Sotto le foglie

di _Niente_Paura_
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Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi foglie piovere dal cielo, tante foglie rossastre ed arancioni si
staccavano dagli alberi e con dolcezza si lasciavano cadere fino ad adagiarsi a terra. Anch'io volevo essere una foglia, ed abbandonarmi al vento divenendo sempre più leggera.
Mi spostai vicino il tronco dell'albero, sfiorandolo con il palmo della mano. M'affacciai dall'altra e controllai se fosse venuto, ma ancora non v'era traccia di lui.
Mi sedetti e con molta pazienza lo aspettai, mentre per la prima volta sentii un forte calore sulle gote- Ero divenuta rossa esattamente come le foglie che cadevano sul pavimento erboso ed ora al di sopra di me.
Che stupida! Per qual motivo dovevo arrossire? In fondo stavo solo incontrando Zephyr, chi diavolo ama quell'idiota? E fu lì che sgranai gli occhi realizzando ciò che non volevo accettare. Io amavo quell'idiota. Proprio in quell'attimo lo vidi avvicinarsi e sentii il mio cuore implodere in un tripudio d'emozioni contrastanti.
Zephir s'avvicinava sempre più, la pelle di un blu scuro quasi lo faceva mimetizzare nel buio della sera, e di certo i lunghi capelli neri non erano d'aiuto.
L'osservai per bene, e quasi ebbi la sensazione di svenir da un momento all'altro, e lui accorgendosi di questo dettaglio se la rise di gusto
– Cosa ti prende adesso ? – feci una smorfia e mi voltai dall'altra parte, lui richiuse la bocca ma mantenne un dolce sorriso.
Si avvicinò placidamente a me, poi prese dolcemente i fianchi e mi schioccò un bacio in fronte. Un sorriso mi venne strappato dalle labbra, mentre timidamente alzavo gli occhi verso i suoi e quasi mi sciolsi nel vedere quello sguardo così indolcito. Timidamente e ricambiai il suo bacio, mentre le mie mani avvolgevano la sua schiena. Non m'ero mai innamorata, era tutto nuovo per me, ma provai a fidarmi e non mi pentii di tale scelta.
Le nostre mani si stringevano sempre più forti fino a far male, mentre il melo assisteva tacitamente a quella scena forse un po' troppo spinta.
Cercai la sua carne e provai a morderla, quasi a volerla mangiare, quasi a volermi fondere con lui e divenire cosa sola.
Mi spinse contro il suolo, ed io chiusi gli occhi lasciando che l'odore forte ed aspro del tiefling mi guidasse. Le mani strette, i visi che si cercavano incessantemente e le nostre labbra che si saggiavano l'un l'altra. Mi riempii i polmoni con il suo alito caldo, le orecchie con i suoi gemiti secchi e soffocati, e d'improvviso ebbi come la netta sensazione d'essere in paradiso.
Mi lasciai andare, distesi i muscoli dapprima contratti e mi abbandonai alle sue braccia, esattamente come una foglia che s'abbandona al vento prima di cadere a terra.




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