Cerini

di Gaia Bessie
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Cerini
 
Anche io ho imparato a fondo l’arte di attendere, – ma soltanto di attendere me stesso.
(F. Nietzsche – Così parlò Zarathustra)
 
 
«Pensi davvero che potrò attenderti per sempre?».
Perché Theo è mancanza irrespirabile, solitamente.
«Mi basta un altro secondo».
Ma, il più delle volte, Theo è nient’altro che attesa.
 
 
Blaise non è fatto per il tempo e il tempo non è fatto per lui: o, più precisamente, non è fatto per il fluire di esso, per lo sporco consumarsi delle ore e l’insensato ticchettare dei secondi.
Theo, nel tempo, ci sguazza, gli unge i capelli come olio e li rende luminosi – o forse, riflette Blaise, è proprio Theodore a brillare di luce propria. D’altronde è spigoloso come una stella – e pare non averne mai abbastanza.
Prolunga ogni attimo per sempre, come potrebbe odiarlo più di così?
 
 
Luci spente, sapore di sale e sudore sulla pelle: chi dei due sta piangendo?
«Non per sempre» sussurra Theodore, sfiorandogli l’anima nuda. «Quando avrò piantato Daphne, allora…».
«Per sempre, quindi» constata Blaise, atono. «Ho già le mie attese, Theo, non posso tollerare anche le tue».
Forse non piangono, ma c’è qualcosa che lacrima sangue, nudo e disperato, dentro di loro.
 
 
Theo non è fatto per gli addii o gli addii non sono fatti per lui, perché a quel punto quelle lacrime diventano inevitabilmente le sue.
Blaise dice addio a sé stesso ogni mattina, da quando lo conosce, perché si ritrova dopo un’estenuante attesa e si ritrova stanco di attendere anche lui – ma continua a farlo.
L’ama abbastanza da sopportare tutto questo, si dice, ma come può durare per sempre?
 
 
«Mi stai dicendo addio, Blaise?».
Theo ha la voce rotta e sfregiata, sfilacciata, dal pianto.
Lui e Blaise sono un legame cieco, sordo e persino muto, che negli anni s’è consumato fino a divenire l’ennesimo filo di carta che accende inutili cerini.
Blaise va a fuoco, ma non glielo dirà mai.
«Ti sto dicendo di aspettarmi, quando avrai lasciato Daphne tornerò».
«Addio, allora» mormora Theodore, chinando il capo.
Quel giorno, Theo diventa per sempre mancanza.


Qualche doverosa spiegazione: non ne ho. Non scherzo, non ne ho, sono impazzita e basta: io non scrivo mai slash in HP, ma oggi mi sentivo in vena e sono partita, aiutata dalla traccia del "Gioco di scrittura", Slash 6 (Blaise) e quindi bon, ecco qui il frutto dei miei deliri.
Aggiungo solo una noticina sul titolo: è dovuto al bruciare di cui parlo nella storia, letteralmente come cerini.

La smetto, mi rendo ridicola e basta.
Grazie per avermi letta
Gaia




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