ANNUNCIO IMPORTANTE E
CONCLUSIVO
Visto che penso sempre che sia importante comunicare queste cose
piuttosto che svanire nel nulla, annuncio che purtroppo la storia non
continuerà.
Senza dilungarmi troppo, dopo un lungo e tortuoso processo di
introspezione e graduale allontanamento nei confronti della saga ho
decisamente e in modo molto netto perso interesse nell'esplorare e
ampliare il mondo di Kingdom Hearts. Iniziai a scrivere quando ancora
la passione in me era forte, ma negli ultimi anni ideare i concetti e
scrivere i capitoli si stava rivelando più una sorta di
sfogo e piccola "vendetta" personale, e sebbene in piccole dosi questo
sia una buona fonte d'ispirazione alla lunga non è
più un buon modo per portare avanti una storia come l'avevo
ideata.
Riguardo After Story, seguirò un consiglio che mi hanno dato
parecchie persone e ri-adatterò tutto come storia personale
(la quarta riscrittura totale... evvai...) eliminando i contenuti
originali della saga. Non voglio smettere di scrivere, passione che mi
ha donato veramente tanto in questi anni.
A chiunque stesse seguendo porgo le mie scuse e il mio rammarico, e
ringrazio sentitamente tutti i commenti, i complimenti e anche solo
chiunque si fosse fermato a leggere anche solo un capitolo di una
qualsiasi delle mie fiction. Che abbiate deciso di dedicare parte del
vostro tempo per leggere qualcosa messo su da me, un nessuno inesperto,
significa davvero molto.
Arrivederci e grazie.
- Darkos
24) Viaggi
Erano passati numerosi giorni dalla conclusione delle missioni per i
giovani Cavalieri. Con la riorganizzazione delle forze
dell’Ordine a pieno regime e l’apparentemente
cessata attività dei Custodi Perduti, nessuno di loro fu
sorpreso nel vedersi riaffidare i soliti incarichi mondani. Ogni tanto
Paperino e Pippo li convocavano per qualche
“lezione”, ma si trattava giusto di brevi sessioni
di addestramento seguite da occhi vigili.
Kazeshi non ebbe problemi a riabbracciare l’ordinaria
monotonia, e scoprì che lo stesso valeva per gli altri:
persino Lutum, per quanto chiaramente ancora smanioso di crescere e
migliorare, sembrava avere un atteggiamento più maturo e
paziente del solito. Le lezioni speciali ed un assaggio del vero mondo
al di fuori dalle mura aveva temprato i loro caratteri e rinnovato la
loro fiducia che quanto facevano non era mai inutile o pensato solo per
tenerli occupati.
Dopo due giorni Mizumi si ripresentò al gruppo, sebbene
fosse meno vivace e molto più silenziosa che in passato.
Pian piano la sua natura prevalse sul trauma e tornò a
ridere e scherzare come suo solito, ma non aveva ancora riacquistato la
spavalderia che la contraddistingueva. Dal canto loro, Wanda e gli
altri non l’avevano interrogata al riguardo e la trattavano
normalmente, senza prestarle attenzioni speciali, cosa della quale
Kazeshi fu grato: sua sorella non avrebbe mai voluto ricevere la loro
commiserazione.
Ad un certo punto vennero a sapere dell’operazione di
epurazione dell’Heartless-squalo che infestava le acque dei
Caraibi. Un Moguri era volato a riferirglielo su ordine del Maestro
Riku, che era anche il Custode scelto per occuparsi della faccenda.
“Addirittura!” disse Lutum. “È
un nemico così tosto?”
“Considerato chi lo ha evocato e per quali scopi, sicuramente
non stiamo parlando di un Heartless comune.
Inoltre…” Axius fece per continuare, ma Mizumi lo
precedette.
“In più non penso che ai Caraibi ora la presenza
di Custodi sia ben accetta. Se c’è qualcuno che
può eliminare la minaccia in fretta senza ricevere grosse
rogne dai locali, è il Maestro Riku.” Mizumi
comprensibilmente si era fatta scura in volto parlando
dell’argomento, ma non era troppo scossa. Aveva messo in
conto che la faccenda dell’Heartless sarebbe stata affrontata
a breve e che lei avrebbe dovuto rimanerne informata, volente o
nolente. Forse lo scopo del messaggio di Riku era proprio rammentarle
ciò.
“Chissà come si combatte sott’acqua. A
noi non l’hanno ancora insegnato.”
Commentò Wanda, come al solito poco interessata a tutto il
resto.
Kazeshi ci pensò su. “Dev’essere
interessante. Particolare, quantomeno: è come stare in un
mondo con regole e gravità completamente diverse.”
Lutum mandò via il Moguri e si grattò il naso.
“Bah. Tutte le volte che ho sentito qualche Custode
esprimersi al riguardo, nessuno ne era particolarmente entusiasta. Pare
sia descritto come una gran rottura di scatole.”
I giorni diventarono settimane, e le settimane mesi. Il trentatreesimo
anno giunse al termine, e quello nuovo iniziò senza che vi
fosse alcun cambiamento nelle mansioni quotidiane. Il quintetto
prendeva il sole primaverile su una delle siepi nei giardini, riparati
alla vista di chi passava dabbasso. La loro missione giornaliera, una
visita al seguito di un Cavaliere più anziano in un Mondo
pacifico, era saltata a causa di una rivolta popolare nei confronti
dell’Ordine e loro non avevano l’esperienza e
l’autorità per occuparsene: avevano quindi
convenientemente deciso che erano affari che non li riguardavano
più, e che avevano dato il massimo per quella giornata.
“Queste rivolte sono sempre più frequenti.
Dà da pensare.”
“A te, Wanda? Questa sì che è bella. Se
inizi a preoccuparti tu, allora siamo davvero nei guai.”
“Però preoccuparsi ha senso, in fin dei
conti.” Disse Kazeshi.
“Ovvio che per te abbia senso,” lo
canzonò Mizumi. “L’ha detto
Wanda.”
“Dai, non è vero!” rispose lui. Kazeshi
arrossì e guardò di soppiatto verso Wanda, ma la
rossa come al solito quando si presentavano simili allusioni faceva
finta di non aver sentito, atteggiamento che lui non riusciva a
interpretare.
“Penso soltanto che se il malcontento è tale da
generarsi anche in uno dei Mondi più prossimi a
GranCastello, significa che la situazione potrebbe essere
più grave del previsto.”
Axius, che più che prendere il sole sostava nella poca ombra
concessa da una curvatura nella siepe, intervenne serafico:
“Non necessariamente, io ne ricavo
un’interpretazione diversa. Quando qualcosa di questo genere
accade nei Mondi più lontani, è molto probabile
sia a causa di influenze esterne, ma nel piccolo circolo di Mondi
affini all’Ordine, è abbastanza naturale si creino
gruppi di dissenso e ogni tanto qualche tafferuglio. È
più frequente di quanto possiate pensare.”
“È come dice Ax” sbadigliò
Lutum. “Siamo ragazzi di Radiant Garden, sappiamo come vanno
le cose lì. Non tutti sono pronti a prostrarsi e venerare i
Custodi.”
“Che strano.” Commentò Wanda, ma non
specificò cosa esattamente trovasse bizzarro.
Rimasero sdraiati lì per un po’, a fissare le
nuvole immersi nei propri pensieri. Ad un tratto, Kazeshi si mise in
posizione seduta (non poteva alzarsi in piedi, o li avrebbero scoperti)
e disse: “Penso sia arrivato il momento di fare qualcosa di
produttivo.”
La risposta della sorella non tardò ad arrivare.
“Ti pareva. Mi sembrava fin troppo strano che ti lasciassi
andare così facilmente all’ozio, specie durante
l’orario di lavoro.”
“Non avrai più tanta voglia di fare del sarcasmo,
una volta saputo cos’ho in mente” Kazeshi se li
guardò tutti, e dopo una breve pausa ad effetto
continuò: “Perché non una pura e
semplice prova di combattimento? Tra noi,
s’intende.”
A riconferma delle sue parole Mizumi restò basita come gli
altri. “Davvero? Vuoi combattere? Tu?”
“Non è che muoia dalla voglia, ma lo scontro
è un’eventualità alla quale non potremo
sempre sottrarci. Tanto vale trattarlo come un’ennesima
materia di studio, e prepararci al meglio.”
“Ma siamo cinque, un numero dispari.”
Obiettò Wanda.
“Forse ho la soluzione,” disse Lutum.
“Ax?”
“Passo, ma voi malmenatevi pure.”
“Perfetto, problema risolto.”
Dopo un lungo periodo di inattività Mizumi non doveva certo
farsi pregare per menare un po’ le mani, ma era pensierosa.
“Mh… ma non corriamo il rischio di cacciarci nei
guai?”
“Ti delizierà sapere che se si combatte nelle sale
adibite e si evita di provare seriamente a rompere le ossa a qualcuno,
nessuno ti porterà più nella Stanza. Potremmo
addirittura farla passare come attività sostitutiva alla
missione che avremmo dovuto svolgere!”
“Va bene professore, mi hai convinto. Un piano niente
male…”
“…che purtroppo mi vedo costretta a bocciare.
Quindi eravate qui, ragazzi.”
Da un’estremità della siepe comparvero un paio di
occhi blu mare contornati da un casco di capelli ramati.
“Mamma!”
“Maestra Kairi!”
“In persona. Non una brutta idea la tua Kaze, ma avreste
dovuto attuarla prima di decidere di piantare in asso i vostri
incarichi e venirvi a fare un bel riposino. I Moguri non sono istruiti
per fermarvi con la forza, ma non pensiate non prendono nota di tutto
quanto per poi riferirlo a chi di dovere.”
Kazeshi arrossì, ma Mizumi aveva capito dal tono che la
madre non era veramente arrabbiata con loro. “Come ci hai
trovati? Non dirmi che percepite anche intenzioni così
leggere come l’evitare il lavoro!”
“Tesoro, non dire mai che Custodi che evitano i propri doveri
sono un qualcosa di ‘leggero’, specialmente se la
Maestra Aqua è a portata d’orecchio. No, diciamo
soltanto che ho sempre avuto un sesto senso nel localizzare chi batte
la fiacca, e ho una certa esperienza in materia di posti in cui
nascondersi. Con vostro padre, noi… ehm, una storia per
un’altra volta. Ma non è solo per questo che devo
dirvi di posticipare il vostro scontro: siete stati
convocati.”
“Convocati? Dove?”
Kairi rivolse loro uno strano, enigmatico sorriso. “Alla
Torre Meridionale, al piano più alto. Meglio sbrigarsi: Yen
Sid è molto anziano, e non è bene farlo
aspettare.”
Se la Sala della Magia, nonostante il nome e gli effetti peculiari, era
più che altro un luogo di pratica per principianti, la Torre
Meridionale era dove la vera magia veniva studiata ed analizzata.
Salendo per i vari piani si potevano trovare veri e propri laboratori e
centri di studio che, usando metodi diversi, si prefiggevano lo stesso
obiettivo: tentare di catalogare quanto più fosse possibile
riguardo le arti arcane.
L’intera struttura era così pregna di etere che
non era stato possibile installare pannelli di teletrasporto, e salvo
capacità personali la lunga scalinata a chiocciola era
l’unico modo di spostarsi nella torre.
“Adoro.” Fece Mizumi.
“Cos- ah, i panelli. Un giorno dovrà pur passarti
questa tua fobia.”
“Fammi capire, Mizu: i Portali e le Gummiship sì,
ma i pannelli no?”
“Non mi piace la sensazione che danno…
è strana. Le mie gambe vanno benissimo per muovermi
all’interno del castello.”
“E se le tue gambe smettessero di funzionare cosa, passeresti
direttamente agli scivoli?”
Superarono una stanza dove vi era solo un enorme globo di ghiaccio e
numerosi maghi ad osservarlo silenziosamente, come fossero immersi in
una trance: Kazeshi e Axius riconobbero la famosa meditazione ascetica
che alcuni praticavano per avvicinarsi il più possibile ad
un dato elemento magico.
Non sapendo bene se fossero effettivamente in grado di udirli,
sussurrarono per non disturbare. “Incredibile… una
veglia di riflessione costante: si dice che una volta raggiunta la
comunione con l’elemento magico, bastino le energie del
medesimo a mantenerti in forze per il resto
dell’esercizio.”
Mizumi sbuffò piano. “Bah. A me sembra soltanto un
mettersi volutamente a digiuno per chissà quanto tempo
così che inizi a sentire le voci nella testa dalla
disperazione e ti autoconvinci che gli spiriti stanno comunicando con
te. E non parliamo nemmeno di quanto tutto questo rispedirebbe indietro
il tuo addestramento fisico.”
“Concordo che nemmeno io morirei dalla voglia. E mangiare
è importante.” Sentenziò Lutum. Wanda
aveva direttamente distolto lo sguardo e fissava fuori da una delle
finestre mentre continuavano a salire.
“Immagino che ogni mago o Custode abbia i propri metodi per
addestrarsi. Riesco a pensare anche a certi Maestri di nostra
conoscenza che non si sono certamente sottoposti ad un tale
rito.” Concedette Axius.
Giunsero finalmente all’ultimo piano, lo studio dello
stregone. Davanti alla porta chiusa trovarono uno zelante attendente,
più o meno sulla trentina, che distogliendo lo sguardo dalle
pagine di un libro li accolse col sorriso più artificiale e
di circostanza che potesse esibire, e indicò loro una panca
di legno addossata al muro.
“Attendete lì, prego. Verrete chiamati uno alla
volta.”
“Ma chiamati per cosa, di preciso? Mia madre non ci ha detto
niente.”
L’espressione dell’attendente si incrinò
lievemente: “Il Maestro Yen Sid ha i suoi motivi, e se non vi
sono ancora chiari è perché ve li
esporrà lui stesso a tempo debito… sempre se
riterrà necessario farlo, chiaramente. Potrebbe anche aver
deciso che non rivelarvi sempre tutto quanto possa essere un buon modo
di forgiare carattere,” concluse con tono sprezzante.
Mizumi non ebbe bisogno delle gomitate dei suoi amici: era ovvio il
tipo era un altro di quelli che li reputavano solo dei figli
d’arte e godeva nel provocarli, forse sperando addirittura di
revocare loro quello che Yen Sid aveva in mente qualora la situazione
fosse precipitata. La ragazza non raccolse la sfida e si sedette senza
dire altro.
Il segretario non nascose il suo disappunto, ma i minuti passavano ed
era tenuto a rispettare i suoi incarichi. Aprì la porta
dietro di sé e fece un cenno a Wanda: “Entra tu
per prima.”
La rossa salutò amichevolmente gli altri e passando disse
velocemente all’attendente: “Sai, Yen Sid non ama
essere chiamato ‘Maestro’.”
Chiuse la porta lasciando l’uomo esterrefatto e indispettito,
mentre Mizumi e gli altri ridacchiavano sotto i baffi. Questi
pensò se dire loro qualcosa, ma proprio in quel momento
Lutum scrocchiò le nocche e lo fissò con
un’espressione eloquente, quindi l’attendente
tornò bofonchiando sul suo libro.
I minuti passarono lentamente, e dalla pesante porta di legno non
trasparivano che dei vaghi sussurri: non vi era modo di anche solo
capire di cosa Wanda e Yen Sid stessero discutendo.
“Quindi entreremo uno alla volta? Magnifico, quindi qualunque
sia il tempo che ci impiegherà Wanda potrebbe protrarsi fino
a cinque volte tanto.”
“Sarà probabilmente peggio per l’ultimo
tra noi, che ad un certo punto si ritroverà da
solo.” Disse Axius.
Lutum lo guardò incuriosito. “Perché?
Wanda uscirà con tutta probabilità da dove
è entrata, nulla le vieta di rimanere e farci
compagnia.”
“Chiamala intuizione. Una chiacchierata a tu per tu con Yen
Sid non dev’essere qualcosa di superficiale, e potrebbe
portare a conseguenze anche immediate.”
Le sue parole si rivelarono veritiere. Quando Wanda finalmente
uscì, si limitò a sorridere loro e scendere le
scale: Kazeshi fu chiamato dopo di lei. Rimasero Axius, Mizumi e Lutum,
che non si ritrovavano da soli fin dalla loro illecita esplorazione. A
Mizumi sembrava avvenuta un sacco di tempo fa.
Lutum disse: “Non pensate che ci stiano chiamando in ordine
di buona condotta, vero?”
“Eh? Come ti è uscita questa?”
“Niente, pensavo… niente.”
“Secondo me l’unica cosa a cui devi pensare
è a rilassarti di più. Non hai un bersaglio
dipinto sulla schiena.”
Che Lutum avesse ragione o meno, fu Axius a dare il cambio a Kazeshi.
Mizumi scoccò uno sguardo interrogativo al fratello, ma lui
si limitò a scrollare la testa e mormorare “Ci
vediamo dopo” prima di prendere le scale. Mizumi e Lutum
sedevano sulla panca, e la prima iniziò a valutare se la
teoria di Lutum non avesse qualche fondamento.
“Nell’improbabile caso sia come dici
tu…”
“Mh?”
“Non conta come sconfitta se mi chiamano per
ultima.”
“Ah. Sì. Okay.”
Axius concluse il suo colloquio e l’indice
dell’attendente si mosse verso Lutum. Il ragazzo
inspirò a fondo e varcò la soglia quasi si stesse
immergendo in acqua ghiacciata. Axius guardò Mizumi, poi
guardò le scale, poi di nuovo Mizumi. Lei annuì e
lo lasciò andare: non si aspettava agisse diversamente, a
quel punto.
Rimase solo lei, senza contare la muta compagnia
dell’attendente ancora preso dal suo libro. Cercò
di non pensare troppo a cosa la aspettava, o si sarebbe fatta
influenzare dalle sue paure.
Uscì infine anche Lutum, e a giudicare
dall’aspetto non sembrava avesse ricevuto qualche terribile
notizia, anzi sembrava addirittura galvanizzato. Mizumi non attese
nemmeno di essere nominata e spinse la porta per entrare.
Lo studio era una saletta circolare piena zeppa di libri e pergamene
posti su degli scaffali, così tanti che l’unica
variante nel mobilio era una scrivania corredata di una sedia per lato.
Chino su di essa il vecchio stregone scrutava intensamente un foglio
con alcuni frettolosi scarabocchi sopra, forse gli appunti delle
precedenti interviste.
“Mizumi. Prego.”
La ragazza prese posto sulla sedia libera e Yen Sid smise di fissare il
foglio per concentrarsi su di lei, intrecciando le mani. Rimasero in
silenzio per qualche istante, poi l’anziano mago
incominciò:
“Ne sono successe di cose dal nostro ultimo
incontro.”
Il suo tono era gentile, senza però sminuire la
serietà degli avvenimenti passati. Mizumi sbuffò:
“Un eufemismo a dir poco. Temo di non essere troppo diversa
dal cadetto impertinente che avete redarguito nella Stan- alla camera
disciplinare.”
“Oh? Quindi non ritieni più di dover aggirare
regole e ammonimenti per ottenere la gloria che reputi ti spetti di
diritto? In tal caso il tuo sentirti uguale a come eri prima non fa
altro che dimostrare i progressi che hai fatto.”
Mizumi non capì bene se stava venendo davvero complimentata,
quindi decise di non controbattere e lasciar proseguire Yen Sid.
Interpretando correttamente il suo silenzio, questi disse:
“Sì, direi abbiamo altro di cui parlare. Confesso
che volevo prima sincerarmi che tu ti fossi ripresa, ma vedendoti non
penso di poterti confortare meglio di quanto abbiano già
fatto i tuoi amici e la tua famiglia. Vedrò di fornirti un
tipo di aiuto diverso.”
“E di certo non ha mandato a chiamare tutti noi solo per
discutere della mia… del mio fallimento in
missione.”
“Sì… e no. Vedi Mizumi, tu e i tuoi
compagni imparerete ben presto che tutto è collegato. Bada
bene, questo non deve diventare un pretesto per cercare un significato
o un messaggio segreto dietro ogni cosa, ma allo stesso tempo non devi
lasciare che un singolo evento significativo, positivo o negativo che
sia, diventi il centro di tutto facendoti dimenticare il
resto.”
Nonostante non insegnasse più di persona, Mizumi
constatò che possedeva ancora una propensione ai sermoni e
gli ammonimenti. L’ex-Maestro si lisciò la lunga
barba bianca prima di continuare.
“Il vostro Esame per diventare Cavalieri, concessovi per
riconoscimento delle vostre capacità e in alcuni casi per
amore e orgoglio genitoriale. All’epoca nessuno di noi
pensava ci potesse essere qualcosa dietro, ma i preparativi per la
vostra valutazione coincidono con quando l’Ordine ha iniziato
ad osservare attività sospette
nell’Oscurità. Vi abbiamo poi mandato in missione,
un modo per abituarvi gradualmente a muovervi nel mondo esterno e
stimolare la vostra crescita personale, e vi siete imbattuti in un
accolito di questa nuova congrega oscura: se non fosse stato per le
precauzioni di tuo padre, che vi ha messo Vanitas alle calcagna,
sareste potuti uscire molto male da quell’incontro.
“Dopo un simile evento, non siete praticamente mai rimasti
soli. Mentre il Consiglio indagava sul da farsi voi vi addestravate
sotto lo sguardo vigile di Paperino, Pippo o Topolino, in modo da
tenervi sotto controllo mentre vi impartivano insegnamenti utili per
difendervi. Non reputavamo ci fosse bisogno d’altro. E poi
siete andati nuovamente in missione. Missioni assai più
importanti, compiti di natura e pericolosità variabili. Ti
confesso, come ho d’altronde detto a Kazeshi e gli altri, che
stavamo testando le acque.”
“Testando le acque, signore?”
“Nemmeno alcuni Maestri lo ammetterebbero mai, ma nonostante
i nostri sforzi ed il potere che governiamo la nostra mancanza di
informazioni era lampante. Dovevamo capire meglio che cosa accadeva,
cosa spingeva il nostro nemico a colpire e quali forme poteva
assumere.”
In altre circostanze Mizumi sarebbe stata estasiata di ricevere
informazioni in maniera così esplicita, ma era stata colta
da una brutta sensazione. “In pratica eravamo
cavie?”
Yen Sid scosse la testa con fermezza. “No, non cavie: tuo
fratello e Lutum erano sotto la tutela di Ventus, Wanda e Axius avevano
la missione meno rischiosa ed in compagnia di Deisa, e stai certa che
nonostante le apparenze è più che in grado di
garantire la loro incolumità, e tu e Zane eravate seguiti da
un Cavaliere di grande competenza e con capacità adatte a
varie situazioni… o così pensavamo. Vi credevamo
al sicuro, ma è evidente ci sbagliavamo. Ti chiedo di
perdonarci.”
Il vecchio chinò il capo, e Mizumi capì che erano
scuse sincere e che si rammaricava davvero del triste esito.
“Va bene, dico davvero: non potevate prevederlo.”
Ma quegli ultimi scambi nella conversazione fecero riaffiorare nella
mente della ragazza alcune parole, provenienti da un volto che non
voleva ricordare: “…più
o meno chiunque ha la sua scorta di segreti e lo sanno grossomodo
tutti, ma bisogna mantenere un’illusione di reciproca
fiducia. […] Le alte sfere hanno fiducia che voi facciate
del vostro meglio, e le nuove leve si fidano della guida dei loro
superiori.”
Scacciò in fretta quei pensieri e domandò a Yen
Sid: “Ma continuo a non capire qual è il punto
allora. Sembrate suggerire che i nostri movimenti e quelli dei
traditori siano collegati? Che vadano dove andiamo noi?”
Questi si passò nuovamente una mano sulla barba mentre
formulava la risposta. “No, non un legame così
profondo: Axius e Wanda non hanno incontrato pericoli di sorta nella
loro escursione, e anche la presenza di Lutum e Kazeshi non sembrava
pianificata nell’insurrezione di Gerey. Ma il nemico
è astuto, è stato capace di leggere le nostre
mosse e intercettarci come pochi altri, e se ha realizzato sia la
vostra inesperienza sia il vostro legame di sangue con alcuni elementi
chiave dell’Ordine… beh, vi vedrebbe come
un’opportunità per infliggere ulteriore
sofferenza, e vi darebbe la caccia. E questo potrebbe essere un
problema.”
“Insomma, siamo l’anello debole
dell’Ordine.”
“Questo è ciò che vorrebbero indurti a
pensare. Che non hai posto. Che non hai valore. Che il tuo commettere
errori e avere debolezze è praticamente imperdonabile. Mi
pare qualcuno ti abbia apostrofato in modo simile,
quell’infausto giorno. Dimmi, ritieni che avesse
ragione?”
Ora Mizumi non poteva evitare di vedere il volto spettrale di Cyde -di
Osmer- volteggiarle davanti agli occhi, la bocca aperta in una risata
derisoria. Il suo corpo fu scosso da tremiti, ma si sorprese nello
scoprire che c’era una considerevole parte di rabbia e non di
paura, a provocare i sussulti.
“No,” mormorò, stringendo i pugni.
“Si sbagliava. E ha commesso un grave errore a
sottovalutarmi.”
Yen Sid annuì, sorridendo per la prima volta
dall’inizio della conversazione. “Noi la pensiamo
allo stesso modo. E adesso, arriviamo finalmente alla vera ragione
della tua presenza qui. Ti piacerebbe fare un viaggio?”
Non era la piega che Mizumi si aspettava prendesse il discorso.
“Come, signore?”
“Tutta questa discussione è avvenuta per cercare
di farti capire che GranCastello potrebbe non essere sempre il luogo
più sicuro, a meno di non volerti letteralmente incatenare
alla Prima Pietra della Luce senza muoverti di un passo. E anche senza
ricorrere a simili estremismi e offrendoti un ragionevole livello di
protezione, c’è un limite a quanto potresti
imparare rimanendo confinata qui: un Custode del Keyblade deve vedere
il mondo, conoscere le persone, accumulare esperienze di ogni tipo. Tuo
padre e gran parte del suo entourage sono partiti
all’avventura svariate volte per questo o quel motivo, e
forse è il momento di riesumare le vecchie pratiche. Bada
bene che non ti sto dicendo di fare una o due missioni, ma di
prefiggerti un obiettivo anche a lungo termine per ampliare i tuoi
orizzonti. Dimmi, c’è qualcosa che ti piacerebbe
fare? Una branca da approfondire, o qualcuno sotto cui
imparare?”
Mizumi si prese del tempo per riflettere. Era ovvio la stessa proposta
era stata fatta agli altri, ma decise di non chiedere a Yen Sid cosa
avessero scelto: non voleva farsi influenzare. Quella doveva essere la
sua idea, basata su ciò che lei sentiva di voler fare.
Pensò al suo primo addestramento, all’Accademia.
Pensò alle lezioni speciali seguite a GranCastello. Ai suoi
punti di forza e di debolezza, alla sua fobia degli Heartless. E agli
insuccessi della missione ai Caraibi dovuta alla sua inadeguatezza e
mancanza di giudizio.
“Signore.”
“Sì, dimmi.” Il mago era rimasto in
silenzio, senza metterle alcuna fretta.
“Ecco signore, io non penso di volermi specializzare in
qualcosa, lo vedrei più come un limitarmi. So bene che ci
sono qualità per le quali sono più portata, ma se
c’è una cosa che ho sempre voluto fare
è essere un Custode del Keyblade, con tutto ciò
che questo comporta. Pur tuttavia,” proseguì,
prendendo fiato, “mi rendo conto che più di ogni
altra cosa in me manca una sorta di… fermezza? Fermezza
nelle decisioni e nel comportamento, e quindi è su
ciò che vorrei concentrarmi.”
Ennesima lisciata di barba, mentre Yen Sid ponderava la richiesta.
“Un’esposizione concisa e dritta al punto, che
nasconde un desiderio assai ambizioso. Vuoi il potere. Vuoi la
saggezza. E vuoi l’abilità di sfruttare bene le
due. Molti sbufferebbero di fronte a ciò che hai esposto, ma
hai parlato con sincerità e quindi è in queste
parole che troveremo la risposta.”
Tacque di nuovo. Mizumi non poté evitare di paragonarsi
nuovamente agli altri e chiedersi se non era nello studio da molto
più tempo di loro.
“Dici bene nel trovarti insoddisfatta per non aver acquisito
certe caratteristiche, nonostante il tuo impegno
nell’addestramento sia noto a tutti. Forse i metodi che
usiamo qui non fanno per te. In tal caso, che ne diresti di visitare i
nostri distanti alleati? Ti piacerebbe visitare l’Emisfero
Orientale?”
“L’Emisfero Orientale! È…
effettivamente molto lontano.” riconobbe la ragazza.
“Sì, non riesco a immaginare che Sora e Kairi
prenderanno la notizia di buon grado, e in generale si tratta di un
cambiamento culturale non indifferente. Ma a te l’idea
interessa?”
Visitare la terra natale della Maestra Hokori, e di Wanda. Una landa
piena di formidabili guerrieri, con tradizioni e metodi ancora in parte
avvolti nel mistero… si vociferava che l’Emisfero
fosse in proporzione assai più vasto dei Mondi della
controparte occidentale. Solo voci, che lei avrebbe potuto constatare
di persona.
“Sì, direi che è esattamente
ciò che cercavo. La ringrazio, signore. Maestro.”
Mizumi ringraziò la saggia guida, che ricambiò
con un cenno del capo, e ottenuto congedo si diresse verso
l’uscita per comunicare la notizia agli altri.
“Nell’Emisfero Orientale?”
La famiglia era riunita a cena nei loro alloggi. Le lanterne realizzate
secondo lo stile delle Isole accentuavano l’atmosfera di
ritrovarsi ancora a casa, sensazione che Kairi aveva scoperto sarebbe
durata ancora per poco. “È un gran bel
viaggio.”
“Yen Sid dice che un’esperienza simile mi
farà crescere su tutti i fronti.”
“Beh, se ne sei convinta, non può farti che bene.
Ricorda di chiedere a Wanda tutto quello che pensi possa servirti
durante la tua permanenza lì.” Batté un
colpetto affettuoso sul braccio di Kazeshi. “E tu dove vai di
bello?”
Il ragazzo aveva lo stesso sguardo incredulo di quando era uscito dallo
studio, ma conoscendo la sua destinazione Mizumi non si sentiva di
biasimarlo.
“Nel Reame del Sogno.”
Probabilmente i loro genitori si aspettavano che la notizia di Mizumi
fosse il piatto forte della serata, ma si dovettero ricredere. Kairi
inarcò un sopracciglio sorpresa, e anche Sora smise di
divorare la pietanza sul suo piatto. Per un poco.
“Chiaramente seguirò i percorsi più
sicuri, dove il flusso del tempo è simile al
nostro” si giustificò Kazeshi.
“Avrò la compagnia di altri Custodi a guidarmi, in
modo da non commetter passi falsi e- ma non devo spiegare queste cose a
voi fra tutti.”
“Certamente. È solo che ci aspettavamo…
come dire… hai sempre voluto esplorare la natura, e non hai
mai avuto troppa simpatia per situazioni troppo fuori
dall’ordinario.”
Per un momento sembrò che Kazeshi condividesse i timori
della madre, ma poi disse con risolutezza: “È come
per Mizumi e gli altri. In questi casi è meglio uscire fuori
dalla propria area di conforto e mettersi alla prova. Ci
sarà tempo per dedicarci a cosa ci piace di più
in futuro.”
“Giusto, gli altri. Sapete che mete hanno scelto?”
chiese Sora.
“Lutum seguirà il Maestro Riku ai Campi
di Battaglia.” Mizumi ancora stentava a credere
all’incredibile fortuna sfacciata dell’amico.
“Se avessi saputo che tutto era sul tavolo delle discussioni,
avrei risposto in modo diverso assai.”
Kazeshi la rimbeccò: “Penso sia un bene allora che
Yen Sid ti abbia tenuto nascosto ciò, in modo da farti
rispondere onestamente. Secondo me stiamo andando tutti nel luogo
giusto.”
“Ma sul fronte di vere battaglie potrei imparare ad
affrontare meglio gli Heartless!”
“Oh, per piacere, gli Heartless li puoi affrontare ovunque.
È la compagnia che ti intriga… e non nascondo che
sono sollevato al pensiero che il Maestro Riku riuscirà a
svolgere i suoi incarichi senza la sua fan numero uno a seguirlo come
un’ombra.”
Pur divertita, Kairi evitò di far deragliare la discussione.
“Axius?”
“Fa una roba strana.” Disse Mizumi.
“Effettuerà il Cammino del Mistico”
rispose Kazeshi, facendo una smorfia rispetto la scelta di termini
della sorella. “Il peregrinaggio magico per eccellenza, dove
si visitano i principali luoghi di potere magico e si impara sul campo.
Dovresti conoscerlo, era materiale di studio
all’Accademia.”
“Pfft! Tu avrai pure studiato tutte quelle cose…
eeee anche io, ovviamente,” si corresse Mizumi, percependo
già lo sguardo della madre inasprirsi. “Ma rimane
un concetto che fatico a capire. Si viaggia di luogo in luogo
sì, ma sotto un severo itinerario e con rigide regole. Il
tutto in un costante studio monitorato da barbosi -in ogni senso-
maghi. Per me sarebbe una punizione più che
un’opportunità, ma a ciascuno il suo. Tu non
l’avrai fatto mica, vero papà?”
Sora finì di mangiare e intrecciò le mani dietro
la testa. “Io no… vostra madre nemmeno…
ehm, il fatto è che il Cammino del Mistico è
un’idea che è venuta in mente ad Aqua come prova
definitiva nell’unificare i vari tipi di magie e conoscenze
arcane disseminate nel cosmo, e anche lei nei giorni buoni ammette di
essersi lasciata prendere la mano e aver messo su una pratica
piuttosto… estrema. Ma ormai il progetto aveva ottenuto
popolarità fra piccoli gruppi di individui, e non era
più possibile smantellarlo o modificarlo.”
Kairi si voltò verso di lui: “Mi ricordo Vanitas
le disse… aspetta, come erano le parole esatte? Ah
sì: che era una tortura per fanatici mascherata da viaggio
di lavoro, e che Aqua era diventata la seconda donna più
sadica che conoscesse.”
Sora rise. “Se non ricordo male una volta Aqua
provò a convincere Riku a tentare e dare il buon esempio.
…non gli ho mai chiesto se infine l’avesse
fatto.”
“Per concludere, Wanda ha fatto richiesta di prestare
servizio a Radiant Garden.” Aggiunse Kazeshi.
“Oh, che dolce! Vorrà vedere il mondo dove
è cresciuto suo padre.”
“Un’altra richiesta strana. Che ci sarà
mai a Radiant Garden…”
“Mizu. Tua madre è di Radiant Garden.”
“Non ho detto non ci siano nate persone in gamba, ho detto
che il posto è una noia.”
“Non giudicare solo dalle apparenze. Ovviamente non
passerà tutto il tempo lì, se è
stazionata a Radiant Garden Wanda continuerà a ricevere
ordini e direttive da GranCastello… sarà
l’unica tra voi, a pensarci bene.”
Le chiacchiere in famiglia continuarono un altro po’,
finché Sora non mandò i figli a riposare in vista
dei preparativi per la loro partenza. Rimasti soli, moglie e marito
finirono di sparecchiare e si rilassarono sulla loro modesta veranda,
che dava sul resto della città. GranCastello non dormiva
mai, e le luci della cittadella sembravano eguagliare le stelle nel
cielo notturno. Eccetto i Distretti Ombra, ma il Gran Maestro
scacciò via il pensiero e sospirò.
Identificando la causa, Kairi disse: “Sarà dura
senza i ragazzi, iniziavo giusto a riabituarmi al chiasso. Non riesco a
credere sia già passato un anno.”
“E che anno. Pensavo che le adolescenze più
devastanti le avessimo vissute noi.”
“Le abbiamo
vissute noi. Riku ha ragione a dire che esageriamo nel volerli
proteggere costantemente: preoccuparsi è normale, ma a volte
sembra che ci dimentichiamo di quante ne abbiamo passate noi da
ragazzi. Ciò che abbiamo fatto noi loro sapranno fare anche
meglio.”
Sora annuì. “Hai reso questo concetto
abbondantemente chiaro quando hai proposto di mandarli in missioni
separate: la loro crescita e la capacità di Mizu di
riprendersi hanno sorpreso tutti. Ideare questi viaggi è
stato solo il passo successivo.”
“A proposito, Yen Sid ha contattato anche te finiti i
colloqui, vero?”
“Sì, sapevo delle scelte di Kaze e Mizu prima che
ce lo dicessero loro. L’Emisfero Orientale…
sarà una bella esperienza.”
Tacquero per un momento. Kairi riprese: “Sei preoccupato per
il futuro?”
“Chiaramente sono in ansia per tutti e due, ma come hai detto
è giusto dar loro fiducia.”
“Non è solo ai ragazzi che mi riferivo. Abbiamo
parlato spesso del precipitare della situazione in questi mesi, ma
sempre a delle riunioni e mai… a tu per tu. Sora…
è stato ingiusto da parte di Vanitas aggredirti in quel
modo, ma aveva ragione sull’identità dei
traditori. E questo significa che a tornare non è stato solo
Osmer, ma anche Ren. E Isa.”
Sora inspirò a fondo. “Da ragazzo pensavo che la
cosa più difficile fosse perdonare chi aveva sbagliato, o
convincerlo di ciò. Riku, Xehanort, gli altri Nessuno:
avevano i loro scopi e riuscivano a ferirti se lo volevano, ma sembrava
sempre così chiaro cosa andava fatto, nel bene o nel male.
Ma quando ho incrociato gli sguardi con Ren e gli altri, quando la
situazione era diventata irreparabile, e vi ho letto il loro
sdegno… ho compreso come ci si sentiva a stare
dall’altra parte. Essere traditi fa male, ma vedere le altre
persone sentirsi tradite da ciò che rappresenti è
mille volte peggio.”
Lei gli mise una mano sulla spalla per confortarlo. “Molte
persone non si fermano nemmeno a considerare l’effetto che
hanno sugli altri. Che tu lo percepisca in modo così acuto
ti fa onore.”
“Può darsi, ma renderà più
facile fare ciò che va fatto?”
Silenzio. Poi Kairi aggiunse: “Dubito sia possibile. Ma ci
faremo trovare pronti.”
Seguirono giornate frementi di preparativi, nervosismo e infinita
raccomandazione genitoriale. A fremere erano anche i ragazzi, di
trepidazione mista ad ansia.
“E allora! Siamo abituati a vedere posti nuovi e cambiare
luogo in cui viviamo, no? Piantatela con tutta questa indecisione, o
crederanno che abbiamo dei ripensamenti!” disse Lutum una
volta, mentre portava il suo Keyblade di legno dalla parete alla
valigia per la quarta volta quella mattina.
Perfino Wanda, che prendeva tutto come veniva e sembrava sempre pronta
all’avventura, era più silenziosa del solito. E
lei aveva letteralmente cambiato emisfero, pensò Mizumi.
Sarebbe successo così anche a lei?
“Ok cambiare luogo, ma qua stiamo letteralmente barattando il
luogo al quale tutti sapevamo saremmo finiti con
l’ignoto.” Razionalizzò Axius.
“Addirittura Kazeshi finirà dentro i sogni: non
nascondo una certa invidia, ma allo stesso tempo non so se sarei pronto
a gettarmici a capofitto.”
“Stai attento, Katsy.” Disse Wanda con aria solenne.
“Oh, io… sì, certo. Beh, qualunque cosa
incontrerò, probabilmente non mi sottoporrà alle
domande trabocchetto del Maestro Paperino, no?”
tentò di scherzare Kazeshi. La verità era che la
causa del loro disagio era dovuta soprattutto alla consapevolezza che
non si sarebbero rivisti per un bel pezzo, salvo casi eccezionali.
Quando l’aveva realizzato Mizumi ne era rimasta sorpresa:
sapeva che non vedere più il fratello sarebbe stata dura, ma
non aveva realizzato come anche Lutum, Wanda e perfino Axius fossero
diventati parte del suo mondo. Tutti lo avevano realizzato, ma nessuno
si prendeva il coraggio di dirlo apertamente ogni qualvolta si
incontravano. Anche quella volta il momento passò e i cinque
tornarono ai preparativi.
E venne infine il giorno della partenza. Alle piazzole adibite per
l’apertura dei portali si era radunata una piccola folla, con
le varie famiglie a salutare i rispettivi pargoli.
“Comportati bene. I Campi di Battaglia non sono una festa o
un torneo, non sfidare nessuno a duello. Sii d’aiuto al
Maestro Riku. Sii sempre vigile e attento a ciò che ti
circonda.”
Lutum annuiva meccanicamente senza protestare: sapeva che sua madre
aveva bisogno di sfogarsi in quel modo, e forse serviva anche a lui.
Quando Aqua ebbe finito si avvicinò Terra, che
però rimase a lungo in silenzio.
“Comportati bene.” Disse infine, poggiando una mano
sulla spalla del figlio con espressione seria. Lutum annuì
di nuovo, ma era chiaro dalla luce nei suoi occhi che vi era stata una
conversazione tra lui e il padre che andava oltre le parole espresse.
Naminé e Axius sostavano vicino al portale, e nemmeno
quell’occasione sembrava rompere la loro quieta
comunicazione. Oppure si erano già detti tutto quello che
dovevano la sera prima. Quasi a voler compensare ciò, Wanda
e Lea non facevano che abbracciarsi.
“Hokori ti aspetta dall’altra parte, mi auguro tu
sopravviva. E no, non mi riferisco al viaggio.” Disse questi
a Mizumi, dopo essersi separato dalla figlia.
“Salutami mamma!”
“Ehm, certamente.”
Anche Kairi e Sora terminarono i commiati coi figli. Il Gran Maestro
rimase ancora di fronte a loro, apparentemente temporeggiando mentre
cercava di dire qualcosa.
“Mi spiace di non avervi… se la
vostra…” incominciò goffamente. Si fece
forza, prese un bel respiro e disse: “Perdonatemi se non
tutto è andato come previsto.”
I gemelli si guardarono l’un l’altra, poi
restituirono gli sguardi al padre sorridendo.
“Non è stata colpa tua. O di nessun altro qui
presente, e di nessuno che- mi sto incartando. Tocca a te.”
“Come al solito.” Mizumi finse di sbuffare.
“Non ti preoccupare papà: sarei andata via
comunque, prima o poi. La vita quieta di castello non fa per me, e mi
è risultato abbastanza evidente voi non siete del parere che
debba essere meno
quieta. Le cose cambieranno quando sarò Gran Maestra, ma
fino ad allora delizierò i nostri vicini Orientali con la
mia presenza.”
Intervenne Lutum: “Ehi ehi, chi ti dice sarai tu Gran
Maestra?”
“Pfft. Perché mi piacerebbe vedere in carica
qualcuno con abbastanza sale in zucca da saper mandare avanti la
baracca.”
“Oh, non sapevo che tu mi volessi candidare così
disperatamente, ma farò del mio meglio Mizu.” Fece
Kazeshi.
“Magari invece toccherà a me, la prima ad aver
capitanato una squadra! Che dicono i miei sottoposti?”
domandò Wanda. Lutum, Kazeshi e Mizumi si scambiarono
sguardi atterriti.
“Guarda, se proprio dovesse toccare a te Kaze, non me ne
lamenterei.”
“E volendo ammortizzare i danni Mizumi non sarebbe poi
così male, in fin dei conti.”
“Tutto sommato Lutum potrebbe dare il meglio di
sé, se venisse ben consigliato.”
“Ehi! Che significano questi commenti?”
Axius dedicò ai quattro un ultimo sguardo vacuo di commiato,
poi guardò i Moguri che avevano azionato i portali da un bel
po’. “Penso sia ora di andare.”
I cinque salutarono per l’ennesima volta i genitori, poi si
radunarono direttamente davanti ai coni di luce. Sarebbero stati
lontani molto tempo, anni sicuramente, ciascuno occupato col proprio
regime di studio e addestramento, rifletterono Kazeshi e Mizumi. E
constatando quanto bene si erano trovati assieme dopo solo qualche
mese, la prospettiva di perdere o danneggiare ciò che
avevano ottenuto li spaventava.
Che Wanda condividesse quei pensieri o meno, si limitò a
sorridere e varcare il portale per Radiant Garden.
“Oh beh.” Fu tutto ciò che aggiunse
Axius, procedendo verso l’apertura che l’avrebbe
condotto alla sua prima tappa.
Lutum mise le mani sui fianchi, accigliato
dall’anti-conformismo dei suoi compagni come al solito.
“La spensieratezza di una che tanto rimarrà qui
-ah ma che dico, si comporterebbe così anche dovesse andare
nel Regno dell’Oscurità- e l’ermetismo
di Ax. Buona fortuna ai suoi esaminatori nel cavargli
qualcosa.” Si voltò verso i gemelli, e
sembrò voler dire qualcosa di specifico a Mizumi, ma poi in
una maniera che ricordava suo padre Terra si limitò a:
“In bocca al lupo ragazzi. Ci si rivede.” E prese
la via per i Campi di Battaglia, dove avrebbe trovato veri scontri e
avversità di ogni tipo ad attenderlo.
Kazeshi e Mizumi erano rimasti praticamente inseparabili sin dalla
nascita. Erano cresciuti assieme sulle Isole, avevano studiato
all’Accademia, si erano avventurati nel loro inizio di
carriera da Custodi a GranCastello. E per la prima volta avrebbero
affrontato il successivo cambiamento radicale di stile di vita da soli.
C’erano stati momenti in cui avevano anelato ad ottenere
più individualità, ma non si aspettavano sarebbe
venuta sul serio e non così all’improvviso.
Formulare quello che stavano provando era assai più
difficile che salutare amici o parenti.
“Mizu?”
“Mh?”
“Fa’ vedere i sorci verdi a tutti i Custodi
laggiù.”
“Mi stai dando un compito arduo: loro hanno conosciuto Wanda.
…e tu, vedi di perdere la testa per ogni
assurdità vedrai lì nei sogni. Voglio tante foto
al tuo ritorno.”
Fratello e sorella si abbracciarono, e senza guardarsi indietro si
immersero nella luce accecante dei portali.
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