A
passo rapido, mi dirigo verso la mia camera, la testa bassa.
Con
un cenno brusco, liquido Okane.
L’odore
del cibo da lei preparato, di solito buonissimo, mi da’ la
nausea.
Il
mio stomaco, in questo momento, è stretto in una morsa
d’acciaio.
E
non posso permettermi nessuna debolezza.
Il
generale Balbas, che io ho sempre giudicato stupido, è
riuscito a portarmi in una strada senza via d’uscita.
Ha
minacciato di uccidere Reiko, se io non gli porto la testa di Kazuya.
Entro
nella mia camera e mi distendo sul letto. Ho bisogno di quiete.
Devo
riflettere e cercare una soluzione.
Qui
è in pericolo la vita di una ragazza indifesa, per quanto
frivola e superficiale.
Mi
alzo e, per alcuni istanti, percorro la stanza a grandi passi. Reiko,
perché sei tornata qui?
Con
quali pretese sei venuta a portare scompiglio nella mia vita?
Pensi
che tutto ti sia dovuto, stupida bambina viziata?
Dovrei
lasciarti e morire e tutelare la vita del mio amico Kazuya.
Lui,
a volte, è ingenuo e idealista, ma ha il coraggio di esporsi e
di rischiare la sua vita in questa guerra.
Tu,
invece, pretendi che il mondo giri attorno a te e ai tuoi sciocchi
capricci da ragazzina ricca e annoiata.
Non
sei cosciente dei rischi della guerra che stiamo affrontando.
Perché
mi preoccupo della tua esistenza?
La
sua vita vale molto più della tua…
Mi
fermo e un senso di nausea monta nel mio cuore. No, non posso parlare
così.
Questo
è un calcolo meschino e crudele.
Nessuna
vita umana va sacrificata e Reiko è una civile.
Non
posso giocare con la sua vita come fosse un oggetto.
Non
posso decidere quali vite siano degne di essere salvate e quali no,
seguendo solo le mie simpatie o antipatie personali.
Ma
non posso consegnare i progetti di Daimos ai nostri nemici e
condannare a morte Kazuya.
Se
lo facessi, condannerei a morte milioni di innocenti.
Il
mio cuore arde di rabbia impotente e amarezza. Vedo due strade nette,
davanti a me.
E
si escludono a vicenda.
Chi
devo salvare? Reiko? Kazuya?
La
voce di Balbas, crudele, trapassa la mia mente.
A
questa, seguono le accorate suppliche di Reiko.
– Ma
come posso decidere? Siate maledetti! – urlo, esasperato.
Un
singhiozzo si spezza nel mio petto e mi sollevo a sedere, la testa
stretta tra le mani. Sto impazzendo…
Questa
situazione mi sta conducendo alla pazzia…
Non
so che cosa fare...
La
porta della mia stanza, ad un tratto, si apre e io, con un sussulto,
alzo la testa.
– Kazuya…
– mormoro, stupito. Ha sentito il mio urlo e vuole conoscerne
la ragione.
Lo
comprendo dalla luce preoccupata dei suoi occhi castani.
Vorrei
potergliene parlare, ma non posso.
E’
mio dovere risolvere da solo questo problema.
D’istinto,
irrigidisco la schiena e reclino la testa sulla spalla.
Non
riesco a fissare i suoi occhi, oppresso da un sentimento di vergogna.
– Kyoshiro,
perché stai urlando? – chiede lui. Riesco a sentire
nella sua voce perplessità e preoccupazione.
Lunghi
tremiti scuotono le mie spalle e, ostinato, rifiuto di guardarlo.
Ho
paura di piangere per la frustrazione, se i nostri sguardi si
incrociano.
Le
sue mani, ferme, ma gentili, si posano sulle mie spalle.
– Che
cosa hai? Dimmelo. – insiste.
Non
è presente disprezzo nella sua voce, ma solo preoccupazione.
La
stretta delle sue mani è calma e consolatrice.
Il
mio cuore, stanco di angoscia, cede di schianto alla disperazione.
Non
tollero più un tale, orrendo peso e ho bisogno di condividerlo
con qualcuno.
E,
d’impeto, gli racconto tutto.
|