Rose

di Picci_picci
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Marinette era avvilita, con l’umore sotto terra. Come poteva aver perso lui

Il suo partner.

Il suo punto fisso.

La sua ancora.

Il suo migliore amico.

Colui che, nonostante tutto, sarebbe sempre rimasto al suo fianco, non l’avrebbe mai giudicata o presa in giro, ma l’avrebbe sostenuta e aiutata; avrebbe creduto in lei.

Quello che invece lei non aveva fatto con lui. Lo aveva giudicato, lo aveva trattato con rabbia come se lui non riuscisse a capire il danno che aveva fatto, come se lui non fosse un supereroe; non lo aveva fatto parlare, gli aveva solo gettato addosso tutta la frustrazione per quella situazione: Adrien e i suoi sentimenti verso di lui, il fatto che quella vacanza non era più una vacanza e la questione venutasi a formare con gli eroi americani.

E ora era rimasta sola ad affrontare tutto ciò e lo sarebbe rimasta per sempre.

Lui aveva rinunciato ai suoi poteri.

Aveva rinunciato a Plagg.

Aveva rinunciato a lei, a loro.

Cavolo, non riusciva nemmeno a pensare di poter essere Ladybug senza di lui! Non poteva essere quella ragazza, quella eroina, senza Chat Noir, semplicemente non poteva.
Ma avrebbe dovuto affrontarlo, non importava quanto sarebbe stato difficile; prima di lei e dei suoi sentimenti, c’era la sicurezza di Parigi e di tutti i suoi cittadini. Sempre sarebbe stato così. Il bene superiore era più importante di qualsiasi cosa, anche della sua felicità.

Era appena arrivata di fronte alla scalinata dell’hotel che gli aveva ospitati per quei giorni, quando incontrò da lontano gli occhi verdi di Adrien.
Anche lui, incurante della pioggia battente, la guardava da lontano con lo sguardo triste e abbattuto.
Rabbrividì, ma non per il freddo che le era entrato sotto le ossa a causa della pioggia, ma per l’umore triste del ragazzo di fronte a lei. Era forse la prima volta che vedeva Adrien così addolorato senza che lui cercasse di mascherarlo con un sorriso, e questo le faceva male al cuore.

Ma chi voleva prendere in giro? La sua cotta per Adrien non era per niente passata. Come cavolo era riuscita a ridursi così?

Prese un respiro profondo.

“Stai bene?”

Adrien rimase sorpreso dalla domanda così diretta della mora, ma ancora di più della voce sottile e di vetro che aveva usato, inoltre, non aveva sbagliato una parola e non aveva vacillato.

“Sono stato meglio.”

“Ti capisco.”

Poi Adrien si avvicinò a lei, “vado a fare una passeggiata.”

“Ma piove ed è pericoloso stare lì fuori.”

Lui sorrise tristemente con gli occhi che quasi piangevano, “non preoccuparti.Tornerò subito, voglio passare ancora un po’ di tempo con un’amica come te.”

Voltò lo sguardo verso i palazzi mezzi distrutti, e Marinette non riuscì a non pensare allo stesso sguardo triste che aveva visto qualche minuto prima sul volto di Chat Noir.

Il suo chaton. Ma adesso non lo era più.

Ripensò a tutte le rose che lui le aveva regalato e che aveva rifiutato per non illuderlo. Solo due conservava ancora, quasi con gelosia, quella gialla e quella rossa che molto tempo prima le aveva regalato su quel balcone. Le aveva fatte essiccare e le custodiva in una scatola, lontano da occhi curiosi.

“Va bene”, gli rispose alla fine.

Adrien annuì e con aria mogia si incamminò via.

“Ma che fai?”, le chiese Alya, quasi urlandole contro, “che ti prende? Non capisci che stava solo aspettando che tu gli chiedessi di restare?!”

Marinette ebbe bisogno di qualche minuto per capire cosa effettivamente Alya le aveva domandato.

“Io..”, iniziò incerta, “ha fatto la sua scelta, cosa ti aspettavi che facessi?”

“Non importa cosa mi aspettavo io che tu facessi, cos’è lui per te? Un amico o più di un amico? Non ci sarà un momento migliore per essere onesta con te stessa. Vuoi che se ne vada o vuoi che resti?”

Marinette rimase incerta per qualche secondo, poi corse verso la strada che aveva imboccato Adrien.

Aveva già perso Chat Noir, il suo compagno, non avrebbe perso anche Adrien, non poteva permetterselo, ne sarebbe uscita distrutta.

Quando vide da lontano una chioma bionda che girava solitaria, urlò il suo nome.

Lui si bloccò e si girò verso di lei, pronto a chiederle cosa era successo e se stava bene.
L’incolumità di Marinette era una delle cose più importanti per lui, tanto quanto la sua lady.
Ma non riuscì a dire niente perché una Marinette fradicia e con il fiatone per la corsa, si buttò tra le sue braccia. Lo strinse forte, quasi a soffocarlo; non era uno dei quei soliti dolci abbracci che si danno gli amici, no, era più un abbraccio spaccaossa della serie ‘sono qui, non me ne vado e ti prego non andartene nemmeno tu’.

Adrien ricambiò subito la stretta della mora con la stessa intensità, se non di più, e affondò il viso nei suoi capelli bagnati ma che nonostante ciò conservavano il profumo alla vaniglia tipico di Marinette.

“Ti prego, non andare”, sussurrò la mora nell’incavo del suo collo.

“Sono qui, Marinette, sono qui”, e a confermare ciò, la strinse un po’ di più.

Stettero un altro po’ così, con la pioggia che continuava a cadere.

“Vuoi dirmi che è successo?”, chiese gentile il biondo che non riusciva a capire il perché di quello strano comportamento da parte della ragazza.

“Solo se tu mi dici quello che è successo a te”, rispose a tono lei, ma sempre con il volto nascosto nel suo petto.

“Touche”, disse lui accarezzandole distrattamente il capo corvino.

A quel tocco, Marinette rabbrividì e si appoggiò di più contro di lui. Cavolo gli ricordava così tanto Chat Noir quando cercava di tirarla su di morale.

Chaton…

“Ho perso qualcuno oggi”, iniziò Marinette con voce incerta, “qualcuno di molto importante per me.”

Adrien si scostò da lei per cercare di vederla in viso...comprendeva perfettamente come si sentiva.
Le alzò il viso con due dita e glielo prese tra le mani, “lo so cosa provi. Io sono qui per te.”

Marinette lo guardò negli occhi verdi e non riuscì a trattenersi, “come amico.”

Ma lui non rispose, rimase in silenzio; l’abbracciò e basta, il più stretto che poteva.
Marinette fu sorpresa, ma ricambiò la stretta, seppur con un certo imbarazzo, ovviamente, nonostante tutto rimaneva la solita Marinette.
Si aggrapparono l’un l’altro come mai avevano fatto, forse cercando di ricordare chi avevano perso qualche minuto prima.

Uno spostamento d’aria gli fece allontanare e Uncanny Valley atterrò vicino al loro.
I suoi tre occhi viola li scrutarono, poi parlò senza nessuna esitazione, “Ladybug, Chat Noir, New York a bisogno di voi.”

Marinette arrossì completamente, mentre Adrien si grattò la nuca imbarazzato.

“No-non capisciuto, cosa vuole dire, ma e-ecco..”

“Quello che Mari sta cercando di dire”, esclamò Adrien venendole in soccorso, “è che noi non li conosciamo Ladybug e Chat Noir. Sicuramente ti sarai confusa.”

L’androide scosse la testa del tutto tranquilla, “non potete celarmi le vostre identità segrete, non alla mia tecnologia. Vi prego, New York ha bisogno del vostro aiuto.”

Marinette era sconcertata, non riusciva a formulare un pensiero di senso compiuto, figuriamoci una frase. Con le sopracciglia che ormai arrivavano a toccare l’attaccatura dei capelli, si girò a guardare il suo compagno… Non era possibile, giusto?

Lui d’altro canto, seppur sorpreso e scioccato, era su di giri. Lei era la sua lady? Era sempre stata così vicino a lui? Come poteva non essersene accorto?
Si avvicinò di un passo e le sfiorò il viso, “my lady..”

Lei spalancò gli occhi sorpresa: solo una persona poteva chiamarla con quel nomignolo con un tono così dolce.

Mon minou.

Adrien si ritrovò a tenersi il braccio dal quale si propagava un leggero dolore. 
Marinette, la sua dolce Marinette, gli aveva appena dato una manata sul braccio e lo guardava con uno sguardo deciso e battagliero.
Se non era lei la sua lady, non sapeva chi avrebbe potuto esserlo.

“Fammi un’altra volta una cosa del genere chaton e ti giuro-”

Ma la sua minaccia non finì mai, perché la risata cristallina di Adrien la interruppe mentre l’avvolgeva tra le sue braccia.

“Mi dispiace, my lady, davvero. Non volevo farti soffrire. Ti giuro che non me ne vado da nessuna parte.”

“V-va pito. Volevo dire, giapito.. oddio, ti prego, dimmi che hai capito.”

Lui rise di nuovo e annuì, “chi l’avrebbe mai detto”, disse guardandola.

“Potrei dire la stessa cosa di te.”

“Ma se ho lo stesso identico fascino?”

“E modestia.”

Un colpo di tosse interruppe il loro scambio, “scusatemi, ma ci sono dei super cattivi che vi attendono.”

Annuirono e Marinette tirò fuori l’anello del gatto nero e un alquanto incazzato Plagg, “ma ti pare che un moccioso come te mi debba lasciare così?!”

“Scusami amico mio, hai ragione”, rispose lui lasciandogli una grattatina dietro le orecchie.

“Vorrei vedere”, rispose il kwami della distruzione, “e ore basta, non c’è bisogno di essere così sentimentali.”

Adrien sorrise e guardò la sua lady che aveva il viso teneramente rosso.

“My lady, so che ti piace la moda, ma arrivare ad abbinare il colore del tuo volto con il colore della tua tuta, è un tocco di classe.”

Lei lo guardò con un sopracciglio alzato, “ma sta zitto e trasformati, abbiamo dei super cattivi di cui occuparci.”

Si guardarono brevemente negli occhi e pronunciarono le due paroline che li trasformarono in Ladybug e Chat Noir. 

***

Dopo che Ladybug ebbe riportato tutto alla normalità, i due eroi parigini salutarono quelli americani e cercano un posto per ritrasformarsi.
Atterrarono in una stradina semi nascosta, giusto in tempo prima che le loro trasformazioni sparissero. Dettero da mangiare ai propri kwami, con non poche lamentele di Plagg, e si incamminarono verso il loro ostello.

“Quindi vogliamo parlare di ciò che abbiamo scoperto?”

“Dobbiamo?”, sussurrò Marinette con il volto paonazzo.

“Sì, se continui ad andare in autocombustione o ti impappini di fronte ad un cattivo come poco fa.”

Marinette lo guardò male.

“Va bene”, rispose lui alzando le braccia in segno di resa, “però ho ragione.”

“Hey, è successo solo una volta!”

“Ma poteva essere rischioso per te”, rispose guardandola serio.

Lei annuì e continuò a camminare a testa bassa.

“My lady”, disse prendendole la mano, “che succede?”

Lei guardò le loro mani intrecciate e le alzò, “questo succede.”

“Non capisco.”

“Certo che non capisci”, disse lei con un sorriso. Bene, se quel viaggio avrebbe dovuto chiarire i suoi sentimenti, lo avrebbe fatto, sarebbe andata fino in fondo.

“Non capisci perché non sai tutta la verità, ovvero che io..”

Lui la guardò con quegli occhi verdi che sembravano volerle aprire l’anima.

“Io sono innamorata di te.”

Lui rimase scioccato per un momento, meglio dire per qualche momento, poi rise istericamente, “mi stai dicendo che per tutto questo tempo sono stato il rivale di me stesso?!”

“Di quello che ti ho appena detto, davvero il tuo unico commento è questo?”

“Cosa dovrei dirti, my lady?”, disse lui ricomponendosi, “lo sai che io ti amo.”

“Tu ami Ladybu-”

“Tu sei Ladybug, c’è un motivo per cui ti ho soprannominata la Ladybug di tutti giorni.”

Lei lo guardò negli occhi ancora non capacitandosi di ciò che aveva sentito e di ciò che era successo.

“Ora devi dirmelo te”, disse lui imbarazzo, “se mi ami ancora nonostante io sia Chat Noir..”
Lei non fece grandi discorsi, lo prese per il bavero della camicia, ancora bagnata dalla pioggia di prima, e premette le sue labbra su quelle di lui.

“Chaton, non essere stupido.”

Lui sorrise accarezzandole il volto dolcemente, poi la baciò di nuovo.

Intrecciò insieme le loro mani e si diresse verso l’hotel dove tutti i loro amici gli stavano aspettando.

“My lady?”

“Sì?”, rispose lei con la testa appoggiata sul suo braccio e le guance leggermente rosa.

“Quindi, se ora ti regalo una rosa rossa, la accetterai?” 

Lei si fermò e lo guardò con sguardo crucciato, “chaton, te l’ho già detto prima, niente domande stupide.”

Ovviamente accettò tutte le rose rosse che il suo gattino le regalò.

 


Angolo autrice

Ebbene sì, ecco il mio personale regalo di Natale. Lo so, devo aggiornare la mia long e avevo precedentemente detto che sarei tornata con una shot con i miei personaggi di “Loop”, ma ultimamente ho visto lo speciale di New York e mi è venuta l’ispirazione.
E poi volevo un happy ending e portare un po’ di gioia in questo strano Natale.
So che molti potranno commentare "ma Adrien non si è baciato con Katami all'inizio dello speciale?"
Sì, è assolutamente vero, ma io non ne ho tenuto di conto e, nel caso, i nostri protagonisti se ne preoccuperanno più in là (è vacanza pure per loro XD).

Informo anche che questa shot sarà AUTOCONCLUSIVA, ovvero non scriverò alcun seguito come invece ho fatto per Loop, lasciamoli tranquilli a godersi il momento e la loro storia (almeno nella nostra mente, tanto nella serie non va mai così).
Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie di passare un sereno e felice Natale e con tutto il cuore vi dico GRAZIE perché senza di voi non sarei mai riuscita a crescere così tanto.
Da Cassie è tutto, linea allo studio e buon Natale.

 




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