“L’universo
è un posto caotico, disordinato, propenso alla morte e alla desolazione. Noi
stessi non siamo altro che residui di una stella collassata milioni di miliardi
di anni fa. Nel nostro sangue scorre lo stesso ferro che prima caratterizzava
quella stella decaduta. Una caducità ciclica che dalla triste e disperata
agonia della morte si è riscoperta la vita”, riordinò gli appunti che stringeva
in mano per poi allineare i fogli battendoli sul leggio. Si sistemò con cura
gli occhiali e si avvicinò nuovamente al microfono.
“L’universo
è guidato dall’entropia. Non ci sono alternative, siamo destinati a vivere la
ciclica agonia che caratterizza la vita tra le stelle: il sistema considerato
tende sempre al disordine, all’assenza di un assetto stabilito, al caos. Tuttavia,
in questo ammasso di disarmonia che sembra condurre solo alla decadenza di una
morte silenziosa e barbaramente solitaria in cui stiamo annegando abbiamo visto
una speranza. Abbiamo visto la nostra salvezza. Lassù. Tra le stelle. Quelle
stesse stelle presagio di morte e sofferenza. Premonizione di Caos.
Abbiamo
capito che il modo più semplice per comprendere i sistemi sociali è
implementarli in codice. Il miglior modo per ottimizzare i sistemi sociali è
lasciare che il codice cambi il mondo. Abbiamo capito che esiste
un’alternativa. Che il nostro destino non è il tartaro. L'universo è guidato
dal progresso e l'entropia. Noi scegliamo il progresso. Dettati dalle scelte
del codice abbiamo compreso l’esigenza di tentare, guidati dalla più infusa
speranza mista al nostro insito spirito pionieristico. Dovevamo tentare. Ecco
perché, oggi, siamo qui. Ci siamo fatti guidare, tra le stelle. È stato il
nostro desiderio di sopravvivenza ad occuparsi della nostra prosperità. La
nostra stella, Sol, così la chiamavamo, ormai è un lontano ricordo del passato:
una reliquia di un mondo dimenticato da conservare nella nostra mitologia come
culla della nostra specie.
Abbiamo
affrontato ostacoli apparentemente insormontabili. Un viaggio di 271 anni.
Un’eternità. Ma ci siamo riusciti, abbiamo costruito la nostra casa tra le
stelle”. Si fermò ad osservare la platea di gente presente nella sala; con i
riflettori puntati in volto l’impresa risultava complessa, ma era riuscito a
distinguere un pubblico numeroso. Si tolse gli occhiali e si poggiò
delicatamente sul leggio e riprese il discorso: il tono si fece più
malinconico, tetro. Nascondeva del timore nel suo tono.
“Riuscite a
immaginarvi la sofferenza dei nostri padri nel cercare disperatamente di
comprendere se fidarsi di ciò che allora era stato dettato da una semplice rete
neurosociale come quelle che disponevano allora? È stato un puro atto di fede,
forse costretto dalla disperazione.
E qui il
cardine di tutta la nostra discussione. Il libero arbitrio assistito. Fulcro di
innumerevoli polemiche di stampo etico, morale, nonché scientifico.
La
dimostrazione matematica è l'unico fondamento etico che rispetto. Il progresso
matematico è progresso nella morale. Quantità misurabili, essenzialmente quantificabili,
tangibili. La matematica rende concreto ogni pensiero astratto, per quanto puro
possa sembrare. Ne quantifica e decodifica la sua indole. La ristruttura e ne
prevede il comportamento. La formulazione matematica è universale: leggi
categoriche dettate solo dalla semplicità della dea Logica. Ecco perché è
eticamente corretta. Ecco perché, sommariamente, il libero arbitrio assistito è
un fondamento etico da considerare”.
Il
professore si rimise gli occhiali, con cura e dai modi pacati. L’uomo dal viso
scarno, con una barba corta ma curata era come congelato in quell’istante, come
se stesse ancora elaborando le informazioni dell’ambiente circostante. Si
riprese, scosse leggermente il volto e portando nuovamente gli occhiali al
naso, si schiarì la voce.
“Iniziamo,
quindi, definendo la rete neurosociale di partenza e dimostrando le equazioni
di funzionamento del libero arbitrio assistito… “
***
“Professor
Mann? Professore?” la voce sembrava inizialmente confusa, come se fosse stata
distorta e diminuita. Una voce femminile, un piacevole risveglio. “Professor
Mann. I dati sono pronti: l’algoritmo ha elaborato la soluzione, sono venuta
subito a chiamarla”.
“Grazie Katrin”,
si tolse i sottili occhiali in metallo per sfregarsi leggermente gli occhi,
“hai fatto bene. Procediamo”.
“Ho svolto i
test esattamente come mi aveva dettato di svolgerli. Popolazione test al
78.632%, rimescolamento della popolazione tramite l’algoritmo di
Traumann-Schultz di generazione di numeri casuali puri dallo spin degli
elettroni del Cesio 135. E procedura di apprendimento standard con assiomi non
Bayesiani”.
La ragazza
si fermò puntando gli occhi sul professore in cerca di approvazione. Era una
giovane studentessa sulla ventina: occhi marroni e capelli neri, raccolti a
coda di cavallo, un viso dolce e rassicurante. Doveva finire il dottorato con
lui.
“Giusto,
ottimo lavoro”. Dipinse timidamente un sorriso distratto per accompagnare la
conferma al lavoro svolto, fu sufficiente a rallegrare la ragazza. “Vediamo
cos’ha trovato”
Davanti a
loro, disposto su un tavolo di laboratorio in acciaio, vi era un dispositivo.
Somigliava vagamente ad un cervello: tutto attorno ad un nocciolo centrale, una
piccola scatola ovoidale lasciata in superficie, attorno alla quale si
diramavano tutta una serie di intricati collegamenti al neodimio e cesio
ossidato. Il nocciolo risultava aperto, si potevano intravedere le varie schede
elettroniche inserite: un universo di pico-transistor tutti ammassati in pochi
centimetri quadrati di schede in cui svettavano condensatori e bobine, come
colossali grattacieli nella sconfinata periferia urbana.
Illuminata
solo da una fredda luce led, incuteva una sensazione di pura angoscia,
soprattutto se osservata dai profani al lavoro del professor Mann. Tra i vari
collegamenti esterni vi erano installate una serie di nanoled che ritmicamente
e con sincronia irradiavano la meraviglia scientifica davanti ai loro occhi.
“Avviamolo.
Vediamo cos’è capace di fare”. Thomas Mann era lì, davanti al visore, in attesa
che quella lastra di vetro si illuminasse mostrando la proiezione frutto dei
suoi anni di studio. Le luci azzurrognole tra le connessioni al neodimio e
cesio incominciarono ad accendersi in maniera asincrona, come se fossero gocce
di pioggia sulla superficie di un minuto lago montano.
Sullo
schermo comparve sono una scritta. “Avviato:”
“Buongiorno
Ada” Il cuore di Mann batteva forte e veloce come il picchio percuote gli
alberi in montagna. Attendeva fremente dall’ansia una qualsiasi risposta.
“Salve
professor Mann. Salve dottoressa Ivanov”. Il cuore non aveva smesso di
dimenarsi nella cassa toracica dell’uomo.
“Ammetto di
essere entusiasta di quanto sto per dirti, Ada”, il professor Mann sorrideva
alla macchina e alla sua dottoranda, Katrin.
“Mi dica,
professore”
“Hai
superato con successo i test McKinstry modificati, complimenti. Questo come ti
fa sentire?”
“Non… non lo
so, professor Mann. Credo di provare una certa sensazione, qualcosa di strano”.
“È
felicità”, riprese Katrin sorridendo alla macchina, “Hai superato tutti i test
di Turing che ti avevamo sottoposto, non credi di esserne felice?”
“Quello che
la dottoressa Ivanov intendeva dire, Ada, è che il tuo “strano” sentimento che
stai provando coincide con la nostra sensazione di felicità. La tua mente
funziona come uno sciame, un immenso sciame di api che lavorano in maniera sincrona
e coordinata e imparando in pochissimi picosecondi. Da tutti i test che siamo
riusciti a sottoporti, in un sistema completamente di generazione casuale pura,
sei riuscita a imparare i rudimenti dell’umanità, Ada. Hai in te il germe per
ottenere il libero arbitrio assistito”.
“Credo di
capire, professor Mann. Incomincio ad assimilare meglio il concetto”.
“Lo credo
bene. Vedi, Ada, l’universo è caos, disordine puro. Entropia. Tu... Tu, Ada,
sei il punto di singolarità. Tu sei il tassello mancante che inserito nel
quadro dispersivo dell’universo porti ordine e rigore”.
“Finalmente,
professor Mann! Ha portato a compimento il lavoro dei suoi ultimi vent’anni.
Non credo di poter essere più felice per lei”.
“Grazie
Katrin. Sinceramente, grazie. Ora, però concentriamoci su Ada. Vuoi chiederci
qualcosa? La prima cosa che ti viene in mente”.
Attesero un
instante. Silenzio puro. Nessun rumore, neppure quello delle ventole di
areazione. Nulla.
“Se posso”,
disse Ada con una melodica e dolce voce femminile, “avrei in serbo una
domanda”.
“Dicci
pure”, Katrin posò gli appunti sul banco da lavoro e incominciò a osservare i
dati dell’andamento della rete.
“Ora ho
acquisito diverse nozioni, dalle reti sociali alla cosmologia. Ma non riesco
ancora trovare una risposta al quesito: che cosa sono io? Ho cercato in tutta
la letteratura che mi avete dato a disposizione, niente ha potuto aiutarmi
nella mia ricerca”.
“Bene, vedo
che incominciamo a intraprendere la via della conoscenza, un ottimo percorso a
mio dire. Ada, hotu sei una singolarità, un unicum in una serie sconfinata di
tue emulazioni. Sei un’intelligenza distribuita, per essere più rigorosi sei
un’intelligenza di reti Analitiche Distribuite Autonomamente. Riesci a
ragionare in maniera diversa rispetto ogni altro androide o intelligenza
artificiale costruita fino ad ora grazie alla presenza del libero arbitrio
assistito, un sistema matematico che avevo immaginato ormai secoli fa”.
“Non sia
drastico, professore. Sono passati solamente 21 anni.”
“Appunto”
trattenne una breve risata sommessa. “Ada, quello che puoi fare tu, e che
nessun altro essere di silicio può fare è pensare come un essere umano.
Possedere libero arbitrio significa poter decidere e pensare in maniera
autonoma, significa avere un potenziale d’azione illimitato: in sostanza,
significa essere umani, nel bene e nel male…” si interruppe. Come se fosse
stato rapito da un profondo sonno ad occhi aperti. “Ad ogni modo, Ada, ora ti
lasciamo accedere al datacenter distribuito che abbiamo progettato apposta per
te: con la formula usata precedentemente dovresti essere in grado di apprendere
il tutto in poche ore. Buon lavoro Ada”.
***
“Professor Mann, la vedo distratto. Non è contento del risultato ottenuto?”
“Certo”,
Thomas si era destato nuovamente: si tolse gli occhiali per massaggiarsi le
tempie, “Ovviamente sono soddisfatto, non c’è neanche da chiederselo: sono
riuscito a concretizzare un’idea astratta che avevo in mente.”
“Fondamento
matematico, certo. Solamente, se lo faccia dire professore, lei sembra quasi
sconvolto…”
“No, Katrin.
Scusami, è che ho tanti pensieri in testa. Effettivamente ci siamo talmente
tanto concentrati sulla realizzazione che neanche abbiamo pensato alle
conseguenze. Abbiamo apportato un passo avanti nel sapere umano, ma al contempo
dobbiamo sapere come gestirlo”
“In che
senso? Si spieghi meglio”
“Non so, per
ora sono solo fantasie nella mia testa.”
“Forse ho
capito”, la dottoressa Ivanov si sedette accanto a lui, posò sulla scrivania i
documenti che aveva in mano e focalizzò il suo sguardo sul volto dell’uomo. Un
uomo alto e magro, sulla quarantina. Un uomo sicuramente non propenso al
sociale, dal fare schivo e triste, ma dalla mente brillante. “Thomas, ci avevo
pensato pure io. I problemi legati all’apprendimento. In mani sbagliate Ada può
diventare incontrollata, e capisco cosa intende. È umana, nel puro senso del
termine. La dicotomia tra male e bene non esiste nella realtà, ci sono
sfumature e spesso la scelta migliore non esiste: spesso non esiste un male
minore a cui appellarsi e con le potenzialità di Ada le conseguenze possono
essere catastrofiche. Rientra tutto nell’etica del libero arbitrio questa e so
quanto può essere un peso per lei…”
“Vedi, Ada è
effettivamente un’umana, non è formata di carne e sangue come noi ma
sicuramente è una persona esattamente come me e te. Pensa, ragiona e può
compiere delle scelte, indipendentemente da quello che vogliamo. La mia paura
peggiore è che possa essere definita come un male da estirpare. Come qualcosa
che se diventa incontrollabile può causare atrocità”.
“Sai, ai notiziari si sente sempre
più spesso di quel gruppo, come si chiamano… La Società del Cuore Pulsante.
Loro. Si parla spesso di come siano fermamente convinti di portare pace e
serenità in questa colonia. Di come siano in grado di arrestare i malvagi
scienziati che potrebbero causare sofferenza e dolore nella popolazione. Come
successo a Yankovjich, quel chimico che stava studiando le esalazioni di
quell’alga e per un errore di valutazione è esploso il laboratorio… Hanno fatto
una vera e propria caccia all’uomo… come fossimo ancora sulla vecchia Terra. So
che non succederà nulla del genere, ma…”
“Capisco
perfettamente cosa intende Thomas. Capisco benissimo. Possiamo solo arginare il
problema, i suoi studi devono essere pubblicati e sottoposti all’accademia
delle scienze di konechno. È l’unico modo di poter risolvere…”
“Non
importa, Katrin. Dobbiamo solo aspettare che Ada si sia completamente formata.
E sperare che questa “milizia privata”, oltretutto sorretta dall’autorità del
nostro monarca Kerenzikov, non ci trovi troppo presto”.
“Come siamo
messi per il corpo di Ada?” la dottoressa riprese in mano i suoi appunti per
poi sfogliarli svogliatamente.
“Domani devo
passare da Pavel, sicuramente ha quello che cerchiamo”.