Svegliati

di Jean Valjean
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“Svegliati.”

La prima volta è dolce.

Mi illudo delle tue buone intenzioni.

 

“Svegliati.”

Sembra tu voglia giocare.

Annuisco ad occhi chiusi

lasciando vagare il tuo tocco.

Ti concedo tale privilegio.

 

“Svegliati.”

Lo sai che non dormo.

Le tue stesse dita

mi hanno svegliato.

Le vorrei più potenti,

ma, come sempre,

mi tocchi allo scopo

di accontentare te stesso.

 

“Svegliati.”

Ancora insisti.

Sei assillante. Irritante.

Cerco di isolare la voce,

la ovatto lontano,

mi concentro sulla mia pelle.

Non mi accontenti.

Fai solo ciò che ti aggrada.

 

“Svegliati.”

Basta! Non te ne accorgi?

Non sei capace di cogliere l'attimo,

di percepire la poesia del momento.

Che tu la poesia nemmeno la capisci

e lasci le mie potenzialità inespresse.

 

“Svegliati.”

Apro gli occhi.

Mi hai rotto i coglioni.

Comprendo che, anche oggi,

è subdolo il tuo gioco.

Mi hai portato a tal punto

in cerca di un casus belli

da protrarre tutta la mattina.

 

Vattene.

Concluderò sola il mio orgasmo,

non me lo hai voluto concedere,

ma sai? Sono molti gli uomini al mondo.

Svegliati.

 





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