Ballata estiva della West Coast

di AlessiaDettaAlex
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1. Sotto lo stesso cielo
 
Where are you now?
Was it all in my fantasy?
Where are you now?
Were you only immaginary?
 
“Faded”, Alan Walker
 
La superficie dell’oceano si ruppe con un fragore quando Kanan riemerse insieme alla sua collega e amica Nicole. Il solleone di luglio batteva i suoi riflessi sulle increspature dell’acqua e sulle tute bagnate delle due ragazze.
Nicole raggiunse la spiaggia per prima, ridendo a crepapelle, e afferrato l’asciugamano se lo passò tra i capelli zuppi; poi lo lanciò verso Kanan, che lo prese al volo.
«Vedo che nonostante gli anni ancora non ti sei stufata di fare scherzi idioti sott’acqua!» ironizzò Kanan tamponandosi la faccia, «a volte mi domando come tu faccia a farti rispettare durante i corsi»
Nicole si liberò della sua attrezzatura, le spalle ancora scosse dalle risate.
«Merito della mia assistente straniera affascinante!»
Kanan rispose ruotando gli occhi e accompagnò il gesto con uno sbuffo. Entrò nello spogliatoio anche lei, e quando ne uscì scrocchiò le spalle con due decisi movimenti delle scapole. Attese l’amica accanto alla porta.
«Sei insopportabile, Nicole»
«Lo so che mi vuoi bene, tesoro» rispose lei schiavando la porta con un gesto secco e facendosi strada verso l’uscita, «che ne dici se domani sera andiamo a prenderci una birra?»
Kanan gettò un rapido sguardo al cielo azzurro, tersissimo, che le sovrastava.
«Andata».
Da quando aveva lasciato il Giappone per la California, ormai tre anni prima, non si era ancora liberata dell’abitudine di alzare gli occhi verso il cielo ogni qual volta ne avesse l’occasione. Era un modo per sentirsi meno sola: «saremo sotto lo stesso cielo», si erano dette lei, Mari e Dia prima di lasciarsi definitivamente. Per i primi tempi si erano tenute di gran conto, scrivendosi al massimo a cadenza settimanale: ma i rispettivi impegni le avevano presto assorbite, riducendo all’osso i momenti di conversazione. Soprattutto da quando Kanan aveva accettato il lavoro offertole al Centro Immersioni di Santa Monica, dove aveva conseguito il brevetto professionale. Per il momento non era un gran lavorone, per lo più seguiva Nicole nelle sue lezioni e le faceva da assistente: qualche dimostrazione pratica, trasporto materiali. Ad insegnare e guidare sott’acqua clienti era abituata sin da giovane: ma tenere un corso regolare di sub era tutta un’altra storia.
Rientrò nel suo bilocale in affitto a Culver City e le venne spontaneo gettare uno sguardo su una foto delle Aqours posta accanto al letto, affiancata a una con suo nonno fatta al negozio. Si sedette sul materasso, indugiando per un paio di secondi sul rimbalzo confortevole che le preannunciava il momento del riposo. Lo sguardo scese dalle cornici al cassetto del comodino. Il vagare del pensiero aveva deciso di prendersi i suoi propri spazi e questo la innervosì; con le dita irrigidite fece quindi per aprire il cassettino, ma si trattenne un attimo sul pomello arrugginito; poi cedette. Una confusione di carte e buste da lettere ne fece capolino; Kanan estrasse quella in cima: la lettera portava un indirizzo italiano, la aprì: il testo si snodava su una carta caffelatte, pseudo-pergamenacea, con motivi floreali tutt’intorno e persino dei ghirigori dorati che - Kanan poteva ben intuire - avrebbero rivaleggiato con un invito nuziale. E tuttavia era l’invito a una laurea. Tipico di Mari: di un barocco tendente al kitsch.
La proposta era stata già declinata, con una onesta giustificazione lavorativa. Gli occhi rimbalzarono più volte sulla firma, il petto le si strinse in un moto di disagio. Quando richiuse la lettera e la adagiò senza imbustarla sopra il mobile, il disagio si trasformò in vuoto soffocante; e poté giurare che, a unirsi all’infelice impasto di emozioni, fosse arrivato anche il rimpianto. O era rimorso? Kanan non lo sapeva, ma sapeva che era una costante nella sua vita: il lacerante sentimento del non risolto.
 
La neolaureata correva al di sotto del tunnel umano degli amici in festa, alla cui fine l’aspettava la corona d’alloro che uno dei ragazzi le avrebbe posto sulla testa; gli amici cantavano a una voce stornelli goliardi della più antica tradizione bolognese. Il volto di Mari era illuminato di una spensieratezza che agli altri pareva sempre adolescenziale. La corona d’alloro, foglie verdi brillanti adornate da boccioli gialli – il colore tematico della facoltà di Economia secondo la scuola bolognese – venne adagiata sui suoi capelli dal vecchio amico e collega Leonardo. I compagni storici dei suoi ultimi tre anni le si strinsero intorno con pasticcini e bottiglie di prosecco.
Tra i tanti ospiti, uno d’onore: Dia. E una grande assente: Kanan. Non poteva certo dire che non se l’aspettasse, ma le era sembrato comunque che le venisse strappato il cuore dal petto; i commenti pungenti di Dia in proposito erano la cosa più vicina a una gradita consolazione, e Mari non mancò di ringraziare che lei ci fosse.
Dia, dal canto suo, guardava Mari e i suoi colleghi italiani con uno stupore misto a terrore: i ragazzi del suo gruppo sembravano una mandria di cavalli imbizzarriti, correvano qua e là con bicchieri colmi di prosecco appena stappato e urlavano alla stregua di scimmie. Non faceva fatica a capire perché la sua storica amica si fosse trovata così bene in Italia, se questa indecenza delle maniere era il tenore generale della vita nel Bel Paese. Un po’ come ritrovarsi cinque o sei Mari tutte insieme nello stesso posto: e l’associazione la fece subito rabbrividire.
«So… you are… a japanese friend of Mari?» partì un ragazzo piuttosto bassino, considerata la media, in un inglese pronunciato grossolanamente.
«Yes, my name is Dia, it’s a pleasure to meet you» replicò lei con più sicurezza e un mezzo inchino.
Tra i Kurosawa la consapevolezza dell’importanza dell’inglese non era mai mancata, e lo studio della lingua era curato già a partire dall’ambito familiare.
Gli amici di Mari erano forse meno accorti, ma non mancavano di voglia di chiacchierare e imparare; una volta rotto il ghiaccio, infatti, un crocchietto di gente si era subito formato intorno a Dia, ed era presieduto ora da Mari, che coadiuvava la traduzione per entrambe le parti in caso di problemi di comprensione. In poche battute si era subito tornati all’argomento-evento del giorno.
«Finalmente avrò alcuni mesi liberi! Non vedo l’ora di partire in vacanza e non fare assolutamente niente prima della magistrale»
«Tornerai in Giappone quest’estate?» le chiese Marianna, collega e fedele compagna di pazzie.
«No, credo seguirò i miei nel loro prossimo viaggio di lavoro»
Un coretto di esclamazioni stupite si levarono dalla bocca di tutti, in almeno tre lingue diverse.
«E dove?» incalzò Marianna.
Mari si lasciò andare a un sorriso furbetto.
«Los Angeles, my dears
Stavolta l’aria si riempì principalmente di slang dialettali quali «no, che figata assurda!» «socc’mel!» e «bazza storica! Che fortuna che hai».
Ma gli occhi di Dia, invece, cercarono insistentemente quelli dell’amica di sempre; trovati, cercò di sondarne i pensieri. Non che ci volesse una giustificazione specifica per voler andare a trovare un’amica che non si vede da tanto. Solo, le veniva spontaneo chiedersi che intenzioni avesse stavolta Mari, se andasse da Kanan in pace o in guerra, e se toccasse in qualche modo a lei far loro da babysitter anche stavolta.
Da Mari però ricevette solo un occhiolino e un sorriso sornione, di quelli che lei usava per mettere sotto chiave il cuore in modo che non ne trasparisse mai la nostalgia. Nient’altro.



 
Note finali
Benvenuti! Sono veramente fiera, dopo due anni di gestazione, di potervi sbattere impunemente addosso le mie fantasticherie! Spero siano una piacevole lettura!

Info di servizio: diversamente dal mio solito, nelle note finali di questi dieci capitoli cercherò sempre di essere stringatissima. Un po' perché voglio lasciar spazio alla storia in sé, un po' perché ci sarà tanto da dire dopo l'ultimo capitolo, in cui ringrazierò e ciarlerò un po' su com'è nata la storia.
I 10 capitoli sono tutti a rating verde: il giallo vale solo una quindicina di righe nel capitolo 8.
Importante: la pubblicazione avverrà con un capitolo ogni 10 giorni, regolarissima, in modo che in 100 giorni tondi tondi si finisca e io possa memarci su: che i 100 giorni della Ballata comincino!
Prossima pubblicazione: 22 settembre!

Grazie di aver letto!
Alex




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