sayo1
Angolo Autrice:
Desidero fare una piccola intro iniziale: Questa storia presenta temi
delicati, quindi se siete sensibili allo sviluppo (grave) di malattie
degenerative vi sconsiglio la lettura.
Ho provato a non limitare questa HanahakiAU ad una storia sul "mal
d'amore", ho cercato di dare un percoso "medico" alla malattia
perché volevo che anche la parte fisica e concreta avesse la sua
importanza. Poi ho cercato di rendere la morbosità dell'amore
divenuto Hanahaki nelle introspezioni dedicate a Taemin ed il suo amore
per Jongin...non voglio definirlo un amore "non sano" ma di certo ho
provato a rappresentare un amore che fa ammalare....spero di essersi
riuscita.
La storia è stata ispirata dalla musicalità di "Sayonara
Hitori" e " Flame of love" di Taemin quindi vi cosiglio di
ascoltarle come playlist durante la lettura.
Blyth
Capitolo 1
Le radiografie parlavano già da sole.
Il Glicine aveva oramai completamente messo radici nei suoi polmoni
soffocando lui e i fiori di Giacinto che tossiva da mesi insieme a
piccole macchie di sangue.
Eppure fu solo alle parole ovvie del dottore che il mondo di Taemin
crollò per davvero, facendo diventare tutto improvvisamente
reale.
- Signor Lee, la situazione è molto più grave del
previsto.- disse guardando con occhio critico prima i fogli delle
lastre sulla lavagna luminosa e poi lui - Se non operiamo in tempi
brevi...beh lo sa meglio di me. E' un discorso che avevamo già
affrontato mesi fa.-
- Non possiamo continuare con la terapia?- mormorò Taemin, dopo
la visita era difficile parlare, la gola irritata dagli strumenti di
controllo gli bruciava e non faceva che aumentare lo stimolo a tossire
rischiando di causare una crisi di tosse.
Il dottore scosse la testa - No, oramai sono ridotte ad un pagliativo.
Se la sua situazione non dovesse risolversi in modo naturale nei
prossimi mesi l'operazione è l'ultima chance per salvarla.- si
chinò sulla scrivania, lasciando che quelle parole facessero
presa sul ragazzo emaciato davanti a lui, poi guardandolo dritto negli
occhi, più come un padre che come medico, aggiunse -Un
sentimento, per quanto caro non può valere una vita.-
Aveva ragione, Taemin lo sapeva bene, dopotutto anche sua madre che
piangeva da mesi continuava a ripeterglielo. Eppure il solo pensiero di
operarsi e perdere anche ogni ricordo di lui, del sentimento che
provava per lui, gli toglieva il fiato anche più dei fiori che
impestavano i suoi polmoni malati.
Abbassò la testa annuendo - Lo so bene dottor Cho.-
- Se per lei è troppo difficile affrontarlo da solo posso
passarle il numero di un ottima psicologa, specializzata nel
trattamento di pazienti con Hanahaki. Potrebbe aiutarla ad affrontare
tutto il processo pre-operatorio.- aggiunse afferrando un biglietto da
visita da un piccolo contenitore accanto al suo computer.
Taemin accettò il cartoncino con sui i dati della dottoressa con
un piccolo inchino di ringraziamento - Lo prenderò in
considerazione, grazie infinite.- era sincero, o almeno sperava di
esserlo.
Il dottore gli sorrise - So che può essere una scelta difficile,
ma sono sicuro che ne usciremo vincitori.- voleva essere una frase
incoraggiante, Taemin ne era sicuro, ma non poteva davvero credergli.
La sua era una situazione da cui non riusciva a vedere il podio di vittoria ma solo una miserabile sconfitta.
***
La metropolitana non era molto piena in quell'orario e Taemin ne era
grato, già l'aria chiusa e vizziata del mezzo gli rendeva
difficile la respirazione, il pensiero di dover anche cercare di
rimanere in equilibrio o essere schiacciato tra decine di altre persone
lo soffocava.
Ma con la metà dei sedili vuoti poteva passare il viaggio
comodamente seduto, mentre lasciava che due bambini curiosi lo
fissassero mentre la madre guardava il cellulare.
Erano piuttosto piccoli, non più di sei o sette anni, e lo
guardavano con quella curiosità innocente che era solo dei
bambini, forse si stavano chiedendo come mai quel signore davanti a
loro avesse dei segni neri sotto gli occhi, o le braccia così
magre da sembrare uno scheletro. Ecco qualcosa che non ti diceva mai
nessuno, tutti parlavano di come l'Hanahaki ti soffocasse petalo dopo
petalo, ma non di come ti togliesse il sonno e l'appetito.
Non era solo per il dolore della gola ferita dalla tosse continua, era
un malessere che ti penetrava nell'anima, che ti toglie ogni forza.
"L'amore che diventa malattia" aveva letto su un post Kakao che la
definiva così, e proprio come una cotta appena nata che ti fa
dimenticare la fame perché occupa la mente con il pensiero
dell'amore, così anche l'Hananaki ti toglieva il pensiero del
cibo, la voglia di nutrirti.
Taemin iniziavaa pensare che più che ucciderti ti obbligava a
lasciarti morire, impestando la tua mente e non solo il tuo apparato
respiratorio.
Come a dargli ragione un moto di tosse violenta interruppe quel flusso
di pensieri tristi e contorti, obbligandolo a piegarsi su se stesso
mentre tossiva con una violenza tale da sentire male al petto.
Una mano andò istintivamente a coprire la bocca mentre l'altra
cercava di recuperare un fazzoletto dalla tasca, con poco successo.
Questa volta la tosse era troppo forte, tanto da obbligarlo a portare
anche l'altra mano al viso per evitare di far scappare qualche petalo
azzurro.
Fu una mano gentile a porgli un fazzoletto di tela, posandolo
direttamente sopra le sue mani mentre pian piano un'altra mano gli
massaggiava la schiena squassata da sussulti. Taemin alzò il
viso per trovarsi accanto una donna anziana, appena salita alla
fermata, che gli sorrideva gentile.
- Fatti aiutare, ragazzo.- gli disse mentre lo aiutava a togliere le
mani insanguinate dalla bocca e sostiuirle con il fazzoletto, fu un
gesto lento e dolce, l'anzia non fece smorfie e non emise un singolo
suono di disapprovazione mentre si premurava di raccogliere i petali
senza farne cadere nemmeno uno.
Taemin sostiuì le mani alle sue, premendo il fazzoletto ricamato sulla bocca mentre dava gli ultimi colpi di tosse.
La donna prese posto sul sedile al suo fianco, i bambini che lo
fissavano dai posti davanti si erano spostati di diversi posti insieme
alla madre e non lo guardavano più.
- Stai meglio ora? Non ti affaticare a parlare, un cenno andrà bene.- gli disse l'anziana dai capelli argentati.
Taemin annuì, poi finì di pulirsi la bocca dal sangue.
Guardò il fazzoletto oramai completamente sporco rovinato
e sospirò pesantemente -Mi spiace, l'ho rovinato.-
sussurrò con un filo di voce,stando attento a non sforzarsi.
La donna lo liquidò con un cenno della mano -Non fa nulla, puoi tenerlo a me non serve.-
Il giovane si inchinò lievemente per ringraziarla prima di
tornare a fissare il piccolo pezzo di stoffa macchiato di sangue.
Taemin sospirò rientrando nel proprio piccolo apartamento e
chiudendosi sancamente la porta alle spalle, teneva ancora chiuso in un
pugno il fazzoletto che quell'anziana di cui non conosceva nemmeno il
nome gli aveva regalato.
Adam ed Eve gli corsero subito in contro scodinzolando e abbaiando
gioiosi, si piegò sulle ginocchia per accarezzarli entrambi, non
impiortava quanto brutta potesse essere stata la sua giornata, rivedere
le sue piccole pesti lo metteva sempre di buon umore.
Anche se quel giorno, dopo quella notizia, non poteva che domandarsi
cosa ne sarebbe stato di loro se non avesse trovato il coraggio di
operarsi.
Tutti i suoi amici avevano già degli animali, chiedergli di
tenere anche le sue due piccole palle di pelo sarebbe stato troppo; sua
madre? Era troppo anziana per occuparsi di due cagnolini energici.
Già, sua madre, la donna che lo aveva cresciuto con le sue sole
forze...cosa ne sarebbe stato di lei? Chi l'avrebbe abbracciata al suo
funerale? Chi l'avebbe sorretta? Kimbum? Jonhyun? O forse proprio
Jongin? Quello sarebbe stato proprio un brutto scherzo del destino, e
non poi così divertente.
Sospirò di nuovo mettendo da mangiare ai suoi cuccioli cercando con tutte le forze di respirare normalmente.
Adam ed Eve continuavano a strusciarsi sulle sue gambe e saltellare,
felici di riaverlo a casa dopo una lunga giornata passati da soli.
Taemin quasi non ricordava più come fosse la sua vita prima che
Jongin glieli portasse a casa, erano due fagottini infreddoliti e
malaticci.
Il suo migliore amico li aveva trovati mentre tornava da un viaggio di
lavoro, aveva visto una busta muoversi sul ciglio della strada e si era
fermato. Per gli altri non c'era già più nulla da fare ma
Jongin era riuscito a salvare almeno quei due fratellini, e da chi
poteva portarli se non da lui?
"Loro sono soli, tu sei solo" aveva detto cercando di convicerlo a
prenderli, lui aveva una vita troppo frenetica per potersene occupare,
non era mai a casa con il lavoro che aveva all'epoca e Taemin aveva
ceduto alla faccia da cucciolo.
Non quella dei cagnolini ma proprio la sua che gli chiedeva di
occuparsene così da poterli vedere quando voleva anche se non
poteva tenerli.
Taemin aveva pensato che poi non sarebbe stato così male avere
compagnia in casa ed era vero, non si era mai pentito di aver detto
sì.
Nemmeno ora che gli ricordavano ogni giorno di Jongin. Loro restavano
il motivo per cui la mattina riusciva ancora ad alzarsi e sorridere,
almeno aveva smesso di svegliarsi da solo in una casa vuota.
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