Aghi d'aqua

di JeanGenie
(/viewuser.php?uid=1188)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La pioggia su Tipoca City, d’estate, è un concerto fastidioso di aghi che cadono a ripetizione. L’urlo del vento e il suono delle onde si insinua subdolo e gli impedisce di dormire.

Boba Fett rimpiange l’inverno, quando le tempeste cantano come bombe che esplodono. 

Un Aiwha a volo radente sull’acqua sfiora la sua finestra con l’ampia ala destra. La sua mente di bambino perfetto calcola la velocità del vento, la percentuale di umidità e l’angolazione ottimale per finire l’animale con un singolo colpo.

Non ha armi con sé e non toccherebbe mai un Aiwha. Lama Su ne sarebbe dispiaciuto. Ma tenere la mente in esercizio è la prima regola. 

Boba Fett non si pone domande. Non si chiede se esistano altre opzioni. Sa solo che suo padre è fiero di lui. Lui esiste a quello scopo. Osserva le gocce sottili e taglienti che cadono sul trasparacciaio della finestra.

Sono tutte uguali, indistinguibili l’una dall’altra, esattamente come i cloni che affollano Tipoca City e hanno il suo stesso viso. Il viso di suo padre. Ma Boba non è come loro. Boba sorride al proprio riflesso.

Lui è un proiettile che attraversa la pioggia e taglia l’aria finché non ha colpito il bersaglio.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3939210