Sparkle

di Athelye
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Stelle.
Luci che ci vengono proiettate da luoghi così lontani da essere quasi inimmaginabili, quasi impossibili da figurare nelle nostre menti. Luci di corpi celesti di cui ammiriamo adesso la fiamma, che potrebbe essere bruciata secoli fa, ma che ancora ci fa battere il cuore, perché forse non sappiamo che si è spenta, perché forse non lo vogliamo sapere.
Sono quelle che guardiamo quando abbiamo bisogno di sentirci meno soli, quando abbiamo bisogno di sognare ed esprimere desideri.
 
Pensateci, ogni volta che guarderete la notte, che qualcuno nel mondo starà guardando le vostre stesse stelle, che qualcuno si starà perdendo nel vostro stesso cielo.
 
 
 

Sparkle

 
 
 
Vega.
 
Chiuse la porta alle proprie spalle. Finalmente a casa, dopo un’altra giornata interminabile fra studio e turni di lavoro. Lanciò un’occhiata all’orologio sul mobile all’ingresso. 3:47.
Guardò il soffitto, poi si decise a entrare seriamente, lanciando le chiavi nella ciotola dove le tenevano senza neanche controllare di averla centrata. Jiang Cheng gli avrebbe di sicuro rinfacciato di aver graffiato il muro con il colpo, come ogni mattina d’altronde.
Si diresse sparato in camera senza nemmeno togliersi la giacca, chiudendo la porta nel modo più silenzioso possibile e spalancando la finestra. Si affacciò solo dopo aver rufolato nelle tasche alla ricerca di un accendino. Si passò una mano fra i capelli corvini, soffiando un ricciolo di fumo nell’aria fresca della notte.
Il cielo era incredibilmente terso e una miriade di scintille lo trapuntava, quasi fosse uno specchio d’acqua che rifletteva la città.
Era uno spettacolo che si poteva ammirare raramente. Con le sue migliaia di luci, Beijing di rado regalava ai suoi abitanti una coperta di stelle come quella. E lui lo sapeva bene, perché guardava il cielo ogni notte.
Ogni notte la stessa identica sequenza: lavoro, casa, finestra, sigaretta e cielo.
Una routine alquanto noiosa, in realtà, ma d’altronde a quell’ora il suo coinquilino dormiva da almeno quattro ore, e comunque di chiacchiere ne sentiva già abbastanza a lavoro, quindi godersi un po’ il silenzio non gli dispiaceva affatto, in compagnia soltanto dei suoi pensieri, dello sfrigolare veloce della sua sigaretta e delle stelle. Le sue uniche compagne da quando era rimasto solo, quindi troppo presto anche per ricordare quando aveva iniziato a guardarle. Quelle stelle erano praticamente diventate parte dei suoi occhi.
Aveva appena tre anni, così gli avevano detto, quando a causa di un incidente stradale era rimasto l’unico della famiglia Wei.
Dei suoi genitori non ricordava nulla, i loro visi ritratti nelle fotografie che aveva non avevano più una voce né un calore, erano solo lineamenti sconosciuti che continuava a vedere riflessi negli specchi. Per assurdo, non ne aveva mai sentito davvero la mancanza, probabilmente grazie alla famiglia da cui era stato adottato, quella del suo coinquilino, un fratellino mancato per lui. Ma quella era un’altra storia.
 
Silenziose confidenti, giudiziose amiche, le stelle erano state le sue compagne ogni momento in cui si era sentito solo, per nessuna ragione apparente.
Controllò l’ora sul cellulare dopo aver spento la sigaretta, pensando con sgomento che lo aspettavano tre ore scarse di sonno. Guardò il cielo sbuffando. Ma non potevo capitare in una città tranquilla, senza niente da fare?
Scosse la testa a quei pensieri, poi chiuse la finestra e si sistemò per andare finalmente a dormire.
 
 
Un rumore trillò fastidiosamente vicino a lui, risvegliandolo controvoglia. Il cellulare si illuminò, accompagnando una suoneria che non riconosceva a una vibrazione.
Allungò una mano per staccare la sveglia, notando per caso la foto di una moto come sfondo del cellulare. Strizzò gli occhi per assicurarsi di non avere le allucinazioni. Quando mai aveva impostato quello sfondo?!
Fece roteare gli occhi. Probabilmente Jiang Cheng gli aveva preso il cellulare il giorno prima e gli aveva scombinato le cose per vendetta. D’altronde lui aveva fatto lo stesso qualche giorno prima, solo con una foto del proprio fondoschiena. Era stato molto divertente vedere la sua reazione.
Beh, questo comunque spiegava anche la sveglia diversa.
Si stiracchiò nel letto, prima di decidersi ad alzarsi. La stanza gli sembrò più grande, ma forse era perché nel fine settimana lui e il suo coinquilino si erano rimboccati le maniche per riordinare l’intera casa in vista dell’arrivo di YanLi, la sorella maggiore di Jiang Cheng. Quindi non fece caso all’insolito ordine nei suoi vestiti, che gli sembrarono persino diversi. Anche appesi ai muri c’erano poster che non ricordava, e un disegno inquadrato, forse quell’attore bellissimo che aveva visto la settimana prima in quel film e aveva abbozzato. Eppure, era sicuro di aver lasciato almeno qualche stecca della serranda aperta..
Quando aprì la porta di camera aggrottò le sopracciglia, trovandosi di fronte un corridoio completamente diverso, oltre che apparentemente più ampio, ma pensò fosse perché l’avevano riverniciato di bianco a nuovo.
La libreria era piena di libri di filosofia e teologia, che né lui né Jiang Cheng avevano mai sfiorato come temi di studio neanche al liceo, quindi figuriamoci adesso, mentre alle pareti c’erano quadri che non aveva mai visto, senza contare diverse fotografie che decisamente non ritraevano loro. Chi cazzo erano quelle persone?!
Si guardò intorno sbigottito, chiedendosi per quale assurdo motivo suo fratello avrebbe dovuto rivoluzionare casa loro solo per YanLi (come se lei non li conoscesse, tsk!), mentre si dirigeva verso il bagno, sempre che nella notte Jiang Cheng non avesse spostato anche quello. Oltrepassando quella nuova e assurda libreria, passò davanti a uno specchio appeso. Inchiodò dopo un paio di passi e tornò indietro di volata.
Osservò con gli occhi sbarrati il proprio riflesso, toccandosi il viso e i capelli che gli accarezzavano il collo.
 
E, beh, di una cosa era certo, quel riflesso non era il suo.
 
 
 
Altair.
 
Aprì gli occhi con il suonare della sveglia, guardandosi intorno mentre si stropicciava gli occhi. Aveva fatto un sogno davvero stancante. Strano, decisamente strano, e stancante. Si sentiva addirittura ancora provato.
Si alzò quasi subito, rimanendo perplesso nell’osservare la propria camera. Sembrava tutto nella norma a una prima occhiata, ma ben presto si accorse con fastidio che c’erano un mare di dettagli fuori posto.
Sulla sedia non c’erano i vestiti che aveva preparato la sera prima, la serranda era totalmente aperta, senza contare il terrificante groviglio di cavi e carica-batterie sul suo comodino.
Si affrettò a prendere dei vestiti puliti e uscire dalla camera per andare a lavarsi. Si guardò qualche secondo in più del solito davanti allo specchio. I suoi occhi scrutarono con attenzione quelli nello specchio, osservando i tratti morbidi ed eleganti del suo viso, i capelli che li incorniciavano e la frangia leggermente lunga che gli accarezzava le sopracciglia. Controllò il lobo sinistro, intatto, poi si tolse i vestiti e si infilò sotto la doccia.
Una volta pronto, andò in cucina, dove lo aspettava suo fratello a tavola, in una posa elegante e tranquilla come al solito. Gli rivolse un cenno per il buon giorno, mentre si avvicinava al frigorifero.
“WangJi.”
Il ragazzo si fermò di colpo. Il tono di suo fratello non sembrava molto felice. Si voltò con sguardo interrogativo. “XiChen?”
“Hai chiesto scusa a nostro zio?” Chiese quello, abbassando la tazza di the.
Aggrottò le sopracciglia, ora molto confuso. Non ricordava di dovere delle scuse a nessuno, men che meno a suo zio. “Scusa?”
“Sì, ieri eri fuori di te, avete litigato ferocemente. WangJi, lo zio era molto preoccupato per il tuo comportamento. Cerca di riapp..” Il giovane cambiò espressione. “Sei pallido, WangJi, stai bene?”
Il ragazzo era sbiancato, aprendo la bocca senza che ne fuoriuscisse alcun suono. Poi scosse la testa per riprendersi dallo shock, e alzò una mano. “Sto bene. Scusami, ho solo ricordato di dover uscire prima.”
Lan XiChen annuì, con un sorriso. “Va bene, allora a stasera.”
Lui si congedò, recuperando le proprie cose per poi uscire velocemente di casa.
Nel tragitto verso l’università continuò a interrogarsi su cosa potesse essere successo il giorno prima.
Non aveva alcun ricordo di un litigio. Controllò l’ora sul cellulare un secondo prima di salire in sella alla bici e l’occhio gli cadde sulla data. Non è possibile.
Aprì il calendario, e il suo cuore mancò un battito.
Ieri era effettivamente trascorso, e lui non ricordava niente. Il circolino verde parlava chiaro, evidenziando la data esatta.
Il resto del percorso lo fece con lo sguardo ambrato perso nel vuoto e la mente in un vortice di pensieri che non sembravano avere una fine. Per sua fortuna, furono i pedoni a scansarlo, perché lui non aveva la testa per vederli, né tantomeno per scusarsi con loro. Quando assicurò la bici con il lucchetto agli slot appositi, gli venne timidamente incontro una figura conosciuta.
“Buon giorno! Lan Zhan, ti senti meglio oggi?” Gli chiese con un sorriso allegro.
Nie HuaiSang, iscritto al suo stesso anno di Giurisprudenza, era una persona estremamente cortese, oltre che un caro amico d’infanzia.
“Mn.”
“Meno male, ieri sembravi un’altra persona! Sembrava quasi tu non sapessi chi fossi.”
Lan WangJi inchiodò sui gradini dell’università. “Come?”
“Sì, sei arrivato in ritardo a piedi, ma avevi il fiatone e non mi sembrava il caso di farti delle domande. Poi mi hai chiesto se il tuo nome è Lan WangJi e come mi conosci, cosa studi.. Cose così. Mi hai addirittura chiesto se la tua media è alta o no! Pensavo mi stessi prendendo in giro, anche se non è da te. Però sembravi davvero talmente confuso..”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, cercando delle risposte alla sua confusione attuale nei gradini.
“Sei sicuro di stare bene..?”
Annuì in silenzio, ascoltando le lamentele di Nie HuaiSang sul fratello maggiore, mentre ricominciava a camminare verso l’aula. Poco dopo essersi seduti, accanto a loro passò una ragazza, che lanciò un’occhiata a Lan WangJi, poi arrossì e si coprì l’enorme sorriso che era comparso sulle proprie labbra con una mano e accelerò il passo verso le file dietro di loro con un’altra, probabilmente sua amica.
Lui si girò, con un’espressione al di là dello sconvolto, verso Nie HuaiSang, che sbatté un paio di volte le palpebre, in attesa che seguisse qualcosa. Lan WangJi fece un cenno con la testa a indicare la ragazza e l’altro ebbe un’illuminazione su cosa potesse voler dire.
“Oh! Sì, ieri le hai parlato. Non so di cosa, non me l’hai voluto dire. Ma davvero non ricordi nulla..?”
“Io cosa?!” Quasi si strozzò con il suo stesso respiro.
“Le hai parlato, quand’è finita la lezione. Ah, ti invidio, è così carina!”
Lan WangJi affondò il viso fra le mani. Voleva sotterrarsi. Sotterrarsi ad almeno dieci metri di profondità, magari di un fondale marino, giusto per sicurezza.
In sole ventiquattro ore aveva litigato con suo zio e parlato a una delle ragazze più carine del loro corso. Perché non ricordava nulla? Perché gli sembrava di aver vissuto la vita di qualcun altro per un giorno?!
“Nie HuaiSang, io..” Sospirò, prima di scuotere la testa. “No, non è niente. Dopo pranziamo insieme?”
Il giovane annuì contento, mentre entrava il professore.
 
“Come pensi di fare?”
“Mh?”
“Sì, a chiedere scusa a tuo zio. Hai detto che non ricordi per cosa avete litigato, quindi come farai?” Chiese Nie HuaiSang, mentre si dirigevano verso il palazzo dove aveva lo studio Lan QiRen.
Da almeno vent’anni, lo zio di Lan WangJi era direttore del Dipartimento di Filosofia nell’università che frequentava, quindi non doveva fare chissà quanta strada per incontrarlo. Si trattava solo di superare alcuni edifici e salire due rampe di scale.
“Aspetterò che sia lui a dire qualcosa, e cercherò di capire che cosa ho fatto.” Affermò dopo qualche secondo di silenzio.
Quello annuì, pensandoci. “Mio fratello sarebbe orgoglioso se avesse te al posto mio.”
Lui lo guardò di sbieco. “Non dire così. Nie MingJue è severo perché ci tiene.”
“Anche Lan XiChen tiene a te, ma non mi pare che ti minacci mai di picchiarti.” Rispose ridendo.
 
I loro fratelli maggiori erano amici da anni. Si erano conosciuti nella squadra di scherma delle medie, poi erano diventati inseparabili. Nie MingJue era rimasto in quel mondo, arrivando a competere con avversari internazionali e portando sempre a casa una medaglia, da un paio d’anni era anche uno dei campioni nella squadra olimpica cinese.
Lan XiChen, invece, aveva abbandonato la scherma per dedicarsi agli studi musicali, diventando uno dei violinisti più famosi anche all’estero. Si era fatto notare soprattutto per l’abilità nel restaurare e ricostruire spartiti di melodie antiche e suonare strumenti d’epoca.
Erano comunque rimasti in ottimi rapporti e non mancavano di vedersi quando possibile.
Riguardo a quelli minori, sebbene Lan WangJi sapesse cantare molto bene, non aveva mai intrapreso il percorso del fratello, inseguendo piuttosto un sentimento di giustizia. Nie HuaiSang, neanche a dirlo, era terrorizzato dal maneggiare anche le pistole ad acqua, quindi aveva preferito armarsi con la forza delle parole per abbattere il nemico. Chiaramente doveva ancora migliorare sulla difesa, perché perdeva ancora qualsiasi litigio con il fratello maggiore.
 
“Perché io studio.” Rispose con una calma devastante e l’ombra di un sorriso negli occhi, che fece ridere di più l’amico.
“Hai ragione, come sempre.” Gli fece un cenno con la mano per salutarlo. “Allora in bocca al lupo con tuo zio. Scrivimi come va!”
“Mh-mh.”
Qualche minuto dopo, era di fronte alla porta di suo zio, pronto a ricevere qualsiasi punizione l’uomo avesse ritenuto necessaria. Non avrebbe potuto contraddirlo anche volendo, dato che la sua memoria si rifiutava di fargli rivivere le sue ultime ventiquattro ore.
Bussò, entrando solo dopo aver ricevuto il permesso.
Oltre la scrivania, un uomo dai lineamenti induriti dal tempo e dalla disciplina che si autoimponeva lo osservava con sguardo severo.
“WangJi..” Sospirò, abbassando lo sguardo. “Prima che tu dica qualcosa, non sono arrabbiato per la tua richiesta, ma per il modo in cui l’hai posta.”
Lan WangJi stette in silenzio, tirando mentalmente un sospiro di sollievo per quel preambolo. Probabilmente suo zio ne aveva ancora un po’ con la spiegazione, cosa che gli avrebbe permesso di ricostruire l’accaduto. O almeno provarci.
“Devi capire.. Anche tuo fratello..” L’uomo fece una pausa per radunare i pensieri, in modo da impostare il discorso. “Sei giovane. E lo capisco, molto bene. Quando ieri sera hai preteso di uscire, pensavo stessi scherzando, e il modo in cui ti sei arrabbiato dopo.. Beh, mi ha stupito.”
Il ragazzo sgranò gli occhi. Lui? Uscire la sera? Non l’aveva mai fatto, perché mai avrebbe dovuto iniziare adesso?!
“Quello che voglio dire.. È che non sono arrabbiato con te. È un tuo diritto uscire la sera, anche tuo fratello usciva alla tua età. Quello che mi ha lasciato molto perplesso è stato il tuo modo di porti.” Tornò a guardarlo direttamente, con uno sguardo più dolce. “Voglio che tu sappia che puoi parlarne, che sia a me o a XiChen, se hai qualche problema o qualche preoccupazione. Capita a tutti un periodo no.”
Lan WangJi si stupì moltissimo di quelle parole. Si era aspettato un rimprovero aspro, invece era quasi rincuorato per le azioni del sé di cui non aveva memoria.
Fece un lieve inchino. “Scusatemi, non era mia intenzione dire niente di ciò che ho detto ieri sera, né tantomeno offendervi.” Sia lui che Lan XiChen erano stati abituati a riferirsi a lui dandogli del voi, cosa che ai più sarebbe risultata quasi incomprensibile, ma erano stati educati così fin da piccoli.
Lan QiRen gli rispose con un cenno altrettanto cortese. “Lo so. Ora puoi andare, ci vedremo a casa.”
 
Quando entrò in casa, era tutto avvolto dalla penombra. Con un flash ripensò al sogno della notte precedente. Anche lì, tornando in casa, era tutto spento, ma perché erano le quattro di notte passate.
Si diresse verso la propria camera, affacciandosi al terrazzo per prendere un po’ d’aria prima di mettersi sui libri. Diede un’occhiata al cielo, dove facevano capolino un paio di timide stelle, le prime. Sembravano quasi due occhi allegri.
Pensò a quanto doveva essere sembrato assurdo il giorno prima, e a quanto assurda era stata quella stessa giornata. Si decise a studiare, ordinando puntualmente la scrivania.
Aprì il libro, e rimase di sasso.
Proprio al centro della pagina segnata per quel giorno spiccava un grosso post-it giallo con una scritta a pennarello rosso: Chi sei?
Si sentì gelare il sangue. Osservò quella scritta più e più volte, ma non era la sua grafia, né quella di Nie HuaiSang. Suo fratello e suo zio non avevano motivo di entrare in camera sua. Quindi, chi era stato?
Prese in fretta il cellulare e scattò una foto al post-it, inviandola all’amico, chiedendo se avesse visto chi l’aveva messo.
Lan WangJi staccò il post-it, accartocciandolo e lanciandolo nel cestino. Stava per iniziare a studiare nell’attesa di una risposta, quando colse la sua attenzione una foto che gli aveva mandato Nie HuaiSang, in cui il ragazzo faceva una smorfia con un ventaglio in mano.
Cosa..?
Scorrendo a ritroso la chat, trovò subito una sua foto in cui incrociava gli occhi e faceva la linguaccia alla telecamera interna. Spalancò gli occhi e continuò a scorrere, trovando un botta e risposta di selfie particolarmente imbarazzanti, apparentemente iniziato da lui stesso a metà pomeriggio del giorno prima.
Il cellulare segnalò una notifica con un leggero ding.
 
NHS: L’hai scritto tu, hai detto che poteva essere un messaggio motivazionale per il te di domani.
 
Non è possibile. Spense lo schermo e fissò il cestino dove aveva tirato il post-it, poi scosse con decisione la testa, mettendosi a sottolineare gli appunti senza leggerli davvero.
Chi sei?
Quelle due parole, volente o nolente, vorticarono nella sua mente fino a che non chiuse di nuovo gli occhi per dormire.
 
 
“Jiang Cheng, non crederai mai al sogno che ho fatto stanotte!” Esclamò, entrando in cucina, mentre si stiracchiava.
“Muoviti a fare colazione, Wei WuXian! Ci hai messo una vita in bagno, si può sapere cos’hai fatto?! Dobbiamo andare a prendere A-Li oggi, o te ne sei dimenticato?” Esclamò quello, con tono nervoso.
Il ragazzo evitò di dire che quindici dei venti minuti in cui aveva occupato il bagno li aveva passati a tastarsi la faccia, controllare la lunghezza dei suoi capelli e assicurarsi che i quattro orecchini che portava sull’orecchio sinistro ci fossero ancora tutti.
“Come sei scorbutico la mattina.” Sbuffò, addentando una fetta della torta che aveva regalato loro la vicina di casa. Per fortuna c’era quella santa nonnina, o lui e suo fratello avrebbero patito la fame. O meglio, solo Jiang Cheng, Wei WuXian era perfettamente in grado di cucinarsi dei pasti, ma abbondava talmente tanto con il peperoncino da renderli immangiabili per chiunque altro oltre a se stesso.
“Mi sembrava strano, ieri quando sei tornato hai addirittura lavato i piatti dopo pranzo e mi hai aiutato più del solito. Dovevi compensare con stamani. Però hai fatto schifo a lavoro, da quanto mi ha scritto Wen Qing.”
Cofha?” Aggrottò le sopracciglia, mentre continuava a masticare. Non ricordava di aver fatto danni, anzi. Aveva anche avuto un paio di mance in più rispetto al solito.
“Mi ha detto anche che le sembravi un po’ pallido, quindi di non preoccuparti e prenderti un paio di giorni di riposo. Ti sostituirà Wen Ning all’Eclisse.”
“Wen Ning?!” Si passò una mano sul viso. Se Wen Qing aveva preferito metterci il fratello, doveva essere stato un totale disastro. All’improvviso rinvenne, alzando gli occhi sul calendario. “Aspetta, ma.. Non è domani che arriva Shijie?”
“Wei WuXian, ma ci sei? Oggi è il 22.”
“No, oggi è il 21. Ne sono certo.”
“Rivedi le tue certezze, allora. E bevi meno, quando lavori.” Lo riprese Jiang Cheng, con una mezza risata.
“Ma.. Io..” Wei WuXian controllò la data sul cellulare. “Non ricordo niente di ieri..”
L’altro si girò verso di lui, guardandolo di traverso. L’espressione di Wei WuXian era davvero confusa, e gli fece perdere la voglia di punzecchiarlo ancora. “Sei stanco. Forse Wen Qing ha ragione, hai solo bisogno di staccare un po’.”
Quello annuì, ancora perplesso.
“Dai, pensa che queste due settimane non avremo neanche lezioni, potremo viziare A-Li quanto vogliamo!” Disse, per incoraggiarlo, ottenendo l’effetto desiderato.
“Hai ragione!” Wei WuXian si illuminò con un sorriso pieno di affetto a quelle parole. “Andiamo a prenderla!”
 
 

Andromeda.
 
“Nie HuaiSang, perché quei ragazzi mi stanno evitando?” Chiese, riferendosi con un cenno a un gruppo che osservava i due a debita distanza.
“Un altro giorno di amnesia?” Domandò lui, inarcando un sopracciglio. “Ieri li hai pestati perché hanno insultato tuo fratello. Ha stupito anche me vederti reagire così, in genere lasci correre.”
Lan WangJi sgranò gli occhi. “Tutti e cinque?!”
“Dal primo all’ultimo. Sono scappati guaendo come cani.” Il ragazzo rise, ma venne fulminato dall’altro.
Non era più la prima volta, e neanche la seconda, che quello succedeva.
Ogni tanto (che stava iniziando a essere abbastanza spesso, in realtà) faceva dei sogni, particolarmente lunghi e molto realistici, come di vivere la vita di qualcun altro per un giorno, ma non un qualcun altro generico. Poi, quando si svegliava­, non aveva il minimo ricordo di ciò che aveva fatto nel suo, di giorni.
Ormai erano passati un paio di mesi dal primo sogno, e aveva capito alcune cose.
 
Intanto, il ragazzo di cui sognava la vita era un suo coetaneo, faceva il barista a Beijing per pagarsi l’alloggio (perché la matrigna si rifiutava di pagare per lui), studiava biologia, e dormiva davvero poco, di nome Wei WuXian. Il nome l’aveva imparato subito, tante erano le volte in cui il suo coinquilino (e apparentemente fratellastro) lo chiamava.
Seconda cosa, non si limitava a sognare la sua giornata tipo, ma la viveva in prima persona. E quando questo accadeva, anche Wei WuXian viveva la sua giornata.
Queste due cose le aveva capite quando, una mattina, si era svegliato trovandosi scritto sulla mano ‘Piacere, Wei WuXian’, e dopo essersi preso un infarto aveva capito che quella era la risposta al suo ‘Lan WangJi’ scritto durante il suo secondo sogno, sempre sulla mano. Poi gli sguardi strani di Nie HuaiSang e i suoi “racconti del giorno prima” avevano contribuito notevolmente.
Lui e questo Wei WuXian si scambiavano in modo apparentemente casuale durante la notte e, mentre Wei WuXian sembrava provare un insano divertimento a provocare tutte le persone che aveva intorno (nel suo corpo o in quello degli altri), Lan WangJi cercava di fare del suo meglio nel mettere le toppe ad ogni danno causato dal barista folle di Beijing.
Tuttavia, c’era da riconoscerglielo, l’atteggiamento totalmente irriverente e ribelle di Wei WuXian gli aveva anche procurato alcuni vantaggi.
Adesso, la sera poteva uscire con Nie HuaiSang e andare in “posti giovanili”, come li aveva definiti suo zio, e all’università sembrava riscuotere un discreto successo fra le ragazze. Non che gli interessasse qualcosa degli affari di cuore, però per la prima volta da quando era morta sua madre sentiva di poter respirare un po’ d’aria fresca.
Comunque, alla realizzazione degli scambi, i due avevano iniziato a lasciarsi note e avvisi su cosa fare e cosa non fare sul telefono, oltre a un breve riassunto della giornata su un’agendina che tenevano entrambi sui propri comodini. Ad ogni modo, Lan WangJi teneva già un diario sul cellulare anche prima di questa strana sostituzione notturna, e non appena Wei WuXian l’aveva scoperto, il barista si era divertito un mondo ad aggiungere le proprie note e commenti agli eventi.
Patetico.
Negli scambi, nonostante queste accortezze, Wei WuXian si doveva essere trovato sulle braccia un “NON PROVOCARE MIO ZIO!” scritto in rosso a caratteri cubitali ogni due o tre giorni, mentre a lui toccavano una serie di post-it appesi sulla porta che urlavano “Stai cercando di farmi licenziare?!” o “Smettila di rifiutare i miei pretendenti!
Non attaccare briga con gli altri!
Reagisci quando ti provocano!
Smetti di fumare!
Studi troppo!
E tu lavori troppo!
È perché tu rompi bicchieri su bicchieri!
DIAMINE!
 
Lan WangJi si era trovato davvero a tanto così dall’imprecare certe mattine, ma non era il tipo. In più, Wei WuXian aveva capito in meno di un mese una cosa di lui che nessun altro era ancora riuscito a capire in quei ventidue anni.
Il ragazzo di Beijing era un casanova scanzonato che non faceva segreto della propria bisessualità, mentre.. Beh.. Si può dire che Lan WangJi fosse fra i ragazzi più introversi che si potessero incontrare in tutta una vita.
 
Quando MianMian, una sua compagna di facoltà a cui Wei WuXian aveva evidentemente fatto delle avances mentre era nel suo corpo, gli si era dichiarata, Lan WangJi aveva dovuto rifiutare, e si era pure beccato un sonoro schiaffo. Ma insomma, come darle torto?
Qualche giorno dopo, quando Wei WuXian si era svegliato di nuovo al posto dell’altro, aveva scoperto con una punta di tristezza che i due non si erano messi insieme e che a impedirlo era stato proprio il proprietario di quel corpo.
A quel punto, aveva iniziato a fare due più due e, sfogliando la galleria del cellulare e le poche chat, aveva scoperto cose molto interessanti, oltre alla palese relazione del fratello con Nie MingJue. Quella non era così difficile da intuire, dato che Lan XiChen non si perdeva un incontro di scherma, anche fosse in Europa, e il fratello di Nie HuaiSang sembrava essere diventato un esperto di musica classica e archi nel giro di un paio d’anni; entrambi poi si davano per dispersi casualmente nelle stesse date. Non era difficile da intuire, eccetto per Lan QiRen, e forse era meglio così. Gli altri facevano finta di non vedere.
Ma la cosa curiosa, almeno per Wei WuXian, era che in tutta la galleria non ci fosse neanche una foto di un’attrice o una ballerina, ma solo motociclisti e conigli, mentre nella cronologia delle ricerche o di Amazon non c’erano tracce di cose anche solo vagamente erotiche, ma solo..
Ventagli. Lan WangJi, possibile che tu..?” Wei WuXian aveva sorriso fra sé e sé, con un ghigno soddisfatto, mentre era sdraiato a letto cercando di prendere sonno. Si era alzato e aveva scritto su un post-it un nome con una matita rosa trovata in un cassetto.
 
Quel foglietto, la mattina seguente, Lan WangJi l’aveva mangiato, e non in senso metaforico.
Quando l’aveva trovato appiccicato allo schermo del proprio cellulare si era fatto prendere dal panico e dalla rabbia, così l’aveva accartocciato e messo in bocca per la confusione del momento, masticandolo e inghiottendolo.
Si era reso conto solo dopo di quanto fosse stato stupido quel gesto. Patetico.
Da quel giorno, aveva iniziato a vivere nel costante terrore di quello che avrebbe potuto fare Wei WuXian al suo posto.
 
“Comunque sei stato uno spettacolo, non ti avevo mai visto ingaggiare uno scontro con qualcuno, sei sempre così serio, Lan WangJi!” Ridacchiò, portandosi una mano alla bocca come una ragazza.
Lan WangJi distolse lo sguardo, arrossendo fino alla punta delle orecchie e vergognandosi profondamente per la condotta di Wei WuXian.
“Ah, Lan WangJi?”
“Mh?”
“C’era un post-it nel quaderno che mi hai prestato ieri.”
Il giovane mancò un gradino mentre raggiungevano i loro soliti posti, ma mascherò la cosa. Nie HuaiSang cercò nella borsa, appoggiandola sul banco. Tirò fuori un quadernino azzurro e lo passò all’altro.
“Prima pagina. Chiunque sia stato, non penso sapesse che avevi intenzione di prestarmelo.” Sorrise con gentilezza, mentre l’altro si avventò a controllare.
Su un post-it arancione spiccava un numero di telefono e accanto la scritta ‘Call me’, accompagnata dal disegno di un coniglietto che mandava un bacio.
Patetico.” Sibilò lui fra i denti, richiudendo il quaderno con uno schiocco.
“Mh? Sai chi è stato?” Si incuriosì l’altro.
Lan WangJi scosse la testa immediatamente e si affrettò a infilare il quaderno nella propria borsa, sotto lo sguardo divertito di Nie HuaiSang.
 
 
Sbuffò un rivolo di fumo, giocando con la cenere che scivolava giù dal suo drum, guardando il cielo.
“Fumi spesso, ultimamente.”
La voce alle sue spalle lo fece girare. Osservò il tubicino fra le proprie dita e poi di nuovo il ragazzo appoggiato allo stipite della sua porta.
“Dici?”
“Sì, quella sarà la sesta che ti vedo accendere nel giro di due ore. Sei preoccupato per gli esami?”
“Eh?” Inarcò un sopracciglio.
“Ovviamente no, figuriamoci se ti preoccupi per una cosa così frivola, no?” Lo canzonò Jiang Cheng, affiancandolo. “Da’ qua.”
Wei WuXian gli passò l’accendino. “Ultimamente mi sembra di vivere.. Il doppio, mettiamola così.”
Lavori anche il doppio, non capisco perché. Lo sai che Wen Qing ti lascerebbe qualche giorno di permesso se è per studiare.”
Lui fece spallucce. “No, ultimamente sono.. Distratto, a lavoro, e voglio rimediare.”
“Già, a volte non sembri neanche tu.” Ridacchiò Jiang Cheng. “Sei quasi simpatico.”
Ehi!” Gli diede un colpetto con la spalla. “Sei cattivo, Jiang Cheng!”
“Ahahahah!” Soffiò del fumo fra le labbra. “Quindi? È un bel po’ che sei strano. Che succede?”
Hah.. Se te lo dicessi, mi prenderesti per matto.” Sospirò lui, passandosi una mano fra i capelli.
“Sai che se hai dei problemi devi dirmelo.”
“In genere uno dice ‘puoi’ dirmelo..”
“Nel tuo caso, sei talmente stupido che devi.” Schioccò la lingua, scaricando la cenere con un picchiettio. “Devo ricordarti come hai gestito la storia con il tuo ex?”
“Ma che c’entra! Xue Yang non voleva farsi lasciare!”
“Appunto. E tu ti sei intestardito a voler gestire la cosa da solo, e hai visto cos’è successo.”
Mpf.. Dettagli..”
Passò qualche momento in silenzio.
Wei WuXian sbuffò. “C’è.. C’è una persona. Che conosco. Più o meno.”
Jiang Cheng si voltò verso di lui con un’espressione perplessa. “Mh. E?”
“Mh.. E ce n’è un’altra, che invece conosco pochissimo. Alla prima interessa la seconda e.. Beh, vorrei aiutarlo, ma non so bene come fare.”
“Restane fuori allora, prima di fare danni.” Commentò con un tono leggermente canzonatorio.
“Aaaah.. Fosse semplice..” Ridacchiò, accasciandosi sul davanzale. “Diciamo solo che a volte mi sento davvero nei suoi panni.”
Jiang Cheng lo guardò ciondolare un braccio nel vuoto. “Beh, prova a dirgli cosa faresti tu al suo posto.”
“Non posso.”
Lui corrugò le sopracciglia e accennò una risata. “Come sarebbe a dire che non puoi? Wei Ying, sei sicuro di non star immaginando tutto?”
Quello rise piano, guardando la distesa di luci della città davanti a lui. “A volte lo penso, sì. Ma non credo che sia solo un sogno.”
Wei WuXian sentì qualcosa solleticargli il collo, poi trasalì, alzandosi di scatto e scuotendosi la maglia con una mezza risata. “Daaahhh!! Cretino! Lo sai che mi dà fastidio!”
“Scusa, era un’occasione troppo allettante per essere sprecata così!” Ritirò velocemente la mano con cui stava picchiettando la cenere sul fratello.
 
 
 
Antares.
 
“Uhm.. Nie HuaiSang?”
“Mh?”
“Ti andrebbe di andare al cinema insieme uno di questi giorni?” Sollevò gli occhi dal libro che stava fingendo di leggere per osservare la sua reazione. Lan WangJi non sarebbe stato affatto contento, già lo sapeva.
Nie HuaiSang gli rivolse un enorme sorriso. “Dici davvero?”
“Sì, certo. Altrimenti non avrei chiesto, no?” Disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Allora.. Che ne dici di questo venerdì? Il film sceglilo tu.”
“D’accordo! Basta che tu te ne ricordi anche venerdì, Lan Zhan.” Annuì, contento, mentre lo prendeva un po’ in giro.
Lui ridacchiò. “Tranquillo.. Mi lascerò un promemoria.”
 
 
E venerdì era arrivato, veloce come sempre.
Io lo ammazzo, ho deciso. Io lo ammazzo. Anzi, mi ammazzo, mentre sono nel suo corpo!, Lan WangJi continuava a ripetersi nella mente mentre raggiungeva a passo svelto il cinema.
Alla fine Wei WuXian aveva deciso come al solito di fare le cose a modo suo, e il terrore di Lan WangJi si era avverato. Perlomeno quel giorno era padrone del proprio corpo, quindi poteva stare relativamente tranquillo che non succedesse niente di irrimediabile.
Il film che Nie HuaiSang aveva scelto era una commedia, ed era riuscito persino a strappargli un paio di sorrisi, mentre l’altro si era piegato in due dalle risate più volte.
Beh, forse era anche per l’allegria contagiosa di Nie HuaiSang che lui aveva sorriso, ma quelli erano dettagli.
 
Quando Lan WangJi arrivò a letto, era distrutto. La tensione di quel giorno gli era piombata addosso tutta insieme, e ora sentiva ogni fibra del proprio corpo intorpidita. La giornata era andata incredibilmente bene.
Nie HuaiSang si era divertito moltissimo, lui anche, sebbene non l’avesse lasciato troppo vedere. Avevano passeggiato, parlato e mangiato del gelato. Era la prima volta da quando erano alle medie che passavano insieme una giornata in quel modo.
E per quanto gli dolesse ammetterlo, doveva ringraziare Wei WuXian.
Aprì il diario azzurro che aveva sul comodino e andò alla pagina di quel giorno. Scrisse un breve riassunto di quella giornata, senza lasciar trapelare particolari emozioni. Aveva pur sempre una dignità, giusto?
Non voleva dare la soddisfazione a quel matto scatenato di doverlo ringraziare.
Ripose l’agendina e spense la luce. Prima di coricarsi, si disse che avrebbe dovuto ricambiare il favore, in qualche modo. Mentre stava per prendere sonno, un pensiero balenò nella sua mente.
Cosa sapeva di Wei WuXian? Pochissimo.
Conosceva il suo nome e la sua età, il suo lavoro e l’università in cui studiava. Interessi romantici? Sport preferito? Cosa lo faceva ridere? Non sapeva neppure quanto zucchero metteva nel caffè!
Quel pensiero lo travolse.
 
Lan Zhan aveva sempre pensato di essere una persona introversa, di non lasciar trasparire che il minimo indispensabile di sé, eppure in una manciata di giorni quel ragazzo aveva capito più di altri in una vita, e lui?
Wei WuXian era esattamente il suo opposto: un egocentrico chiacchierone, l’estroversione fatta persona, un mix esplosivo di sentimenti e idee che spiattellava in faccia a tutti.
Ma allora perché, nello stesso identico tempo che aveva passato nel suo corpo, Lan WangJi non aveva scoperto quasi niente su di lui?
Aveva quattro orecchini sul lobo sinistro, il tatuaggio della coda della costellazione dello Scorpione sulla base sinistra della schiena, e una sottile cicatrice sul fianco destro. Non sapeva neanche come il ragazzo se la fosse fatta, quella cicatrice.
Adorava bere, cosa che faceva anche quand’era nel suo corpo, infatti quando questo accadeva Lan WangJi si svegliava sempre con un tremendo mal di testa, maledicendo il barista folle di Beijing in almeno tre lingue e un dialetto.
Ma qual era il suo film, colore, libro, fiore preferito? E i suoi genitori? Wei WuXian li aveva mai cercati o era sempre rimasto con la sua famiglia adottiva?
 
Quando Wei Ying aprì gli occhi, riconoscendo il soffitto, li richiuse con un sospiro stanco. La notte prima era rientrato quasi alle cinque, dovendo coprire il turno anche di un suo collega assente. La sua mente era ancora troppo stanca per riuscire ad alzarsi.
Sapeva già che avrebbe tardato alle lezioni del suo amico, ma il corpo.. No, il suo spirito si sentiva ancora stremato. Già vivere una vita sola, la sua, era stancante, figuriamoci viverne due.
Allungò il braccio verso l’agendina azzurra sul comodino, prendendo anche il cellulare per farsi luce con la torcia. Accidenti, ma perché Lan WangJi non lasciava mai neanche due stecche per far entrare un filo di sole?
Maledetto maniaco dell’ordine.
Viaggiò velocemente con le pagine al giorno precedente. Se non ricordava male, era uscito con Nie HuaiSang.
Sperò con tutto se stesso che quell’algido non avesse dato buca anche alla sua cotta epocale, altrimenti sarebbe stato veramente uno stupido.
Inoltre, era davvero curioso di leggere come fosse un Lan WangJi al primo appuntamento. Primo primissimo, probabilmente.
Lesse avidamente la descrizione apatica che il suo coetaneo gli aveva lasciato, ridendo fra sé e sé dello sforzo che aveva messo nel non lasciar trapelare alcun sentimento.
“Certo che un grazie ce lo potevi anche mettere, scorbutico..” Commentò durante la lettura di quella che pareva una piacevolissima giornata fra due fidanzatini.
“Cosa?!” Scattò a sedere non appena arrivò in fondo alla pagina. Sfogliò velocemente quelle successive, totalmente bianche. “Ehi, ehi, ehi! E il resto dov’è?! Lan WangJi, dannato pezzo di ghiaccio, dimmi almeno che l’hai baciato!”
Rimase a fissare la grafia sottile e precisa del suo ospite. Non era possibile. Era stata una giornata fantastica, praticamente perfetta, un appuntamento da manuale. E il suo radar gli aveva detto chiaramente da subito che anche l’amico d’infanzia di Lan WangJi prendeva il sole sulla sua stessa sponda, quindi perché?!
Gli venne il dubbio che l’altro l’avesse omesso, ma no, non era possibile. Lan WangJi non avrebbe mai sorvolato su un dettaglio così importante.
Una morsa allo stomaco che non seppe ben decifrare gli fece battere di più il cuore. Il giorno prima era stato in ansia tutto il tempo all’idea di quell’appuntamento dell’amico, perché adesso provava.. Cos’era? Non poteva essere sollievo, non poteva.
Ignorando quella sensazione straniera, si disse che doveva indagare riguardo quel bacio mancato.
 
 
 
Shaula.
 
Wei WuXian si rese conto, non senza un po’ di fastidio, che si era addormentato nel bel mezzo di una chat con Nie HuaiSang.
Anche dopo qualche altro scambio, non aveva ancora capito perché i due non si fossero baciati al loro primo appuntamento, né in seguito. Lui, comunque, ci aveva messo del suo per arrangiargli altre uscite insieme.
Anche a lavoro aveva questo livore continuo, del saperli insieme ma senza che il suo amico concludesse niente, e la cosa divertente era che non sapeva nemmeno perché ci si stesse accanendo così tanto. Nemmeno gliene tornasse qualcosa a stare con quel ragazzo timido, a lui!
Quello che Wei WuXian faceva, lo faceva per quello stupido e inamovibile di Lan WangJi, era solo per fare un favore a lui. Ora, andava bene avere rispetto e tutto, ma diamine! Quei due si conoscevano letteralmente da una vita.
 
Si sentì picchiettare in testa. Sollevò lo sguardo e trovò l’aria severa di una donna dagli occhi azzurri.
“Si batte la fiacca?” Lo riprese, riferendosi al suo essere stravaccato sul bancone del bar, con la testa sprofondata fra le braccia.
“Dai, Wen Qing! Non c’è nessuno stasera, mi annoio..” Le rispose lui, facendo roteare gli occhi.
Lei sospirò. “Sei strano ultimamente. È per via degli esami?”
Wei WuXian sbuffò divertito. “Certo, per cosa sennò?”
Wen Qing inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia mentre guardava il ragazzo sviare lo sguardo. “È il tuo ex? Si è rifatto vivo?”
“Cos.. Ma perché ce l’avete tutti con Xue Yang? Ok, io ho sbagliato a dargli una seconda chance e lui ha sbagliato a stalkerarmi, lo so. Ma non è che ora è lui la causa di tutti i mali del mondo!” Borbottò, gesticolando più del dovuto.
Il broncio sulle sue labbra, però, non andava via. La proprietaria del locale si strinse per un secondo il ponte del naso con due dita. Era decisamente troppo matura per stare dietro ai capricci di un ventenne o poco più.
Circumnavigò il bancone, affiancando il giovane e dandogli una pacca sulla spalla. “Vai di là. Forza.”
Lui la guardò spaesato. “Wen Qing..? Mi stai.. Non mi stai licenziando, vero?” Era impossibile non notare una vena di preoccupazione a incrinargli la voce.
Maledetto Lan WangJi, ti faccio ingoiare tutti quei bicchieri che hai rotto!
“Certo che no, stupido. Togliti la cravatta, tanto è annodata comunque coi piedi, e siediti su uno di questi sgabelli.”
Wei WuXian non se la sentì di contraddirla, così obbedì rapidamente, mentre la donna prendeva due bicchieri da cocktail e li metteva sul ripiano fra loro.
“Allora, cosa ti preparo?”
“Wen Qing, sei sicura di star bene? Mi sembri str-..”
“Rispondi, prima che cambi idea e ti spedisca a pulire il retro.”
“Un daiquiri va benissimo, grazie.”
“Molto bene!” La donna gli sorrise, facendo sparire l’espressione assassina di un attimo prima, esaltata dalle luci rossastre che caratterizzavano l’interno dell’Eclisse.
Wen Qing prese i vari ingredienti, preparando per loro il cocktail.
“Dunque, cos’è che ti fa essere così nervoso di recente? Affari di cuore?” Chiese, senza troppi giri di parole.
Wei WuXian sobbalzò per un secondo, mentre la osservava versare il rum bianco nei bicchieri, riacquistando in un attimo il suo sorrisetto ironico. “Perché lo pensi? Gelosa?”
“Perché non fai altro che sbuffare le ultime sere. E stranamente non hai rotto neanche troppi bicchieri.” Spiegò lei. “Inoltre, hai smesso di adescare giovani fanciulli e belle ragazze. Questo penso sia l’indizio fondamentale.”
Oh, davvero l’aveva fatto?
Wen Qing si accorse del suo sguardo, come se fosse stato preso in contropiede. “Ho più esperienza di te, credi davvero di potermelo nascondere?”
“Intendi la vecchiaia?” Gli arrivò uno schiaffo dritto in testa. Vedendo preparare un secondo colpo, si affrettò a proteggersi. “Scherzavo, scherzavo! Stavo..! Solo..! Scherzando!!
“Lo spero bene.”
Dopo qualche secondo di silenzio, i due risero insieme. Poi Wei WuXian sospirò profondamente, giocando distrattamente con il ghiaccio nel proprio bicchiere, non appena lei glielo passò.
“Non.. Non è esattamente un mio problema di cuore. È per un mio amico.”
Wen Qing lo squadrò, inclinando da un lato la testa. “Se è suo, perché te ne dai tanta pena?”
Perché mi ci ritrovo in mezzo un giorno sì e tre no, ma questo non poteva dirlo.
“Spirito di solidarietà?” Azzardò, prendendo un sorso di quel drink per assaggiarlo. Ah, accidenti se Wen Qing c’era andata pesante con il rum. “Comunque stasera uscivano di nuovo insieme, quindi meglio.”
“Allora dov’è il problema?”
Il giovane bevve fino a metà bicchiere, con un mezzo broncio. “Che non concludono mai niente, neppure un bacio! Ecco dov’è il problema!”
Wen Qing aggrottò un sopracciglio, inarcando l’altro, perplessa. “Questo tuo amico.. Com’è? Descrivimelo, magari mi viene in mente qualcosa.”
Wei WuXian finì il cocktail. “È talmente noioso che ho bisogno di qualcos’altro da bere per farmi venire in mente i suoi lati positivi.”
“Certo, se lo paghi.” Replicò lei, facendogli fare una smorfia.
“Non so se ci torno in questo posto, la barista è una vecchia megera scorbutica..” E non appena vide partire il colpo, Wei Ying scoppiò a ridere. “Scalamelo dalla paga di oggi. Mi sta bene.”
“Vorrei anche vedere! Solo il primo era offerto dalla casa, scroccone. Forza, ora parla.”
Lui annuì, sospirando prima di tracannare quasi tutto il secondo drink. “È.. Un ragazzo strano. Terribilmente silenzioso, molto sulle sue. Ha un solo amico, che si porta dietro dall’infanzia, ed è anche quello che gli piace. Ama le moto, niente orecchini né piercing, non beve e non fuma. Una palla, insomma.” Sbuffò con ironia. “Ha un fratello maggiore che gira il mondo per la musica, uno zio stronzo e severissimo, e fino a un anno fa aveva anche un coniglio. Non penso se lo sia mangiato, comunque, sta cercando di diventare vegetariano, anche se ogni tanto me ne scordo..”
“A parte questo, però, è molto.. Onesto, e corretto. Cerca di non creare problemi alle persone a cui tiene, anche se così rischia di stare male. L’opposto di me, in pratica.” Gli sfuggì una piccola risata, questa volta più dolce, con l’ultima frase, mentre ricominciava a gesticolare parlando. “E poi è un ragazzo davvero bello. Sembra modellato nella giada, ha gli occhi chiari, ambrati, l’espressione seria, anche quando sorride non lo fa mai troppo. Nelle foto sembra che la sua bocca sia una linea retta, invece se guardi con attenzione in alcune foto gli angoli sono un po’ all’insù! E poi..”
“Wei WuXian.”
Nel momento in cui si sentì chiamare dalla giovane donna tornò alla realtà, spegnendo come una candela nella propria mente il viso che aveva visto tante volte allo specchio da poterla ormai considerare anche un po’ suo, e capì diverse cose. La prima era che non poteva più mentire, nemmeno a se stesso.
“Wen Qing.”
Lei sospirò. “Lui lo sa?”
Wei WuXian si accasciò sulle proprie braccia incrociate, facendo roteare gli occhi con un lungo sospiro. “Come potrebbe? Non ci siamo mai incontrati..”
“L’hai conosciuto online?”
“Mh.. Sì.. Più o meno..”
“Perché non vai da lui, allora?”
“Che senso avrebbe? Ha già qualcuno che gli interessa e con cui uscire..” Commentò, abbattuto, aggrottando un po’ le sopracciglia mentre fissava il collo del bicchiere e lo faceva roteare fra indice e pollice. “Inoltre.. Complicherebbe solo le cose.”
Wen Qing incrociò le braccia. “Ti arrendi così, quindi?”
“Eh?” Il ragazzo spostò lo sguardo sulla donna.
“Wei WuXian, mi hai appena detto che non l’hai mai visto di persona e che vive chissà dove. Se anche provi a buttarti, che cos’hai da perdere?” Spiegò con calma. “Alla peggio, non vi vedrete più.”
“Come se fosse così semplice..” Brontolò sovrappensiero.
“Mh? Cioè?”
Wei WuXian la fissò intensamente per qualche secondo senza aprire bocca, poi scosse la testa. “Niente.”
“E poi, se anche te lo dicessi, penseresti che sono definitivamente impazzito.” Disse, come dopo un ripensamento.
“Mettimi alla prova.”
 
Chiuse il portone, lanciando le chiavi nel cestino e facendo incredibilmente canestro. Lanciò un’occhiata veloce all’orologio. 2.08. Non pensava sarebbe mai riuscito a rientrare così presto a casa.
Si diresse spedito verso il corridoio. Dalla camera di Jiang Cheng uno spiraglio di luce disegnava una lunga linea giallastra sul pavimento.
Wei WuXian si avvicinò, cercando di sbirciare cosa stesse facendo l’altro. Forse stava ancora studiando, però non era arrivato neanche un ‘bentornato’ da parte sua.
Fece capolino, poi spinse la porta per aprirla, osservando il fratellastro che aveva la guancia spalmata su una pagina piena di parole.
Cercò di trattenere le risate, mentre guardava la scena. Ah, è così che studi eh?
Si avvicinò al letto e prese una coperta, posandogliela addosso cercando di non disturbare il suo sonno. Certo, anche se si fosse svegliato non sarebbe stato un danno, dato che la scrivania non era comunque il posto giusto per dormire.
Spense la luce mentre usciva, ridendo fra sé e sé all’idea della pagina sbavata l’indomani.
Quando arrivò alla finestra di camera sua, si mise a guardare le stelle. Il suo fiato disegnava già degli sbuffi di vapore nell’aria anche senza bisogno di accendersi una sigaretta. Beh, d’altronde era comunque inverno inoltrato.
Non se ne vedevano molte, in realtà, ma la colpa non era delle luci dei palazzi di Beijing. Alcune nuvole nascondevano la volta celeste, annunciando il probabile arrivo della prima neve.
Ripensò alle parole di Wen Qing, mentre l’aria gelida gli graffiava il viso.
Fra due settimane l’Eclisse rimarrà chiuso per qualche giorno per lavori, quindi non devo preoccuparmi per quello. Inoltre l’ultimo esame ce l’ho dopodomani, quindi neanche quello sarà un problema.
Contro ogni aspettativa, Wen Qing non solo non l’aveva considerato pazzo, ma era anche riuscita a convincerlo. ‘Se in questi giorni tocca a lui, non gli dirò niente’, aveva detto.
Questo sì che era folle.
Alle tre e mezza era ancora sveglio, con la finestra aperta e un paio di sigarette accartocciate sul davanzale. Forse gli sarebbe venuto un colpo di freddo, ma nella sua mente scorrevano mille scenari differenti mentre controllava quali fossero i treni più veloci per farlo arrivare a destinazione.
Gli arrivò in quel momento la notifica di un promemoria, probabilmente da parte di Lan WangJi, perché lui non ne aveva impostati.
“Controllare diario.. Ah, stupido Lan, come fai a sapere che non l’ho ancora aperto oggi?” Emise uno sbuffo divertito. “Certo, potevi anche mettercela una faccina..”
Wei WuXian non era il massimo nemmeno in quello: spesso si dimenticava di controllare cosa avesse fatto l’altro, pensando che in qualche modo si sarebbe barcamenato durante la giornata.
Controllava il suo solo occasionalmente, quando si sentiva in vena di farsi due risate, o se al contrario non aveva voglia di far niente né di improvvisare.
Si decise a chiudere la finestra, agguantare un’altra coperta da mettere sul letto per evitare di morire congelato, poi aprì il diario e trovò una domanda sulla pagina odierna. I caratteri ben delineati e precisi, come sempre.
Chi sei, Wei WuXian?
Wei WuXian sorrise, prima di prendere una penna e rispondere.
 
 
 
Aldebaran.
 
Quando Lan WangJi si era svegliato, ancora una volta, nel corpo di Wei WuXian, la prima cosa che aveva fatto era stata andare subito a leggere cosa l’altro avesse risposto.
Si era aspettato almeno sei pagine di sproloqui sul significato di “essere”, magari altre due o tre dove dimostrava di essere un cretino, e forse mezza in cui diceva qualcosa di sensato.
Invece, era rimasto a fissare con sguardo assente la sua risposta.
Scritta con quella grafia sconclusionata e un po’ confusionaria, c’era solo una frase, breve per altro, e un punto.
Il ragazzo si sentì veramente confuso, ma soprattutto molto preso in giro. Aggrottò le sopracciglia e sfogliò le pagine a ritroso, poi in avanti, in cerca di qualcosa che potesse rispondergli, in cerca di una ‘reale risposta’.
Tuttavia, non trovò nulla.
Un classico, lo prendeva sempre in giro. Rimase per un po’ a fissare la pagina, perplesso, senza capire il significato dietro quella frase, prima di alzarsi e prepararsi mentalmente a sforzarsi di essere più loquace del suo vero, per tentare di salvare la faccia del legittimo proprietario di quel corpo e il suo lavoro dietro un bancone.
 
Senza sapere nemmeno il perché, si ritrovò a rimuginarci tutto il tempo, anche una volta tornato a vestire i propri panni nei giorni successivi, e a provare un certo fastidio per il fatto che Jiang Cheng fosse a portata di mano quando voleva (e lui di sicuro aveva tutte le risposte che Lan WangJi desiderava) ma non poteva chiedere assolutamente niente senza sembrare un mentecatto più del normale.
Inoltre, il fatto che quel ragazzo dal carattere incredibilmente intrattabile sapesse qualsiasi cosa di Wei WuXian gli dava altrettanto incredibilmente sui nervi. Perché Lan WangJi era certo che, a lui, il barista folle di Beijing non avrebbe dato una risposta simile. E quello gli dava incredibilmente fastidio.
Tuttavia, la cosa che gli diede più noia di tutte fu il fatto che quello fu il suo ultimo giorno da Wei WuXian.
 
 
 
“Lan Zhan? Posso farti una domanda?”
“Mn.”
“Io non ti piaccio più, vero?”
Spalancò gli occhi, sentendo un improvviso colpo allo stomaco sebbene nessuno l’avesse colpito. Lui.. Lui non si era nemmeno dichiarato, non aveva ancora mai..!
Si girò verso l’amico di una vita, aprendo la bocca per prendere il respiro e intanto pensare a cosa dire, quando quello ricominciò a parlare.
“Non serve che tu mi dia spiegazioni.” Gli disse con un sorriso. Nie HuaiSang sembrava quasi divertito da quella reazione. “L’ho notato, ma va bene così. Anzi, forse è meglio. Onestamente.. Non so se avremmo mai potuto stare bene insieme. Ci conosciamo da tanto, troppo tempo per stare insieme, non pensi?”
Lan WangJi, dopo un altro paio di secondi, chiuse la bocca, espirando profondamente. Poi annuì, confermando una delle sue tante riflessioni di quell’ultimo periodo.
Forse si era solo innamorato di un’idea. Lui e Nie HuaiSang si conoscevano da sempre, il loro legame era qualcosa che andava anche oltre l’amicizia.
Però non avrebbe mai potuto diventare nient’altro, e questo Lan WangJi l’aveva capito piuttosto in fretta.
Solo che non gli sembrava vero, quindi aveva provato a insistere e continuare quel percorso, in fondo con l’altro ragazzo si trovava bene, e uscire con lui non era stato affatto uno sforzo né uno spreco di tempo.
D’altra parte, voleva sapere anche cosa stesse pensando l’amico.
“Io, invece?”
Nie HuaiSang parve pensarci, mormorando un lungo ‘mh’. Davanti a loro passavano ragazzi e ragazze, studenti universitari, professori e assistenti, ma il suo sguardo color fumo sembrava passarci in mezzo distrattamente.
“Penso ci sia stato un momento in cui.. Ho creduto di provare qualcosa, non so se fosse ammirazione o qualcosa in più. Però..” Si fermò di nuovo, per cercare le parole. “Non lo so, è come se mi fossi accorto di averti sempre voluto bene. Però non come.. Speravo?”
I due, a dispetto dell’argomento, erano calmi in modo quasi surreale.
“Quest’ultimo periodo insieme, comunque, mi ha fatto molto piacere. Mi mancava passare del tempo con te come ‘ai vecchi tempi’.” Concluse con un ampio sorriso.
Lan WangJi assunse un’aria pensierosa.
Perché allora il cuore aveva continuato a battergli prepotente nel petto, soprattutto quando pensava a cosa avrebbe potuto combinare Wei WuXian quand’era nel suo corpo? Beh, in generale quando pensava al ragazzo sentiva una leggera stretta allo stomaco, e il respiro gli mancava un po’.
Già, Wei WuXian. Ormai erano passati dieci giorni dall’ultimo scambio, e Lan WangJi iniziava a essere impaziente di sapere cosa gli fosse successo.
Insomma, era passato abbastanza tempo, no? Doveva mancare poco per quello successivo.
“Lan Zhan?”
“Mh?”
“Quella del cambio di personalità.. Era una farsa per attirare la mia attenzione?”
Ah, lupus in fabula.
Nie HuaiSang gli stava sorridendo. Parlava allegramente. “Me lo sono sempre chiesto da quando hai iniziato. Puoi dirmelo, ti prometto che non ti prenderò in giro!”
Lan WangJi lo fissò qualche secondo senza dire niente, poi inspirò profondamente.
“Nie HuaiSang.. Mi crederai se ti dico la verità?”
L’amico era confuso, però annuì. “Penso tu non mi abbia mai mentito in una vita, Lan WangJi. Certo che ti crederò.”
 
Dopo un mese, Lan WangJi, con la sua espressione perennemente seria, era sull’orlo di una crisi emotiva. Quando arrivò davanti a Nie HuaiSang come ogni mattina, il suo sguardo tradiva una tensione elettrica, mista ad ansia e preoccupazione. Il tutto condito da una lieve increspatura fra le sue sopracciglia dovuta allo stress.
Nie HuaiSang parve dispiaciuto per lui. “Niente anche stamani?”
L’altro si limitò a scuotere la testa. Aveva continuato ad aggiornare il suo diario, nella speranza di svegliarsi una mattina e trovare una grafia sconclusionata che gli diceva di aver dato fuoco alla lavastoviglie, di aver scatenato una rissa in un bar, o di averci provato con qualche suo compagno di corso.
Ma niente. Continuava a tornare indietro di una pagina e trovare la sua impeccabile scrittura.
Era.. Frustrante.
“Sei preoccupato?” Chiese ancora l’amico.
“Molto.”
“Perché non provi a scrivergli?”
“Già fatto.”
Lan WangJi era andato a ripescare il post-it dove Wei WuXian gli aveva scritto il proprio numero, ma non rispondeva ai messaggi, e anche provando a chiamarlo la linea era sempre staccata.
“Beh.. Allora andiamo là.”
Fissò gli occhi ambrati su una persona che fino a pochi secondi prima gli sembrava assennata. “Dove?”
“Là, dove sta lui.”
“Perché?”
“Perché è palese che a te piaccia, Lan Zhan! E poi perché se ti svegli altri due giorni qui, sono piuttosto sicuro che potresti metterti a picchiare gli alberi.”
Nie HuaiSang si beccò un’occhiataccia. Quello era effettivamente successo una volta, quand’era alle elementari: un piccolo Lan WangJi si era arrabbiato talmente tanto con un loro compagno di classe che per sfogarsi aveva iniziato a tirare calci e pugni a un povero albero di fichi. Al tempo, erano anche frutti fuori stagione, per altro.
“...”
Lan WangJi non era affatto convinto della cosa.
“Sei stato a casa sua, no? Saprai dove abita!”
“Nie HuaiSang. È a Beijing.”
“Quindi?”
“Quindi no, non ricordo dove abita. Né dove lavora.”
Nie HuaiSang sospirò. “Ci sarà pure un modo per trovarlo, no?”
Quella domanda assillò i pensieri di Lan WangJi per tutto il giorno. Anche una volta tornato a casa, piegato sulla scrivania nel tentativo vano di studiare.
Perché non riusciva a ricordare il suo indirizzo? Né dove lavorava. Era qualcosa con il sole.. O forse no. Forse voleva soltanto che lo fosse.
Sollevò lo sguardo, osservando le cose appese sulla sua parete. Qualche poster, un calendario di motociclisti, e un suo ritratto che qualcuno gli aveva fatto anni prima. Ce l’aveva appeso in camera da anni, forse qualcuno gliel’aveva fatto a una fiera. Certo, la cosa strana era che lo raffigurasse da grande, ma gli artisti di strada facevano disegni di tutti i tipi, quindi quello forse aveva come specialità quella di disegnare i bambini da adulti.
Si fermò per un po’ a osservarlo. Era la prima volta che ci faceva davvero caso, ma il disegno lo ritraeva veramente in modo esatto.
Lan WangJi prese il telefono per chiamare Nie HuaiSang. L’aveva fatto in automatico, ma tanto sapeva che l’altro studiava poco e cercava più di distrarsi che non leggere, quindi non avrebbe disturbato.
Non riesci a concentrarti?” Gli rispose nell’orecchio, prima ancora che lui dicesse nulla.
“Mn.” Aggrottò un po’ le sopracciglia, osservando ancora il quadretto sulla parete. “Nie HuaiSang, ricordi il disegno in camera mia?”
Sì, perché?
“Ti ricordi quando l’ho fatto?”
Ci fu silenzio per qualche istante, poi la voce amica gli parlò di nuovo. “In che senso? Te lo diede quell’artista di strada, non ricordi? L’avevamo anche trovato molto inquietante. Ci aveva fermato quel giorno che eravamo andati a trovare tuo zio dopo scuola.. Ah, non ricordo quando di preciso, sarà passata almeno una dozzina d'anni!” Nie HuaiSang rise al ricordo. “Aveva detto qualcosa come ‘ti aspetto’ o giù di lì, però non l’avevamo più visto e a te era piaciuto il disegno, quindi l'hai tenuto.
Lan WangJi spalancò gli occhi. Era assurdo. Era troppo assurdo. Era decisamente impossibile.
“Ti richiamo dopo.”
Gli attaccò in faccia, scattando in piedi per staccare il disegno dal muro. Lo tolse dal quadro e girò il foglio, con le mani che tremavano leggermente.
I suoi occhi si fecero ancora più grandi. Prese di nuovo il cellulare, trascrivendo immediatamente a Nie HuaiSang l’indirizzo che aveva trovato sul retro del suo ritratto.
 
LWJ: Partiamo domani.
 

 
Wei.
 
Quando Wei WuXian rientrò in casa, Jiang Cheng stava litigando con i fornelli che non si accendevano.
“Alla buon’ora! Ma si può sapere dove sei stato?!” Gli sbraitò, prima di tirare un pugno alla piastrina nera, facendola saltare alle sue spalle.
Quando si girò, però, Jiang Cheng si trovò di fronte un fratello dall’espressione vuota. Wei WuXian sembrava sul punto di piangere.
“Che è successo? Ti ha rifiutato..?” Chiese incerto, avvicinandosi a lui. “Se l’ha fatto, è stato uno stronzo, con tutti i chilometri che hai fatto per..”
“Peggio.”
Jiang Cheng aggrottò le sopracciglia. Wen Qing gli aveva detto la situazione, conscia del fatto che se fosse stato Wei Ying a spiegare, lui non gli avrebbe mai creduto.
Ma se era lei ad appoggiarlo, beh. Per quanto assurda quella situazione degli scambi gli potesse sembrare, non poteva non credere alla donna più razionale che conoscevano.
Dopo quella risposta, però, gli venne il dubbio che il fratello fosse davvero impazzito, e tutta quella storia solo frutto dei suoi sogni.
“Tipo?”
Wei WuXian sospirò, lasciandosi cadere su una sedia.
“Ha nove anni.”                       
“Eh?!” Jiang Cheng strabuzzò gli occhi. “Pedofilo!”
“Che caz.. No! Non hai capito, ora ha nove anni!” Wei WuXian iniziò a gesticolare animatamente nel tentativo di spiegarsi. “Quando ci scambiamo ne ha ventidue!”
 
Aveva preso il treno, anzi, ne aveva presi e persi diversi per riuscire ad arrivare dove abitava Lan WangJi. Ci aveva messo circa tre ore, e aveva anche sbagliato linea dell’autobus per l’agitazione, ma alla fine era riuscito ad arrivare alla sede che frequentava il ragazzo.
Dopo aver aspettato per un po’ e aver girato alcune aule, non aveva trovato traccia del Lan, quindi si era recato nell’unico posto dove sapeva per certo di trovare almeno un Lan.
Era entrato nell’ufficio del direttore del Dipartimento di Filosofia, spiegando di essere un amico del nipote e dove poteva trovarlo, ma Lan QiRen l’aveva aggredito a male parole, dicendo che avrebbe spiegato a Lan XiChen il significato di ‘buona compagnia’, e facendogli anche una parte sul non presentarsi in uno studio di un professore del suo livello come un raccattato per strada e con tutti quei buchi nelle orecchie. Poi l’aveva sbattuto fuori.
Wei WuXian si era sentito frastornato, nell’ufficio di quel vecchiaccio c’erano un paio di foto dei due fratelli, quindi perché Lan QiRen aveva pensato subito al maggiore? Insomma, lui era coetaneo con Lan WangJi!
Osservò il ritratto che aveva fra le mani. Beh, era disposto anche a fare del volantinaggio per trovare il ragazzo!
Mentre usciva dall’edificio, gli erano arrivate le voci allegre di due bambini. Si era girato, curioso di vedere cosa potessero farci in una sede universitaria, e per poco non aveva avuto un malore.
Gli occhi ambrati erano inconfondibili, solo il viso era un più pieno e innocente. Accanto a lui, un altro ragazzino con i capelli a caschetto chiacchierava allegro.
“L-Lan WangJi?”
Gli era scivolato dalle labbra, senza nemmeno accorgersene. I due bambini, però, ormai si erano voltati e lui non sapeva cosa fare.
Aveva guardato il disegno che aveva fra le mani, poi i due che aveva davanti. Aveva sbuffato a metà fra il divertito e il rassegnato. Certo, ovviamente non aveva speranze dall’inizio, però doveva ammettere che il destino con lui si era accanito particolarmente.
Beh, ormai era lì, non aveva fatto tutta quella strada per niente.
Aveva girato il foglio, tirando fuori una penna e affrettandosi a scrivere qualcosa sul retro.
Era una scommessa. Era una dannatissima scommessa con il tempo, quella. Cos’altro aveva da perdere, in fondo?
Wei WuXian si era avvicinato ai due bambini, sorridendo nel modo più solare che conosceva, mentre quello con i capelli a caschetto si era riparato dietro l’amichetto con fare timido. Wei WuXian si era abbassato per potergli parlare, e all’improvviso si era sentito più impacciato di loro.
“Te lo regalo, è un bel disegno. Un giorno diventerò un artista, vieni a trovarmi quando crescerai. Ti aspetto!”
Poi era scattato in piedi ed era letteralmente fuggito, in preda alla vergogna e alla paura di una denuncia per molestie a dei minori. Fra fretta e agitazione, alla stazione gli era scivolato di mano il cellulare ed era finito fra i binari, proprio nel momento esatto in cui stava passando un treno.
Ah, la sua solita fortuna.
 
Jiang Cheng era senza parole. “Tu.. Hai abbordato un bambino!”
“Tecnicamente, gli ho solo regalato un disegno e sono fuggito, e poi..” Wei WuXian fece un paio di conti. “Oddio. Gli.. Gli ho detto che lo aspetterò.. Per.. TREDICI ANNI?!”
Si passò una mano sul viso, improvvisamente il malore si fece molto reale. “E.. E se non venisse mai??”
Il fratello lo fissò, ancora senza parole. Wei WuXian passava dallo sgomento al panico ciclicamente, in mezzo a una selva di imprecazioni e frasi senza né capo né coda.
“Ero.. Iniziavo a pensare.. Io..” Biascicò, mentre iniziava a realizzare che il sentimento che provava non sarebbe mai arrivato all’altro ragazzo. “Pensavo.. Pensavo di potergli piacere..”
L’ultimo mormorio arrivò carico di tristezza alle orecchie di Jiang Cheng.
Quello gli avvolse le spalle con una mano, in una specie di goffo abbraccio. “Sono.. Sono sicuro che sia così, Wei Ying..”
“Ha nove anni, e io non ho più un cellulare. Se domani ci scambiamo, come faccio? Cosa faccio? Dovrei dirglielo?” Chiese, forse più a se stesso che non all’altro.
Però quello scambio non avvenne mai.
 

 
Deneb.
 
Un sacco di coloratissime luci rosse e blu aggredirono gli occhi di Lan WangJi, che quasi li chiuse per il fastidio. Pensò che fosse strano, dato che le vedeva abbastanza spesso quando era nel corpo di Wei WuXian, ma evidentemente l’abitudine valeva solo per il corpo ospitante.
La musica ad altissimo volume gli attutì l’udito, mentre l’odore pungente di fumo gli invase le narici. In poche parole, oltre al tatto non gli rimanevano molti sensi disponibili.
Improvvisamente, sentì qualcosa aggrapparsi al suo braccio, o meglio, qualcuno. Nie HuaiSang si era letteralmente lanciato su di lui e, mentre neanche un paio mesi prima la cosa l’avrebbe fatto arrossire oltre misura, ora lo guardava perplesso.
“Penso mi abbiano appena palpato il fondoschiena...” Disse, con un’espressione molto più che imbarazzata.
Lan WangJi spalancò gli occhi e fece uno scatto in avanti, tirandosi dietro l’amico. Si guardò intorno, cercando disperatamente una coda di capelli neri legati con un nastrino rosso, un profilo che rivelasse quattro orecchini, una figura esuberante a ridere dietro il bancone, finché finalmente non lo vide.
Attorniato da un gruppo di persone che schiamazzavano fra risa e battute, lui era lì. Wei WuXian era lì.
Con quel sorriso che aveva immaginato così tante volte su un viso che ormai poteva considerare anche un po’ suo. In effetti, con il carattere praticamente inespressivo di Lan WangJi, quel viso era sprecato.
Un sorriso incredibilmente luminoso brillava sulle sue labbra, fra le luci viola che ogni tanto lo colpivano. Sembrava immerso in quella conversazione, perso a ridere e scherzare con i ragazzi che aveva davanti mentre preparava loro i drink. Aveva appena finito l’ultimo, quando gli occhi color cenere di Wei WuXian si spostarono verso l’ingresso e il bicchiere che teneva in mano gli scivolò letteralmente dalle dita, fracassandosi a terra insieme a tutto il suo contenuto.
Un’espressione di assurdo stupore si dipinse sui suoi lineamenti. Rinvenne giusto un secondo per chiedere scusa ai suoi clienti e preparare rapidamente la stessa bevuta, mentre Lan WangJi si avvicinava al bancone trascinandosi dietro anche Nie HuaiSang.
I due ragazzi arrivarono lì davanti, e subito Wei WuXian abbandonò l’allegra combriccola per dedicarsi a loro.
Li accolse con un enorme sorriso. “A voi due offre la casa, cosa volete da bere?”
Le labbra di Lan WangJi si incresparono leggermente all’insù. Aveva un batticuore come mai gli era successo in una vita. Wei WuXian era lì. A.. Quanto, trenta centimetri da lui? Quaranta, esagerando?
“Dio, non ci credo.. Sei davvero tu..” Mormorò il barista, con un sorriso che aveva dello stupito, mentre i suoi occhi sembravano quasi commossi a quella visione. Allungò una mano per accarezzargli il viso, e gli scappò una risata di incredulità.
Il giovane voltò gli occhi sul ragazzo accanto a lui. “Tu.. Tu sei Nie HuaiSang?”
“S-Sissignore, sono io!”
Wei WuXian rise di più. “Accidenti.. Siete così.. Giovani? Si può dire così?”
I due arruffarono le sopracciglia. Osservando meglio il viso di Wei WuXian da così vicino, in effetti, notò che sembrava più grande, i suoi tratti erano più spigolosi di quanto ricordasse, e non solo a causa del tripudio di colori che caratterizzava il locale. Sembravano più.. maturi.
I piercing sul lobo sinistro erano cinque adesso e ne aveva due anche su quello destro.
“Quanti.. Quanti anni sono passati?”
“Tredici.”
Tredici anni. Per la prima volta nella sua vita, Lan WangJi provò sulla propria pelle quella che si definisce ‘doccia fredda’.
“Già. Però li porto bene, no?” Wei WuXian gli rivolse un sorrisetto allegro accompagnato da un occhiolino. “Allora, non mi avete ancora detto cosa prendete. Vado io a fantasia?”
Lan WangJi era ancora frastornato da quella notizia, mentre Nie HuaiSang non riuscì a dire a Wei WuXian ‘un analcolico’, che quello aveva già iniziato a shakerare un mix di alcolici dallo scaffale alle sue spalle.
Davanti ai due ragazzi si materializzarono due bicchieri dal contenuto rosso-aranciato. Il colore era indiscutibilmente bellissimo, e il profumo molto dolce, ma quando Nie HuaiSang ne assaggiò un sorso per poco non gli andò di traverso per quanto era forte.
Nel frattempo, Wei WuXian aveva fatto un cenno a qualcuno, sbracciandosi per attirare la sua attenzione e alzando la voce per sovrastare musica e distanza. “Jiang Cheng! Jiang Cheng, vieni a vedere!!”
Al bancone accanto a loro arrivò un uomo dall’aria scocciata. Lan WangJi pensò che indubbiamente quello doveva essere il fratellastro di Wei WuXian. In tanti scambi, non l’aveva mai visto con un’espressione diversa da quella. Un po’ lui era perennemente serio, quanto Jiang Cheng era perennemente seccato.
Solo Wei WuXian l’aveva visto ridere, ma comunque raramente.
“Cosa vuoi, Wei Ying?!”
“Guarda! Te l’avevo detto che non ero matto!” L’altro indicò in modo entusiasta i due ragazzi seduti. “È lui. È Lan WangJi.”
Jiang Cheng squadrò quello più alto, come se avesse appena visto un fantasma. “Quindi.. Sei davvero tu?”
“Mn.”
“Te la sei presa proprio comoda, eh. Sai che questo cretino mi ha logorato l’anima per tredici anni ad aspettarti, sì?” Aggiunse subito dopo con una punta di scherno, rivolta chiaramente a Wei WuXian che rispose con una linguaccia esagerata.
Accanto a Lan WangJi, Jiang Cheng notò un’altra figura. “E tu saresti..?”
“Nie HuaiSang.” Rispose il barista al posto suo, dato che quello si stava ancora schiarendo la gola.
“Ma cosa gli hai dato da bere, Wei Ying?! Devono anche tornare indietro poi!” Si avvicinò al ragazzo, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Vieni, meglio trovarti un bicchiere d’acqua.”
Una volta rimasti da soli, i due si guardarono in silenzio per una manciata di secondi.
Lan WangJi prese un respiro profondo. “Mi.. Hai davvero aspettato?”
Wei WuXian, con un gomito puntato sul bancone e la guancia attaccata al palmo della mano, annuì. Sentiva fiorire un calore rassicurante, di felicità, dietro lo sterno, mentre lo guardava.
“Ora puoi rispondermi, quindi.” Il ventiduenne sentì scoppiare un’immensa gioia nel petto, mentre l’emozione traspariva anche sul suo viso, facendogli incurvare le labbra. “Te lo dirò di persona.”
Sorrise ampiamente. Ricordava perfettamente quando aveva scritto quella risposta. “Tutto ciò che vuoi.”
Lan WangJi, ora più felice, si sporse di più verso l'altro, con gli occhi che brillavano.
“Wei WuXian, chi sei?”








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Note dell'Autrice
Salve! E soprattutto.. TANTI AUGURI LILITH!!
Sapevate che la coda dello Scorpione e quella del Drago Azzurro coincidono? No? Beh, ora lo sappiamo :D
Vi state chiedendo perché lo Scorpione? Beh, ma perché è il segno zodiacale di Wei Ying, ovviamente! E perché il Drago Azzurro dite? Perché la coda si chiama "Wei". Sono una persona semplice e stupida che ama complicarsi la vita ^__^
Ah, non l'ho detto, ma era un dettaglio carino secondo me da dire, anche Jiang Cheng ha un tatuaggio, sul fianco speculare, che completa quello di Wei WuXian. Copiate e incollate qui la frase di sopra ^__^
I nomi degli "atti" (che inizialmente avevo pensato come capitoli, prima di optare anzi per una OS lunga) sono ovviamente nomi di stelle, e sono tendenzialmente collegati a ciò che li segue come trama (specialmente i primi due e l'ultimo). (In fondo trovate varie pagine che ho consultato, btw)

Cavolate a parte, questa storia è PALESEMENTE ispirata al film "Your Name.", ci stavo lavorando circa da maggio, e fra vari tira e molla sono riuscita a finirla. Ho deciso di togliere il drama della morte perché sì, sono di indole fluff io, ho lasciato solo lo shock della differenza di età (che comunque beh, è.. abbastanza). Per certe cose, poi, chiaramente mi sono ispirata ai """veri""" LWJ e WWX, ovvero agli attori del drama, come ad esempio le moto per Lan WangJi (Wang Yibo) e il fatto di non saper andare in bici di Wei WuXian (Xiao Zhan).
La cosa più strana da scrivere è stata la ship che non avevo MAI considerato prima di maggio, fra LWJ e NHS. Vi giuro, quando ho avuto quest'idea mi sono piegata in due dalle risate. Continuo a non shipparli, appaio 
Nie HuaiSang a mille altri, ma non a WangJi, ahahah! E a tal proposito, qui ho pensato anche a te, Deb u.u 
Inoltre, a questo giro è toccato a Wei WuXian aspettare tredici anni. Non so, mi sembrava potesse essere una cosa inaspettata..
Cielo, era una vita che non scrivevo una WangXian.. Mi dispiace davvero tanto se ho fatto uno scempio, lol.

Passando ai saluti, ringrazio as always la mia immancabile beta, saluto e abbraccio forterrimo la festeggiata di oggi, Lilith, e mando un abbraccio leggermente meno spacca-costole a Deb e Mary.
Ringrazio tutti coloro che recensiranno questa storia, la aggiungeranno alle raccolte o anche solo leggeranno in silenzio. Se volete rompere il ghiaccio, io sarei più che felice di sapere se vi è piaciuta o anche se vi ha fatto rimettere il cenone <3

Via, ora levo le tende. Buone feste e incrociamo le dita bimbi, che serve di 'sti tempi.
Ci leggiamo ad anno nuovo! 


 
Athelyè ~ 



Link:
https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Topics/astronomy/_Texts/secondary/ALLSTA/Scorpio*.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Epsilon_Scorpii
https://en.wikipedia.org/wiki/Tail_(Chinese_constellation)
https://it.wikipedia.org/wiki/Ventotto_case
https://it.wikipedia.org/wiki/Drago_Azzurro_(costellazione_cinese)
https://www.astrofilitrieste.it/Html/Approfondimenti%20astronomici/nomi_stelle.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_delle_costellazioni
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_delle_costellazioni




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