La giusta decisione

di NotAdele_
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Capitolo 10

 

Uscita

 

Arrivò a casa di Lucrezia leggermente in ritardo, a causa della pioggia che aveva deciso di cadere, non amava guidare, specialmente nelle situazioni pericolose, e quindi rallentò molto la velocità, mettendoci una ventina di minuti in più per eseguire il tragitto.

 

Nonostante questo quando si presentò in casa erano ancora tutti sparsi per il salone, vide Lu impegnata con Marcello e le lanciò un cenno di saluto che venne presto ricambiato da entrambi.

 

Era un tizio strano, ma lei si portava i libri in discoteca, quindi davvero non poteva permettersi di giudicare.

 

Individuò Davide e gli andò incontro, salutò velocemente gli altri ragazzi presenti e successivamente entrambi si diressero fuori sul terrazzino per parlare.

 

La casa di Lucrezia era più piccola e meno maestosa rispetto alla villa di Andrea, ma era molto bella e dotata di un balconcino per ogni stanza, il che dava un effetto molto vintage.

 

Si maledì per aver tolto il cappotto verde indossato, il freddo autunnale iniziava a farsi sentire.

 

-Come prima cosa, lascia che mi scusi per come mi sono comportato con te, sei fantastica e non te lo meritavi.- Il biondo aveva attaccato subito, prima di darle il tempo di pensare alle parole che aveva preparato per lui.

 

-Sai Davide, credo davvero che tu sia dispiaciuto, e questo mi fa piacere, perché mi conferma che sei una brava persona.- Fece una pausa, stava per dire qualcosa che avrebbe distrutto l‘espressione speranzosa del ragazzo, e voleva illudersi ancora per qualche istante di poter essere amata.

Sospirò pesantemente e continuò il discorso che aveva preparato.

 

-Tuttavia, sarebbe difficile per me passare sopra a questa questione se la vedessi come tua ragazza, sarebbe un rapporto iniziato con una bugia, e privo di fiducia, una relazione tossica.- Il ragazzo fece per parlare ma lei lo fermò con la mano, aveva bisogno di finire prima che lui le riempisse la testa di belle parole.

 

-Sai, ci sono tante cose che non vanno nella mia vita, ed essere intrappolata in qualcosa che mi fa soffrire non è un’aggiunta che voglio. D’altro canto ad un amico un colpo di testa si può perdonare. Ti chiedo di rimanere buoni amici, gettarci tutta questa storia alle spalle e vivere tanti bei momenti insieme, inclusa questa serata, impegniamoci a non trasformarla in una guerra, Lucrezia non lo merita.-

 

Aveva parlato velocemente ma era stata chiara, impassibile e non fraintendibile, il ragazzo l’aveva ascoltata in silenzio, e verso la fine le aveva sorriso apertamente.

 

-Sai Anna, a volte penso che tu sia troppo buona per questo mondo, mi sarei aspettato i peggiori insulti, ma quello che hai detto è perfetto, posso solo ringraziarti, so di aver perso la mia occasione, anche se potevamo essere una bella coppia.- Le fece l’occhiolino facendola ridacchiare.

 

-Ma ti prometto che sarò un ottimo amico.- Sembrava sincero, e ne era felice, forse alla fine della giornata, lei era destinata a questo, buone amicizie, qualche uscita e quattro mura solitarie che la aspettavano.

 

I due giovani si strinsero la mano e lui la invitò a rientrare in casa.

 

Dopo aver aggiornato Lucrezia, decise di non monopolizzare la sua attenzione.

 

Fece il giro del salone salutando qualche volto noto, e si imbattè in Andrea, sembrava soddisfatto mentre le si avvicinava con due drink in mano.

 

-Allora Nana sei ancora qui! Dillo che iniziamo a diventarti simpatici! Tieni prendi.-

 

Le passò il bicchiere che lei accettò alzando gli occhi al cielo con un’espressione tragicomica.

 

-Io non bevo, lo sai benissimo.- Lo disse più per abitudine che per speranza che capisse il significato della frase, non era un tipino molto arrendevole lui.

 

-Prima o poi potresti anche cambiare idea, tentar non nuoce mia cara, nel dubbio tienilo, magari ti verrà sete!-

 

Le fece l’occhiolino e si incamminò verso qualcuno che dall’altra parte della sala gli aveva fatto un cenno.

 

Anna si chiese perché si ostinasse tanto con quella storia, scosse la testa come per eliminare il pensiero dal cervello, tanto probabilmente non lo avrebbe mai saputo, e si diresse verso la cucina, per sbarazzarsi di qualsiasi cosa ci fosse nel suo drink.

 

Quando arrivò nella stanza, dopo aver sbagliato per tre volte, sentì alleggiare nella camera una puzza nota, qualcuno stava fumando.

 

Se c’era una cosa che detestava più di ogni altra era il tabacco bruciato, le dava letteralmente la nausea, tossì leggermente infastidita, la fonte di quel fetore aveva la testa fuori dalla finestra accanto al lavello.

 

Il ragazzo si girò velocemente tenendo la mano con la sigaretta fuori, era Ettore.

Buttò via la sigaretta, probabilmente ormai finita, e si girò verso di lei.

Anna pensò di andare via per non impregnarsi di quel brutto odore, ma gli doveva un ringraziamento.

 

-Andrea ci ha riprovato? E’ tenace.- Ridacchiò indicandole il bicchiere che aveva in mano, si avvicinò e le chiese il permesso di prenderlo, lei annuì e lui se lo portò alle labbra bevendone un sorso.

 

-Beh ti era andata bene, è leggero.- Da quando era così socievole? Di solito per tirargli una parola di bocca bisognava costringerlo.

Decise di non perdere altro tempo e di dirgli ciò che doveva, quell’odore era ovunque e voleva solo dileguarsi, probabilmente la sua faccia disgustata parlava fin troppo, perché il moro aveva un’espressione strana, come se si fosse ricordato qualcosa.

 

-Io dovrei dirti ehm…- Tossì, appena aveva aperto bocca il sapore amarognolo le era arrivato dritto in gola.

 

-Ti fa schifo la puzza, è vero! Non ci avevo pensato, vieni.- Le prese una mano e si diressero fuori dalla casa, affrontarono una rampa di scale e si ritrovarono nel parcheggio, illuminato dai vari lampioni.

Si era fatta trascinare, c’era un freddo secco, ancora peggio che sul terrazzino riparato dal leggero vento, rabbrividì,  quella sera c’era un clima di quelli che rovinavano una pelle di porcellana come la sua.

 

Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una chiave e fece illuminare i fari di una macchina nera, una specie di suv, lei non se ne intendeva molto, ma risultava familiare.

 

Le aprì la portiera facendole un cenno, poi una volta richiusa si mise dal lato del guidatore ed accese il riscaldamento.

 

Le aveva davvero aperto la porta della macchina? Pensava succedesse solo nei film, era perplessa, tanto per cambiare.

 

-Dimmi tutto.- Si stava crogiolando nel fatto di avere ragione, era quasi irritante.

 

-Io ti ringrazio per l’avvertimento e qualsiasi cosa tu abbia fatto con Facebook per farmi avere la notifica, mi hai risparmiato problemi e sofferenze inutili.-

 

Era sincera, quindi non dovette pesare molto le parole, mentre il tepore si diffondeva nella macchina continuava a chiedersi perché le risultasse così familiare.

 

Era forse un modello visto in un film?

 

-Sono felice di averti aiutato, però sai, mi piacerebbe una ricompensa.- 

 

Una ricompensa? Voleva tipo dei soldi, un regalo? Era confusa ma prima di poter dire altro venne interrotta, evidentemente lo faceva di proposito.

 

-Concedimi un’uscita, noi due da soli.-





Note: Bentrornati! Oggi un capitolo abbastanza ricco di avvenimenti! Fatemi sapere cosa e pensate e grazie di cuore per essere passati!!!





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