Annabel
scuote più volte il capo. “No” dice,
cercando di scrollarsi di
dosso la sensazione di essere finita in una specie di incubo.
“No,
no, no.”
Mastro
Leron le posa una mano sul braccio, forse nel tentativo di
rassicurarla. “Annabel…”
La
ragazza si ritrae come se fosse stata scottata. “Ho detto di
no!”
tuona, contraendo i pugni. Una rabbia famigliare le divampa nel
petto, infiammandole il volto e mozzandole il respiro. “Non
sposo
un tizio che nemmeno conosco solo perché voi vi siete messi
in testa
che ho ammazzato qualcuno in una vita precedente! Questa è
una cosa
da matti!”
Il
capo villaggio sembra preso in contropiede dalla sua reazione e
retrocede di un mezzo passo, guardandosi attorno come in cerca
d’aiuto. I suoi occhi cadono su Nisha, che però
scrolla il capo
come per dirgli di arrangiarsi.
Seth
scatta in avanti. Mada lo afferra per le spalle, ma il ragazzo
è più
giovane e veloce e si divincola dalla sua presa. Immediatamente le
sue braccia circondano Annabel e la stringono a sé,
tenendola al
sicuro contro il proprio petto. “Voi siete completamente
pazzi”
sibila in un tono che la ragazza non gli ha mai sentito usare.
La
sua rabbia non le permette però di restare ferma in quella
posizione
passiva, lasciando che sia Seth a difenderla. La giovane solleva il
capo e allontana gentilmente il ragazzo da sé, poi si volta
per
fissare Mastro Leron. “È fuori
discussione” ringhia, puntandogli
un indice al petto. “Potete anche scordarvelo.”
L’uomo
sembra senza parole, ma al suo fianco Nisha sospira. “Non
è che tu
abbia tante alternative, ragazza” dice con una voce che
sembra
ancora più ruvida del solito.
Seth
le stringe una mano e Annabel scopre i denti in un ringhio.
“Piuttosto che sposare qualcuno che non conosco”,
scandisce,
“dormo nella fabbrica di Yuba. Anche all’interno
del reattore
principale, se è il caso.”
Un’ombra
si materializza ai margini del suo campo visivo e la giovane si volta
verso la Signora Becker. “Lei lo sapeva” la accusa,
puntando gli
occhi in quelli della donna. “Lei lo sapeva fin da subito:
è per
questo che il primo giorno mi ha chiesto che cosa mi ero fatta in
faccia!”
Elsa
scuote il capo. “Non sapevo che ti avrebbero chiesto di
sposare
Janus. Immaginavo però che il tuo aspetto avrebbe potuto
essere un
problema.”
Per
una frazione di secondo, Annabel si chiede chi diavolo sia Janus, poi
capisce che è il nome dell’uomo che vorrebbero
farle sposare. Non
gliene frega niente.
Seth
fa un passo in avanti, cercando forse di fare scudo alla ragazza.
“Il
suo aspetto non
è
un problema” dice con voce ferma. “Siete voi
ad
avere un problema!”
Elsa
chiude gli occhi e sospira. “Forse è meglio se ne
discutiamo un
attimo con calma e privatamente. È importante che abbiate
ben chiara
la situazione in cui vi trovate.”
Annabel
gonfia il torace. “La situazione è
chiarissima…”
“Annabel”,
la interrompe la donna, “parliamone.”
“E
dove?” chiede Nisha, introducendosi nella
conversazione.
Il
volto della Signora Becker si contrae in un’espressione
grave. “Nel
tempio. È l’unico posto che garantisca un minimo
di privacy.”
Nisha
annuisce. “Mastro Leron”, dice, rivolta al capo
villaggio, “le
dispiace se parliamo un attimo con i due ragazzi?”
“Direi
che è decisamente il caso di farlo.” La voce del
Maggiore Nelson
li fa sussultare e Annabel lancia un’occhiata al volto grave
del
militare, cercando di capire se anche lui fosse al corrente di quello
sviluppo inatteso. L’espressione cupa del suo volto le
suggerisce
però che l’uomo è sorpreso quanto lei
da quell’inaspettato
cambio di programma; e quel particolare le dà un
po’ di fiducia.
“D’accordo”
sospira Elsa. “Andiamo.”
Ancora
fremente di rabbia, Annabel sente su di sé gli sguardi dei
presenti,
ma non vi bada. L’unica cosa importante è la mano
di Seth, che è
scesa nuovamente a stringere la sua. Tutto il resto può
andare al
diavolo. Vorrebbe che scomparissero tutti e che li lasciassero in
pace: se avesse il potere di ridurli in cenere con la sola forza del
pensiero, lo farebbe.
Quando
arrivano alla porta del tempio, la giovane non ha il coraggio di
incontrare lo sguardo di Kalika. Sa che nei suoi occhi neri
leggerebbe pietà e compassione, ma in quel momento vuole
tenersi
stretta la rabbia e l’indignazione, evitando di cadere nelle
spire
dell’autocommiserazione.
“Ma
non vi vergognate?”
La
voce di Kabir è un colpo di frusta, e sulle prime Annabel
pensa che
stia parlando con lei e Seth, ma basta un’occhiata per capire
che
la domanda era rivolta a Nisha. Gli occhi del giovane sono fissi
sulla donna e sembrano ardere come carboni ardenti.
La
vecchietta lo ricambia con un’occhiata altrettanto bruciante.
“Fatti gli affari tuoi, ragazzo” gli
intima.
Le
labbra del giovane si ritraggono sui denti, in una smorfia che sembra
quasi il ringhio di un lupo. “E se invece non avessi voglia
di
farmi gli affari miei?” la provoca. “Non potete
rovinare così la
vita di questi due ragazzi!”
Se
fosse in un altro stato d’animo, Annabel lo
ringrazierebbe.
Durante il tempo che hanno trascorso insieme non si sono mai
scambiati che pochi convenevoli e adesso lui la sta difendendo: la
cosa è commovente, anche se piuttosto sorprendente.
Nisha
non sembra però essere della stessa idea. Anche se
è molto più
bassa di lui, si erge in tutta la sua statura, come se intendesse
sovrastarlo. “Stai forse dicendo che le nostre leggi e le
nostre
tradizioni sono sbagliate? Per caso non ti stanno bene?”
“Esattamente!”
ribatte lui, ma le mani di Kalika gli si stringono attorno alla vita.
“Kabir”
lo richiama la ragazza in tono sommesso. “Kabir.”
Annabel
non riesce ad avercela con l’altra ragazza per il fatto che
sta
richiamando all’ordine il suo fidanzato. Malgrado la tempesta
di
pensieri ed emozioni che infuria dentro di lei, ha riconosciuto la
minaccia nelle parole di Nisha.
Anche
Seth gli rivolge un gesto come per dire che è tutto a posto,
e
Annabel deve fare forza su se stessa per non urlare che non
è così,
che non c’è niente che sia a posto.
Il
Maggiore Nelson coglie la sua agitazione e le sfiora una spalla con
le dita. “Andiamo dentro” le sussurra piegandosi
sul suo
orecchio.
Quando
le porte della cappella si chiudono alle sue spalle, la giovane si
posa le mani sui fianchi. “Adesso voglio capire cosa diavolo
è
questa storia” sbotta, facendo saettare lo sguardo sui
presenti.
“Non
abbiamo nessuna intenzione di fare quello che ci chiedete”
annuncia
nello stesso momento Seth, risoluto.
Il
Maggiore leva le mani e fa loro segno di calmarsi. “Andiamo
con
ordine” dice. “Perché è stato
deciso che la Signorina Jensen -
Annabel
-
debba sposare quell’uomo?”
La
domanda sembra rivolta alla Signora Becker, ma Elsa si limita a
fissare Nisha con aria interrogativa, lasciando che sia lei a
rispondere. Annabel si impone di respirare lentamente, lasciando alla
donna la possibilità di spiegare e di darle qualche elemento
in più
per capire come si sia arrivati a quella decisione. Non che lei abbia
intenzione di accettarla, comunque.
Nisha
chiude gli occhi per un istante e poi esala con forza dal naso.
Annabel non sa dire se sia stanca o solo irritata. “Volete la
spiegazione ufficiale o quella ufficiosa?” fa, con voce
asciutta.
Nelson
non sembra intenzionato a perdere tempo. “Quella che
corrisponde
alla verità” replica in tono secco.
“Benissimo”
annuisce la vecchietta, apparentemente per nulla intimorita
dall’atteggiamento del militare. “La
verità è quella che ha
illustrato Mastro Leron poco fa: la religione ci insegna che i segni
come quelli che la ragazza porta in volto sono simbolo di gravi
peccati commessi nelle vite passate. Quando un simbolo del genere si
manifesta, la persona che lo porta è tenuta a espiare le
proprie
colpe nel modo più opportuno: considerate le dimensioni di
quella
macchia, un matrimonio non è nemmeno la punizione peggiore.
Anzi!”
Annabel
sbuffa sdegnosamente e fa per dire qualcosa, ma Nisha la interrompe.
“La verità”, riprende,
“è anche che Janus è il nipote di
Romed che, nel caso non l’aveste capito, è la
persona che ricopre
la carica più alta qui al villaggio. Dopo Mastro Leron,
chiaramente.”
Il
Maggiore inarca le sopracciglia. “Ah” fa, e ad
Annabel non piace
il suono di quell’esclamazione.
“Sedici
anni fa, quando aveva quindici anni”, riprende la donna,
“Janus
ha ucciso suo padre e suo fratello.”
La
ragazza strabuzza gli occhi davanti a quell’informazione.
“Che
cosa!?”
Nisha
le fa nuovamente cenno di tacere. “Le circostanze sono poco
chiare,
anche perché si tratta di un fatto avvenuto prima che Romed
e il
ragazzo arrivassero sul nostro pianeta. Forse si è trattato
di un
incidente o forse di un’azione volontaria, ma quello che
è certo è
che all'epoca Janus non si è reso pienamente conto di quello
che ha
fatto.”
“Stronzate!”
sibila Seth. “A quindici anni uno non è un
bambino: non è che
uccide qualcuno per sbaglio e non
si rende conto di
quello che fa. Se non si è trattato di un incidente, quel
tipo è un
assassino!”
La
vecchietta lo fissa con il suo sguardo penetrante. “In linea
di
massima potrei essere d’accordo con te”, ammette,
“ma Janus non
è mai stato particolarmente percettivo
da
questo punto di vista. Ci sono cose che, semplicemente…
sembra non
comprendere, ecco.”
Annabel
è sempre più inorridita. “Vorreste
farmi sposare un idiota?”
sbotta.
“Preferiresti
sposare un assassino capace di uccidere a sangue freddo e in pieno
possesso delle proprie capacità mentali?” la
provoca l’altra
donna.
“Preferisco
sposare Seth!” ribatte lei alzando la voce.
“Questo
l’abbiamo capito” sbuffa Nisha, levando gli occhi
al cielo. “Il
problema è che Romed preferisce che tu sposi suo nipote e
che,
guarda un po’, ha convinto le altre Sapienti e tutti gli
altri
membri del Consiglio del villaggio che questa è la soluzione
migliore per tutti! E non c’è proprio niente che
tu possa fare per
sottrarti a questa decisione, quindi ti conviene abituarti
all’idea.
Anzi”, rettifica, spostando lo sguardo su Seth, “vi
conviene
abituarvi all’idea, visto che, come avrai notato,
c’è una sposa
pronta anche per te!”
Annabel
si sente sbiancare e la presa della mano di Seth si fa talmente
stretta da risultare quasi dolorosa.
Il
Maggiore Nelson si schiarisce la voce. “Perchè
Romed ha tanta
fretta di trovare una moglie a suo nipote?”
Nisha
si lascia sfuggire una risatina sarcastica. “Oh, non direi
che ha
fretta,
visto che sono sedici anni che cerca di trovare una compagna al
ragazzo. Quando sono arrivati al villaggio, erano accompagnati da
alcuni soldati provenienti dal loro pianeta natio.”
“Da
quale pianeta ha detto che provengono?” la interrompe Nelson.
La
donna schiocca la lingua. “Romed viene dalla base di
Hesperia, ma
da ragazzo Janus non veniva con lui: non ho mai saputo da quale
pianeta o da quale base provenga. Romed non ama parlare della vita
che conduceva prima di trasferirsi a Huim, ma sappiamo che lui e
Janus vengono da una famiglia potente e che solo per questo motivo il
ragazzo è stato condannato all’esilio e non a
morte. Per questo e,
suppongo, per il fatto che su Hesperia Romed era considerato un
sant’uomo, un sapiente con molti seguaci.”
il
militare annuisce. “Quindi gli è stato permesso di
accompagnare
qui il nipote e di iniziare una nuova vita con lui.”
“Esatto”
dice Nisha. “Naturalmente, dal momento che il ragazzo era a
tutti
gli effetti un assassino, non gli è stato concesso di vivere
al
villaggio. È stato esiliato, com’è
giusto che sia, e da allora
vive in una palafitta sul Lago della Luna.”
“Da
solo?” scappa detto ad Annabel, che, nonostante tutto, cerca
di
immaginarsi come sia possibile che un ragazzino non particolarmente
intelligente e proveniente da un pianeta alieno abbia potuto
sopravvivere tutto solo in mezzo a un lago.
“Da
solo, sì” conferma seccamente la vecchia.
“Suo zio lo aiuta come
può, ma Janus se la cava principalmente da solo. Non
è annegato e
non è morto di fame, quindi immagino che sia in grado di
prendersi
cura di te.”
Io
non ho bisogno di nessuno che si prenda cura di me,
pensa la giovane, mentre la rabbia torna a montare dentro di lei. Né
tantomeno ho bisogno che sia quel tipo a farlo.
Poi
un pensiero attraversa la sua mente:
se
è davvero stupido come dicono, forse potrei trovare un modo
per
liberarmi di lui.
Ma è un’idea che viene accantonata nel tempo di un
battito di
ciglia: lei non lo sposerà mai, quindi non deve preoccuparsi
di come
liberarsi di lui.
“Continuo
a non capire perché Romed vuole che suo nipote sposi
Annabel, però”
insiste Seth, pallido in volto e con la voce strozzata di chi forza
le parole attraverso una gola troppo secca.
“Come
stavo dicendo, Janus è stato esiliato” riprende
Nisha. “L’esilio
però non dev’essere per forza a vita: se una
persona dimostra di
essere in grado di inserirsi nuovamente nella società e se
il
crimine di cui si è macchiata lo permette, è
possibile che ritorni
alla vita di prima.”
“Nel
caso di Janus”, continua la vecchietta, “la sua
giovane età e il
fatto che abbia commesso il suo crimine su un altro pianeta depongono
a suo favore. La famiglia è molto importante per noi, per
cui è
stato deciso che, per interrompere il suo esilio, il ragazzo avrebbe
dovuto dimostrare di essere cresciuto e di essere diventato un uomo
per bene.”
“E
il modo migliore per dimostrarlo è quello di essere un buon
marito”
conclude per lei il Maggiore Nelson. Quando la vecchia annuisce,
l’uomo sogghigna. “La mia ex-moglie avrebbe
qualcosa da dire in
proposito.”
Nisha
scrolla le spalle. “Considerati i suoi trascorsi, non
potevamo
certo trovargli una moglie qualsiasi, però. Ci voleva una
ragazza
adatta. Una ragazza che fosse al suo stesso livello, che fosse stata
condannata per un crimine simile. O che, come nel caso di Annabel,
avesse un marchio che la condannasse al posto nostro.” Gli
occhi
della donna esaminano il volto della giovane con espressione
imperscrutabile. “Abbiamo dovuto aspettare sedici anni, ma
alla
fine sei arrivata.”
La
ragazza scrolla il capo, a corto di parole. “Voi siete
pazzi”
mormora, guardando Nisha con gli occhi sgranati. “Mi dispiace
deludervi, ma dovrete aspettare ancora: io quello non lo
sposo.”
Elsa
sospira e fa per dire qualcosa, ma Nisha è più
veloce. “Se
contesti la decisione di Mastro Leron, del Consiglio del villaggio e
di tutta la cerchia delle Sapienti, non ti verrà comunque
permesso
di sposare Seth: la punizione per questo tipo di insubordinazione
è
l’esilio.”
Annabel
valuta brevemente quell’informazione. Per puro spirito di
contraddizione sarebbe tentata di dire che le sta bene così,
che
preferisce vivere da eremita piuttosto che piegarsi a quella
decisione, ma sa che è una risposta stupida. Lei non
è in grado di
sopravvivere in un ambiente così poco urbanizzato e,
malgrado i suoi
genitori l’abbiano abbandonata quand’era ancora in
fasce, è
sempre stata abituata a fare affidamento sugli altri. La solitudine
la spaventa. E, al di là di tutto, lei vuole
sposare
Seth, anche se la decisione è nata all’improvviso
e solo in
seguito al disastro della fabbrica di Yuba.
Lanciando
un’occhiata di sfida alla vecchia, si volta quindi verso
Nelson.
“Non voglio più restare su questo
pianeta” gli dice in tono
imperioso.
L’uomo
aggrotta le sopracciglia. “Come, scusa?”
La
giovane scrolla impazientemente il capo. “Ho detto che non ho
più
alcuna intenzione di restare qui” ripete.
“Maggiore, l’altro
giorno lei ci ha detto che Yuba non avrebbe abbandonato i suoi
cittadini e che, se le cose si fossero messe male, ci avreste portato
via di qui.”
“Giusto!”
conferma Seth, annuendo con entusiasmo.
“Questa
gente vuole farmi sposare un assassino” riprende la ragazza.
“A
me sembra proprio che le cose si stiano mettendo male, quindi voglio
andarmene. Sono disposta… sono disposta anche a trasferirmi
su
QZ-3, se è il caso: va bene tutto, l’importante
è che io non
debba più sentir parlare di queste fesserie.”
Sul
volto di Nelson si disegna un’espressione costernata.
“Le cose
non sono così semplici, purtroppo” sospira.
“Per portarti via da
Nantos-A devo avere in mano qualcosa di concreto, delle prove
tangibili che dimostrino che la tua sicurezza è a rischio.
Questo
ragazzo, Janus, potrebbe essere un brav’uomo e un buon
marito.”
Annabel
lo guarda incredula. “Ha ammazzato suo fratello e suo
padre”
scandisce. “Come diavolo fa a essere un
brav’uomo?”
“Se
si fosse trattato di un incidente…” azzarda il
militare.
Lei
però lo interrompe. “E, comunque, non è
questo il punto: su Epona
i matrimoni organizzati sono illegali. La gente si sposa
perché lo
vuole, perché è innamorata di qualcuno, e non
perché una congrega
di vecchi rimbambiti e superstiziosi decide che è giusto
così!”
L’uomo
sembra un po’ in imbarazzo. “Umanamente posso
essere anche
d’accordo con te”, mormora, “ma
legalmente non posso aiutarti.
Non ancora, almeno.”
“Cosa
significa ‘non
ancora’?”
mormora Seth con un filo di voce. Il suo tono afflitto stupisce
Annabel, che solo in quel momento si ricorda che anche lui deve
sposare una perfetta sconosciuta. Sino a quel momento hanno parlato
soltanto di Janus
e
il povero Seth non sa nemmeno come si chiami la sua futura moglie.
Non è giusto, naturalmente, eppure Annabel non riesce a
concentrarsi
su di lui: la sua testa è tutta un susseguirsi di io-io-io
che
la fa vergognare.
Il
Maggiore Nelson si passa una mano sul volto. “Un
anno” dice.
“Prima di intervenire, devo aspettare un anno:
così dice la legge.
Se tra un anno le cose andranno male e sarete ancora
dell’idea di
andarvene, vi aiuterò. Non prima, però: se
accontentassimo tutte le
richieste di questo genere, passeremmo il tempo a spostare la gente
da un pianeta all’altro.”
La
giovane si sente in preda a un capogiro e ha per un istante
l’impressione che le gambe non la reggano. “Quindi
non c’è
niente da fare?” mormora, guardando gli occhi chiari del
Maggiore
come se in essi sperasse di trovare delle risposte diverse da quelle
che le ha dato la sua voce.
L’uomo
socchiude le labbra e sul suo volto passa un’espressione
strana. È
velocissima e dura un secondo soltanto, eppure Annabel ha
l’impressione che sia stato un guizzo volontario e rivolto a
lei.
Aggrotta la fronte, ma l’uomo ha già distolto lo
sguardo, mimando
un’indifferenza forse eccessiva.
Una
sottile spira di confusione si mescola allo smarrimento e allo
sconforto e la ragazza si chiede se il militare stia cercando di
dirle qualcosa. Oh, se solo fosse un po’ più brava
a leggere le
persone! “Quindi”, riprende dopo un istante di
esitazione, “mi
consiglia di sposare quell’uomo? O farei forse meglio ad
accettare
l’esilio?”
“Sposalo”
risponde prontamente Nelson. “Mi spiace dirlo, ma temo che da
sola
non sopravviveresti. Mi corregga, Nisha, ma credo che sia
nell’interesse di Janus dimostrarsi un buon marito,
giusto?”
La
vecchietta annuisce. “Naturalmente sì. Romed ci
dice che il
ragazzo soffre la solitudine e che non desidera altro che tornare a
far parte della società: ti tratterà come una
principessa,
credimi.”
Può
anche andare a farsi fottere!
Pensa
furiosamente Annabel, animata da una rabbia cieca nei confronti di
quello sconosciuto che le vogliono a tutti i costi spingere tra le
braccia.
“Non
mi fido” dice scuotendo testardamente il capo. “E
se invece mi
trattasse male? Se fosse violento o fuori di testa?”
“In
quel caso mi contatterai immediatamente” replica subito il
Maggiore
Nelson. “Io verrò spesso al villaggio: una volta
al mese, se mi
sarà possibile. Anche quando sarò via,
però, tu e Seth potrete
contattarmi tramite la Signora Becker: se ci saranno dei problemi o
se uno di voi dovesse sentirsi in pericolo, verrò subito
qui.”
Annabel
chiude gli occhi, consapevole che la strada è ormai
tracciata.
Vorrebbe che non fosse così, ma non è stupida e
sa che la gabbia si
è chiusa attorno a lei senza lasciarle
possibilità di scampo.
Sposerà Janus, perché non ha alternative. Ma
gli renderò la vita un inferno.
La ragazza stringe i pugni e fa un giuramento a se stessa: da quel
momento in poi, ogni secondo della sua esistenza avrà il
solo scopo
di far pentire quell’uomo di aver incrociato il suo cammino.
Sa
essere cattiva, se vuole. Crudele, se l’occasione lo
richiede. E
Annabel prega soltanto che Janus le dia l’occasione di
esserlo.
“E
va bene” annuncia riaprendo gli occhi. “Facciamo
come volete voi.
Sposerò quel tizio.”
Seth
la guarda come se l’avesse accoltellato al petto.
“Cosa?”
sussurra ferito.
Sostenere
il suo sguardo le costa una fatica enorme, ma Annabel incontra i suoi
occhi. “Non abbiamo altra possibilità, Seth. Io
sposerò Janus e
tu sposerai quella donna. E tra un anno ce ne andremo di qui, te lo
giuro, e vivremo la nostra vita.”
Gli
occhi marroni del ragazzo si specchiano nei suoi e la giovane vede
l’istante esatto in cui Seth decide di assecondarla;
probabilmente
perché è anche lui consapevole del fatto che non
esistano
alternative. Il suo viso si contrae in una smorfia di determinazione.
“D’accordo, facciamo così.
Però prima di uscire e sposare
quella donna, voglio parlare un attimo con Annabel. In
privato.”
“Mi
sembra giusto” concede Elsa, conciliante.
Nisha
tira un evidente sospiro di sollievo. “Molto bene”
annuisce
soddisfatta. “Questa è senz’ombra di
dubbio la cosa migliore per
tutti: evitiamo i drammi e prendiamo la strada più semplice,
che non
si sbaglia mai.”
Annabel
la fulmina con lo sguardo, ma si morde la lingua per non risponderle
male.
“Vi
lasciamo soli dieci minuti” mormora ancora la Signora Becker,
facendo danzare gli occhi tra i due ragazzi.
Annabel
annuisce, ma Seth leva improvvisamente una mano in direzione di
Nisha. “Un momento!” dice. “Chi
è la donna che devo sposare?
Vorrei almeno sapere il suo nome, prima di…”
Il
giovane lascia sfumare la frase, ma la vecchietta capisce comunque
quello che vuole dire. “Tua moglie si chiama Liri e ha
ventott’anni, quindi è un po’
più grande di te. È una brava
ragazza. È seria ed è una grande
lavoratrice.”
Seth
non pare convinto. “E perché si sposa adesso?
L’altro giorno
Elko mi ha spiegato che di solito qui i ragazzi si sposano che sono
ancora adolescenti: non è un po’ troppo
vecchia?”
Sul
volto di Nisha passa un’espressione cupa. “Liri
è vedova. Suo
marito è morto in un incidente di pesca tre anni fa: ha
cercato di
salvare un amico che era stato trascinato in acqua da una rete e sono
annegati entrambi. Era un brav’uomo, molto amato qui nel
villaggio.”
Il
giovane arriccia il naso. “E perché non
s’è risposata prima?”
insiste, evidentemente intenzionato a individuare subito un difetto
nella sua promessa sposa.
“Liri
ha un bambino, Haken: il piccolo ha cinque anni ed è
completamente
sordo. Nessuno ha voluto farsi carico di un simile peso, sino a
ora.”
“Oh.”
Seth sembra preso in contropiede da quell’informazione e
Annabel
sgrana gli occhi, sorpresa. Haken,
pensa, e la sua mente le ripresenta subito l’immagine del
bambino
dai capelli neri che ha visto prima tra le Sapienti. Ecco chi era,
dunque, ed ecco perché era lì.
Seth
se ne sta in silenzio, la fronte aggrottata e lo sguardo a terra, e
la giovane si sente percorsa da un brivido strano. Seth
ha sempre voluto un bambino,
pensa, e
adesso se ne ritrova uno tra le mani.
Il
pensiero la fa tremare.
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