One day, one change

di Mari Lace
(/viewuser.php?uid=501353)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Scarpe

Scarpe.

 

La luce del sole gli ferisce gli occhi; li socchiude, chiedendosi come sia possibile che i raggi lo raggiungano con tanta forza nel dormitorio di Serpeverde e perché la testa gli faccia così male. Non ricorda neanche che il suo letto sia mai stato così scomodo.

C’è molto, troppo verde intorno a lui. E qualcosa di duro che decisamente non è il suo materasso gli preme contro la schiena. Draco spalanca gli occhi di colpo, realizzando di non trovarsi affatto nel dormitorio. È semisdraiato contro il tronco di un albero; non molto lontano da lui scorge il sentiero che collega Hogwarts a Hogsmeade.

Se solo la testa non pulsasse così tanto… rivede mentalmente Zabini offrirgli, ghignando, un muffin. Maledetto, l’ha avvelenato per scherzo?

«Oh, ti sei svegliato!»

Una voce squillante lo riscuote bruscamente dal tentativo di fare mente locale.

«Sei quasi svenuto in mezzo alla strada. Ti hanno attaccato i nargilli? Sospetto di sì» spiega rapida una Corvonero vagamente familiare, piegandosi sulle ginocchia per guardarlo negli occhi.

Draco abbassa lo sguardo, confermando un dettaglio colto di sfuggita. È ancora troppo stordito per reagire come si converrebbe, ma riesce comunque ad assumere un tono indignato. «Perché indossi le mie scarpe?»

Lei gli sorride. «Secondo mio padre per capire una persona bisogna mettersi nelle sue scarpe» racconta, convinta. «Volevo provare. Ho capito perché sei sempre così cupo e scontroso: le tue sono troppo serie e scomode!»

Draco aggrotta la fronte, offeso più dal fatto che la sconosciuta abbia definito scomode le sue pregiate calzature in cuoio che non dal suo semplice indossarle.

«Le mie scarpe vanno benissimo» protesta, guardandola torvo, «e io non sono affatto cupo».

«Oh, sì, ma non è solo colpa tua o delle scarpe» replica lei, con voce sognante. «Piaci molto ai gorgosprizzi, sai? Dovresti stare più attento».

«Sei tutta strana» sbotta lui, meno acido di quanto vorrebbe. Non riesce a inquadrarla; se almeno sapesse chi è.

«Non sei il primo a dirlo», commenta lei con un’alzata di spalle. «Mi chiamo Luna. Luna Lovegood» aggiunge poi, squadrandolo con curiosità. «E tu sei Draco Malfoy».

«Non funzionano così le presentazioni».

Luna sorride enigmatica. «Hai bisogno di aiuto per tornare?»

«No» risponde rapido, senza neanche provare prima ad alzarsi.

«Allora alla prossima, Draco Malfoy».

Toglie le scarpe e si incammina, scalza, lasciandolo a processare l’assurdo incontro appena avvenuto.

 

Sono passati mesi dalla battaglia. Sua madre l’ha convinto a tornare a Hogwarts, a concludere gli studi. A fingere di avere una vita normale.

Non pensa sia possibile. Sul treno nessuno gli rivolge la parola, gli studenti evitano il suo scompartimento – solo Zabini l’ha raggiunto; anche lui è tornato.

«Sei diverso» commenta Blaise, squadrandolo. «Quelle scarpe… non sono da Malfoy».

Quasi si strozza – sperava non si notasse. «Volevo un cambiamento» mormora, mantenendo un tono neutro.

Sono sulla carrozza quando li raggiunge una ragazza – Draco quasi non crede ai suoi occhi.

Luna Lovegood sorride sognante. «Mi piacciono le tue scarpe» afferma, sedendosi.

Draco ignora l’occhiata dubbiosa di Blaise – forse l’anno non andrà così male.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3936843