Capitolo
5
Hogsmeade,
17 ottobre 2015
L’ultimo
a vedere un fantasma era stato Louis, la sera tra il cinque e il sei ottobre.
Erano passati ben undici giorni senza altri avvistamenti e la vita sembrava
essere tornata sui binari ordinari.
Insieme
a Molly e Roxanne, Victoire continuava a trascorrere le sere in sala comune a
leggere e indagare su quel mistero, mentre durante il giorno tenevano d’occhio
i movimenti dei Lestrange.
Era
stata fatta una riunione nella sala comune di Grifondoro tra tutti i cugini e
loro tre avevano informato anche Lucy, Dominique e Fred di quegli incontri atipici.
Sembrava, infatti, che i fantasmi ce l’avessero solo con loro, perché nessun
altro studente aveva informato Prefetti, Caposcuola o Professori di incontri
insoliti nel castello. Era stato naturale, pertanto, chiedere agli altri di
fare attenzione.
Ogni
mattina durante la colazione, Victoire controllava i volti di Dodò e Louis per
verificare se tutto andasse bene. Temeva che qualcuno provasse a fare l’eroe e
nascondesse eventuali incontri per non aumentare le preoccupazioni. In realtà,
avevano bisogno di ogni singolo dettaglio per venire a capo del mistero di
quelle apparizioni e, se non erano terminate spontaneamente, riuscire a
bloccarle.
“Novità?”
domandò osservando Dominique sedersi un po’ nervosa al tavolo.
Dodò
lasciò oscillare i suoi lunghi capelli biondi e sorrise un po’ imbarazzata:
“Oggi esco con Albert!”
Le
sopracciglia di Victoire si alzarono un po’ più di quanto si sarebbe attesa per
una confessione del genere: “Cosa ci trovi in Albert? Voglio dire… è noioso!”
“Oh no!
È brillante e molto acuto, ha una immaginazione vivace.”
“Non
riesco a immaginare di cosa possiate parlare…”
Dodò
arrossì e si morse un labbro. Victoire scoppiò a ridere e per poco il succo di
zucca non le andò di traverso. “Non dire niente! Siete nella fase in cui non si
parla molto. Ho capito! Temevo che avessi fatto altri brutti incontri…” le
disse rincuorata.
“Quali
brutti incontri?” domandò Albert sedendosi al tavolo dei Grifondoro, incurante
degli sguardi sorpresi nel vedere un Corvonero al tavolo di un’altra Casa.
“Qualcuno
ti dà noia?” le domandò accarezzandole la schiena con un gesto molto
protettivo. Victoire doveva ammettere di non conoscere a sufficienza Albert per
esprimere un giudizio su lui. Sembrava molto preso da Dodò.
Dominique
scosse la testa e lanciò uno sguardo a Victoire: “Posso dirglielo?”
“È un
Prefetto, forse è il caso che lo sappia. Magari ci sa dire se anche qualche
Corvonero ha notato qualcosa di strano,” annuì Victoire. Avevano bisogno di
tutto l’aiuto possibile e forse solo la genialità di Corinna Corvonero avrebbe
potuto instradarli sulla via della soluzione a quel mistero.
“Cosa
succede?” Albert corrucciò la fronte, gli occhi verdi, sotto i boccoli neri, si
scurirono lasciando trapelare la preoccupazione e la stessa concentrazione che mostrava
durante le ronde notturne e le lezioni di Pozioni.
“Qualche
settimana fa, alcuni di noi Grifondoro,” Victoire voleva omettere il dettaglio
che fossero solo i cugini Weasley-Potter, perché non aveva la certezza che
anche altri studenti non avessero fatto incontri simili, “hanno incontrato
fantasmi di gente morta durante la battaglia di Hogwarts. Alcuni hanno
incontrato parenti, altri dei nemici. Tutti questi fantasmi hanno detto di
essere morti, di essere andati avanti e di essere stati evocati.”
Albert
strabuzzò gli occhi: “Hanno detto che sono stati evocati?”
Victoire
annuì. Albert si massaggiò il mento e corrucciò le sopracciglia come se
qualcosa gli fosse venuto in mente. “Quand’è che sono comparsi questi
fantasmi?”
“A
inizio mese, mi sembra che il primo avvistamento sia stato il primo ottobre.”
“Strano,
molto strano…” disse Albert. Si guardò intorno nervosamente, lanciò sguardi a
Victoire e Dominique che si sporsero verso di lui. Sembrava non volesse farsi
sentire.
“Avete
presente Roland Lestrange?”
Victoire
annuì e guardò Dominique come per dirle che i suoi sospetti erano stati appena
confermati.
“In quei
giorni, durante una lezione di Difesa contro le Arti Oscure, ha fatto una serie
di domande al professor Pucey sulla possibilità di evocare gli spiriti dei
morti senza la presenza di un evocatore, come per lasciarli liberi di andare in
giro. Nella sala comune di Corvonero ne abbiamo parlato a lungo e siamo rimasti
sconvolti, persino il professor Pucey è rimasto sconvolto. È andato su tutte le
furie e gli ha detto che sono cose vietate dal Ministero e che lui non dovrebbe
nemmeno sognarsi di fare simili domande!”
Molly si
era appena avvicinata per ascoltare ed era rabbrividita. Victoire alzò lo
sguardo verso la cugina, incrociò i suoi occhi azzurri e batté la mano sul
tavolo. “Che ti avevo detto Molly? Lo sapevo! Il mio intuito non sbaglia mai!
Quando c’è qualcosa di oscuro in questa scuola, c’entrano sempre i Lestrange!”
Tutti e
quattro si voltarono verso l’ingresso della Sala Grande e videro Roland entrare
insieme ai suoi fratelli. “Guardateli, girano sempre insieme.”
Dominique
esclamò: “Questo non è un argomento, anche noi stiamo sempre insieme, ma
ammetto che le domande al professor Pucey sono sicuramente un indizio.”
“Sono
una prova, altro che indizio!” esclamò Albert guardandole negli occhi, “Avreste
dovuto vedere con quale certezza faceva le domande al professore, come se
sapesse chiaramente cosa volesse!”
Molly
scosse la testa: “Ma scusa, Albert, se fosse stato lui, perché avrebbe fatto
quelle domande davanti a tutti? Non è molto furbo.”
Albert
alzò un sopracciglio: “Stiamo parlando di Lestrange. Nella sua mente contorta
magari pensava di costituirsi un alibi o di far sapere a tutti che lui traffica
con le Arti Oscure…”
“O
qualcosa è andato storto e non sa come rimediare,” concluse Victoire.
“Bisognerà tenere d’occhio lui e i suoi fratelli.”
“Anche
Rodolphus è inquietante. Non parla mai con nessuno, pensa solo a studiare e
guarda tutti dall’alto in basso,” disse Dominique, “magari ha fatto tutto lui e
ora non sa come rimediare e ha chiesto aiuto ai fratelli…”
“Perché
avrebbero dovuto fare una cosa del genere, però?”
“Che
domande, magari vogliono riportare in vita Voldemort e ritornare a comandare
loro! Sono rimasti Mangiamorte nell’anima!”
Un
brivido attraversò la schiena di tutti loro e sobbalzarono spaventati quando il
fantasma di Nick-Quasi-Senza-Testa spuntò dal piatto delle salsicce esclamando
allegro: “Buongiorno miei cari! Vedo che abbiamo ospiti! Sbrigatevi a finire la
colazione se volete prendere una carrozza per Hogsmeade!”
Le
parole del fantasma di Grifondoro li riportarono con i piedi per terra e
Victoire alzò lo sguardo verso il tavolo di Tassorosso. Teddy stava guardando
proprio nella sua direzione. Si sorrisero e Victoire salutò i cugini e corse
incontro Teddy. Era indecisa se parlargli o meno di quello che aveva raccontato
Albert su Roland Lestrange. Non gli aveva raccontato nemmeno delle apparizioni
dei fantasmi perché era certa che la sua reazione sarebbe stata quella di
mettere mano alla bacchetta, ed era l’ultima cosa da fare in quel momento. Ci
volevano prove e soprattutto occorreva capire cosa stesse succedendo per incastrare
Roland e impedirgli di negare l’evidenza, come avrebbe certamente provato a
fare. C’era da dire che erano un paio di settimane che non si vedevano fantasmi
per la scuola e Victoire sperava che qualsiasi cosa fosse accaduta, fosse
finita, una volta per tutte.
Victoire
intrecciò le sue dita a quelle di Teddy e sentì la presa salda di lui. “Ci sono
problemi?” le domandò continuando ad osservare la presenza di Albert al loro
tavolo. “Sembravi molto interessata da quello che raccontava Goldstein…”
“Sei
geloso, Lupin?” domandò divertita, “Era venuto a prendere Dodò e ci ha
raccontato delle ultime follie dei Lestrange, credo che tu possa avere
ragione.”
“Che
genere di follie?”
“Domande
strane al professor Pucey durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure,”
gli disse mentre salivano su una carrozza. Teddy guardò due Serpeverde che
provavano a salire sulla carrozza con loro e disse: “Voi no, non voglio Serpi
nella carrozza.”
“Avete
sentito? Smammate!” si associò Victoire rispondendo agli sguardi che le avevano
rivolto le due Serpeverde. “Vedi cosa significa provare a provare a parlare con
le altre Case?” disse sottovoce una ragazza all’amica. “Andiamo via, guarda, lì
ci sono alcuni di Serpeverde,” rispose l’altra decisa a ignorare il rifiuto
subito. Teddy, fece salire due Tassorosso del quarto anno e la carrozza partì
in direzione di Hogsmeade.
“Parliamo
dopo, quando siamo tranquilli,” gli disse Victoire. Non voleva menzionare i
fantasmi, ma sentiva che Teddy dovesse sapere che i Lestrange stavano tramando
qualcosa e che dovevano essere tenuti sotto controllo.
Quel
giorno soffiava un vento freddo che annunciava un temporale e l’aria iniziava a
riempirsi di umidità. “Andiamo ai Tre Manici di Scopa?” domandò Teddy, “o vuoi
fare un giro da Mielandia?”
“Andiamo
da Mielandia, devo rimpinguare le mie scorte di dolci. Louis e James le hanno
saccheggiate senza pietà!”
Teddy
era seduto vicino la porta della carrozza e fu il primo a mettere i piedi per
terra e, con un insolito gesto di cavalleria, le porse la mano per aiutarla a
scendere. Si sorrisero e furono di nuovo così vicini che le loro mantelle si
sfioravano. Camminavano mano nella mano in direzione di Mielandia, come sempre
affollato di studenti vocianti. Si fecero largo tra dei ragazzini del terzo
anno che sembrano degli esaltati nel vedere per la prima volta il più famoso
negozio di dolci del mondo magico inglese. Andarono dritti in direzione degli
scaffali con le caramelle. Victoire infilò nel cestino alcune confezioni di
Bacchette di Liquirizia e Lumache Gelatinose. Fece doppia scorta di Piperille e
Api Frizzole in modo da portarne un po’ anche a Louis e James che non avevano
l’età per l’uscita a Hogsmeade. Inserì nel cestino una confezione di Gelatine
Tutti i Gusti + 1 pensando a quanto sarebbe stato divertente mangiarle in sala
comune, magari mentre portavano avanti la loro indagine, e Molly si domandava
se facessero più paura i fantasmi o il pescare la gelatina sbagliata.
“Andiamo
al reparto del cioccolato? Voglio una confezione di Cioccocalderoni fondenti!”
esclamò Victoire e Teddy, che aveva un cestino con ben due confezioni delle sue
amate Piperille acconsentì: “Anch’io ho finito la mia scorta di
Cioccocalderoni!”
Si
stavano avvicinando quando sentirono delle voci conosciute.
“Muoviti,
Rabastan! Dobbiamo andare!” La voce di Roland Lestrange metteva fretta al
fratello.
“Aiutami
a trovare i Cioccocalderoni fondenti con le nocciole per la mamma! La
confezione regalo, quella bella!” rispose il fratello.
“Dobbiamo
trovare un regalo anche per papà!” si inserì il terzo Lestrange. Erano tutti e
tre, come sempre.
“Abbiamo
un appuntamento, il regalo per papà lo prendiamo dopo!” disse Roland ai
fratelli. Sembrava molto nervoso. Victoire e Teddy si scambiarono uno sguardo
d’intesa. Era tutto molto sospetto e decisero di continuare a tenerli d’occhio.
“Perché
non mandiamo una confezione di Cioccocalderoni con il cuore morbido a papà? Gli
farà bene il cioccolato dopo tutto quel tempo ad Azkaban.” propose Rodolphus,
il Lestrange del quarto anno.
“Va
bene, Roddie, ma muoviamoci!” tagliò corto Roland che sembrava essere sul punto
di perdere la pazienza. Victoire non lo aveva mai sentito così nervoso.
Solitamente, Roland Lestrange era sicuro di sé, strafottente e sgradevole.
Adesso, sembrava non voler far tardi a un appuntamento importante. Sembrava
avesse paura di mancare a quell’appuntamento. Dubitava seriamente che si
trattasse della Dolohov.
Victoire
e Teddy si guardarono. Era certa che entrambi stessero pensando la stessa cosa.
Si nascosero dietro una scaffalatura di caramelle e osservarono i tre Lestrange
andare verso la cassa e pagare i loro acquisti.
“Non
badano a spese, eh?” disse Victoire osservando le confezioni di lusso che
avevano preso.
“Il
Ministero non ha sequestrato abbastanza delle loro fortune! Zio Harry dice
sempre che la loro camera blindata era strapiena di oro!” osservò Teddy
sottovoce, “e mio padre doveva fare i salti mortali per arrivare a fine mese…
Ti rendi conto? Guarda come sperperano la loro fortuna!” Teddy stringeva la
bacchetta in mano e si stava innervosendo.
“Secondo
te cos’hanno in mente?” domandò Victoire.
“Devono
incontrare qualcuno, ma chi?”
Victoire
pensò che Teddy ragionasse già come un Auror e in quelle circostanze sembrava
rianimarsi. Decisero di indagare su cosa avessero in mente i tre Lestrange. “Teddy,
controlla dove vanno, io pago gli acquisti, ci vediamo fuori.”
Lo vide
sgusciare fuori dal negozio con il cappuccio del mantello calato sul viso per
non farsi riconoscere. Victoire riuscì a pagare velocemente e uscì in strada.
Controllò
la strada principale di Hogsmeade che brulicava di studenti alle prese con le
compere: c’era una discreta folla davanti Scrivenshaft e il negozio con gli
articoli di Quidditch. Vide Teddy che l’aspettava in fondo alla via principale.
le faceva segno di raggiungerla e, non appena furono vicini, le sussurrò: “Sono
entrati alla Testa di Porco.”
“La
faccenda si fa ancora più sospetta, quel posto non è ben frequentato,” disse
Victoire. Ricordava i racconti di zia Hermione su quando avevano fondato
l’Esercito di Silente e scelto la Testa di Porco per il loro primo incontro
clandestino.
“Direi
proprio di no, è un postaccio. Andiamo a vedere.”
Si
avvicinarono al pub malandato e rimasero un attimo fuori dalla porta. Non
potevano entrare, altrimenti sarebbero stati scoperti immediatamente. Teddy le
fece cenno con la testa: i Lestrange erano seduti vicino una finestra. Si
accostarono accanto l’apertura della finestra, con le spalle attaccate alla
parete del pub, Teddy sussurrò: “Alohomora!” L’anta si aprì lentamente, Victoire
prese dalla sua borsa un Orecchio Oblungo e lo porse a Teddy.
L’espressione
sorpresa di Teddy la costrinse a scrollare le spalle e dire: “zio George dice
che non sai mai quando può servire ed è sempre bene averne uno a portata di
mano. Ha ragione!”
“Secondo
me dovresti riconsiderare l’idea di diventare Auror, Vic, sei molto portata!”
“Mettilo
e ascoltiamo!” gli disse Victoire. Teddy provava sempre a convincerla a
iscriversi all’Accademia di Auror e seguire il suo stesso percorso. Una parte
di lei era tentata, perché era una vita avventurosa come quella degli
Spezzaincantesimi, l’altra parte, tuttavia, le ricordava che scegliere quel
percorso avrebbe significato avere a che fare, perennemente, con gentaglia come
i Lestrange e lei ne aveva abbastanza. Doveva ammettere, però, che
quell’avventura la stava appassionando a dismisura e l’idea di investigare con
Teddy le piaceva moltissimo.
“Siete
andati a fare compere?” domandò la voce di una ragazza. Doveva essere la
persona che dovevano incontrare. Victoire si sporse e la vide con il volto
coperto dal cappuccio del mantello.
Rodolphus
annuì e disse: “Sì, dovevamo prendere un regalo per papà, sai è appena uscito
da Azkaban.”
Victoire
e Teddy si scambiarono un’occhiata e continuarono ad ascoltare.
“L’ho
visto. Sta bene, anche la tua adorata mammina sta bene. Se la spassano alla
grande senza voi tra i piedi, a dire il vero.”
Rabastan,
il più piccolo, il nuovo Cercatore di Serpeverde, la fermò: “Smettila di dire
le solite cattiverie. Siamo grandi, ormai. Non attacca più.” La ragazza scoppiò
a ridere. Roland arrivò al tavolo: “Quattro Burrobirre.”
La
ragazza si lamentò: “Mi hanno rifiutato il Firewhisky anche se sono
maggiorenne! A Durmstrang queste cose non accadono! La Vodka Incendiaria scorre
a fiumi!”
“Beh,
qui non siamo a Durmstrang. Temo dovrai accontentarti della Burrobirra.”
Roland
sembrava nervoso ed era meno gentile del solito. La ragazza provò a pizzicargli
la guancia e lui si scostò. “Smettila.”
“Oh, ma
il piccolo Lestrange sta crescendo…”
“Non ti
ho chiesto di vederci perché mi mancavi, ma perché abbiamo bisogno del tuo
aiuto!” Roland si interruppe. Victoire e Teddy sentirono il rumore di una sedia
e poi l’Orecchio Oblungo venne tirato. “Qualcuno ci sta ascoltando.” Aprì la
finestra ed esclamò: “Weasley, Lupin! Sempre voi!”
Victoire
sorrise: “Sempre a tramare nell’ombra, eh, Lestrange?”
Teddy e
Victoire scrutarono la ragazza misteriosa: aveva gli occhi grigi e ciuffi di
capelli argentei le uscivano dal cappuccio. “Chi stavate incontrando?”
“Non
sono affari tuoi, Lupin!” disse la ragazza estraendo la bacchetta. Quella di
Teddy volò e lui venne immobilizzato.
Roland
si voltò verso la ragazza e la riprese: “Piantala! Vuoi farci finire nei guai?”
La ragazza scoppiò a ridere, guardò Roland ed esclamò: “Cos’è? Hai paura dei
prof, Lestrange? O non sei in grado di affrontare una traditrice del sangue e
un sudicio ibrido?”
La
ragazza si avvicinò a Victoire. Era molto bella, con la pelle chiara, due
splendidi occhi grigi e i capelli argentei. “Verrà il giorno in cui qualcuno vi
metterà al vostro posto,” le disse con un sorriso di sfida.
Victoire
non si lasciò intimorire, abituata alla tensione delle partite, prese la
bacchetta e la sfidò apertamente con un incantesimo di Disarmo non verbale. La
ragazza lo schivò e Victoire evocò un incantesimo Scudo. “Sei sicura? Magari
arriverà il giorno in cui qualcuno metterà voi al vostro posto: ad Azkaban, dove
dovreste essere!”
“Che
cosa sta succedendo qui?” Il professor Longbottom arrivò con la bacchetta in
mano. Liberò Teddy che poté tornare a muoversi. Victoire vide Roland e la
ragazza scambiarsi uno sguardo spaventato e lei si Smaterializzò.
Arrivò
anche il professor Pucey trafelato. “Cosa sta succedendo?”
***
Il
professor Longbottom spiegò al Direttore di Serpeverde: “I ragazzi erano con le
bacchette sguainate, Lupin è stato immobilizzato e qualcuno si è
Smaterializzato, chi era?”
Roland
doveva intervenire per proteggere Delphi. Non poteva saltare la sua copertura e
il Ministero non avrebbe dovuto scoprire della sua esistenza. I suoi genitori
erano stati estremamente chiari sul punto. “Era una nostra amica, professore,”
disse. “È una studentessa di Durmstrang che si trovava in questi giorni a
Hogsmeade. Stavamo chiacchierando quando ci siamo accorti che Weasley e Lupin
ci stavano spiando!” Mostrò al professor Longbottom l’Orecchio Oblungo che
aveva strappato dalle mani di quella ficcanaso della Weasley. Cosa sarebbe
accaduto se avessero ascoltato la conversazione con Delphi? Se l’avessero
chiamata per nome?
Il
professor Longbottom, per una volta, non poté negare l’evidenza e lo sguardo colpevole
che avevano la Weasley e Lupin era senz’altro un punto a loro vantaggio. “Vi
aspetto nel mio ufficio subito dopo cena. Tutti quanti, compresi i Direttori
delle vostre Case! Quanto è accaduto per strada è inaccettabile per degli studenti
di Hogwarts!”
Rimasero
in silenzio e vennero dispersi. Roland guardò i fratelli, rimpicciolì gli
acquisti di Roddie e li infilò nella tasca del mantello per dare meno
nell’occhio. Si guardarono intorno alla ricerca di Delphi. Roland la conosceva
abbastanza per sapere che sarebbe rimasta nei paraggi.
Camminarono
tra i vicoli laterali di Hogsmeade quando Delphi apparve davanti a loro
appoggiata alla parete di una casa diroccata. Fece loro cenno di seguirla nel
vicoletto. Si appartarono dietro un muretto scrostato, nascosti dalla vista dei
passanti. Si sedettero in cerchio per tenere d’occhio l’area circostante.
“Cosa
sta succedendo nella vostra scuola?”
“Delle
specie di fantasmi, ma di persone morte. Come, ad esempio, Barty Crouch Jr.,
che si aggirano per i corridoi della scuola. Ci hanno detto che sono stati
evocati, ma ogni rituale di evocazione ha bisogno di un evocatore. Non c’è
nessuno nei corridoi di notte, queste anime, spiriti, fantasmi, chiamali come
vuoi, vanno in giro come se ci fosse una porta aperta tra il mondo dei morti e
quello dei vivi. Sai cosa può essere?”
Delphi
si morse un labbro e socchiuse gli occhi come se cercasse di ripescare dei
ricordi da un qualche cassetto della memoria. “Questo è l’unico fatto strano?”
“No,
sono scomparsi anche tutti i libri sull’argomento dalla biblioteca!”
“Questo
vuol dire che l’evocatore è qualcuno della scuola, ma gli incantesimi necessari
per aprire le porte tra il mondo dei morti e quello dei vivi non sono semplici.
Sono incantesimi molto oscuri e potenti. Nessuno studentello del vostro livello
può riuscirci.”
“Ehi!”
protestò Roddie.
Delphi
alzò un sopracciglio e tirò fuori il suo sorriso sarcastico: “Roddino piccino, tu
puoi sentirti bravo quanto vuoi per gli standard scadenti di questa scuola, ma
non sei al mio livello e a Durmstrang saresti uno studente mediocre… Questo è
un fatto! Non è un caso che tuo padre cerchi di mettervi qualcosa in testa
durante l’estate… ma sapete come si dice? Non si può cavare il sangue dalle
rape…”
“Piantala,
Delphi, a Hogwarts le Arti Oscure sono vietate. Com’è possibile che uno arrivi
a immaginare di aprire il mondo dei morti? Per cosa, poi? Continuano tutti a
dire di voler andare avanti!”
Delphi
sorrise: “Mi pare ovvio, Ro, che non tutti vogliono andare avanti, che c’è chi
si crogiola nel passato, chi ha avuto vantaggi dal passato e soprattutto non
sarebbe la prima volta che qualcuno di nascosto pratica le Arti Oscure, magari
qualcuno dei buoni… Ricordi i racconti di tua madre sugli Auror durante la
prima guerra magica?”
Rabastan
annuì domandando ai fratelli: “Perché la Weasley e Lupin ce li troviamo sempre
tra i piedi?”
Roddie
intervenne: “Ricordi cosa hanno detto? Quelli come voi spariranno!”
Roland
alzò un sopracciglio scettico: “Se la Weasley sa fare un’evocazione del genere,
io sono Lord Voldemort.”
“Ti
piacerebbe!” esclamò Delphi, “Tu non sei nemmeno uno sputo di quella che era la
grandezza di mio padre alla tua età, figurarsi quando è diventato Lord
Voldemort! Ad ogni modo, rischiate di fare tardi a scuola. Non potete attirare
altri sospetti. Tenete gli occhi aperti e scrivetemi se notate qualcosa di
strano. Io sarò qui fino a fine mese.”
“D’accordo.
Grazie, Delphi.”
Delphi
sparì con un pop! e Roland si domandò quando avesse imparato a
Smaterializzarsi senza seguire il procedimento delle tre D di Destinazione, Determinazione,
Decisione che il tizio del Ministero della Magia aveva spiegato qualche giorno
prima.
Si
alzarono e si camminarono lentamente verso la scuola con la testa piena di
pensieri. L’incontro con Delphi era stato meno utile di quanto avesse sperato.
Roland riportò i regali per i loro genitori alle dimensioni ordinarie.
“Se
arriviamo con dei pacchetti di Mielandia ben in vista sembreremmo meno sospetti,”
spiegò a Roddie che lo osservava incuriosito e sicuramente non aveva voglia di
portare i pacchetti. Affidò una confezione a Roddie e una a Rabastan, mentre
lui avrebbe portato la loro scorta di dolcetti. Era molto preoccupato.
“Dobbiamo
stare attenti. Non sappiamo se qualcuno vuole scaricare la colpa su di noi o se
noi siamo le vittime di questo scherzetto con i morti. Al momento, siamo gli
unici ad aver visto dei fantasmi aggirarsi per la scuola. Chi ha fatto
scomparire i libri dalla biblioteca? Se troviamo la risposta a questa domanda,
quasi certamente avremo trovato il nostro evocatore!”
Camminavano
parlando sottovoce, stringendosi nei loro mantelli, con la testa piena di
domande e ragionamenti che continuavano a incartarsi. Roland sobbalzò quando
Lucile Dolohov lo salutò chiedendogli come fosse andato il pomeriggio.
Roland
le sorrise e le mostrò i pacchetti di Mielandia. Si sentiva un completo idiota.
“Abbiamo comprato dei regali per i nostri genitori, sai, per nostro padre… Lo
hanno appena rilasciato…”
“Sì, ho
sentito. Forse persino la Gazzetta del Profeta ha dedicato un articolo
all’occasione.”
Roland provò
a sdrammatizzare: “Ma hanno scritto un articolo perché questa volta non è
evaso?”
Lucile
gli sorrise e scosse la testa divertita: “Lo sai che non dovresti fare battute
su queste cose?”
Sospirò.
Sì, lo sapeva benissimo. Nessuno poteva scherzare sul fatto che i propri
genitori fossero stati in passato dei Mangiamorte. Non era tollerato. Era
considerato un modo per sminuire e ridicolizzare il sacrificio di chi aveva
resistito, una mancanza di rispetto per le vittime, eccetera, eccetera. Senza
contare la lunga paternale su quanto le Arti Oscure fossero qualcosa di brutto
e cattivo.
“Almeno
tra di noi, spero mi sia concesso. Da come papà parla di tuo nonno, lui non
avrebbe sopportato questo clima.”
“Sì, il
nonno era molto… ehm… emotivo. Almeno così dice la mamma,” disse Lucile. Il suo
sguardo si rattristò, “io non l’ho mai conosciuto. Sai quando arriva Yule e
tutti sono felici di ricevere i regali dai nonni? Beh, io ho conosciuto solo i
nonni Burke.”
“Noi non
abbiamo conosciuto nessun nonno. Né i nonni Lestrange né i nonni Turner. Ho
trovato delle lettere in cui la nonna diceva a nostra madre che non aveva
nessuna intenzione di conoscerci e poi una serie di cattiverie su mio padre e
il papà di Orion.”
“Per
Salazar, questo è crudele!” esclamò Lucile impressionata. Roland vide il suo
sguardo farsi dolce, mentre Rabastan aveva dato una gomitata a Roddie per
fargli capire di accelerare il passo.
“Sì, la
mamma ne soffre molto, anche se alla fine, perché dovremmo conoscere una nonna
così cattiva, no? Te l’immagini Roddie che prova a salutarla e lei lo scaccia
in malo modo? Resterebbe offeso a vita!”
Lucile sorrise.
Roland vide la mano di lei accanto alla sua e si avvicinò fino a sfiorarle il
dorso. Lucile gli sorrise e abbassò lo sguardo. Sospirò, facendosi coraggio,
mentre lo stomaco aveva un sobbalzo e gli sembrava più difficile che afferrare
un Boccino. Allungò la mano e strinse le sue dita intorno al palmo di Lucile, sperando
che non lo rifiutasse. Le dita di Lucile si intrecciarono alle sue.
Roland
sentì lo stomaco fare un balzo, aveva caldo in faccia e la gola stava
diventando improvvisamente secca. Come avrebbe fatto se lei le avesse rivolto
una domanda? Lui non sarebbe stato in grado di parlare e avrebbe fatto la
figura del rammollito. Camminarono fino all’ingresso della scuola mano nella
mano in silenzio, ma non era imbarazzante, era bellissimo.
Le loro
mani si allontanarono solo quando varcarono il grande portone di quercia e
Edith Yaxley andò loro incontro esclamando: “Lucile, ti stavo aspettando!” Edith
rivolse loro uno sguardo sorpreso e Roland sbirciò il volto di Lucile:
sorrideva e le guance le si erano arrossate con il calore della scuola.
“Alla
buonora, Lestrange, iniziavamo a perdere le speranze!” esclamò Edith.
“Cosa?”
domandò Roland confuso.
“Smettila,
Edith! Lasciala perdere, è sempre la solita!” intervenne Lucile, “Ci vediamo
più tardi a cena?” gli domandò prima di allontanarsi velocemente verso la sala
comune in compagnia della sua migliore amica. Roland annuì e rimase nell’atrio
a guardare le due ragazze allontanarsi. Sembrava che i capelli chiari di Lucile
potessero illuminare il sotterraneo con il loro bagliore.
Vide
Roddie e Rabastan arrivargli incontro con un sorrisino divertito. Rabastan alzò
il sopracciglio e disse: “Hai il sorriso da pesce lesso, lo sai?”
“Abbiamo
sentito Lucile e Edith litigare sottovoce nel corridoio. Lucile diceva a Edith
di non farlo mai più, di non metterti fretta e di non rovinare tutto. Che è
successo?” domandò Roddie.
Rabastan
aveva la solita faccia da schiaffi, sembrava divertirsi un mondo: “Certamente
non si sono baciati, visto che Edith ha chiesto a Lucile se almeno l’avessi
baciata e Lucile ha detto di no, che c’eravamo anche noi e poi eravate troppo
vicini alla scuola. Insomma, sembrava un po’ dispiaciuta. Credo proprio che
dovresti darti una mossa, fratello.”
“La
volete piantare! Non è facile come sembra!”
Roland
era imbarazzato. Non gli piaceva per niente l’idea di sembrare un rammollito né
che i suoi fratelli si ingerissero nelle sue faccende personali. Come poteva
baciare Lucile se si vedevano che c’era sempre gente in giro?
“Oh sì,
è semplice!” esclamò Rabastan divertito. “Basta chiudere gli occhi, mettere la
bocca così e dire ti amo, mia bella!” Rabastan iniziò a inseguire Roddie
per l’atrio fingendo di volerlo baciare.
“Che
schifo, Rab! Lasciami in pace!” esclamava Roddie mentre cercava di sfuggire ai
tentativi di cattura di Rabastan. Roland guardò i fratelli pensando che fossero
proprio i soliti scemi. Stava ridacchiando quando dal sotterraneo di Tassorosso
Lupin arrivò a rompere le scatole.
“Non si
corre per la scuola! Dieci punti in meno a Serpeverde. Per ognuno di voi.”
Roland
si voltò verso di lui. Si disse di rimanere calmo. Era finito già
sufficientemente nei guai per colpa di Lupin e del suo spionaggio.
Probabilmente avrebbe dovuto trascorrere una punizione in sua compagnia.
“Lupin,
preoccupato per questa sera? Dispiaciuto di far finire sul tuo curriculum una
nota per un duello perso a Hogsmeade?”
Lupin
gli restituiva quello sguardo strafottente e perennemente infastidito che
mandava in bestia Roland. “Sei tu a dover essere preoccupato, viste le
frequentazioni sospette. Studentesse di Durmstrang, eh? Cos’è? Studi materie
proibite nel tempo libero?”
“L’ho
già detto, è una mia amica. Ti sembrerà strano, Lupin, ma fuori da queste mura,
ci sono persone che non hanno problemi a parlare con me. La vita non si riduce
solo a Hogwarts.”
“Fai
poco il furbo Lestrange, io lo sento il tanfo di quella merda oscura che
pratichi. Potrai incantare i professori con le tue buone maniere, ma non me,
capito?”
“Quanto
blateri, Lupin… Vaneggi.”
“Sappi
che se non riuscirò a incastrarti e farti sbattere fuori da questa scuola, ci
vedremo fuori, quando sarò Auror e ti farò finire ad Azkaban con il tuo
paparino e il resto della tua schifosa famiglia.”
Roland
scoppiò a ridere. “Quanta invidia, Lupin! Almeno io ce l’ho una famiglia, e tu?
Cosa farai dopo che mi avrai sbattuto ad Azkaban? Resterai da solo a osservare
le macerie che ti circondano perché è questo quello che fate voi mostri:
distruggete il nostro mondo, versate il sangue magico per poi leccarvi le
ferite tra le rovine che voi stessi avete creato. Se vuoi un consiglio, stai
alla larga da me e dai miei fratelli.”
“Altrimenti?”
“Vedrai
se le tue teorie hanno un fondamento. Non ho bisogno delle Arti Oscure per
mettere a cuccia una bestia come te. I lupi si cacciano anche con l’acqua.” Un
getto di acqua gelida colpì in pieno Teddy. Roland gli sorrise sfottente: “A
cuccia, lupacchiotto, datti una calmata.”
Teddy
non ci vide più e caricò Roland senza usare la magia, completamente dimentico
della bacchetta nella tasca del mantello. Roland scoppiò a ridere e lo fermò
con un semplice incantesimo scudo e un incantesimo delle Pastoie.
Roddie e
Rabastan si erano fermati e li avevano osservati in silenzio, temendo il
peggio. Roland guardò i fratelli e disse loro: “Andiamo a cena, con Lupin ci
vediamo dopo, nell’ufficio del Professore-che-non-può-essere-nominato.”
Sentì
chiaramente Lupin dire alle sue spalle: “Sei uno stronzo!”
Roland continuò
a ignorarlo e si scambiò uno sguardo divertito con Rabastan. Suo fratello era
pronto a scattare contro Lupin, ma Roland lo tenne fermo per la spalla,
fingendo di dargli una pacca e di guidarlo verso la Sala Grande.
A cena,
alla sua destra, comparve Hawk con un ghigno divertito sul volto: “Ho sentito
cose incredibili sulla vostra uscita a Hogsmeade! Che avete combinato?”
“Hai
presente quella ficcanaso della Weasley? Ci stava spiando. Eravamo alla Testa
di Porco, con una nostra amica, una mezza parente di mia madre che studia
all’estero.” Quella era la versione concordata in casa nell’eventualità fossero
costretti a spiegare chi fosse Delphi.
“Dove
studia?”
“A Durmstrang.”
Hawk
sembrò sorpreso: “Come mai era qui?”
“Iniziano
la scuola a novembre. Era di passaggio, voleva salutarci. Insomma, ci stavamo
bevendo una Burrobirra in santa pace quando mi accorgo che c’era la finestra
aperta e una di quelle orecchie che vendono i Weasley.”
“Fammi
indovinare: loro ti hanno fatto saltare i nervi e siete stati beccati con le
bacchette sguainate da Longbottom.”
Roland
annuì bevendo succo di zucca. Socchiuse gli occhi e guardò il tavolo di
Tassorosso. Si avvicinò all’orecchio di Hawk: “Guarda Lupin, continua a fissarci.
Guarda il tavolo di Grifondoro, ci fissano pure loro. Ce l’hanno con noi, è
evidente.”
“Secondo
me dovremmo dar loro una bella lezione, ma non sono gli unici, c’è pure
Goldstein che ti sta fissando dal tavolo di Corvonero.”
Roland e
Hawk si guardarono, risposero allo sguardo di quei ficcanaso facendo
scrocchiare le nocche delle mani, come facevano prima di prendere la mazza e
salire sulla scopa. Erano pronti alla battaglia, ma non potevano compromettere
i punti di Serpeverde. Avevano bisogno di un piano.
Note:
Ciao a
tutti!
Allora,
innanzitutto grazie ai lettori, abbiamo svoltato la metà della trama e mancano
solo 3 capitoli alla fine di questa storia (2 alla soluzione del mistero).
Delphi è stata utile tanto quanto Orion, ma ha confermato l’esistenza degli
incantesimi e del fatto che sono troppo complessi perché siano opera di uno
studente di Hogwarts.
I
Lestrange, Lupin e la Weasley sono stati beccati con le bacchette in mano e nel
prossimo capitolo vedremo come reagiranno i professori.
Intanto,
i fantasmi hanno terminato le loro apparizioni – almeno per il momento – e questo
e un altro elemento da considerare.
Su
Roland e Lucile ho pubblicato una storia natalizia su prompt di Maqry che vi linko
qui: “Un regalo
perfetto”. Non ha nessun riferimento al nostro mistero, ma se li shippate
quanto li shippiamo io e Maqry, magari vi fa piacere annegare nel fluff e nel
romanticismo.
Qualcuno
mi ha chiesto come mai James Sirius non avesse il Mantello dell’Invisibilità e
io ho dimenticato di scriverlo nelle note. Siccome sto cercando, per quanto
possibile, di seguire il canone anche di TCC, James riceve il Mantello da Harry
il 31 agosto 2020 e quindi al momento della storia non ce l’ha e James e Sirius
ci hanno scherzato su.
Grazie
ancora per il sostegno a questa storia ed è bellissimo leggere le vostre teorie
sul mistero.
Sev