Evoè
Ciao a tutti!
Come
scritto nell'introduzione, questa storia partecipa al
contest "Profumo
d'autunno" [drabble contest]
indetto da Asia Dreamcatcher sul forum di EFP: ho deciso di
sfruttarlo per mettere un po' a frutto i miei studi su Dioniso,
specialmente i lati forse meno noti del dio: in particolar modo mi
hanno sempre affascinata la sua connessione col tema della rinascita,
l'ira e la follia come forza creatrice ma anche distruttrice, nonché
la sua lotta per affermarsi come dio contro tutti gli altri.
Ho
scelto di introdurre ogni drabble con brevi citazioni tratte dai più
importanti testi che ci attestano il suo culto, in particolar modo le
Dionisiache
(traduzione di Daria Gigli Piccardi), le Baccanti
(traduzione di Vincenzo di Benedetto) e l'Inno
VII a Dioniso
(traduzione di Filippo Càssola).
Dopo
avervi debitamente annoiati con quest'introduzione, vi lascio
volentieri alla lettura!
Mille
e mille baci
Afaneia
1.
Zagreo.
...lo uccidono con un
pugnale venuto dal Tartaro,
mentre guardava la sua
falsa immagine riflessa nello specchio.
Nonno
di Panopoli, Dionisiache
6. 172-173.
Ci
sono notti in cui ancora ti svegli gridando perché ricordi i
frammenti di una vita
che non ti appartiene più – o che forse non ti è mai appartenuta,
chissà – e piangi. Piangi il tuo corpo fatto a pezzi, dilaniato,
piangi la vendetta di Era per la tua nascita incolpevole (perché tu
non sei nato colpevole: sono sempre stati gli altri a volerla),
piangi le fughe dalla follia omicida che voleva la tua fine.
Piangi quella tua prima vita
in cui sei morto e non sei riuscito a rinascere, e soprattutto piangi
perché ancora, quando dormi, senti il dolore del pugnale che ti
squarciava la carne.
*
2.
Hermes.
E il fulmine si fa
levatrice, le folgori Ilizia;
nel momento in cui salta
fuori dal ventre infuocato della madre,
Bacco è generato dalla
fiamma celeste che lo risparmia
in mezzo alle scintille
che hanno assassinato sua madre...
Nonno di Panopoli,
Dionisiache 8.396-399
«Che cosa è successo a mia
madre?» domandi. È raro che tuo fratello discenda a trovarti.
«L'ha bruciata il fulmine
di nostro padre» risponde laconicamente Hermes, che sta
giocherellando col guscio vuoto di una tartaruga, disteso sotto la
chioma di un albero, colle gambe accavallate. Non è tanto un tipo da
prestarti attenzione, tuo fratello, ma la sua indolenza ti attira.
«Non è stata colpa sua, però. È stata Era. Ti ho salvato io dalle
fiamme, ma tu non puoi ricordartelo.»
È stata Era a uccidere tua
madre con la folgore. Rimani per un po' a pensare a cosa voglia dire
esser nato dal sangue, battezzato nel fuoco.
*
3. Mania.
Muoverò mai il mio
candido piede
tutta la notte in cadenza
di danza
per l'esultanza
del bacchico rito?
Euripide, Baccanti, vv.
862-864.
Era ha fatto impazzire le
ninfe che ti hanno allevato per ucciderti tramite le loro mani
inferocite.
Era ha fatto impazzire tua
zia, Ino, per punirla d'averti allevato.
In ogni luogo Era ha cercato
di ucciderti e di spaventarti, ha versato la mania come veleno sulle
donne che ti hanno amato per punirle di non averti odiato – ma con
tuo stesso stupore a un tratto ti sei accorto di una cosa: che la
mania non ti ha mai spaventato.
Quello che hai capito è che
ovunque tu sia andato la follia ti ha seguito, come un'ombra sulla
tua scia e che (ma Era ancora non lo sa questo) a te la follia piace da
impazzire.
*
4. Ampelo.
«Ma a me non importa
affatto del fuoco celeste della saetta:
non desidero né nuvole,
né tuoni rombanti.»
Nonno di Panopoli,
Dionisiache 10. 298-299.
Per Ampelo hai rinunciato al
fulmine, ma Ampelo non è più con te.
La crudeltà di Era è tale
da aver disseminato di morte il tuo cammino e aver ucciso il
fanciullo per il quale avresti abbandonato la tua divinità – ma
nella cieca atrocità della sua vendetta, Era ha commesso due errori.
Il primo è che per amore di
Ampelo rinunciavi al fulmine, ma che dopo la sua morte non ne hai più
alcun motivo.
Il secondo è che Ampelo è
morto, ma è rinato vite – e che, tramite la vite, Era ti ha
reso un dio.
*
5. Evoè.
...e volevano legarlo con legami indissolubili:
ma i legami non riuscivano a tenerlo, e i vincoli cadevano lontano
dalle sue mani e dai piedi; egli se ne stava
seduto, e sorrideva
con gli occhi scuri.
Inno
Omerico VII, A Dioniso, vv.
14-15.
«Sono più forte di te,
vero? Più forte di te!»
«Hai commesso un errore,
perché adesso, grazie a te, sono un dio e più potente che mai –
infido come la vite, pervasivo come il vino. Hai sacrificato tutto di
me alla tua vendetta, ma essa mi ha fatto più forte, e ora, grazie a
te, Era, ho vinto.»
«Perché dal dolore che mi
hai inflitto è nato il mio trionfo, dalle ferite la mia gloria, e
forse la mia schiena ha ferito il tuo coltello del Tartaro, poiché
la tua vendetta si è ritorta contro di te – Era, tu volevi
uccidermi, ma grazie a te io invece ascenderò all'Olimpo.»
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