Roll to Me

di Ghostclimber
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You always find some company, came in to use the phone,
someone who can't stand to see a friend go home alone.






-Dimmi che non è successo quello che credo.- fu la frase che svegliò Gokudera in un mattino di settembre disgustosamente caldo.

Si sollevò sui gomiti e si guardò intorno per capire almeno dove diavolo fosse: a giudicare dal clima, sembrava l'inferno, ma non ricordava di essere morto. Un'occhiata bastò a fargli ricordare che era nella casa sull'albero dei Giardini Bovino, e girando la testa vide Viola, la tizia con cui aveva fatto amicizia durante l'estate: -Perché cazzo sei nuda?- chiese.

-Potrei farti la stessa cazzo di domanda!- ribatté lei. Sembrava sconvolta, e a ragione: Gokudera guardò giù e si accorse di essere nudo. -Cazzo, fa così caldo che mi sembrava di essere in tuta termica...- bofonchiò, poi cercò di alzarsi. La più terrificante emicrania del secolo glielo impedì.

-Pronto?! C'è nessuno sotto a quei capelli orrendi?!- chiamò Viola.

-E abbassa quella cazzo di voce...- rispose Gokudera.

-Oh, te lo dico una volta sola: siamo tutti e due nudi, io sono tutta appiccicosa in posti dove non dovrei essere appiccicosa, che cazzo è successo?- Gokudera la fissò.

Si mise a fare l'analisi grammaticale della sua frase.

Poi procedette con l'analisi logica.

La tradusse in inglese e in giapponese.

Bestemmiò.

 

Due ore più tardi, dopo una tinozza di caffè e una doccia gelata, Gokudera si avvicinò a Viola: -Ehi. L'hai trovato?

-No, cazzo.- rispose lei. Aveva ancora i capelli umidi e la sua faccia era gonfia e distorta dai sensi di colpa. Dopo una frenetica discussione, avevano concluso che l'unica spiegazione possibile era che avevano scopato da ubriachi e avevano stabilito un piano d'azione: Gokudera si era fatto una doccia ed era andato a fare colazione e a salutare il boss, cosa imbarazzante all'estremo visto che gli aveva appena trombato la figlia minore, ma necessaria visto che era in procinto di partire. Viola, invece, avrebbe fatto il contrario, prima la colazione e poi la doccia, più velocemente possibile così poteva cercare l'unica cosa che non avevano trovato: un profilattico usato.

-Porca troia.- commentò Gokudera. Erano nell'angolo di giardino dove di solito si rifugiavano a fumare, in cui nessuno li aveva mai disturbati: si erano premurati di non smentire le voci che li volevano in fase di corteggiamento, così da poter fumare senza rompiscatole in giro.

-Senti.- disse Viola, -Più tardi sento il dottore, vedo se può darmi la pillola del giorno dopo o cose simili. Andrà tutto bene, vedrai.

-Cazzo, se ci sei rimasta...

-La pillola del giorno dopo, Hayato, sveglia! Ti ricordi cos'è, sì?- Gokudera trasse un respiro tremolante: -Non voglio costringerti ad abortire.

-Non è un aborto, coglione, è ancora un ovulo. Ne butto fuori uno al mese.- Gokudera tacque a lungo, poi disse: -Fammi sapere in ogni caso. Se c'è un problema, troveremo la soluzione.

-Sia chiaro che non ti sposo.

-Sia chiaro che nemmeno ci avevo pensato.

-Già.- disse Viola amaramente.

-Già.- ribatté Gokudera, ancora più amaramente. La guardò e ricordò una frase di Shakespeare, sul fatto che era meglio aver amato e poi perduto che non aver mai amato, e si disse che doveva essere ancora rincoglionito, a meno che non si volesse intendere il verbo “amare” come una cosa reciproca. Scosse la testa e si accese una sigaretta col mozzicone della prima.

-Sbrigati, che tra dieci minuti è pronta l'auto.- gli disse Viola. Gokudera annuì, poi disse: -Per la cronaca, neanche questo ha funzionato. Ho i pensieri che mi si scrivono sulla lavagna del cervello, ma sullo sfondo continua ad esserci disegnata la sua faccia.

-Eh, benvenuto nel club.- ribatté lei. Aspettò che lui finisse la sigaretta poi lo accompagnò fino all'auto. Si erano sostanzialmente usati a vicenda per due mesi di fila, ma avevano finito entrambi per affezionarsi, e salutarsi era un po' triste.

-Stammi bene, rompiscatole.- disse Gokudera, lasciando giù le valigie per un abbraccio.

-Anche tu, imbecille. E buona fortuna con il tuo Decimo.- rispose Viola in un sussurro.

-Eh.- commentò Gokudera. Era andato in missione di rappresentanza ai Giardini Bovino per conto dei Vongola, offrendosi volontario: pensava che forse la lontananza l'avrebbe aiutato a dimenticare quella che pareva la peggior cotta della storia.

Risultato: un totale fallimento.

Sawada Tsunayoshi non era uscito dalla sua mente né dal suo cuore, anzi sembrava aver arredato entrambi per starci più comodo. Ringraziò il cielo che almeno gli fosse stata risparmiata la tortura di dover conversare con qualcuno durante il tragitto verso l'aeroporto e si ripromise di occupare parte del viaggio in aereo a stilare una lista di cose che aveva imparato. In fin dei conti, era suo compito portare a casa un rapporto completo sulla situazione ai Giardini Bovino.

 

Sei ore più tardi, Gokudera rimise il cappuccio alla penna e reclinò un po' il sedile.

Rilesse la lista di informazioni raccolte:

  1. I Bovino sono una manica di psicolabili.

  2. Stanno facendo un po' troppi esperimenti con i viaggi nel tempo, sarebbe il caso di far loro presente che cose orribili accadono ai maghi che incasinano il tempo (semicit.)

  3. Lambo sarà anche un rompicoglioni, ma è nella top three dei meno rompicoglioni della Famiglia Bovino. Il che non è confortante.

  4. Ho giocato così tante partite a Risiko che potrei utilizzare le strategie che ho imparato per conquistare il mondo a nome della Famiglia Vongola.

  5. Ubriacarsi fino a non capire più un cazzo è una pessima idea.

Stava ancora fissando la lista, in cerca di qualche informazione valida da riportare a casa, quando le palpebre gli si chiusero inesorabilmente. Si addormentò come un sasso e si svegliò solo quando la hostess lo scosse per dirgli di allacciarsi la cintura per l'atterraggio.

 

Gokudera era stanco morto.

Si trascinò per le strade di Namimori, cercando di combattere l'istinto che gli diceva di fare un salto a casa del Decimo prima ancora di andare a casa: di certo, si disse, sarebbe stato meglio farsi prima una bella doccia. Il volo di quindici ore di fianco ad un ciccione che apparentemente non aveva idea di dove cazzo si mettono le braccia era stato pesantissimo, e poco ma sicuro non l'aveva lasciato bello fresco e profumato di rosa.

Alzò lo sguardo e disse: -Merda. Sono un coglione.- stava fissando la finestra della camera da letto del Decimo. Non aveva la minima idea di come fosse arrivato lì, ma decisamente stava arrivando il momento in cui avrebbe dovuto cedere e ammettere di aver bisogno di uno psicoterapeuta. Rafforzare l'autostima, non tanto, giusto quel tot che basta per fare in modo di darsi retta da solo invece di dirsi una cosa e poi fare tutt'altro.

Il pensiero svanì come fumo.

Il Decimo era apparso alla finestra, ed era ancora più bello di come se lo ricordasse Gokudera. Sembrava essere cresciuto, durante quei due lunghissimi mesi che lui aveva trascorso in Italia. Era appena un po' abbronzato, e la sua pelle era lucente. Portava una t-shirt troppo grande per lui, e con un colpo al cuore Gokudera la riconobbe: la scritta “danger”, la croce sul petto... era una sua maglietta. Si chiese cosa mai potesse significare.

Guardò il Decimo che scostava la tenda e si appoggiava al bordo laterale della finestra. Il suo sguardo era perso in lontananza, verso il sole che tramontava e che si rifletteva sul suo viso tingendolo di rosso e arancione. Stava rosicchiando qualcosa, forse una matita, e Gokudera lo vide portarsi una mano al petto, stringere la stoffa della maglietta e tirare un gran sospiro. Le sue sopracciglia erano aggrottate in un'espressione triste e tormentata, e Gokudera avrebbe dato un braccio per poterlo baciare alla base del naso e distendere quelle pieghe che gli si addicevano così poco.

Poi, lo sguardo del Decimo scese verso la strada. Gokudera lo vide sussultare, poi udì uno strillo: -GOKUDERA KUN!- il Decimo scomparve, e neanche dieci secondi dopo stava sfrecciando fuori dalla porta, in calzoncini corti e a piedi nudi.

-Decimo!- lo salutò Gokudera; si concesse un istante per guardarlo, prima di inchinarsi, e il Decimo ne approfittò per gettarsi tra le sue braccia.

-Mi sei mancato, Gokudera kun, mi sei mancato un sacco!- disse velocemente il Decimo, poi sciolse l'abbraccio per guardarlo in faccia. Sorrideva, ma i suoi occhi erano colmi di lacrime. Emise uno sbuffo di risata, appoggiò le mani sulle guance di Gokudera e cominciò a coprirgli la faccia di piccoli baci.

Gokudera perse i sensi.

 

Si riprese con la sensazione che qualcuno gli stesse tirando le gambe.

-YOSH! Sawada, prendi un po' di acqua e sale, quando rinviene glielo facciamo bere così si riprende all'estremo!- disse la voce di Ryohei.

-Ah, eh... sì, acqua e sale, aspetta...- il Decimo, questo. Pareva confuso e disorientato.

-Lo sperma è salato, va bene anche quello se preferisci.

-REBORN!

-Cos'è lo sperma?- chiese Lambo.

-Una cosa che si beve.

-REBORN!!!- Gokudera aprì gli occhi. Il Decimo stava biascicando qualcosa a Lambo, cercando di spiegargli che Reborn lo stava solo prendendo in giro, e Ryohei stava tenendo le gambe di Gokudera alzate, trattenendolo per le caviglie.

-Maa, maa, Gokudera. Hai picchiato la testa?

-O quello o...

-REBORN! CATTIVO!- urlò Lambo. Si gettò in avanti verso la sua storica nemesi, facendo perno contro il diaframma di Gokudera che disgraziatamente si trovava tra i due.

-Lambo!- lo richiamò il Decimo. Lambo estrasse una granata dalla tasca dei pantaloncini e la lanciò a Reborn, che la respinse con un gesto della mano. Gokudera prese Lambo per la vita (dannazione se aveva messo su peso in quei due mesi), lo scaraventò sul divano e lasciò che fosse Yamamoto a occuparsi della granata. Il suo perfetto homerun esplose contro l'albero in giardino.

-Come ti senti, Gokudera kun?- chiese il Decimo, apparendo nel campo visivo del suo Guardiano.

-BAKADERA! Lambo san aveva tutto sotto controllo!

-Vorrei che tutti la smettessero di urlare.- rispose Gokudera.

-OK, TUTTI ZITTI!- ordinò il Decimo, poi disse a voce più bassa: -Scusa.

-Non è nulla, Decimo, sto bene.

-Ce la fai a fare una doccia? Poi ti porto del ghiaccio, mangi qualcosa e vai a dormire.

-Decimo, non voglio darle tutto questo disturbo, mi basta un bicchiere d'acqua e poi vado a casa.

-Col cavolo, hai battuto la testa per colpa mia, tu resti qui.

-Gokudera,- si intromise Reborn, -Dame Tsuna ha ragione. Resta qui, così se stai male possiamo soccorrerti. Il mio è un ordine.

-Ogni desiderio del Decimo è un ordine.- disse Gokudera. Il Decimo arrossì dall'attaccatura dei capelli alle dita dei piedi. -Cioè, voglio dire...

-Vai a farti quella doccia, Gokudera kun.- disse il Decimo in tono affettuoso.

-Sì, forse è meglio.- cedette Gokudera.

 

Con l'aiuto di Ryohei, Gokudera depositò le valigie in camera del Decimo; prese il cellulare e sospirò di sollievo nel trovare un messaggio di Viola: “Il dottore dice che è tutto a posto, hakuna matata. Grazie per la bella estate e per il supporto morale, e di nuovo buona fortuna!” Gokudera sorrise e scosse la testa nel vedere la montagna di emoticon che condivano il messaggio; scrisse una rapida risposta, e aveva appena premuto il tasto di invio quando il Decimo disse: -Ti ho portato un asciugamano... disturbo?

-Ah... no, Decimo, assolutamente, è solo... la figlia di Enrico Bovino, chiedeva se sono arrivato sano e salvo. Niente di importante.- il Decimo si sedette sul letto, con ancora l'asciugamano tra le braccia. Gokudera cercò di reprimere il pensiero che avrebbe usato quello stesso fortunato pezzo di stoffa per asciugarsi.

-Lei ti piace?- chiese il Decimo a bruciapelo, fissandosi le ginocchia.

-Lei chi? Oh! No! No, non mi piace, ma era la meno rompicoglioni della famiglia, quindi abbiamo giocato a Risiko tutta l'estate. Ma non mi piace, davvero.

-Bene...- bisbigliò il Decimo, poi si corresse: -Oh, cioè, nel senso! Non bene perché... ma bene perché... sì, insomma!- ridacchiò, -Per fortuna che la testa l'hai battuta tu e non io, ahahah!

-Decimo, vi sentite bene?- chiese Gokudera.

-Sì. Sì, sto bene.- rispose il Decimo in un tono un po' sognante, poi sollevò lo sguardo su Gokudera e sorrise. Si alzò dal letto, gli porse l'asciugamano e disse: -Ora che sei qui con me, sto bene. Buona doccia, Gokudera kun.

-REBORN VOLEVA FARMI BERE LA PIPÌ!- strillò Lambo dal corridoio. Il Decimo si rabbuiò: -Non sono pronto per questa conversazione...- disse in tono lugubre.

-Ci penso io, Tsuna, non preoccuparti.- disse una voce seducente dalla soglia, -Bentornato, Hayato.

-A...aneki...- Gokudera avvertì un improvviso mal di stomaco e cadde in ginocchio. Decisamente, tornare a casa aveva i suoi pro e i suoi contro.

 




Allora, punto primo: doveva essere una one shot.
Punto secondo: decido di far fare lo stronzo a Reborn e lui si stronzizza ancora peggio per vendetta. RIP innocenza di Lambo.
Punto terzo: ho intenzione di dare i nomi ai capitoli secondo le canzoni dei Del Amitri, visto che nella fic "Out Of the Blue", di cui questa è meramente una side story, accenno al fatto che Gokudera ci si drogasse. Sono tutte canzoni depresse perché a quanto pare il povero Justin s'è fidanzato con tutte le donne peggiori della Scozia, per cui se volete sentirvi le canzoni fate pure ma non prendete alla lettera il testo, cogliete l'atmosfera e bon.
Spero vi piaccia, se non vi piace prendetevela anche con arashinosora5927 che mi suggerisce cose e Ste_exLagu secondo cui è cosa buona e giusta che le one shot si trasformino in multicapitolo.
XOXO




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