavo
che fosse un argomento chiuso dopo il rifiuto di papà.”
“Ci
penso io a tuo padre. Regulus, è importante che tu capisca che non puoi restare
in silenzio, che un Black si distingue, sempre, e non lascia spazio a un
Lestrange e ancor meno a una Turner.”
“Mamma,
ma se…”
“No,
scordatelo, Regulus. Quell’argomento è chiuso per sempre, è inutile tornarci.
Non costringermi a dover rinunciare ai miei migliori amici per la tua
testardaggine, perché sai che Darlene spedirà la figlia dai Crouch – dove
dovrebbe stare – e tu passerai l’estate da solo. Probabilmente il prossimo anno
andrà così.”
“D’accordo
mamma, è solo che lei è così impeccabile…”
“Lo è
perché io e tuo padre siamo molto attenti a scegliere le amicizie, Regulus. Non
mi sarei aspettata nulla di meno dalla figlia di Edward e Darlene, ma è pur
sempre una Turner e tu sei l’erede dei Black. Troveremo una fidanzata per te
che sia altrettanto impeccabile e con un cognome all’altezza. A tal proposito,
ho sentito i Rosier.”
“No,
mamma, ma Eloise no… Lei non è impeccabile!” protestò Regulus invocando l’unico
aggettivo che sua madre avrebbe capito. Eloise non solo non era impeccabile, ma
era chiassosa, eccentrica, con un qualcosa di volgare, era anche presuntuosa e
prepotente. A lezione era scortese con tutti coloro che non le potessero essere
di una qualche utilità e camminava per i corridoi a testa alta rivolgendo
sguardi nauseati a chi non reputava all’altezza. Inoltre, era melodrammatica in
certe uscite e parlava solo di cose futili e noiose. A quel tè avrebbe fatto
fare una pessima figura ai Black.
Walburga
sospirò e disse: “Farò in modo che lo diventi prima del matrimonio. Hai la mia
parola, Regulus. Ora vai a prepararti per la cena.”
Regulus
si avviò in camera con il morale sotto i piedi al pensiero dei negoziati con i
Rosier. Si cambiò d’abito e uscì sul terrazzino della sua camera a prendere una
boccata d’aria per scacciare il pensiero deprimente di Eloise e cercare di
concentrarsi sulla convocazione ricevuta dal Pride of Portree. In giardino, in
attesa della cena, Alexandra chiacchierava con i suoi genitori, Bellatrix e
Rodolphus. Vide Rodolphus avvicinarsi a lei e sussurrarle qualcosa divertito, Regulus
avvertì una morsa allo stomaco unita a un senso di fastidio. Avrebbe voluto che
Barty fosse presente, lui era più bravo a decifrare le situazioni. Alexandra
alzò lo sguardo verso il suo terrazzino e si guardarono. I dubbi scomparvero
quando si sorrisero. No, forse era prevenuto perché suo cugino aveva fama di
dongiovanni incallito, ma lo sguardo di Alexandra gli confermava altro.
Sorrise
mentre li raggiungeva in giardino, recuperando la maschera di amico gentile,
sforzandosi di rimanere tra i confini che avevano tracciato i suoi genitori.
Walburga aveva ragione: Darlene avrebbe spedito Alexandra dai Crouch se solo
avesse sospettato che Regulus aveva un debole per la figlia. Pensò a Barty, costretto
a trascorrere le vacanze da solo e si sentì in colpa. Avrebbero dovuto
trascorrere le vacanze insieme, loro tre, perché erano una cosa sola, non dovevano
dividersi in quel modo, solleticando gelosie e alimentando timori.
Alexandra
sedette tra Bellatrix ed Edward, seguita da Walburga e Regulus. Li avevano
separati. Regulus raccontò della convocazione ricevuta, di quanto sarebbe stato
divertente trascorrere del tempo a giocare come professionista in una squadra
di Quidditch. Edward, che da sempre era un grande tifoso del Pride of Portree,
sembrò entusiasta della notizia e cercò di convincere Orion che fosse un’ottima
idea lasciare fare quell’esperienza al figlio.
Orion
chiuse il discorso dicendo che gli affari di famiglia richiedevano la presenza
e l’attenzione di un Black che non era conciliabile con una carriera a
Quidditch. Il cugino Malfoy gli diede ragione, giudicando sciocco esporsi al
pericolo di fratture e incidenti sul campo da gioco, mentre Rodolphus lo
punzecchiò su questo tema facendo ridere Bellatrix. Alexandra trattenne la
risata fingendo di bere il suo succo di zucca. La vide, dall’altro lato del
tavolo, mentre chiacchierava allegra con Bellatrix e Rodolphus di quanto
accadeva ad Hogwarts, mentre Regulus provava a fare lo stesso con Narcissa e
Lucius. Alle due estremità del tavolo, zio Cygnus e zia Druella intrattenevano
gli ospiti e si assicuravano che la cena proseguisse senza momenti di
imbarazzo.
Dopo
cena, con grande sconcerto di Regulus, i Turner si congedarono dalla compagnia:
un gufo urgente del figlio Robert li richiamava al San Mungo dove arrivavano
una serie di feriti, di cui alcuni con forti segni di avvelenamento da sangue
di drago.
“Vorrete
scusarci, siamo mortificati,” continuava a ripetere Edward al punto che Regulus
si domandò se Walburga non avesse confidato qualche sospetto sui figli a
Darlene. Vide la madre di Alexandra abbracciare Walburga e Orion sospirando: “Ci
dispiace terribilmente interrompere la nostra permanenza con voi!” Se era una
messinscena, quella donna era dannatamente brava.
Alexandra
fece un inchino e ringraziò ciascuno dei presenti. Alzò lo sguardo su Regulus e
gli disse: “Fai buone vacanze, Reg, ci vediamo sull’Espresso di Hogwarts il
primo settembre.” Era smarrita come lui, dispiaciuta e al tempo stesso determinata
a non mostrare nemmeno un frammento del suo stato d’animo. Regulus la conosceva
troppo bene per non notare la posa rigida, la mascella serrata e il modo in cui
teneva le mani giunte, con la sinistra che afferrava il pollice destro per non
tremare o rivelare altri indizi di quello sconcerto.
Cercò di
sdrammatizzare. Dovevano essere forti davanti a quelle rappresaglie, dar modo
ai genitori di pensare che si fossero sbagliati. “Non essere esagerata, tra
qualche giorno torneremo anche noi a Londra. Ti scrivo quando sarò di nuovo a
casa. Salutami Barty.”
“Sarà
fatto.”
La vide
stringere il braccio del padre cercando di non fissarlo troppo. Lo capiva dal
modo nervoso in cui alternava lo sguardo tra lui e i suoi genitori, come a
controllare che Walburga non disapprovasse quel suo dispiacere, poi scomparve
con pop!
Nessuno
di loro poteva capire cosa si provasse a vedersi strappata a quel modo la propria
anima gemella, a veder sparire quegli occhi all’improvviso e non sentire più la
sua risata riempire l’aria. Sospirò e uscì in giardino.
Che ne sanno gli altri
Di quando ridevamo come matti
E che ne sanno gli altri
Di quando correvamo come pazzi
E che ne sanno gli altri
Degli occhi nostri mescolarsi e diventare gialli, gialli
(Non sei tu, Gazzelle)
Note
dell’Autrice:
Innanzitutto,
grazie per aver letto!
È un
missing moment legato a Kintsugi (ma non serve aver letto la long) che si
colloca tra i capitoli 7 e 8. Siamo dopo il matrimonio di Narcissa e Lucius.
Era un sacco di tempo che avevo in testa di fare una raccolta con citazioni dei
miei autori indie italiani preferiti e niente, sono partita da Gazzelle. Questa
canzone, in realtà, mi fa venire in mente tantissime coppie, ma il ritornello è
perfetto per l’amore clandestino di Alex e Regulus.