Tutti i modi (+1) di chiedere scusa

di VigilanzaCostante
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A Mari Lace, buon Natale.
 
Tutti i modi 
(+1) di chiedere scusa
 
 
La parola scusa rimase incastrata tra le labbra di Draco per troppo tempo. Era lì, in bilico, pronto a farla uscire fuori ogni volta che incrociava Katie Bell per i corridoi.
Nonostante i sospetti che giravano attorno a lui, lei non mostrò mai di sapere la verità. E Draco – intimorito, terrorizzato, annientato – non si fece avanti.
L’anno scolastico finì, la guerra si infiltrò ancora più prepotentemente nella sua vita e di Katie Bell gli rimase solo il sollievo (“Non l’ho uccisa – è viva”).
 
×××
 
Si ritrovarono anni dopo, sembravano essere passati secoli invece era solo passata la guerra. Katie lavorava al Ministero e Draco annuì distratto quando apprese in quale circoscrizione: dipartimento delle catastrofi e degli incidenti magici.
Si sentì di nuovo sollevato – perché era viva, stava bene.
Scusa – stava per dire.
Vuoi prendere una Burrobirra? – aveva detto lei, anticipandolo.
Acconsentì, mentre un vecchio senso di colpa piano piano serpeggiava via.
 
×××
 
«Sono sempre stata estremamente sfortunata! In tutti campi, a partire da quello da Quidditch, tutti quei Bolidi che mi sono presa!»
Katie era timida ma Draco la scoprì estremamente loquace, bevendo Burrobirra ogni venerdì pomeriggio.
«Una volta i gemelli mi hanno somministrato involontariamente quel Torrone Sanguinolento che producevano loro e abbiamo dovuto interrompere un intero allenamento.»
La trovava interessante nella sua semplicità. Un tempo l’avrebbe considerata banalmente nella norma, ma c’era qualcosa in lei, nel suo essere anima grezza, che lo attirava. Era buona Katie, di una bontà che lui bramava e non riusciva ad avere.
«Per non parlare poi dell’incidente con…» a quel punto arrossì, violentemente, e si zittì. Senza accorgersi, lei stessa era entrata in un territorio spigoloso, sconosciuto.
Scusa – quella parola tornava a premere sulle labbra di Draco.
«Bell, io non so se lo sai ma io… quella volta sono stato io, con la collana e…»
Non riusciva a spiegarsi perché non aveva mai provato a farlo, non ne aveva mai sentito il bisogno. Perché era così complicato chiedere perdono?
Fu lei a renderlo facile, si sporse verso di lui e lo baciò. Nella confusione del momento Draco riconobbe, tra i suoi sentimenti, la sorpresa e poi il sollievo.
 
×××
 
Il biondo si chiese spesso come lei fosse riuscita ad andare oltre, ma non lo espresse mai ad alta voce perché Katie non gliene dava tempo: era estremamente brava a notare quando si incupiva e i baci erano la soluzione migliore per far smaterializzare i brutti pensieri. 
Da allora Draco imparò a chiedere scusa; lo fece in molti modi, come offrendosi lui stesso di conoscere i suoceri babbani o preparandole la colazione (senza risparmiarsi un “Puah, lavoro da elfi domestici”).
Ogni qualvolta Katie faceva tardi a lavoro, lui l’aspettava a casa in uno stato di ansia. Solo quando varcava la porta con il suo sorriso dolce, Draco si concedeva il lusso di rilassarsi – sollievo, era viva, stava bene.
 
 
 


NDA:
Eccomi qua nel mio primo tentativo di scrivere una Draco/Katie, coppia che mi affascina dalla volta in cui ho letto una Drarry in cui Draco inizialmente stava con Katie. Mari Lace ha contribuito a stuzzicare la mia curiosità scrivendo qualcosina di loro, e allora eccomi qui, a dedicarle questa storia. A proposito, se volete tante belle storie con un Draco caratterizzato al meglio, passate da lei, è sicuramente più capace di me.
Cara, spero che questa storia ti piaccia! Un bacio
Mati
 
P.s: ero mooolto indecisa se far lavorare Katie al Ministero o come Madimaga, la seconda mi piaceva per uno sviluppo introspettivo. Se mi capiterà di riscrivere di loro, magari, mi butterò su quest’opzione.

 




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