All the endings we deserve

di Alley
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Quando Dean si libera dell’impaccio dell’ultimo indumento, Castiel lo guarda come se fosse la cosa più bella su cui i suoi occhi si siano posati. E sì che deve averne viste, di cose belle, nel corso di un’esistenza antica come il tempo: dalla creazione delle galassie a quella degli oceani, passando per cieli e monti e costellazioni.

Dean non ha mai pensato a se stesso come a una cosa bella. Non può sopportare il peso di essere visto così, di essere guardato così. Per questo, interrompe la contemplazione assorta di Castiel prendendogli una mano e portandosela tra le gambe. Quando la avvolge attorno a sé, viene scosso da un brivido che lo percorre da capo a piedi, facendo tremare il suo intero corpo contro quello di Castiel.

Il tempo di smaltire il fremito e Dean comincia a dettare il ritmo.

“È questo? Quello che sapevi di non poter avere.”

Castiel non risponde. Si limita ad assecondare i gesti di Dean, come se tutto il suo essere fosse assorbito da quel compito, come se non potesse metterci nemmeno un briciolo di attenzione in meno. Dean deve compiere uno sforzo di concentrazione per non perdersi, per impedire ai gemiti di ingoiare ciò che deve dire, che ha bisogno di dire, e che Castiel si merita di ascoltare.

“Puoi averla.” Castiel emette un respiro roco e quel solo, singolo suono accende nel petto di Dean un fuoco più grande di quello che il pugno di Castiel alimenta muovendosi lungo la sua erezione. “Ti darò tutto, tutto, tutto” gli dice e spinge, spinge, spinge. “Te lo prometto.”

A qualsiasi costo, e a qualunque condizione, manterrà la parola.





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