Reietti (E morir m'è dolce)

di Nirvana_04
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Parlami nei sogni

 
 
«Mia mamma diceva sempre che le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi.»
 
 





A volte, la sogni. Chiami il suo nome, e lei appare. Evochi le sue labbra, e loro cantano mute.
Dentro ai sogni c’è la magia di due sguardi che si cercano, si trovano, si divorano. Due luoghi dissonanti, che spezzano il velo. E la senti addosso, come muschio sulla corteccia: ti protegge dalle ombre e t’indica la via – la tua bussola puntata a nord.
Nei sogni, non c’è burrasca che possa separarvi. Lei è resina profumata che s’appiccica all’anima, fiore delicato dai mille colori, fragile brezza a cui tenti di aggrapparti.
Nei sogni, però, le parole non hanno voce, e galleggiano. Sono crepe tra le radici, tappeti di cotone tra bocca e orecchie, e ridono, di una bellezza ferina, vuoto immenso di felicità.
In quei sogni, tu piangi, smarrito.
E ti svegli, col viso asciutto, lo sguardo un po’ più freddo. E rimpiangi la notte, quando speri che lei ti parli. E fingi che non sia dolore quello che sanguina dagli occhi.
E così dici: «È soltanto un sogno.»



 
 
A volte, la pensi. Parli al suo sorriso, e lei sembra ascoltare. Dipingi il suo viso, e questo prende vita sfumato.
Dentro ai ricordi c’è la magia di due braccia che si tendono, si toccano, si stringono. Due tempi dissonanti, che spezzano il velo. E la senti dentro, come cannella la domenica mattina: ti prende le mani e ti racconta dell’Africa – il tuo vento che spira da sud.
Nei ricordi, non esiste sbaglio che possa dividervi. Lei è un giro di valzer in punta di piedi, dita che camminano sulla pelle bagnata, spirito selvaggio a cui vuoi rassomigliare.
Nei ricordi, però, le immagini non hanno contorno, e galleggiano. Sono note che corrono troppo in fretta, macchie di colore scolorite dalla pioggia, e accecano, di un vivido bacio, sapore infinito sul cuore.
Al ritmo di quei ricordi, tu danzi, scalza.
E guardi il mondo, col viso sorpreso, le mani colme di meraviglia. E uccidi il rimorso, quello che infido prova ad annidarsi tra i denti di te bambina. E sei certa che sia gioia quella che stringi al petto.
E allora consoli: «Non è poi tanto diverso da un ricordo. Non credi anche tu, Harry?»



 


 
«Anche se non sempre come noi ce le aspettiamo.»


 

N.d.A.

Stavolta cercherò di essere un po' più breve in questo punto.
Allora, i due personaggi non sono quasi mai chiamati per nome, ma spero di capisca che sono Harry e Luna.
Al contrario delle altre due storie a specchio, qui i personaggi sembrano non interagire tra loro, se non nelle ultime battute di ogni miniflash, persi ognuno nei loro pensieri. Questo perché volevo analizzare soprattutto il loro rapporto con la figura materna, e ovviamente evidenziare le loro differenze di approccio. Entrambi l'hanno vista morire, entrambi probabilmente ne serbano ricordo, ma lo affrontano in maniera differente, anche perché differente è il mezzo attraverso cui loro possono riviverle e risentirle accanto.
E riecco perché il ritorno alla seconda persona: non per enfatizzare la loro vicinanza, ma per un maggiore e più profondo confronto interiore. Seconda persona che non vuole direttamente relazionare i due personaggi (tanto che non appaiono mai l'uno nel POV dell'altro) ma il loro passato.
Al contrario degli altri due capitoli, poi, dove nel primo il momento delle due drabble era il medesimo e nel secondo erano due momenti distinti e separati, qui mi piace considerare che il momento sia il medesimo ma che sia uno il continuo dell'altro, il Pov di Harry scivola in quello di Luna, tanto che le due drabble si concludono con due battute dirette, una seguente l'altra. C'è, quindi, condivisione, pur avendo due percezioni molto dissimili tra loro, al contrario di quello che accade con Remus e Sirius, dove le emozioni di uno si mischiavano a quelle dell'altro, e completamente all'opposto rispetto Silente e Severus, dove la condivisione non c'era affatto.
Boh, spero che abbia un senso quello che ho detto.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna




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