Un bambino cattivo

di Angels4ever
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Un bambino cattivo
 
Il piccolo Harry guardava l’albero di Natale estasiato: l’abete ingombrava l’intero salotto, lasciando venir giù una leggera resina; le luci e gli addobbi lo rendevano luminoso e, se possibile, ancora più imponente.
Era collocato proprio accanto alla finestra, lì dove i vicini impiccioni potevano vedere il capolavoro di zia Petunia. Lei, ovviamente, doveva sempre sentirsi la migliore.
Harry si arrampicò sul divano e fissò al di là dei vetri limpidi l’oscurità di Privet Drive, illuminato solo dalle luci natalizie, dove dei fiocchi di neve avevano cominciato a scendere delicatamente, attecchendo al suolo.
Forse quell’anno avrebbe ottenuto un regalo! Qualcosa di nuovo! Qualcosa che non fossero delle mutande smesse di Dudley.
“Mamma, tra poco viene Babbo Natale.” Proruppe Dudley.
Petunia gli riempì il faccione di baci. “Certo, e ti porterà tanti regali! Perché sei stato un bravo bambino!”
Harry si voltò verso la zia, gli occhi verdi dilatati da quello che era più di un barlume di speranza.
“Zia, Babbo Natale porterà anche a me un regalo?”
Petunia stava per rispondere, e tutti vorremmo sapere cosa avrebbe detto, ma Dudley interruppe sul nascere la frase della madre.
Fronteggiò il cugino, le mani paffute sui fianchi altrettanto abbondanti, e lo fissò con aria di scherno, gli occhi azzurri che brillavano di malizia.
“No, a te Babbo Natale non porterà proprio niente. Perché sei stato un bambino cattivo”.
Harry, di almeno tre taglie più piccolo, sembrò rimpicciolire sotto uno sguardo così risoluto, così sicuro di sé. Lo sguardo di chi era amato, ed era in casa propria.
Anche a quattro anni, Dudley Durslay, era una creatura umana spietata, il cui cuore era usato solo per farlo vivere.
Harry rifletté, cercò di pensare, di ricordare quando era stato un bambino cattivo. Ma proprio non ci riusciva.
Nella sua mente, tutto ciò che riaffioravano erano momenti di solitudine, di poca gioia, di scarso affetto.
Babbo Natale perché questo non lo vedeva?
Sentiva le lacrime fuoriuscire prepotentemente, ma non voleva scoppiare a piangere davanti a quel bambino terribile, non voleva dargli l’ennesima soddisfazione.
 
 
Nel cuore della notte, si rigirò nella sua camera, per meglio dire nel sottoscala, che paradossalmente era l’unico posto dove si sentiva al sicuro, senza suo cugino e i suoi zii.
Tese le orecchie per carpire un qualche rumore ma niente. Al di là della piccola portoncina non volava nemmeno una mosca.
Era un bambino, e restare sveglio per troppo tempo fu impossibile: così, piano piano, si assopì.
Non sognò nulla, assolutamente nulla, fu come se avesse chiuso gli occhi per pochi attimi, e quando li riaprì il sole era già alto in cielo, poteva quasi sentirne il calore entrare dallo spioncino.
Si mise gli occhiali, (comprati usati ovviamente), e ciò che vide lo lasciò sorpreso.
Accanto al cuscino c’era un cervo di legno: non era nuovo, si vedeva dalle imperfezioni sul dorso e dal fatto che gli mancava una zampa; tuttavia, in quel momento, ad Harry non interessava.
Sapeva che non era di Dudley, non aveva mai visto suo cugino giocarci; inoltre, Dudley prediligeva giochi ben più costosi.
Harry lo prese in mano, e per qualche motivo, stringendolo al petto, si sentì meno solo, come se un tempo fosse appartenuto a qualcuno di molto vicino a lui.
 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
 
Eccomi qui dopo un periodo di stop!
Piccola ff natalizia, niente di ché!
Spero vi sia piaciuta.
Buon Natale,
 
Giulia




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