PICCOLA STELLA SENZA CIELO

di danyazzurra
(/viewuser.php?uid=111854)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Draco vide Rabastan trattenere il fiato e capì che aveva ragione.
“Mamma” ripetè stavolta a voce un po’ più alta e fece il giro del tavolo.
Stava guardando quegli occhi neri, ma era come se in realtà vedesse quelli azzurri della madre.
“Draco… che fai?”
La voce sorpresa di Teddy era solo un sottofondo per Draco mentre si inginocchiava davanti all’uomo e poggiava le mani sulle sue.
“Sei tu, vero?”
La sua voce era una preghiera. Non si chiese nemmeno se fosse stato il vero Rabastan come avrebbe reagito una volta passata la sorpresa perché lui era sicuro che non fosse Lestrange, ma che lì sotto si nascondesse Narcissa Malfoy.
Rabastan lo guardo per un secondo e nei suoi occhi Draco vide la lotta interna che stava vivendo.
Sembrava come se i suoi occhi volessero dire quello che la sua voce non riusciva a fare.
Lo vide mordersi il labbro fino a quando una goccia di sangue non scese da esso insieme alla prima lacrima e poi alla seconda infine annuì.
Draco sentì il suo cuore galleggiare come se fosse incerto su quale fosse la sua funzione in quel momento.
La sua mamma era scomparsa da vent’anni e l’aveva sempre avuta sotto il naso.
“Liberala” disse guardando Teddy che li stava ancora osservando a bocca aperta.
Draco sapeva che la scena dovesse avere qualcosa di comico vista dall’esterno.
Lui inginocchiato davanti ad un vecchio Mangiamorte che piangeva e le loro mani intrecciate le une con le altre.
“Io…” Teddy si sentiva momentaneamente senza parole.
Non era sicuro di aver capito tutto. Si sentiva stupido, ma gli sembrava tutto così impossibile.
“Liberala, Teddy” ripetè Draco “questo non è Rabastan Lestrange, questa è mia madre: Narcissa Malfoy”.
Teddy spalancò ancora di più gli occhi.
“Polisucco?” domandò senza neanche mettere più in dubbio le parole di Draco.
Era tutto troppo reale per farlo.
“Direi di sì” rispose Draco.
“Merlino, ma per tutti questi anni?” chiese ancora Teddy e Narcissa lo guardò per un attimo “sei uguale a mia sorella” gli disse “anche lei sarebbe rimasta stupita, non avrebbe mai pensato che avessi avuto la forza di reggere per vent’anni chiusa ad Azkaban”.
Teddy abbassò per un attimo gli occhi. L’accenno a sua nonna l’aveva colpito dritto al cuore.
Dopo aver perso Harry e Ginny, sua nonna era rimasta l’ultimo legame con la sua famiglia e quando era morta anche lei per Teddy era stato un colpo durissimo.
“Vorrei che lasciassi mia nonna fuori da questa storia” le disse soltanto e la vide annuire.
Era strano come, ora che sapevano la verità, Teddy potesse vedere oltre al viso reale.
Si chiese se fosse così anche per Draco, ma non ne ebbe più dubbi quando lo vide alzarsi e puntare due occhi pieni di lacrime su di lui.
“Dobbiamo portarla via”.
“Dobbiamo aspettare che riacquisti la sua identità”.
Draco scosse la testa, non avrebbe atteso un minuto di più.
Non avrebbe permesso che sua madre restasse ancora un solo secondo in quel buco puzzolente.
“Non se ne parla. E’ in pericolo a restare qua”.
“Lei è ancora Rabastan Lestrange, non posso portare via un criminale da Azkaban”.
“Lei è Narcissa Black e lo dimostrerà a chiu…”
“No” lo interruppe Narcissa.
Draco si voltò al suono della voce burbera di Lestrange, ma non sembrava disturbato nel pensare che appartenesse a sua madre.
Ormai era andato oltre.
“Io non me ne vado” sentenziò.
Draco rise sarcastico “è scioccata” si voltò verso Teddy “è chiaramente scioccata”.
“No, Draco, non lo sono” ribattè Narcissa “c’è un motivo per cui sono stata vent’anni in questo posto e non manderò tutto in malora adesso”.
Draco fece per ribattere ma Teddy lo anticipò “come hai fatto a prendere la pozione polisucco per tutti questi anni?” chiese.
Gli era venuto in mente solo in quel momento perché era stato troppo scioccato per pensarci prima, ma Narcissa aveva dovuto avere un aiuto molto vicino.
“Ogni giorno, poco prima di cena…”
“Poco prima di cena? Ma la polisucco dura…”
“Lo so, ma nessuno può vederti dentro la cella, giusto?”
Teddy si alzò in piedi di scatto “quindi chi ti ha accompagnato qua…”
Non attese neanche la risposta di Narcissa che si precipitò alla porta e la spalancò la porta, ma l’Auror era sparito.
“Lo sanno già” disse con urgenza e Narcissa spalancò gli occhi portandosi le manone di Rabastan alle labbra.
“Lucius” disse in un sussurro e Draco che stava ancora guardando Teddy si voltò di scatto verso di lei “che significa Lucius?”
Narcissa non riuscì più a controllarsi e le lacrime cominciarono a scendere nelle sue guance barbute, nello stesso istante la sua pelle cominciò a tendersi e contrarsi come un budino che sta per sciogliersi.
Draco si allontanò di un passo mentre sua madre gemeva e piano piano il suo volto cercava di tornare fuori.
“Come ci hanno sentito? Avevi imperturbato la stanza”.
Teddy scosse la testa “non lo so, forse hanno solo intuito e preferito non rischiare…”
“Salvatelo”.
Draco e Teddy si interruppero voltandosi di nuovo verso Narcissa e per un attimo Draco dovette fare i conti con quello che vedeva.
Sua madre aveva tutti i capelli bianchi, ma erano talmente sporchi e intrecciati che Draco si chiese per un attimo se fosse davvero lei.
Il suo viso era sciupato e segnato dal tempo e la sua bella pelle candida era ormai chiazzata dal freddo e dall’età.
Gli fece male vederla così. Sua madre aveva sempre avuto un’ossessione per la cura di se stessa.
Narcissa alzò una mano e la tese a Draco, la manica della maglia adesso troppo larga per lei si impigliò nelle manette “ti prego nasconditi” lo pregò poi si voltò verso Teddy che la stava ancora guardando scioccato “so di non essere nessuno per chiederti un favore, ma non so di chi fidarmi… salva Lucius, porta al sicuro Draco e avverti Scorpius e Bailey”.
Draco aggrottò le sopracciglia ancora troppo scioccato per parlare.
Non ci voleva un genio per capire che sua madre aveva appena elencato tutti i Malfoy ancora in vita.
“Cosa hai promesso?” chiese lentamente.
“Non ho promesso niente, Draco” rispose e prima che Draco potesse dire qualsiasi cosa aggiunse “ho fatto un voto infrangibile, ho barattato la mia libertà con la salvezza di tutti i Malfoy”.
Teddy aspirò l’aria rumorosamente e guardò Draco indeciso sul da farsi “vai” gli disse lui, ma Narcissa scosse la testa “non lasciare qua Draco, per favore”.
Teddy guardò Narcissa e poi Draco indeciso sul da farsi, ma lui scosse la testa “non la lascio sola e non abbiamo tempo” disse sbrigativo “avverti Scorpius, deve proteggere Bailey e non preoccuparti per me, andremo da Lucius e verremo via insieme”.
Teddy annuì “ti mando qualcuno di fidato” disse mentre con una formula apriva le manette di Narcissa.
Li guardò un’ultima volta e poi sparì.
Draco chiuse gli occhi e prese un respiro.
Avrebbe dovuto fare i conti con così tante cose, aveva odiato suo padre per vent’anni e invece lui era innocente, non aveva fatto niente a sua madre.
Aveva sempre detto la verità e lui era sempre stato cieco.
Scorpius aveva ragione, si era comportato come Bailey, si era fatto accecare dalla rabbia e dal risentimento.
Solo che Bailey era un bambino.
“Draco” la voce di sua madre lo riportò alla realtà e lui aprì gli occhi leggendo in quelli della madre la paura.
Annuì soltanto e le puntò la bacchetta contro. I suoi vestiti si restrinsero e si adattarono al corpo minuto di Narcissa.
“Sai dov’è la cella di Lucius?” domandò e Narcissa annuì.
Certo che lo sapeva, era lui che non ne era a conoscenza perché l’aveva abbandonato.
Era felice che per ordine di Potter i dissennatori non fossero più ad Azkaban o avrebbero trovato terreno fertile con lui in quel momento.
Il senso di colpa lo stava soffocando.
 
***
Sarah riprese conoscenza piano piano e subito la sua testa si riempì di informazioni e ricordi di quello che era successo poco prima.
Era stata sorpresa al limitare della foresta e presa ostaggio da una persona che le aveva immediatamente puntato la bacchetta alla gola.
Quando Harry l’aveva vista era fuggito per chiedere aiuto, ma quella persona l’aveva schiantato e quando lei approfittando della distrazione si era divincolata per fuggire l’aveva presa per il collo e aveva stretto fino a quando non aveva creduto di essere morta.
Ma non era morta.
Era legata ad un albero, ma le sembrava di essere ancora nella foresta proibita.
Nell’albero vicino a lei c’era Harry ugualmente legato e ancora svenuto o almeno sperava che fosse svenuto.
“Harry” chiamò, ma non emise alcun suono, quell’uomo l’aveva silenziata.
Si mosse cercando di liberarsi dalle corde, ma quando lo fece queste si strinsero ancora di più attorno al suo corpo muovendosi come se fossero vive.
Abbassò gli occhi per guardare meglio e vide che non era legata con la corda, bensì era stretta dai viscidi rami del tranello del diavolo.
La mente le andò subito alle avventure narrate di Harry Potter e ricordava che anche loro avevano affrontato quella pianta.
Hermione li aveva liberati, dovevano stare fermi e sarebbero stati rilasciati, ma non era così nel loro caso perché Harry era immobile eppure la pianta lo stringeva in una morsa ferrea.
“Non reagisce come un normale tranello del diavolo” disse una voce e dopo un secondo l’uomo a cui apparteneva si spostò fino a comparirle nella visuale.
Aveva il cappuccio ricalato come se non gli importasse che lo vedesse in viso e quello non doveva essere un buon segno.
Tutti i NewMan giocavano sulla segretezza, nessuno conosceva i loro volti proprio perché almeno nessuno sapeva se uno di loro era un tuo vicino, un tuo amico o addirittura un famigliare.
Quindi se quell’uomo non temeva di essere riconosciuto voleva dire che non aveva intenzione di farli sopravvivere.
Un brivido di paura le risalì lungo la schiena, ma cercò di scacciarlo via. Aveva bisogno di tutta la sua lucidità.
“E’ incantata” le spiegò e Sarah vide quegli occhi azzurri freddi come il ghiaccio che la guardavano con un ghigno sadico.
Fece per parlare, ma si ricordò di non avere voce e serrò le labbra indispettita.
“Mi chiamo Stephen” si presentò e Sarah chiuse gli occhi.
Le stava dicendo anche il nome. Non sapeva quale fosse il suo scopo, ma una volta utilizzati sarebbero sicuramente morti.
“Tu sei Sarah Paciock e lui…” rise “lui si chiama Harry Potter” rise di nuovo “sarà buffo uccidere di nuovo Harry Potter”.
Non sapeva se fosse stato per la minaccia di uccidere suo cugino o per la voce piena di entusiasmo con cui lo disse, ma i brividi si propagarono in tutto il corpo.
Una lacrima le scorse sulla guancia.
Aveva paura. Avrebbe voluto non averla.
Ricordava quando presero Bailey, ricordava quando le disse che il coraggio non era non aver paura, ma adesso ne aveva così tanta che non era sicura di essere stata smistata nella casa giusta.
“Che dolce” disse lui avanzando verso di lei fino ad accarezzarle una guancia “che piccola ragazzina dolce, perché piangi? Perché ho detto che il tuo amichetto morirà?”
Sarah mosse il viso per sfuggire alla sua mano, ma lui le afferrò il mento per riportare i suoi occhi a fissare i propri “tranquilla, se vuoi ucciderò prima te” la minacciò e Sarah in quel momento fu felice di avere la visione sfocata per colpa delle lacrime perché era sicura di non aver mai visto un volto più crudele.
Si allontanò lasciandola di scatto e Sarah si mosse di conseguenza e sentì il tranello del diavolo stringerla un po’ più forte.
“A dir la verità non ce l’ho con voi” confessò sedendosi a terra “volevo la piccola stronza, ma so che è in infermeria e voi mi siete praticamente finiti tra le braccia…”
Sarah avrebbe voluto chiedergli a chi si riferiva, ma non ne aveva la voce.
“Lui pensava che non lo sapessi, anni a leccargli il culo e poi…” s’interruppe picchiando un pugno sul terreno “chi si crede di essere per rovinare tutto”.
La sua voce era così piena di rabbia che Sarah temette li avrebbe uccisi immediatamente.
“Ma la pagherà” la guardò con un ghigno e Sarah distolse lo sguardo agitata.
Non voleva che si sentisse sfidato, un ragazzo con tutta quella rabbia dentro poteva farle del male per molto meno.
Vide Harry fare una smorfia di dolore e aprire gli occhi e istintivamente cercò di muoversi verso di lui, ma una nuova stretta della maledetta pianta le ricordò che non poteva.
“Ecco il piccolo Potter” affermò lui alzandosi di nuovo in piedi “mi stavo giusto annoiando…”
Sarah si morse l’interno della guancia più forte che poteva per smettere di piangere e guardare il cugino negli occhi.
Dovevano trovare una soluzione. Non potevano morire così.
Harry le lanciò un’occhiata confusa, ma non fece in tempo neanche a provare a parlargli che vide una luce raggiungerlo e il suo corpo cominciare ad essere travolto dal dolore.
Harry gridò delle urla senza suono e Sarah si accorse di non riuscire a smettere di guardarlo.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma più si muoveva e più quella maledetta pianta la soffocava.
“Sai, mi chiedo se resisteresti più o meno del giovane Malfoy”.
Sarah spalancò gli occhi. Ricordava che Harry gli aveva raccontato quanto Bailey fosse rimasto ferito con tre Cruciatus.
“Potremmo provare” disse alzando la bacchetta e mettendo fine a quella tortura.
Sarah vide Harry rilasciare la testa contro il suo petto e prendere grandi boccate d’aria.
“Oppure” aggiunse voltandosi verso di lei “ti offro una possibilità”.
Lei lo guardò in attesa, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare Harry da quel maledetto sadico.
“Mi porterai Eleonor Nott e io libererò questo piccolo giovane e innocente ragazzino”.
 
***
Lily entrò dentro il quartier generale degli auror aspettandosi di trovare confusione e agitazione e invece era quasi vuoto.
Aveva visto tante volte quell’ufficio sia quando era bambina e suo padre vi lavorava che quando da adulta vi era andata per James o Scorpius e, sempre, sempre, pullulava di gente.
C’erano Auror e sospettati, un grandi andirivieni di persone e invece ora sembrava essere stato svuotato.
Un paio di auror erano chini su una scrivania ed altri due in un angolo sembravano immersi in una fitta conversazione, uno era quasi mimetizzato dietro a una pila di fogli alta quasi quanto la scrivania dove erano poggiati.
“Tipico” commentò Nott alla sua destra, ma lei lo ignorò e si voltò verso Scorpius “dove sono tutti?”
Scorpius scosse la testa “non ne ho la più pallida idea” mormorò.
Sembrava a sua volta turbato. Erano state rare le volte in cui l’ufficio era così vuoto ed una delle volte era stato per l’attacco ad Hogsmade.
“C’è stato qualche attacco?” chiese con ansia e l’auror seduto sulla scrivania più vicina alzò la testa.
“Salve Malfoy” salutò “non che io sappia” rispose e scrollò le spalle “pare che stamani non si sia presentato nessuno”.
Scorpius strinse la mascella nervoso.
Che cosa stava succedendo? Che c’entrasse Whisper.
“Non possono essere tutti NewMan” disse ed era quasi un mormorio, ma Nott lo sentì “tu dici?” lo provocò.
Scorpius si voltò verso di lui con rabbia.
“Gli auror difendono le persone…”
“Non quando il loro capo…”
Lily sospirò e si frappose tra loro prima che la cosa degenerasse “ok, non abbiamo tempo… la sala interrogatori” ordinò a Scorpius e lui annuì.
Lily aveva ragione. Nonostante la voglia di togliere quel sorriso sghembo dal viso di Nott, non era quello il momento.
“Ne abbiamo quattro” affermò e cominciò a correre verso il corridoio.
Erano appena arrivati davanti alle quattro stanze quando qualcuno si schiantò letteralmente su Scorpius.
Entrambi caddero a terra e Lily vide che lo sconosciuto era Teddy.
“Teddy, ma che diavolo sta succedendo?” gli chiese mentre entrambi gli uomini si rialzavano.
Teddy guardò Lily con affetto prima di spostare gli occhi su Scorpius “Bailey dov’è?” chiese e Scorpius s’irrigidì immediatamente.
“Al castello” rispose e nello stesso istante parlò anche Lily “perché?” domandò.
“Abbiamo scoperto dov’è tua nonna e abbiamo scoperto che proteggeva voi…”
Lily si voltò verso Nott e lo vide assottigliare gli occhi. Forse quel passaggio mancava anche a lui.
“In che senso mia nonna?” chiese Scorpius scioccato “mia nonna è…”
“No, non lo è e se Bailey è al sicuro devi venire con me” si passò una mano tra i capelli azzurri e si guardò indietro quasi come se temesse che qualcuno gli potesse arrivare alle spalle.
“Ho lasciato tuo padre solo ed è in pericolo…”
Lily guardò Scorpius sembrava travolto dagli eventi, aveva i pugni chiusi e la mascella così stretta che sembrava un blocco di pietra.
Gli pose una mano sul pugno fino ad aprirla e la strinse intrecciando le dita alle proprie.
Scorpius si destò e abbassò lo sguardo su di lei.
“Vai” gli disse soltanto.
Lui scosse piano la testa “non ti lascio sola” e Lily sorrise “da quando in qua pensi che non sia in grado di cavarmela da sola?” lo sfidò e Scorpius strinse le labbra in una linea sottile poi annuì.
Sapeva che Lily si preparava da una vita per questo momento.
La baciò dolcemente sulle labbra “stai attenta” le sussurrò, poi si rialzò e guardò Nott “tradiscici e io…”
“Sì mi uccidi in maniera barbara… messaggio ricevuto” fece un cenno annoiato con la mano “e ora sparite” disse e Scorpius guardò un secondo Lily prima di seguire Teddy.
Lily sospirò. Quel bacio aveva avuto il sapore dell’addio.
Sperò di sbagliarsi e si ritrovò a combattere con la sensazione di nausea che le stringeva lo stomaco.
Alzò una mano “non dire niente” disse rivolta a Nott “guardiamo queste maledette stanze”.
Aprirono la prima e la trovarono vuota e così la seconda, la terza e persino la quarta.
Lily sbattè una mano contro la porta e si voltò verso Mike “tu conosci il modo di ragionare di Whisper… dove possono essere?” chiese.
Nott sospirò “vuoi sapere prima la buona notizia o la cattiva?” la sfidò con un luccichio negli occhi.
Lily indurì la mascella “devo risponderti?” chiese retorica e Mike alzò le spalle “immagino di no” replicò “ma la buona notizia è che probabilmente Gabrielle è viva, la cattiva è che, sempre probabilmente, l’ha portata dal Supremo”.
Lily sorrise “bene, due piccioni con una fava” commentò e Mike aggrottò le sopracciglia “tu e Scorpius avreste avuto bisogno di frequentare un po’ più di babbanologia ad Hogwarts”.
Nott la guardò come se Lily gli avesse appena offeso la mamma e lei sospirò “significa che mi ha solo fatto un favore, sarebbe stato la mia seconda tappa…”
“E come pensi di entrare, di grazia?” le chiese.
“Bè, sono con te, no?” domandò per contro “non sei il suo secondo in comando?”
“Che si è dato alla macchia da giorni…” replicò “il Supremo non è uno stupido” aggiunse.
“Per catturare Lily Potter” ribattè “ti sei dato alla macchia per catturare me” gli spiegò e vide un sorriso nascere sul volto di Nott “potrebbe funzionare” disse.
“Funzionerà e mentre andiamo studieremo un piano” fece per avviarsi, ma Mike la fermò per l’avambraccio “ti fidi di me?” le chiese “non hai paura che tutto faccia parte di un mio piano?”
Lily lo guardò negli occhi “non dopo aver visto come guardi Eleonor” gli rispose “è lo stesso sguardo di Scorpius, lo sguardo di chi vorrebbe poter ripartire da capo”.
Mike sentì l’irritazione invaderlo. Perché quella ragazza sapeva vedere così bene dentro le persone?
“Andiamo” disse soltanto.
 
***
 Sean arrivò a casa di Lily e si accorse che non gli faceva nessun effetto.
Nei giorni successivi al trasloco di Lily si era sentito più volte solo e frustrato e si era accorto che ogni volta che arrivava nei pressi di quella casa la sensazione si amplificava.
Anche per quello ad un certo punto aveva diradato le visite.
Invece adesso la morsa che sentiva allo stomaco ogni volta che pensava a Lily felice con un altro uomo si era allentata e quella casa non gli faceva alcun effetto.
E sapeva che il merito era solo di Simone.
Simone.
L’aveva sentita al telefono neanche mezz’ora prima e ancora riusciva a sentire la sua voce nelle sue orecchie.
Quella voce devastata, di chi ha perso tutto e sta soffrendo come non mai.
Suonò il campanello e quando vide la zia di Simone le riversò addosso tutte le sue informazioni prima ancora di aver varcato l’arco della porta.
Lei lo ascoltò attentamente poi si incamminò immediatamente verso casa.
“Non abbiamo tempo” le disse vedendo che lo conduceva verso il salotto.
Cosa voleva fare? Le diceva che sua nipote era prigioniera in qualche luogo che non conosceva e lei se la prendeva calma?
Lo portava in salotto, magari voleva offrirgli un thè con i pasticcini?
Si fermò di colpo. Non avrebbe aspettato oltre.
Voleva trovare Simone. Chissà magari lei si sbagliava, gli aveva detto di avvertire sua zia e non sua madre, ma magari era solo confusa.
L’aveva sentita così angosciata.
Di nuovo la sua voce gli riempì le orecchie e il cervello.
“Non entro in salotto… voglio trovare Simone”.
Fleur sorrise e lui per un attimo si chiese se fosse impazzita, poi aprì la porta e vide diverse persone all’interno del salotto.
Non le conosceva tutte, ma qualcuna ricordava di averla vista, tipo la donna riccia con lo sguardo intelligente o l’uomo alto e con i capelli rossi legati in una coda bassa.
“Mi ha detto di non parlare con sua madre”.
Vide Fleur chiudere gli occhi per un secondo, ma a parte quello non ebbe nessuna reazione.
“Non c’è” disse lapidaria “puoi fidarti di loro” lo rassicurò, poi guardò gli altri prima di tornare a guardare lui “ripetigli tutto e voi organizzate un incantesimo, io devo chiamare una persona”.
Fleur uscì dalla stanza e corse su per le scale si chinò davanti al camino. Le sembrava ancora così strano poter parlare con lei.
Ricordava ancora quando l’aveva vista due settimane prima.
 
Era sola in casa, come capitava spesso ultimamente.
Da quando i NewMan avevano nuovamente dichiarato guerra alla sua famiglia, ognuno era perso in mille impegni.
Camminava avanti e indietro in salotto aspettando di vedere tornare Victoire o Teddy quando il camino si accese per un attimo e poi si rispense.
Si fermò di scatto e lo guardò, che fosse un semplice guasto? Od era qualche giochetto dei NewMan? Non poteva rischiare che stessero cercando di abbattere le barriere doveva parlarne subito con Bill.
Si inginocchiò davanti al camino e questo si illuminò di nuovo e stavolta vide il volto che apparve.
Cadde indietro urlando per la sorpresa e la donna che era apparsa scomparve di nuovo.
Fleur cercò di calmare il suo cuore. Le sembrava che volesse esploderle nel petto.
Non poteva essere vero. Lei era morta.
Restò davanti al camino per tre ore e non riapparve nessuno.
Si era ormai convinta di essersela immaginata quando il giorno dopo il camino fece lo stesso giochetto.
Questa volta quando la vide cercò di ignorare il battito furioso nel suo petto.
Non voleva farla scappare di nuovo.
“Molly” disse in un sussurro “Merlino, Molly sei davvero tu?”
La donna annuì e Fleur sentì calde lacrime scorrerle lungo le guance.
“Ma come è possibile?”
Inizialmente Molly non rispose e Fleur si chiese se si sarebbe sconnessa di nuovo, poi invece parlò e le raccontò tutto.
Tutto senza tralasciare niente.
“E perché allora me lo dici oggi? Perché non hai continuato a nasconderti… non è ancora finita”.
Lei abbassò gli occhi per un attimo e poi li rialzò “per quello che mi ha detto Lily” rispose.
“Ho vissuto una finta vita per dodici anni, non sapendo niente del mondo esterno e avendo paura di tornare… ora basta, voglio aiutare, voglio tornare a vivere e riprendere in mano la mia vita…”
“Ma se ti trovano…”
“Mi ha chiamato Lily ieri… Ella sta male” sembrava aver difficoltà anche solo nel pronunciare quel nome “l’hanno trovata, l’hanno colpita… io restavo nascosta per lei… non mi importa di altro…”
“Ma chi è suo padre, Molly?”
“Non importa… l’ho dimenticato tanto tempo fa”.
Fleur annuì e si fece promettere di richiamarla il giorno dopo.
Per quella sera aveva la testa troppo confusa.
Molly viva e sua sorella un’assassina.
Si asciugò una lacrima. Come avrebbe potuto fare i conti con tutto questo?
Come poteva crederle?
 
Il volto di Molly le apparve davanti al viso e Fleur stirò le labbra in un tiepido sorriso.
“E’ il momento” le disse “ti aspetto”.
 
***
Draco si guardò intorno.
Non c’era nessuno.
I corridoi erano vuoti e le guardie assenti.
Possibile che, nonostante ormai camminassero da una decina di minuti, non avessero incontrato nessun auror?
Oltretutto anche l’interno delle celle davanti a cui passavano erano stranamente silenziose.
Draco si accorse di non essere tranquillo. Forse le minacce che gli aveva esposto sua madre lo stavano inquietando più di quanto avesse pensato.
Non doveva pensarci. Non sarebbe morto adesso, o almeno sperava dato che attaccarlo alle spalle in quel momento sarebbe stata una mossa geniale.
Gettò un’occhiata dietro di sé, ma non c’era nessuno.
Sentendosi paranoico osservò sua madre per concentrarsi su altro.
Aveva l’andatura claudicante, ma non l’aveva notato quando era entrata nella sala interrogatori, forse perché non avava degnato di una grande attenzione quello che per lui era solo un vecchio mangiamorte.
“Che cos’ha il tuo piede?” chiese Draco.
Narcissa si prese una mano con l’altra chiudendole a pugno sul ventre.
“Sto bene” affermò “ci siamo quasi” aggiunse e girò nel corridoio di sinistra.
“Io non posso crederci” non riuscì a fare a meno di dire “sai cosa ho provato pensandoti morta?”
Narcissa annuì pur senza voltarsi verso di lui “Lucius me l’ha detto, mi ha detto di tutto l’odio che vedeva nei tuoi occhi…”
“E non hai pensato di dirmelo, di mandarmi un messaggio anche criptato che avrei capito solo io”.
Narcissa si fermò di scatto girandosi verso Draco fissando i suoi occhi nei propri.
“Non potevo guardarti morire” gli disse e Draco quasi indietreggiò vedendo le lacrime nei suoi occhi “non potevo pensare che tu vivessi nella paura di perdere tuo figlio come è successo a me”.
Il cuore di Draco saltò un battito a pensare a quanto sua madre dovesse aver sofferto per lui negli anni della guerra magica.
Ricordava la testimonianza di Potter e di come lei avesse mentito al Signore Oscuro in persona pur di poterlo riabbracciare.
Si ritrovò ad annuire anche se ancora non era sicuro di aver capito del tutto la sua motivazione, ma ne avrebbero riparlato in un altro momento.
Narcissa annuì a sua volta e ricominciò a camminare.
“Mi dispiace” gli disse, ma Draco non rispose.
Capiva le motivazioni di sua madre, ma lui l’aveva pianta per vent’anni, aveva incolpato suo padre e lei era rimasta a guardare.
Non riusciva a fare a meno di essere arrabbiato con lei.
“Siamo arrivati” disse Narcissa fermandosi davanti ad una porta blindata con solo una feritoia nella parte superiore.
Draco tirò fuori la bacchetta e con un bombarda la divelse.
Appena il fumo si diradò però avrebbe voluto aver lasciato la porta chiusa.
Sentì sua madre urlare, ma non riuscì a voltarsi verso di lei.
I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal corpo di suo padre che penzolava dal soffitto.
Gli occhi chiusi, il collo piegato in una posizione innaturale.
Lucius Malfoy era morto.
 
COMMENTO: OK, ECCOCI QUA, PRIMA DI TUTTO VI DICO CHE NON HO LA PIU’ PALLIDA IDEA DELLE MODALITA’ DI SUICIDIO NEL MONDO DEI MAGHI PER CUI HO PRESUPPOSTO CHE L’IMPICCAGIONE POTESSE ESSERE UNA COSA CHE USAVA ANCHE DA LORO… POI ECCOCI QUA!! SPERO NON VI SIATE PERSI PERCHE’ CI SONO DIVERSE LINEE CHE SI SONO SEPARATE IN QUESTO MOMENTO, MA NON PREOCCUPATEVI SIGNIFICA CHE TUTTE LE FILA SI STANNO PER TIRARE : )) NON SO NEANCHE BENE COSA DIRE PERCHE’ SONO UN PO’ TUTTI NEI CASINI PER CUI LASCIO A VOI LA PAROLA : )) FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E RINGRAZIO DI CUORE CHI MI HA FATTO SAPERE NELLO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / LUISA21 / FEDELA WATSON E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3940573