Mostri
Remus
Lupin/Ninfadora Tonks
Non sapeva nemmeno come aveva
fatto a trovarsi in quella stanza.
Stava vagando in attesa dell’arrivo
di Severus, mentre al piano di sotto Molly urlava contro i figli, quei gemelli
che gli ricordavano troppo lui, Sirius e James una vita fa.
Sirius.
Si era trovato davanti a quell’arazzo
con il nome del suo migliore amico bruciato.
“L’ha fatto la mia dolce mammina,” aveva
commentato sarcastico e Remus aveva letto l’amarezza nel suo volto.
“Ecco dove sei finito.”
La voce di Ninfadora arrivò
dietro di lui, riportandolo a un presente in cui quella dannata guerra minacciava
di ucciderli tutti. La vide guardare l’arazzo e mordersi un labbro mentre
fissava un’altra bruciatura, quella con il nome di Andromeda Black, sua madre.
“Chi ha fatto queste bruciature
pensa che io sia un mostro,” commentò senza distogliere lo sguardo da quella
macchia, mentre i capelli sfumavano dal rosa al castano di Andromeda.
“Lo pensa anche di me.”
Si erano scambiati uno sguardo e
Remus avrebbe voluto dirle che lei non era un mostro, che era bellissima anche quando
le spuntava il becco da papera o i suoi capelli assumevano colori improbabili.
Avrebbe voluto dirle che il suo sorriso era ciò che rendeva la vita tollerabile
tra quelle mura angoscianti e che la luce nei suoi occhi era più magnetica di
quella della luna.
Remus avrebbe voluto dirle che sono
le scelte compiute a determinare la mostruosità di una creatura, non il sangue,
o la maledizione che scorre nelle vene, che i veri mostri sono coloro che si
arrogano il diritto di decidere se sei meritevole di vivere sulla base dell’appartenenza
a una categoria: Lupo Mannaro, Mezzosangue, Sanguemarcio.
“I veri mostri sono i nomi che
sono rimasti su questo arazzo,” mormorò, quasi sottovoce, con un sorriso
timido, calpestando tutti i pensieri che si affollavano nella sua mente e si
convertivano in sensazioni, emozioni, parole.
Era sbagliato, era pericoloso,
era folle.
Lei era troppo bella, troppo
giovane, troppo vitale e non meritava di essere sporcata.
Mandò giù quelle parole, che
cercavano di uscire dalla sua gola, come disperati che tentano di scalare le
pareti ripide di un pozzo. Come ogni volta che arrivava al punto di avvertire le
emozioni trasformarsi in parole, ogni volta che le sopprimeva, una per una, sentendole
precipitare in gola, giù, lungo le pareti dell’esofago e crollare sullo
stomaco, schiacciandolo con un tonfo. Si meritava la gola arsa dai graffi di
quelle parole che si artigliavano per non precipitare e a dispetto della sua
volontà lottavano per uscire. Si meritava i nervi a fior di pelle e i denti che
martoriavano le sue labbra.
C’era una parte di lui non
riusciva a fare a meno di pensare che, forse, avessero ragione loro, quelli
dell’arazzo, e che lui fosse un mostro. Troppo pericoloso.
La voce di Severus nell’atrio lo
riportò al presente, mettendo fine a quella lotta con sé stesso che lo lasciava
sempre più debole, con la sensazione che un giorno quelle parole sarebbero
uscite. Non oggi, però.
(496 parole)
Ciao a tutti!
Apro l’ennesima raccolta eterogenea
di flash, one-shot, drabble e quello che sarà, a causa (o per merito, lascio a
voi ogni giudizio) del gruppo Facebook Caffè e Calderotti che ha deciso di
farci scrivere tantissimo regalando prompt meravigliosi e ispirazione a non
finire. Questa volta la dedichiamo alle storie dall’altro lato della barricata,
ovvero ai membri dell’Ordine della Fenice.
Questa volta, è colpa di BlueBell
che mi ha lasciato questo prompt meraviglioso di uno scrittore che amo
follemente e mi ha fatto uscire dalla mia comfort zone mangiamortesca per farmi
entrare nei panni lisi di Remus. In realtà è da luglio che provo a entrare in
quelli di Tonks, ma non ci riesco e alla fine è stato Remus a dirmi, lascia parlare
me e io non so dire di no a Remus. A Sirius sì, a James anche, a Peter così
così, ma lui gioca anche tra i Mangiamorte, quindi non conta, ma insomma, chi
può resistere agli occhi da cucciolo di Remus? Io non ci riesco e quindi eccomi
qua a dar voce (mi rendo conto che è assolutamente improprio l’uso di questa
espressione) a… beh… ai silenzi di Remus.
Personaggi: Remus Lupin, Ninfadora Tonks.
Prompt: “C’erano delle cose che
volevo dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male. Così le seppellii e
lasciai che facessero male solo a me” Safron Foer.
Se vi piace, lasciate pure un feedback,
anche un prompt se volete (tanto, oramai, sono disposta a fillare qualsiasi
cosa, anche una Molly/Sirius (e non scherzo).
Alla prossima.
Sev