Chapter 18
Chapter 18
Un anno e 9 mesi prima
Lia camminava lentamente e in pace con un abito leggero in stile
peplo, con i piedi sull'erba fresca, tenendo in mano le scarpe. Le
gladietor, come le chiamavano e le avevano dato, che correvano fino al
ginocchio tramite le tante stringhe, in cuoio morbido, con un
tacchetto. L'abito sventolava libero intorno a se, come i capelli ricci
e lunghi. In
stile greco, l'abito in chiffon azzurro polvere aveva lo scollo a V,
con le spalline con decorazioni a placca in argento filato e lavorato
lungo cinque centimetri o poco più. Da lì alla
vita il
tessuro era stato modellato a piegoline, che coprivano il seno come una
decorazione, terminando in una placca a fascia sottoseno in fiili
grossi d'argento. Un cordoncino d'argento era legato sopra e intorno
alla fascia fino al fianco destro, creando quattro livelli aggiuntivi
intorno al corpo che finivano sul fianco con una decorazione simile
alle placche d'argento, con due parti pendenti che seguivano il
movimento. Il resto dell'abito scendeva morbido sul sotto abito, bianco
perlato che si intravedeva sotto, coprendo da poco
sopra il seno a metà coscia. Lo schiffon sopra l'abito,
dalle
spalline alla gonna, era lavorato a pieghe fitte sul seno, presenti e
morbide dai fianchi in giù, creando movimento anche da
fermi. Un
chocker in tessuto e la stessa placca in filo d'argento lavorato
costituivano la collana, da cui pendevano delle gocce color azzurro.
Delle sorte di maniche partivano dalle spalle e si agganciavano a
metà avambraccio, creando una sorta di drappeggio
nella
parte interna tra braccio e busto, scoprendo la parte esterna
dell'arto. Da dietro il chocker, partiva un doppio strascico
allargandosi e raggiungendo la gonna, e un paio alla fine delle placche
decorative delle spalline che scendevano e s finivano legati alle dita
crando una sorta di mantella a due parti ampia al centro che si
restringeva dove si legava.
Si voltò, sentendo i l vento che le colpiva la schiena, e
vide
coloro che la seguivano felici e allegri con degli oggetti in mano e
cantando.
Continuò quindi verso il luogo, una zona recintata da un
muro e
un cancelletto, aperto, ove sostavano altre figure.
Lia sorrise e li raggiunse. Riconobbe le persone che facevano parte del
gruppo, tra cui Ric e Lei, Zela e parlò con loro.
"Pensavo non sareste venuti, visto la continua titubanza e il dissenso
più volte manifestato. Se siete qui significa che
cè più tra noi delle parole che possono dire dei
familiari di sangue. Sarò più felice se ci sarete
anche
voi."
"Sai quello che pensiamo" disse Ric
"Si, si" velocemente e sorridendo superandoli "ma come ha detto tua
moglie,
è giusto che io sia egoista, per me stessa e
più,qualche
volta. HO pensato troppo agli altri da
sempre, calpenstandomi. E le volte in cui mi sono sentita forte e
viva abbastanza da quell'insegnante di pianoforte, ho solo avuto casini
con la mia famiglia sentendomi uno schifo. Senza di loro non ci sono
più ripicche, colpevolizzazioni, sensi di colpa inesistenti,
urla, schiaffi o oggetti sbattuti o altro. Mi sento meglio, ma allo
stesso modo comprendo come non sono capace di esistere e vivere per
ciò che non riesco a cancellare. Come marchiata nel
profondo, la
gente non comprende che se loro non li hanno o li superano subito non
è lo stesso per gli altri. Credevo, da quel viaggio con lei
in irlanda, che allora vi fosse una possibilità,
allontanandomi
da loro, di rinascere come ME.
Ma in verità..." incaminandosi
con lentezza "me ne sono andata scomparendo, senza dir nulla, e questo
non ha aiutato ugualmente. Sono riusciti a mettermi delle catene che
non riesco a togliere, a spezzare, perchè per come sono io
andarmene davvero e rinascere significava dir loro le cose chiaramente
e salutandoli. Un addio per sempre. Il problema è che, e
l'ho accertato prima e adesso,
avendo sempre dubbi, non riesco a lasciare indietro persone che mi
odiano o
mi odieranno per cosa, secondo loro, ho fatto e al dolore che gli
procuro. Per loro era impensabile che me ne andassi via altrove
lasciandoli là, vivendo la mia vita senza più
contatti.
Dicevano che sapevano cosa significava per lavoro e studio andare in
altre città lontane e voler tornare a casa. Non hanno mai
capito
tuttavia, non hanno voluto accettare, il fatto che le persone ragionano
e provano cose diverse dalle loro. La gente diversa da loro faceva
schifo, tutta, non si fermavano solo alle teste di cavolo e peggio, che
davvero fanno schifo e meritano il peggio. Ho vissuto sola tra quattro
mura tranne che per scuola e impegni che loro mi obbligavano a fare,
volendomi vicino a loro,sotto l'ala, sempre. Senza essere guide di
vita,
senza insegnare davvero ma anzi fare esattamente le stesse cose che
facevano la gentaglia di fuori, come dicevano, quindi ipocriti, senza
dare nulla di importante prima e nel cammino della crescita, cosa
dovevo costruire e..."
Si fermò un attimo, voltandosi verso Ric, Zay e gli altri.
Fra le lapidi e monumenti funebri di squisita realizzazione e
ricordo della persona al di sotto o dentro.
"Dentro
di me
cè ancora la persona che doveva essere, forte come
non mai, ma per non soffrire, per non essere picchiata, per non sentimi
dire che ero sbaglaita, cattiva, una delusione quando non era
così, ho modellato un'armatura che odio. Il problema
è
che no n riesco a toglierla, non riesco a romperla e andare avanti.
Come
a casa tua, con tua madre e tutti gli altri. Ogni volta non sapevo se
ero essere me stessa o usare quell'armatura anche con persone
così distanti da dove vivevo, e sono sicura che risultavo
come
sempre. Mai libera, mai me stessa" guardando Zay "per tal motivo, anche
adesso che ho abbandonato quel posto e quelle persone, ho fatto cosa
desideravo tanto, mi sento comunque incatenata. Perchè una
delle
mie paure si fa strada ogni istante. Mi urla nelle orecchie che non
potrò mai essere leggera e felice, sapendo che odieranno
cosa
non
ho fatto per loro, come sono sparita anche se credono un incidente, che
saranno arrabbiati e sofferenti a modo loro, perchè io non
ci
sono e
penseranno sempre e comunque che io dovevo restare con loro. Che me ne
fossi andata io là con le mie mani, che con un incidente,
penseranno sempre che non ero attenta, che gli volevo male, che li ho
lasciati soli nella sofferenza. Come tutte le persone e famiglie fuori
da questo cimitero. Io che per loro non provavo cosa dovevo per il
concetto di tutti, non riesco a sopportare il giudizio e il pensiero
che ogni giorno e magari dopo la morte mi odieranno. Chi se ne va per
disperazione, per un momento o
per qualcosa come me, finirà sempre per esser ricordato come
debole, ingrato, da deridere per molti perchè credono sia da
fessi andarsene per propria volontà. E altri che era troppo
presto, piccolo angelo, e che cèra tanta vita davanti.
Poveri
idioti. A me fanno pena loro, non quelli come me. Ma non lo capiranno
mai. Perchè sono gli stessi pronti, se finiscono nella
melma, a
dare il prorpio corpo a pagamento per sopravvivere, a fare lo schifo
anche inconcepibile per seguire l'istinto della sopravvivenza. Lo
reputano lottare quello. Ma lasciamo stare, è un discorso
troppo
ampio e duro, non oggi. " sorridendo a lroo fermandosi un attimo prima
di proseguire.
"Ma sono lieta, felice per davvero, che siate
qui a salutarmi ed essere artefici della mia pace. Capisco quanto siate
combattuti, ma io ho lottato,
ho avuto momenti neri, solitudine e ogni volta sono andata avanti eper
dimostrare a me e a tutti che non ero come giudicata e considerata. Ma
niente... sono la stessa che mai,IO se fossi
finita per strada o sotto i ponti, mai mi sarei venduta per un pezzo di
pane. Da un lato ammiro le donne costrette a questo per i figli, o per
una speranza dentro di loro che spero davvero giunga per tutte loro, un
giorno o l'altro.
Veramente. Ma ho sempre ritenuto l'uso della bassezza di quel livello
per una persona, come per i poveri schiavi dei romani, come fine ultimo
per speranze animalesche. la forza interiore, il concetto di guerro non
è come pensano tutti respirare e fre ogni cosa per
sopravvivere.
Quello fino ad un certo punto. Ma di nuovo, è una cosa
troppo
ampia
da discutere. Venire a patti, per me, con qualcosa che mi garantiva
ciò che desideravo e più, perchè io
continuassi a
vivere con tutto ciò che mi porto... non lo accetto.
Significa
altro che lottare. Per questo sono qui, e voi
qui con me" sorridendo e alzando le braccia verso di loro come a un
invito.
Poi però vide le loro facce, oltre le sue spalle, e si
voltò. Quella persona, lui, era là. In fondo al
sentiero
a pavé piatto, in attesa vicino a dove dovevano andare.
Guardò gli altri che le fecero un cenno e si
avviò verso
di lui. Li video parlare, lui mostrare una cosa in una mano, che
però Lia richiuse subito dicendo qualcosa. Si
apprestò a
prendergli l'altra mano e con un movimento veloce e leggero si
portò dall'altro suo fianco, tirandogli la mano stretta
nella
sua,tirandolo per continuare, per poi alzare verso gli altri un braccio
in segno di seguirli.
Lia sorrise e corse con lui verso il luogo dove
andare, seguiti da tutti.
Lia e lui raggiunsero quel luogo. Attorno ad un albero maestoso, in una
zona più isolata dalle altre tombe, vi era un tipo di
sepoltura
a raggiera, con otto sezioni o loculi in un circolo che
seguiva
l'albero, ad una certa distanza da esso. Ogni loculo interrato era
particolar e diverso dagli altri. Era una sezione di due metri e
cinquanta per ottanta centrimenti, di profondità di un
metro.
Tuttavia era anomala rispetto alle altre classiche per tutto il
cimitero. Era lastricata di pietra, con
un fondodi un materiale sintetico come un'imbottitura scura. Dal lato
corto verso l'albero si notava a metà,
come una
discesa che partiva
a metà dell'altezza verso il fondo,con dei
solchi a metà .
Lui scese per prima, aiutando Lia a raggiungere il fondo, dopo che si
era rimessa le scarpe,e tenendola ancora per le mani, la
aiutò
a sistemarsi. Il fondo e una parte della parete inclinata
erano
imbottiti di materiale sintetico. I due solchi vennero riempiti con
quelli che sembravano dei piccoli cuscini a salsiccia che si
insinuavano nelle due fessure e restavano fermi. Lui risalì
con
un salto e facendo leva con un piede, poi come Ric, la moglie e gli
altri, si fermò sull'apertura. Lia si sistemò per
bene,
sedendosi in pratica sull'imbottitura con la schiena poggiata sulla
parte inclinata e la testa sui due cuscini infilati nei solchi.
Alcuni
di quelli
che la seguirono scesero nello spazio dopo i suoi
piedi e iniziarono a inserire oggetti, gli stessi che tenevano in mano.
Erano lementi che parlavano di lei, che la caratterizzivano e amava.
Lia nel mentre si voltò, prima verso il gruppo di amici,
principalemtne
Ric e la moglie. Li ringraziò e chiese loro di vivere le
loro
vite senza il peso del suo ricordo, non voleva che anche loro come la
famiglia di cui perl non importava molto, pensassero a lei con rabbia o
tristezza.
"Mi
porto
già, come per gli ultimi anni, il peso di legami che
ti inchiodano e sensi di colpa che loro ti fanno sbocciare dentro, che
non
riesci a toglierti. Non riesco a vivere una vita nuova, proprio per
ciò che non provo e desidero o cerco, sapendo che
provano odio, rancore o altro per averli lasciati, per cosa ho fatto o
non ho fatto per loro e tutto il resto. Non sarebbe una vita per me,
l'ho già visto e sperimentato. Di giorno mi assalgono colpe
non
mie ma che sono nate dal mio passato, e la notte ho incubi su di loro e
mai cose felici. Mai. Se non posso superarle e vivere, vivere una nuova
vita, il mio vero e principale sogno, allora il mio desiderio di
andarmene è più
impellente che mai. Devo farlo, o come prima, striscerò
giorno
dopo giorno con dei fardelli che non ho la forza di rompere, non sono
forte come
vorrei, per troncare e non guardarmi più indietro. Ecco
perchè odio il concetto delle famiglie, anche per questo.
Perchè fino al giorno in cui tu muori loro saranno le tue
croci.
E io sono già stanca adesso, nonostante tutte le belle cose
che
dite e pensate per me. Se io non riesco, se la notte ho solo incubi con
loro, non ha senso. Se avessi avuto la fortuna di dimenticare,
azzerrare la mia mente, allora il discorso poteva essere diverso.
Sarebbe stata una scappatoia, meschina forse, ma la mia mente non
sarebbe stata aggravata da queste cose e dal peso della mia anima
sempre bloccata. Se l ocapite, se volete per me la pace e non vedermi
soffrire ancora giorni dopo giorni, che conosco come meschini e non
gentili, salutatemi e non pensate più. Avete cose per voi
importanti da considerare e il futuro che sognavate, avete costruito e
persone che amate. Io ho sempre visto e non provato diversamente e non
è vita per me."
Loro non risposero ma sorrisero, e Lia cercò di non vedere
l'amarezza di quel gesto. Voleva essere egoista, sii egoista per una
volta, per davvero, si disse. Poi si voltò verso di lui,
dall'altro lato.
"Tu
che sei la mia
persona speciale, quell'unica così preziosa,
fammi l'ultimo dono d'affetto se davvero... se pur senti qualcosa nei
miei confronti, allora salutami e vivi la vita che meriti. Io non sarei
mai stata quella che ti avrebbe dato cosa necessitavi, volevi. ogni
uomo desidera delle cose, e ogni persona desidera un'altra speciale che
gli dia delle cose. Io non sono quella persona e mai lo
sarò. E'
per questo che devi andare, vivere la strada che vuoi e ti sei scelto,
trovati una persona idonea e costruisci quello che tutti voi persone,
di qualunque sesso e genere, desiderate. Quelle cose non erano per me e
mai lo saranno. E no sarei mai stata la persona che avrebbe
accompagnato
la tua felicità, visto che non avevo nulla di
ciò, per
me e da darti. Sarei stata solo una zavorra.ma solo felice che tu sia
stato al mio fianco fino ad ora, perchè lo volevi
perchè
ti piaceva cosa ero e chi ero. E' stato già il dono
più
grande che potessi darmi e riempire quel vuoto che credevo restasse
così. QUindi grazie. Di essere stato con me, spalla a
spalla,
schiena contro schierna contro le cose o insieme per altre. Quindi ne
tu, e ne loro, dovete essere tristi, perchè io non lo sono.
In
questo momento mi sento felice e colma di qualcosa di tranquillizzante.
Sono con me, al io fianco le persone che mi hanno voluto bene
davvero, realmente, perchè ci univa ben altro che il sangue.
Qualcosa di più profondo e tutta la gente là
fuori pul
dire cosa vuole, ma per me il vero amore o affetto, o qualunque
sentimento che lega due o più persone, è profondo
e
sincero più che una traccia genetica. Come ho
detto a
loro, non ero felice
neanche andandomene e non lo sarei mai stata. SArei stata solo un
fastama che cammina, incapace di sapere cosa si prova su certe cose e
come scrollarsi di dosso... adesso però sono qui, e posso
essere
finalmente in pace. Grazie a voi" sorridendo. Poi parlò ai
due
che stavano sistemando gli oggetti e quelli che guardavano dall'alto.
Coloro che la sua amica sperava di avvicinare, e che fosse considerata.
"Grazie
anche a
voi, per gli oggetti che mi hanno rappresentata in vita
e parlano di me, qui con me. Anche se ammetto che per voi ero solo
l'amica di... non ho davvero concluso nulla accettando di fare questa
cosa per lei e il vostro buonismo, ma almeno ho potuto avere un aiuto e
un addio in pace. Come non lo avrei vuto dove stavo prima. E
lontana
da loro. QUindi, continuate con i vostri... quelle cose
lì
becere ed etichettando le persone. Grazie. Sono stata molto, molto
felice di essere solo stata e trattata come
tale. Ho
gustato
molto anche il vostro amichevole impegno, pregno di giudizio,
di benvenuto, nonostante vi indichiate aperti e migliori dei comuni.
Ottimo lavoro"
alzando il pollice sinistro vestro le persone intorno all'apertura e
che ancora finivano di sistemare gli oggetti.
Ric e Zay la apostrofarono un pò sul tono della
polemica,
ma lei se ne fregò e attese che finissero e uscissero. Dopo,
Lui
le porse qualcosa, in una boccetta, che lei prese e dopo un secondo ad
osservarla, e aver guardato lui e gli amici, stappò e bevve.
Si distese, semisdraiata per l'inclinazione, e ringraziò
ancora
gli amici, raccomandando quanto detto e Lui, a cui chiese dell'ultimo
dono.
"Non
lo
permettere..." in un soffio, per poi chiudere gli occhi e
finire lì tutto. Attesero qualche minuto, anche per l'arrivo
di
alcune persone che Ric, la moglie, Zela conoscevano e Lui prese
l'oggetto che le aveva mostrato prima argentato e lo
conficcò
con forza, dopo essere sceso di nuovo, nel cuore di Lia,
lasciandolo. Tolta la mano, si mostrò come una
spilla a
forma di libellula fedele alla
realtà e in argento 925, come decoro dell'abito, anche se
aveva
un altro scopo. QUando gli
altri chiesero spiegazione, lui disse che l'ultima cosa che
Lia
voleva era NON risvegliarsi, per qualunque motivo e ritrovarsi
lò
sotto. Ricordò loro quando odiasse, provasse quasi terrore,
all'idea anche data da notizie vere nel mondo, di persone che si erano
risvegliate nella bara e morte dopo ore di orrore, finendo per lasciare
segni sul coperchio che poi venivano ritrovati per spostare le ossa.
Lei non voleva quella fine, disse, sapeva di non esser emolto fortunata
su tante cose, e non voleva che ciò accadesse. Per questo,
continuò, un anno esatto da quel giorno, sarebbero tornati
per
cremare i suoi resti e spargerli nell'oceano dove il fondale era
magnifico. Quell'anno sarebbe servito solo ai Piangenti, anche se non l
ovoleva. Coloro che continuavano a pensare che avere una tomba su
cui piangere o visitare fosse imperativo. E quindi un anno per loro,
per non essere troppo stronza. Ma un solo anno, e poi il
fuoco a purificare il corpo che non aveva retto a ciò che
era.
Lui
le
sistemò le mani una sul'altra , poggiando con la parte
esterna
sul ventre, non come si faceva normalmente, a formare anche
con i
pollici
sovrapposti un triangolo, e le sistemò tre fiori come un
ventaglio sul petto,ibisco, giglio e un altro, tutti di colore bianco e
azzurro.
"Uno per la tua pace, uno per ringraziarti di ogni cosa, un altro per
accompagnarti dove devi andare e non reincarnati, come volevi"
Eppure Lia era ancora lì, non capiva come ma sentiva tutto
ovattato e non vedeva nulla. Sentiva il suo tocco sulle mani e poi
rumori di una scalata, delle voci. E poi avvertì una
presenza.
In qualche modo aprì gli occhi e si ritrovò sola
senza il
coperchio, come invece doveva essere. Era notte, luna e stelle
brucianti nel
cielo e poi una figura su di lei. Milan che si fermava a guardarla
dall'alto con cappa, cappello e bastone, serio, a fissarla con gli
occhi chiari.
Lia sussultò e aprì gli occhi, avvertendo quel
fastidioso
batticuore di ogni volta che faceva male, come un'aritmia
dolosa al petto a ogni risveglio da un
incubo. O un sogno ,anche se per la prima volta non presentava persone
che la portavano a ritenerlo
un incubo.
Respirò a fondo varie volte, per calmarsi ma qualcosa non
quadrava. Avvertiva qualcosa di anomalo e si accorse che giungeva della
luce, dal salottino oltre la porta.NOn l'aveva lasciata accesa. Si
alzò a sedere nel netto e squadrò
la figura seduta comodamente vicino il letto. Milan, con abito completo
di blazer, gilet a V con quattro bottoni, pantaloni tutti grigi con
camicia bianca e cravatta. Cappello modello classico in feltro con
falda media grigio scuro e fascia in tessuto dello stesso
grigio
dell'abito, più chiaro, a contrasto con una piuma che usciva
dalla fascia. Terneva la gamba in orizzontale sull'altra, ben comodo,
nella poltroncina già presente nella stanza dall'inizio e
con la
destra teneva poggiato a terra e dritto, un bastone con pomo in osso
bicolor. La cosa che colpì Lia non non fu solo la sua
presenza,
ma anche che sembrava un Milan diverso. Dall'attegiamento
più
forte, rigido e dal viso. Oppure era solo il chiaroscuro della penombra?
Oh, sei sveglia. Scusa, ti ho svegliata?"
"Cosa fai tu qui"
"Sono tornato poco fa e pensavo di parlare con te di alcune cose, quei
progetti.." con noncuranza "ma volevo anche essere sicuro che tu fossi
sicura e capace nelle proposte che hai fatto"
"Io non ho fatto proposte. Ho solo detto cosa secondo me andava fatto,
cambiato o..."
"Io..."
"ma la cosa che mi preme sapere di più, in questo momento,
è sapere cosa
fai tu qui, perchè
sei con i vestiti e
scarpe sporche nella mia camera da letto, oltre che appartamento, e per
quale
assurdo motivo sei seduto lì con quegli abiti. Che con il
tutto ti fanno sembrare un molestatore molestissimo" aggredendolo con
forza e impeto
Milan fece una faccia scioccata, spingendosi verso lo schienale della
poltrona come se temesse che lei scinvolasse dalle coperte per
saltargli addosso irata. O non si aspettasse la sua sfuriata.
"Calma, ragazza. Volevo solo vederti nel tuo ambiente naturale..."
"Davvero? Non sapevo che, tra altre cose, cèra uno zoo qui"
"Mph..." sogghignando per poi ridere apertamente, cosa che fece
stranire Lia, che trovava la risata diversa "Ah ah, visto cosa e chi
siamo, si potrebbe dire che in parte siamo in uno zoo... raro. Qui io e
mio fratello abbiamo radunato tutte le persone capaci, intelligenti, e
altre caratteristiche che riuscivamo a trovare, spingere e...."
"Da quello che ho visto non ci sono solo militari... giusto?"
"Non so se alludi agli altri o gli scientiziati e..."
"i primi... ad ogni modo, perchè sei qui, veramente"
aspramente, tenendo vicino a se il cuscino
"non guardarmi
così, qualunque
cosa tu pensi, non lo è. Come dico sempre? Ah, si.
Ho i
miei gusti... non che tu non possa
raggiungerli ma per me sei troppo spinosa. Capisci cosa intendo?"
Lia lo fissò facendo una faccia per dire " la stessa cosa per me" e
alla fine gli chiese che volesse.
"Comunque mi auguro di stare tranquilla. Con quel giuramento che hai
fatto, mi aspetto che valga fino alla morte, sempre che non lo
cambiamo. Quindi mi fiderò..."
Lui la fissò stranito, come se stesse usando il cervello per
capire che cosa dicesse, qualcosa balenò nella mente di
Milan,
come se non capisse il contesto poi fece solo un cenno di assenso.
Lia si avvicinò il cuscino, doppio per il letto a una piazza
e mezzo che
non usava, stringendolo a se con il braccio destro mentre si fissavano.
Milan si alzò e sorrise, le
chiese come mai così nervosa, pungente. E si scusava se
aveva sporcato il suo concetto di camera personale e pulita.
"Quindi ti piace un ambiente stile giapponese? Scarpe fuori, abiti
diversi dall'esterno, per stare nel salottino, e pigiama solo in camera
da letto. Se ho capito bene... Hai così tanto senso della
pulizia? E come mai così agitata? Solo per me?"
"Perchè mi sono svegliata da un incubo o sogno o non so come
definirlo...
"Ti capita spesso di averli"
Lia resò a fissarlo un pò, con chiudnendo lgi
occhi un attimo continuò "sempre, sogno sempre la mia
famiglia in una continuazione di vita ada sveglia perenne, anche la
notte. Non ne esco mai. Così come la gente che mi ha fatto
del male..."
"Mi spiace..."
" E mi sveglio.. e mi ritrovo qui con te, senza permesso, nella stanza
a me
assegnata, che mi fissi come un... come dovrei definirti? Sembra la
stessa cosa accaduta in Irlanda . Inoltre sai cosa odio,
quindi
perchè sei qui..."
"Ho trovato interessante, oltre cosa è accaduto davanti
a
David, il fatto della cianite e tutto quanto, anche questo. Come hai
fatto senza
soldi ad andare in Irlanda? Avevi messo soldi da parte?"
"Si e il resto lo ha fatto lei, anzi ho cercato come potevo di renderle
di nuovo i soldi dopo. Ma il punto è che sei tu a trovare
tutto
meraviglioso, sei sempre stupito e con la faccia interessata di cosa
dico..."
"perchè come ti avevo detto, ogni persona testata
è diversa e non
sempre accadono cose come... quelle! E... cosa è accaduto in
Irlanda?"
"Alcune cose, che
ammetto non so come
spiegare tra le varie opzioni, ma non è questo il punto. Ho
cercato di aiutarla nel suo sogno, mentre io sono rimasta
dove...."
"Ma tu puoi realizzare il tuo sogno.
In cambio, ti diamo la possibilità di
realizzarlo"
"Tu non capisci, come tutta la gente là fuori che si
congratula
e dice cose positive sulla chi continua, nonostante i problemi, ad
andare avanti. Senza pensare che dipende dalla persona e cosa sogna,
desidera, ha dentro di se per
andare avanti. COme MIchael J. Fox, che con tutto il rispetto
è
stato un grande, grandissimo attore e interprete, ma si fa di tutta
l'erba un fascio. Lui ed altri che sono finiti sui giornali sono sempre
presi ad esempio per spingere la gente come me a fare cose che per loro
sono giuste. Tuttavia mi piacerebb tanto, tantissimo, ricordare e far
presente a questi buonisti che tutto dipende dalle tue condizioni
fisiche, psichiche e monetarie. Facile prendere soggetti con alcune
patologie come appunto quell'attore, quando alla fine lui può continuare per i suoi
nuovi sogni, fattibili, sui soldi per realizzarli,
seguito da
infermieri e dottori specializzati, farmaci e via dicendo. Non
può alcune cose ma soppianta con altre.Ha detto
pià volte che ha cambiato i suoi desideri del domani con
altri ma cè riuscito. perchè poteva.
Che vuole, desidera e
realizza. Ricordo che
per curiosità ho controllato tutte le info sulla sua vita e,
anche se speravo che vi fosse una cura unica e immediata
perchè
tornasse a recitare, alla fine non
credo che il suo vissuto dall'inizio della malattia, sia
così
triste e deprimente da meritare incoraggiamenti e confronti.
E' forte e tutto ma ha adattato cosa lo spingeva a vivere.
Cè l'ha ancora! Perchè se prendi me, che non
avevo nulla ad aiutarmi che
funzionasse per me, finendo
per sembrare uno zombie incazzatissimo e rigido, la cosa è
diversa. Abbandonare pistola e
carabina, non poter guidare ne poter finalmente seguire cosa volevo
fare perchè, lasciando ciò che ero costretta a
fare, e mi sentivo meglio dentro abbandonandoli, mi
era impossibile poi accontentare me. E prendo quell'attore come esempio
perchè sono sicura che tutti lo conoscono, anche tu, ma lui
ha
potuto comunque permettersi, per i suoi vecchi film, i
diritti a ogni
irpoduzione e via dicendo, di trovare una via di mezzo per non perdersi
molte cose della vita. Io non avevo amici, ne persone vicino tranne la
famiglia, soldi e motivi per alzarmi al mattivo... ma quella non conta
perchè pensano sol oal sangue
quando, se fossi stata all'esterno della famiglia , sarei stata una
merda come tutti. E
non lo capiscono."
"Lo so, la società tende sempre a non voler cambiare
perchè si sente sicura di quello che già conosce,
anche
se non è positivo"
"Io sarei stata come tutti gli altri ed etichettata
allo stesso modo.La gente non amava la mia me
originale, quella che ho costruito nemmeno, perchè non sono
riuscita come altra feccia a fingere, e quindi mi hanno sempre
considerata in molti modi. Sbagliando. Non voglio uomini ne altro, per
me potete andare tutti a fanculo e ho dovuto dire addio a computer,
scherma moderna e italiana, equitazione, visitare fiere e musei,
concerti di musica classica e teatri e via dicendo. Sia
perchè
dovevo fare cosa dicevano loro per il mio
futuro, non
cèrano soldi, quindi niente. Non sono mentalmente a posto
per
pensare a questa cavolata, nessuno di voi vuole comprendere che il
buonisomo non si può applicare a tutti. Come tante cose.
Cè chi ha un motivo, una volontà per qualcosa che
desidera, fare o vedere o altro, o semplicemente crede che respirare e
avere persone importanti intorno sia il tutto, benissimo. Io non ho
vissuto molte cose e non ho avuto vicino persone che mi facessero
cambiare idea della cosa. Come per Ric e Zay, dove loro
volevano
e spingevano, ma dopo quel viaggio ho capito che le cose erano
diverse e no nera possibile."
"ma eravate amici, no?"
"Si, esatto. Ma mi spingevano a vedere il bicchiere sempre pieno,
quando non è così. Volevano che pensassi
a un futuro quando io non ne avevo. Che rstando in contatto oslo online
tutto fosse bello, quando non era così. E ci siamo
lasciati con loro offesi per qualcosa che NON avevo detto. nel senso
che avevo sempre indicato come il TUTTO della società
attuale come una lista della spesa... nascere, crescere, sposarsi,
avere soldi, fare figli ed essere un fedele figlio e nipote fino alla
fine. Tutto per i figli e genitori. Loro sono tutto. E non mi invento
nulla, ho letto tante volte nel web questi discorsi e li ho sentiti io
stessa. Gente che cercava l'anima gemella adatta solo per mantenere
tutti e avere una vita non di odio, e prima i figli pure dei coniugi. I
figli sono un bene prezioso dicono, cè gente che ha fatto lo
schifo piiù assoluto su altri perchè non avessero
problemi e fossero il loro continuare dopo la morte. Ma l dolore degli
altri non gliene fregava ninete. Tutto per i figli, perchè
erano il loro sange. E io non l'ho mai accettato. E peggio,
tantissimi,e se seguono una religione, pensano veramnete che appena
sposati si è totalmente del partner e appena si hanno figli,
tutto passa ai figli.< Se stessi> non esiste
più, tutto per i figli. Questo l'ho sentito io stessa dai
miei, dire che non avevano comprato quella cosa che volevano per i
figli, non compravano abiti nuovi per i figli, mettiamo soldi da parte
per questo quando io nonostante tutte le loro belle parole con
non ho avuto molto lo stesso.
E non intendo ricchezza, cosa belle e costose ma cosine anche di pochi
euro che mi facevano contenta. Fare attività che davvero mi
piacevano e rendevano contenta. Vedere e frenquentare altra gente oltre
solo l'a faimglia. Abiti da schifo, da pochi euro come
volevano loro e ovviamente li tenevo per anni, e non mi stavano enache
se ti trincavi la peggior vodka del mondo. Scarpe lo stesso,
parrucchiere lo pagavo io con i quattro spicci che mi davano i nonni
per le feste, e me li dovevo far durare tutto l'anno. Se chiedevo soldi
per qualcosa che mi piaceva, urla e casino perchè non dovevo
spendere soldi per niente. O per cibo. Sempre sola, tutto, ogni cosa
era uno spreco e poi cmrpavano stronzate. Quando loro
compravano per loro stessi cose buone e le mangiavano di nascosto. Per
me dicevano. Non mi sono mai divertita nella mia vita, dicevano di non
comprare e fare cose che piacevano a loro per me, quando io
lo stesso! Avrei rispettato di più quelle persone
se le cose erano leggemente diverse. Sono andata alla scuola superiore
dettata dai professori delle medie perchè dicevano che er
ail mio solo posto, che non valevo nulla e quindi tanto valeva andare
una scuola che secondo loro non impegnasse la mia vuota mente. Questo i
miei non lo sanno, che ho deciso di andare dove, secondo i professori,
non li avrei fatti soffrire per la mia inutilità? Non hanno
voluto ascoltare e non sanno nulla Che tutte le cose di musica che mi
facevano fare erano solo dolore e disperazione per me,
perchè riceveo IO rimproveri, punizioni, pres ein giro da
tutti e loro non sapevano ninete per una cosa per cui non ero portata.
E passavo ore e ore, giorni di festa e momenti d'inferno per qualcosa
che odiavo. Ma dovevo fare. Mi sono diplomata con una media
alta nonostante tutti fino alle medie dicessero che ero vuota
stupida, quando no n era così."
Lo fissò con rabbia, continuando.
"Ti ho raccontato alcuni esmepi con momenti sulle poesie, ma facevo
anche le mie domande, di cose che volevo sapere e ricevevo solo
mortificazione perchè non erano attinenti con il programma.
Ed ero vuota, dicevano... ALla scuola si impara, domandi...
Non ho sentito da tutti nella mia famiglia mai un grazie, brava,
complimenti, hai fatto de tuo meglio e hai superato le aspettative.
Volevano il meglio quando io ero sola a lottare contro uttti e avevo
bisogno di imparare le cose a modo mio. NOn avevo bisogno di molto e
non chiedevo molto. NOn avevo mai nulla che mi piacesse da loro se non
schifezze, mettevo sempre roba vecchia e non per me, se mi vedevano una
cosa nuova che avevo comprato con difficoltà, sbattevano
porte e le urla si sentivano per ore. QUindi io, che fin da piccola non
volevo avere figli e non capivo, dalle elementari, perchè
tutti dicessero che un giorno sarebbe stata la nostra
felicitò, ho odiato la famiglia ancora di
più.Dicevo tra me che questi comportamenti li capivo da chi
non ti consoceva, un estraneo ma... Il loro rimproverare,
secondo loro, per giuste cose ma razzolare male. Quando avevo problemi
e volevo qualcuno vicino, non ci sono mai stati veramente. Solo
rimproveri senza spiegare ne altro. E così ho deciso che no
navrei mai avuto una famiglia, per tutti loro. Non hanno mai visto il
mio dolore, la mia infelicità, solitudine... e mi si
ripagava sempre con la carta della colpa, del senso di colpa di un
figlio ingrato. perchè anche loro pensavano che tutto va al
figlio, per il domani. E così, a quei due, a ric e Zay,
dissi che poteva andare anche bene che avessero una famiglia, fossero
sposati e con figli e ne parlassero sempre positivamnete. Ma ricordavo
loro che erano tappe della lista della spesa che ti inculcano fin da
piccoli, che temevo che perdessero se stessi per i marmocchi. Non
sentendoli da molto tempo non sapevo nulla della loro vita, e
così è finita che anche loro come per altre cose
da altri, mi hanno rimproverata, anche per quello. POssono
dire quello che vogliono, ma mi hanno rimproverata varie volte e come
si dice carta scritta canta, e ancora non hanno capito nulla di cosa
avevo detto. Non solo io mi preoccupavo che per i figli abbandonassero
loro stessi per il futuro, cosa voelvano e meritavano di
vivere, che tutti riversavano nella prole. Ma si sono offesi
credendo che io li mischiassi agli altri e facessi la paternale. E
così mi sono stufata definitivamente e non li sento
più. ogni volta con tutti è la stessa cosa, io
parlo, dico cose ma la gente ascolta solo cosa vuole sentire e capisce
quello che gli interessa. Ho detto più volte che loro non
erano nelle mie lamentele sulle persone che odiavo. La gnete che avevo
conosciuto nella mia vita come comenti che penavano realmente nel web
di tantissimi estranei, cosa pensavano e facevano, tutto il male fatto
negandolo nonostante le prove. E anche da loro due ho ottenuto sempre
rimproveri, contestazioni e concetti mal interpretati. E volevo solo un
aiuto per andarmene perchè non si capisse che fossi stata
io... una volta avevo chiesto a Fib, quell'idiota che diceva di essere
un conoscitore di cose arcane per famiglia, sai quelle cose che si
tramandano in generazioni di magia e superstizione, se potesse far
qualcosa lui con i suoi libri megafantastici. Diceva che
cèra un libro adatto ad ogni cosa. E io, nonostnate non
credessi molto a certe cose ma ragionassi col fatto che magari qualcosa
cèra e non andava tutto negato, chiesi di aiutarmi. Niente.
Quei due niente... e così tutti sono andati avanti con le
loro vite, hanno sempre frainteso me e io come una scema...
così!" allargandole braccia per mostrasi.
"Quindi non ami il concetto di famiglia, figli e partner anche per
questo, oltre che non senti il desiderio di queste cose. FIn qui posso
capire, ma perchè quegli amici non hanno capito cosa
intendevi?"
"Perchè... bella domanda. Dicevano come la mia famiglia che
mi conoscevano, sapevano tutto di me e altre stronzate. Ecco cosa
erano, stronzate. Perchè alla fine di me, cosa sapevano? I
miei imenticavano tutte cose, non sapevano cosa mi piaceva e cosa
pensavo realmente. In famiglia dovevo nascondere tutto per subire urla,
e star male dentro. Ogni volta per me era come una
coltellata e un pezzo che si frangeva, perduto. Andavo a peggiorare
ogni giorno. Con loro era un'amicizia nata per caso e continuata nel
web, ma alla fine compresi che non poteva durare. Dicevano che mi
conoscevano ma sono sicura che a oggi sanno qualcosa solo dalle
conversazioni scritte e neanche sanno il mio compleanno. Non me ne
importi, io non lo festeggio dal liceo, ma solo per dire che sicuro
conoscono solo la superficie. E basta. Ero lo stesso sola, appena tutti
andavano a farsi la loro vita e staccavano dal web, e non vivevamo
vicino. Vedevo che tutti ragigungevano parti della lista
della spesa che non volevo per me, e trovavo misere e... loro ne erano
felici. Ma come per Caterina, una che credevo amica
all'università ma mi ha fatto solo male, alla fine sono io
che ho ricevuto altre batoste. Invece di capire cosa dicevo e
comprendere che mi preoccupavo per cosa mettevano da parte o
abbandonavano per figli e famiglia, si sono offesi credendo che
parlassi di loro mettendoli al piano della gente cheera pessima e
odiavo. E lì, ho capito che era meglio finire del tutto. Ero
di nuovo sola. Eppure come fece Jd, se mi si chiedesse quale fu la cosa
più bella di tutta la mia vita dire... quel viaggio a casa
di Zay e poi in Irlanda. Non felice, definirlo così non lo
so. Non so nemmeno io come definire un ricordo bello, da tenere in
eterno nel cuore. Solo che fu l'unica cosa che mi fece sentire bene e
non spazzatura, come in tutta la mia vita. Di sicuro posso
dire che la prima e unica cosa che intendo per positiva prima del
poligono fu proprio quel viaggio. POi il poligono anche se fu per
pochissimo. Raggiunsi con difficoltà i livelli di altri che
cèrano da anni ma..."
"E in quel viaggio..."
"Quel viaggio mi ha fatto scoprire cose pro
e contro di me. Inoltre non siamo animali che abbiamo delle tappe
prefissate da portare a termine, come fanno migliaia di persone,
perchè la società dice così e tutto
deve essere
così.
Un conto è non far del male agli altri, non uccidere, non
rubare, non molestare e
via dicendo. Dovrebbe essere qualcosa giò nella mente della
gente. E' vitale per la società. Obbligare persone
e
decidere sul loro
corpo, o le persone e la loro vita quello no. Anche adesso, certe cose
e persone
premono nella mia testa per cosa mi hanno fatto e come sono
andate. Ho faticato anni e tutto ciò che
potevo per cambiarlo, ma non è servito. Se tu, come Fox e
altri
volete vivere ogni cosa potete e riuscite con soldi e persone vicino,
benissimo, sono felice per voi. Anche darvi qualche consiglio per
sistemare questa caserma che sembra un porcilaio, fatto. Ma
non
iniziate a dirmi che potete realizzare cose, perchè non sono
come gli altri. Non voglio case giganti, servitù, marito
ricco o
ricchezza, potere o altre cose come volete voi. E che tutti intorno a
me no navevano capito. In Irlanda lo stesso, io e lei avevamo visto
delle
case, belle per carità ma dopo che le abbiamo lasciate e
fino ad
oggi, mi sono chiesta a che pro avere una casa se poi i giorni
sarebbero
stati gli stessi. Giorni che già conoscevo solo in un
ambiente
diverso. E lei non lo ha capito. Una casa è una cosa, ma
trovare
il posto in un luogo è un'altra. E io non l'ho mai trovato.
Anche se andavo a vivere da sola in una bella casa per qualche motivo
miracoloso, che avrei fatto poi? Sempre impossibilitata a muovermi,
fare cosa volevo... nessuno ci pensa. Tutti vogliono solo buonismi e
sentire di gente che fa questo e quello nonostante i problemi,
definendoli positiviamente... quando
quelli hanno potuto, ci sono riusciti perchè avevano
possibilità, denaro, persone intorno che li sostenevano e motivi,
scopi, un perchè per sfidare ogni convenzione.
Ma io non ho
nulla di ciò, ho perso tutto ciò. QUindi
smettila, te
l'ho già detto oggi"
"Capisco. Eppure David dice che un aiuto, una spinta potrebbe esserci
per te. Questa volta non è buonismo. Questa volta potresti
essere come Fox che nonostante tutto, ha avuto in mano elementi per
alzarsi e andare avanti come poteva, essendo comunque felice. Ricordi
il discorso nella Sala delle Pianificazioni? Le tue remore le capisco
ma... come dici tu, provare non costa nulla. Puoi pensarci e se non lo
ritieni per te, farò un'eccezione e non ti
obbligherò
ma... comè che disse quella tua amica che hai accompagnato
in Irlanda? Andare contro quella gente, quella che ti ha fatto del
male, e mostrare che alla faccia loro la tua felicità? Con
le tue
forze, sia chiaro. Ma con una spinta. Quando era possibile, ma
finalmente averla. Ed essere più di loro e..."
"Lei intendeva che lo vedessero, che vedessero che fossi felice e
sorridente perchè questo li avrebbe sconfitti e non
avrebbero
più riso davanti a ciò che ero diventata.
Rispetto a
loro. Belle parole anche le tue, ma siamo sempre là. Sono
troppo
rotta e frammentata nel profondo per fare ciò. Anche quando
io
ero realmente, veramente, superiore a loro e l odimostravo finivo
sempre col sedere per terra, mentre questi se la ridevano e prendevano
i
miei meriti. Quindi di che stiamo parlando. Una volta che io sono morta
sulla carta, che senso ha mostrarmi? Il bello di essere qui con voi
è proprio questo, che non vi mostrate, tranne te per ovvie
ragioni di lavoro, e resto celata dall'organizzazione. Quindi..:"
"Mai sentito parlare di sosia nel mondo? Con alcune modifiche moderne
potresti anche risultare simile ma un'altra persona"
"Togliendo la mia
malattia, di nuovo,
non è il fisico ad essere
corrotto. Ma io stessa. E in questi tre giorni che sono qui, nonostante
tanto e tante cose che un tempo mi avrebbero resa felice solo a
vederle,
e magari poterle fare, adesso non più. Perfino Bluegrass
è... non mi rende felice. E questo mi corrode di
più.
Ogni cosa mi riporta in mente istanti della mia vita che mi hanno
procurato solo dolore. Momenti felici? Quali... davvero, a parte
qualcosa come l'inizio finalmente del tiro a segno che è
durato
qualche setitmana perchè stavo troppo male, la scherma da
bambina
per pochi mesi perchè era gratuita per la mia scuola e poi
si
doveva pagare.... poi solo musica. Musica e io che mi dannavo per
qualcosa che no nera per me. Qualche cosa comprata che mi rendeva
contenta ma... felice? Anche quando parlavo con loro nel web,
poi tutto
cadeva male perchè tornavo alla realtò sentendoli
urlare,
sentndo le persone che camminavano per strada in modi che non avevo mai
fatto e... Perfino alle feste mia madre si metteva vicino a
me, con i cavolo di parenti, e controllava ogni cosa che mangiavo o
mettevo nel piatto. E poi urla, recriminazioni ed epiteti
perchè
mangiavo troppo quando solo a natale e capodanno potevo.
Perchè
erano comprati e già pronti quando non volevano cucinare e
io ne
approfittavo. perchè non capitava mai. Anche la pizza, mai
comprata. E poi urla, urla e urla. Si, ho così
tanti
motivi
per continuare, come no. Mangiare cosa mi piace. Gran sogno, eh!. E
poi?
Imparare cosa volevo fare. Dovendo sempre somministrarmi il vostro
intruglio? Guarda, sono gasata! ... E poi che altro? Cosa
cè, altro?" guardandolo rabbiosa
"..."
"Sono una persona pesante, ma è ciò che
è nato dalla società e chi diceva di amarmi..."
"..." alzando le mani come per dire che non aveva detto nulla e non
aveva nulla da aggiungere
"Io non sono forte su certe cose e lo so bene, ma trovo fastidioso
l'essere considerata, vista, indicata come debole, stupida, coniglio e
altro. La forza di una persona non si misura in quanto tempo rimane in
vita. Cè gente che ammira e dice che son ostati guerrieri
quelli
che si adattano. Potete dire quello che volete, ma come certi uomini
che spacciano, fanno roba schifosa per sopravvivere e donne che per lo
stesso, si vendono e vivono nello schifo, non sono guerrieri o forti.
Sono adattati e sopravvivono, si accontentano della melma per andare
avanti. Ammiro i
loro sogni e cosa sperano con cosa mettono da parte, i sacrific, anche
per il fatto che le donne danno il loro corpo per soldi e sopravvivere
un altro giorno... ma dal mio punto di vista no nsono guerrieri oltre
un certo tempo. Si
accontentano e vanno a compromessi per andare avanti. Ed è
lo
stesso con i malati che affrontano malattie gravi e va bene, ma si
affidano alla scienza provando tutto.
E so di cosa sto parlando perchè per non sentirli urlare,
che non
faccio questo e quello, che sono ritrosa ormai sulle cure, che ho
patito sulla mia pelle e sul mio corpo gli effetti di farmaci che mi
hanno devastata peggio di come stavo, so. Si
può chiamare guerriero il tizio x che per sopravvivere
è
pronto a qualsiasi cosa? Da una parte direi di si ma ormai si
è
abusato di quel termine, perchè se è uno che
solamente
prova questo e quello, sperando di sfangarla contro un altro tizio che
nonostante la malattia fa cose che meritano davvero rispetto e
considerazione... perchè dichiarare forti e guerrieri quelli
che
seguono l'istinto di sopravvivere a ogni costo e in qualunque modo? e
io
che accetto, sono consapevole e capisco che non ho nulla per cui
continuare, che sono un più a cui dare risorse che
andrebbero
date a gente che ne habisogno, sono etichettata come coniglio e debole,
che non merito nulla? Questa è la situazione. Ho letto negli
anni commenti di persone, a chi ce l'ha fatta ad andarsene, ma invece
avevano bisogno
di aiuto da terzi, che quindi erano agli sgoccioli con la propria forza
e avevano solo bisogno davvero, solo di una spinta... altri meschini e
vergognosi sfottevano marchiandoli come scemi, vergognosi, deboli
dimenticando
empatia, considerazione di una situazione che ha portato a
ciò e
cosa davvero chi poteva e doveva, non ha fatto. Perchè come
per
me in parte, non cè dialogo e ascolto. la
società
riesce a buttarti in mezzo allo schifo per bigottismo e giudizio
facile, e poi
giudica se quelli non ce la fanno più. E poi cè
gente
come me che davvero non ha nulla che la spinga a continuare, messi
sulla stessa bilancia, quando siamo cose diverse. QUindi cosa..."
"Era sbagliato il discorso nella Sala?"
"...ma un punto rimane
comunque... io
non accetto, odio, non abbozzerò mai di fronte ai paletti
mentali delle persone per cui tutti sanno cosa è meglio per
me,
il mio corpo, la mia vita e decidano quando e come devo andarmene.
Peggio ancora se mi viene detto che tutto decide Dio, decide lui questo
e quello. NO. .."
"COn la scienza moderna
e tecnologica
magari, quel sogno potrebbe avversarsi. Ma solo da noi...e metti via
quell'arma, l'ho capito che oltre la coperta fino al collo, tieni quel
cuscino per averla pronta"
Presente
Kianta entrò nella zona ospiti trafelata, osservando prima
gli
uomini di guardia al centro e davanti la porta, e poi le pareti della
sezione Ospiti, contraccambiando gli sguardi. Mandò via le
guardie in eccesso, lasciando solo le due alla porta. Quando
si
voltò verso la zona del personale, notò
due sulle
gradinate vicino l'entrata, e corrugò la fronte. Si diresse
quindi verso le scale e andò al piano superiore, da quelle
figure.
"Sono io..." disse lei a uno dei due.
"Si, lo so. Me lo ha segnalato il Draper. Pensavo che restassi in Sala
comunicazioni per cercare Milan..."
Kianta fissà per un attimo Gask con sguardo tagliente, poi
lo
spostò verso l'altra figura vicino a lui, Marguerite.
"Tu cosa fai qui fuori..."
"Stavamo solo giocando... non facevo niente" si giustificò
lei.
Tra le mani teneva un pad speciale, come Gask, che proiettava davanti a
loro quello che sembrava uno dei giochi tanto amati dagli uomini.
Chiaramente Gask stava sfidando la ragazzina.
"I bambini e ragazzini sanno essere parecchio infingardi..." tendendo
la mano verso il pad della ragazzina
"Oh, andiamo. Lo stavo stracciando. Non è molto bravo a
giocare,
sai?" ridendo e tendendolo, borbottando che non lo rompeva
"Ah, se lo so..." rispose lei guardando Gask, con mezzo
sorriso cattivo "gli viene meglio con giochi sportivi di macchine e
moto, ma è una frana a giocare ad altro. Per questo i suoi
punteggi
sono bassissimi!" ridendo
"Sei tu che quasi sembri cheattando, involontariamente, ma a volte lo
penso. Sei capace in
queste cose, io non ci ho mai giocato prima. E lo sai. Sei tu che ami
giochi fps e strategici..." offeso e col broncio
"Dopo mesi e mesi di riscaldare il divano e uno dei pad, pensavo che
potessi competere con una ragazzina..." sfottendolo mentre si sedeva
sulla sedia alla scrivania
"Sfotti pure, vediamo ai giochi room escape se
riesci? Lì non sono male, ti batto anche. Ma non li
consideri
mai. Perchè ti rode! Ogni volta che ti blocchi sono io che
ti
dico che forse quella cosa va bene... come quei giochi della
serie Dark Fall che ami tanto, sui fantasmi, che non facevi da secoli e
non ricordavi
come andare avanti..."
"Erano passati anni e mi sono bloccata solo per trovare dei codici..."
mentre digitava alla consolle
" O i giochi stealth. Metal gear, splinter cell, giochi simili dove
nascondersi e fregare il cattivo di turno. O ti beccano sempre o corri
la maratona ogni mezzìora spettando un momento giusto per
te, ma noioso per la lunga attesa. Dai amettilo, sei meglio a
sparacchiare e basta!"
"..."
"Fa lo stesso, io li trovo sempre subito i rusultati e non cago addosso
perchè non so quando uscire per andare avanti. Ci riesci, ma
dopo aver
noiosamente guardato ogni singola cosa del gioco. Ore passate a
guardare e poi ti scordi cosa fare..."
"..." guardandolo come se gli volesse dire con l'espressione "devi fare
molto?"
"Io ti batto, basta"
"Disse quello che non sa fare andare il personaggio in uno sparatutto
avanti e indietro e gli fa sempre rompere le gambe perchè
cade
da qualunque altrezza. Te lo concevo, sei grande come Alaric con i
dettagli e l'uso della materia grigia all'istante, io mi faccio tremila
ragionamenti nel mentre e perdo più tempo, ma il tuo stesso
lavoro dove eccelli, lo perdi quando giochi..."
"E io non so come fai a comandare in quella maniera con i tasti
direzionali i pg, come se fosse facile e ti muovessi tu stessa...
sbaglio l'avanti con l'indietro..."
"E hai detto niente..." ridendo mentre digitava
"Ti batterò... ci riuscirò. Mi sto allenando
proprio per questo..."
Kianta allontanò lo sguardo dallo schermo per fissarlo, con
la
stessa espressione di domanda non espressa, ma chiara dal suo viso. Gli
angoli della sua bocca si sollevarono maggiormente e scuotendo la testa
tornò a fissare gli schermi.
"Non mi credi? Chiedi ad Healias che ci ha seguito per..."
"Ha seguito le vostre partite? E chi ha dato l'autorizzazione tra
te e lui per far uscire la bambina?"
"Sono ragazzina..."
"..." guardandola "sono felice che ti proietti in una persona
più adulta, ma questo significa aggravarsi di maggiori
doveri e
responsabilità. Ricordatelo. Crescere mentalmente
è una
buona cosa, purchè divieni un'adulta consapevole, capace di
sapere e fare cose da sola per camminare senza perderti e inciampare..:"
"Sta facendo la paternale da donna adulta?" chiedendolo a Gask
"perdonami... ti darò allora subito un bel mutuo e le
bollette, come si conviene ad un adulto!"
Kiantafinì la frase e li fissò con occhi a
fessura e fredda, chiudendo gli
occhi per un paio di secondi come se pensasse o si stesse dicendo di
calmarsi e tornò allo schermo. marguerite adottò
la tattica dell'offesa e si mise imperterrita a giocare con Gask, che
invecealzava sempre gl iocchi verso Kianta.
"Dai concentrati, non mi diverto così!" urlò a
Gask, vedendolo deconcentrato "non voglio sentire paternali, se la
guardi ricomincia!"
"Se vuoi conoscere la verità, devi avere il coraggio di
accettarla. Lo dico sempre... fanne tesoro..." rispose Kianta fredda
"ma insomma, non sono piccola, non sono tua figlia e noi stavamo
giocando..."
"Che tu non sia mia figlia mi rende felice, non per te, ma sapere di
non averne mi rincuora..."
"Che significa..." domando confusa a Gask la ragazzina
"Non dovresti ridarci il pad e andare a studiare? Non cè
qualche
classe attualmente operativa nella sala mensa?" ferma con gli occhi
sullo schermo ma parlando con lei
"perchè non posso tenerlo io? Gask mi ha detto che non ha
funzioni collegate al vostro..."
"Perchè è comunque un nostro dispositivo di
lavoro, anche
se alcuni lo utilizzano per sfidare gli altri ai giochi...Non
è
un pad normale e mi spiace dirlo anche a te, siete ospiti ma bisogna
sempre fare attenzione"
"ora torna da tua madre..." le disse Gask
"perchè? Posso restare?" ma Gask le prese il pad e le
indirizzò col braccio le scale
"Allora, hai trovato Milan?" le c hiese mentre la ragazzina se ne andava
Kianta sospirò, poi scosse la testa, pensierosa. Stirava le
labbra come faceva sempre se norvosa, se non tormentava il labbro
inferiore con gli incisivi, creando come delle fossette. E
sembrava tenere lo sguardo sulla tastiera, ma vedendo in
realtà
ben altro.
"Mai dimenticare chi è una persona, per davvero. Sempre si
trova
qualcosa che sfagiola la gente a tal punto da deviarla dalla strada.
Cè sempre..."
"Tranne te..." disse lui di colpo
Kianta alzò lo sguardo verso di lui, incerta. Ma lui stava
guardando il pad.
"Milan dice così, io non lo so."
"Lo dico anche io. COn tutto quello che hai in pugno, cosa potresti
vivere con le risorse che hai a disposizione, sei più
frugale e
monacale tu di chiunque altro che dica di amare e servire il suo Dio e
seguire lo stile di vita del figlio incarnato. Almeno, ho visto sia con
il Capo che con Milan parecchi preticelli come li chiami tu, mai
nessuno pio e buono da far schifo. Solo una volta ho visto quel monaco
con il saio scuro e i sandali, ma sono una cosa diversa, ho capito.
Tutti gli altri vivono meglio di te. Si vestono con tutti i completi
degli altri dal costo di seimila
euro tutto, hanno proprietà anche a nomi di altri e i soldi
gli volano dalle mani in tutti i modi. Mentre tu vivi come una
modesta. Ancora non riesco a credere che esista qualcuno che
cammini
con mila e mila euro o dollari indosso."
"Perchè siamo semplici, come hai detto. Cardinali e simili
indossano tantissimo tra abiti, stoffe, ricami in oro o argento e
gioielli. Dicono che è la loro posizione a richiederlo. Se
Gesù fosse qui adesso li metterebbe tutti in fila e
sputerebbe
la saliva divina in ogni occhio che gli si pari davanti. Se davvero
cè qualcosa di vero, e non quell'altro soggetto storico
realmente esistito che ha fatto lo stesso, allora no avrebbe mai amato
ori e ricchezze nei secoli della chiesa. Anzi..."
"Aspetta quali dei messia parli..." ridendo" Simon Mago, Apollonio,
Horus o Mhitra? Perchè hanno tutti la stessa storia, guarda
caso, e sembrano avere più validità
storica e vera
di quello che credono attualmente..:"
"Spiritoso... parlavo di Apollonio di Tiana, colui che in
verità
realmente visse. So che nelle zone egizie e africane si
cercò di
portare la stessa storia cambiando gli dei Horus e la sua vergine madre
in quella della religione più conosciuta, ma parlo di fatti.
Gente vissuta realmente."
"Rimane comunque la questione che vestono più riccamente di
me e
e te messi insieme. Forse Milan può avvicinarsi. Ma non ho
mai
indossato nulla di costoso. Il Capo vestiva italiano ma era per quello
che era, e mi aveva regalato oggetti in oro,
ma non mi interessavano..."
"Anche lui ha condizionato cosa sei e cosa fai. E' normale..:"
accigliata
"Me ne dimenticherò, l'ho detto. Ero stanco di essere
attorcigliato al suo
mignolo. È una perdita di tempo per se stessi essere in
pugno,
controllati come una marionetta,comandati, vivere dietro di
esso... perdi del tempo che non riavrai mai più. E' questo
che
ho imparato stando con voi...per questo è cambiato..."
sorridendo
"Già!" con un tono come se non volesse parlare di qualcosa
"E Milan, a proposito, ancora tutto tace"
"Che sia con un alleato?"
"Se fosse per me lancerei una ricerca massiccia sfruttando i Crell, ma
per Jd è troppo presto ed esagerato. Mi ha detto
. E' Milan, dice. Ma se andava per i fatti suoi
me lo
comunicava sempre in un modo o nell'altro. Anche dopo che era giunto da
qualche parte, ma lo faceva, così che io prendessi in mano
la
situazione delle Torri in sua assenza, oltre lo Chateau."
"da quanto manca, esattamente?"
"Settandue ore... un'ernomità per i suoi canoni. Non
è
mai sparito per così tanto tempo e... non mi piace. Questa
storia del cinecolo e di quello che ho sentito! Se dovesse essere cosa
penso..."
"Hai il piano B e C, no? Calmati" stando disteso con la schiena e le
braccia allargate contro il gradino dietro "E poi quella gente cosa
può fare? Non penso che siano in grado di rovinare il laovro
che
lui ha fatto in questi anni. Non cè da preoccuparsi..:"
"Il tuo eccessivo ottimismo non mi aiuta... non sai niente del Grove,
del Cirnecolo e il Compendium. Anche nelle sue Memorie, lei diceva che
era meglio attenzionarsi. A me queste cose fanno gelare il sangue
e le odio, lui lo sa eppure la sua brama di..." portandosi le mani al
viso, sospirando
"La tua apprenzione per me è ingiustificata. Tu hai sempre
assi
nella manica a go go, al massimo andiamo in quel circeco o come si
chiama e procediamo a una bonifica. Se tu non te la senti, me ne assumo
la resposabilità, ma Milan capirà e se ne
farà una
ragione... e la finiremo con Ole del Grande Ghiaccio e Bakari della
sabbia infinita. Che
nomi poi, Milan se li sceglie proprio bene gli Alfieri...Se quei due
stanno lavorando insieme, scambiando con te gli stessi dubbi per
l'Impegno, non c'è niente di cui preoccuparsi. Hai le spalle
coperte"
"Quanto mi piacerebbe avere la tua ingenuità, eppure non
è così e mi divora il pensiero di cosa portano
queste
cose. Quella gente è pericolosa, come lo sono state le altre
nella storia umana. Come per altre cose dovremmo fermare queste
meschinità, eppure..."
"Come dice Milan, sfrutta tutte le strade negative per cancellarle
dall'interno. Ribaltale contro di loro..." poi vedendo l'espressione di
Kianta negativa, cambiò discorso "Aspettiamo, magari
è
con qualche donna che lo appoggia o sta pianificando qualcosa. Si
riconnetterà. Tu invece, hai mangiato? Vuoi qualcosa? I
ragazzi
hanno portato dalle cucine porzioni di verdura in crosta, da
riscaldare."
"Non lo so" abbandonandosi allo schienale "vorrei solo che tutto il
progetto fosse arrivato alla fine e avessimo sistemato le cose. Invece
per menti torte,siamo ancora a..."
"una volta lo hai detto tu stessa. Il mondo va modificato con la
lentezza e gentilezza. mentalismo, no?" portandosi un dito su una tempia
"Forse, ma più andiamo avanti, più lui incontra
sostenitori come questi, e maggiormente si mette in in contatto con
gentaglia e
dovrebbe sopprimere nelle idee. Cavolo..."
"Io vado a prendere qualcosa da mangiare. Forse cè ancora
qualche dessert di frutta, se non vuoi le verdure. Vuoi vino, birra..."
alzandosi e dirigendosi verso le scale.
"no... non mi va nulla"
"Se ripeti questa cosa più tardi, il Signore della Cucina
farà una sfuriata. Saprà che non hai mangiato
"fermandosi
davanti le rampe, con le mani nelle tasche "vuoi avere un altro
battibecco con lui?"
"proprio no, ma non voglio nulla!" mettendosi in piedi irata e
sistemandosi sugli scalini al posto suo "Sono stanca dei pazzi, di
quella gente..." indicando dall'altra parte con un dito "degli uomini
che hanno bisogno di istruzioni per qualunque cosa, dei casini di
questo mondo..."
Gask si fermò dopo un paio di scalini, voltandosi a guardare
mentre la
vedeva intenta a fare qualcosa e si sistemava, poi andò
giù verso la zona ristoro e controllò frigo e
portavivande. Prese due contenutori in bambù che usavano al
posto delle ciotole di plastica e, con due birre, si avviò
sugli
spalti. ore prima avevano fatto, lui e la sua squadra, un pasto tutti
insieme fra interventi urlanti e risate su ogni cosa. In pratica per
altri era perdere tempo in attività futili come schiamazzare
e
creare confusone in una ventina. per loro era solo stare insieme,
eppure adesso quel posto gli sembrava vuoto e silenzioso. GLi accadeva
sempre così in luoghi del genere, come a casa.
Tornato al piano, la vide distesa di traverso sulla gradinate,
sistemata come sempre su una copertina e un cuscino tubolare che teneva
attaccato di nascosto in un punto dell'impalcatura, e usava per non
sporcarsi. Sul fianco sinistro, semirannicchiata, con la testa verso il
petto e la mano desta chiusa a pugno al solito, come dormiva sempre,
davanti le labbra con le falangi intermedie. Sembrava sempre come a
protezione o qualcosa del genere. E dormiva, doveva essere davvero
stanca. Ormai sapeva la differenza
rispetto il semplice rilassarsi, e quindi capito che dormiva, si
sistemò vicino come si distendeva sempre e, pad in mano di
nuovo, attivò un libro e si mi se a leggere.
"Si è addormentata così"
Gask alzò gli occhi di sorpresa da cosa stava leggendo e
vide la
ragazzina dall'altra parte, divertita. Sedeva sulle gradinate opposte,
ridendo, con del cibo e bottiglie d'acqua vicino. Aveva preso dalla
zona sottostante qualcosa ed era salita in silenzio dall'altra scala.
"Sei riuscita a sgattaiolare senza che me ne accorgessi. E' chiaro che
qui mi sento troppo tranquillo e dovrei fare attenzione..."
"Sono stata brava?" mangiando quella che Gask riconobbe come la
mattonella al cioccolato e vari strati che aveva visto nel frigo
"sembra di vedere Beppo. uguale..."
"Oh, parli del ragazzino? Quel Beppo?"
"Si, è impossibile e capace di inventarsene sempre una nuova
per gioco. Voi due vi somigliate molto su certe cose."
"E perchè cè un ragazzino con voi?"
Gask guardò Kianta che dormiva a fianco, stava sempre con la
mano chiusa con le dita piegate contro le labbra e sembrava on aver
sentito il discorso, anche se parlavano piano.
"Diciamo che è riuscito a convincere qualcuno
perchè lo
tenesse e trattasse come uno di noi. Ecco perchè vive con
noi
allo Chateau"
"Intendi con voi... "
"Noi militari. Ma non lo addestriamo, diciamo che è la
mascotte
di tutti. Chiama tutti zio e partecipa alle Lezioni. La storia
è
lunga ma lui sarà cosa vorrà essere, senza
pressioni o
influenze. Così dice Kianta." guardandola sorridendo
"Quindi..."
Ma Marguerite non finì la frase, perchè Helias
apparve e
chiese a Gask di poter parlare con Kianta, per una faccenda importante.
gask gli disse che era meglio lasciarla dormire, perchè
nelle
ultime notte si era riposata poco. Gli disse quindi di discutere con
lui, andare altrove,
ed Helias concluse che lo avrebbe atteso nel magazzino blindato,
sparendo. Chiese a
Marguerite di non fare rumore o qualcosa in generale, come toccare pad
o qualsiasi cosa senza autorizzazione. Ottenuta la promessa le sorrise,
guardò un'ultima volta Kianta dormir e si avviò
verso
l'uscita, indicando a due uomini di guardia la sua mancanza per poco
tempo, che sarebbe tornato, vedendoli drizzarsi e mettersi in posizione
di guardia.
Marquerite si mise a giocare di nuovo con il pad tranquilla,
finchè la porta non si riaprì.
Immaginò che fosse
Gask nuovamente, poggiando il pad ridendo. Ma così
presto,
pensò? E poi vide sei persone vestite in maniera comune che
osservavano il posto con curiosità. Appena la porta si fu
richiusa alle loro spalle e le due guardie chiesero la parola d'ordine,
i sei mostrarono le armi che avevano dietro in delle borse da palestra.
"Buoni ragazzi, due novellini come voi non vorranno finire male..."
rise uno di mezza età.
""Noi siamo...."
"lo so ragazzo, chi siete...." disse l'uomo a uno dei due, che tenevano
le armi verso i visitatori ma erano in minoranza "Le cose sono due.
POtete anche sparare a me, ma poi verrete presi. E prenderemo anche
questa gente..."
"Marquerite..."
L'uomo si voltò verso la donna che, dietro la porta protetta
dai
due uomini incerti sul da farsi, urlava verso la parte opposta
dell'edificio chiamando la figlia con terrore.
"Controllate...." ordinò l'uomo a quelli che stavano dietro
di
se, mentre osservava le persone che lo fissavano dall'altra parte del
vetro.
Marquerite si spaventò, guardò verso Kianta ma,
non si era
resa conto come e perchè, lei non fosse più dove
stava
dormendo. Si era alzata sulle gradinate e poi verso il parapetto, e
Kianta era sparita. Vide due uomini correre e salire i gradini verso di
lei e restò bloccata dalla paura.
"Adesso cari signori, poggiate le armi o la bambina si farà
male. Non vorrete rischiare agendo da eroi, di farle la bua" ridendo,
mentre le due guardie correvano con gli occhi verso la zona controllo e
guardia, dove doveva
esserci anche il Comandante. Ma dove era? Uno guardò l'altro
facendo un segno negativo, era chiaro al secondo che parlare di lei era
pericoloso. La conoscevano ormai troppo bene per sapere che sarebbe
successo il delirio, se avessero lasciato fare. Così
poggiarono
l'arma a terra e alzarono le mani, mentre Marquerite veniva portata al
centro con loro. Vicini, osservarono gli uomini.
"E così il posto sarebbe questo... interessante. Lo
immaginavo diverso"
L'uomo di mezza età, rotondetto di vita, con giacca e
pantaloni,
sembrava un professore di scuola bonario e col sorriso. Ma gli
occhietti vispi erano troppo intelligenti e cattivi.
Si voltò e guardò di nuovo la zona degli ospiti,
facendo
commenti sul fatto che fossero tanti topini in gabbia. Bastava aprire
la porta e sceglierne qualcuno per i loro scopi. Questo
agitò la
gente all'interno, urlando che avevano ragione. Erano in gabbia, erano
ostaggi e tutti i discorsi negativi dell'inizio. L'uomo
sogghignò verso Marguerite e disse di prenderla e tenerla
come
scudo, nel caso qualcuno volesse fare il furbo.
Tuttavia uno degli altri, sembrava più giovane,
iniziò a
lamentarsi e domandare perchè. Non sapeva che bisognava fare
qualcosa alle persone. Tutti gli altri lo fulminarono, portandolo a
zittirsi, mentre tenevano Marguerite con una lama al collo,
accompagnato da un altro armato da un fucile enorme.
"Perchè mai alla gente piace così tanto vedere
gli altri piangenti e tremanti, per le loro schifezze"
Tutti si fermarono di colpo, le persone che urlavano e scappavano nella
zona ospiti e i sei uomini più Marguerite. Dietro i due
uomini
di guardia con le mani alzate, verso la parete di fondo, Kianta era
seduta tranquilla a giocare a scacchi con nessuno. Aveva la scacchiera
con i pezzi messi come a partita avviata, osservandola riflettendo con
sguardo accigliato. per poi portare gli occhi verso gli ospiti. I nuovi.
"O forse so perchè.. perchè eccita
l'eletricità nelle vene di quel che accade e di avere
controllo quasi divino sugl ialtri. SApere di essere così in
alto che la gente ti prega come fossi in DIo..."
"Alzati e mostra le mani" urlò l'uomo rotondetto, mentre gli
altri armati si mettevano a cerchio intorno a lui.
"Ospiti inattesi. Affascinante..." disse lei allontanando il dito
indice dalla guacia mentre rifletteva per la mossa successiva e li
guardava "considerato che nessuno conosce questo
posto e non dovrebbe essere in grado di entrare senza esser notato.
Almeno,
così volevano.... per favore, spiegatemi cosa
volete. Il
come siete qui e come sapevate di noi, al dopo...." tornando alla
partita, .
"Tu chi cazzo sei e come sei arrivata lì, che avevo
controllato tutto!"
Kianta voltò lo sguardo verso uno di loro, grosso, con
capelli a
spazzola e aspetto da drogato disperato ma pericoloso. Occhi cerchiati
di rosso, barba di qualche giorno e le braccia di uno che sembrava
pestare la gente come le era capitato di vedere, trattando con certa
gentaglia. Chiaramente era lo scagnozzo spaccaossa. Invece
fissò
l'uomo di mezza età e sorrise. Si alzò e fece
qualche
passo, fissandolo sempre, mentre luomo dall'aspetto di un drogato ma
col fisico di lottatore le puntava la pistola.
I due uomini di guardia sussultarono quando la videro, poi chinarono la
testa guardando in basso, rimanendo così.
"Credo di sapere chi tu sia... se hanno utilizzato quella posizione con
te... tu sei la puttana di quel biondino. Quella che non amano in
molti, ma spacca culi..."
"Nonnino, posso chiamarti così" parecchio fredda ma
chiaramente stava cambiando atteggiamento dalle parole dell'uomo "il
fatto che tu mi conosca mi
induce a pensare che vieni per qualcosa. Specifico. Non sei dei nostri
nemici, quelli comuni. Quindi...."
"... detta La Signora di Zamok o Novymir! Colei che guida il castello o
il mondo nuovo, come viene accorciato. Sono sicuro sia tu..."
Kianta si zittì. Lo fissò, alzando il mento ,
inclindando
la testa verso sinistra un pò, guardandolo fisso
senza
muovere gli occhi. Cambiando anche
la sua espressione e modo di considerarlo. E mutando l'atteggiamento.
"Adesso mi preme sapere davvero tu chi sia. Sporcare così
questo
posto con la vostra presenza, utilizzando quel nomignolo davvero
imbecille che qualcuno dei ricconi che il leader tratta, ha coniato.
Così, perchè non aveva altro di intelligente da
far
masticare al suo cervello. Se tu lo conosci, se sei qui con queste
piattole, mi conosci e comprendi chi sono immediatamente, finisco qui
di giocare. E' chiaro che tu sia qui per qualcosa di preciso, corretto?"
"Quelli come noi non giocano mai. SOlo gli stolti giocano con gli altri"
"Sbagliato. Se tu ragioni così allora sei proprio la feccia
che
immagino, la tua intelligenzz è melma come la tua
capacità empatica. Tu sei uno di quelli che spara ed elimina
senza battere ciglio, corretto? Freddezza celata da educazione. Tu sei
della risma dei Puliti, organizzati. Ho già capito come sei,
quindi perchè no... torniamo a giocare. Benvenuti nella
Torre,
spero che possiate dimostrarmi davvero le vostre
abilità...." allargando le braccia come un invit o caloroso
con un sorriso.
E sorrise, sempre più malignamente mentre due degli
uomini,
tra cui il drogato, alzarono le armi verso di lei mirandola. Ma
qualcosa
cambiò, nebbia rossastra di levò di colpo intorno
a
tutti, ammorbidendo l'ambiente alla vista, rendendolo più
ovattato sia nel suono che in cosa l'occhi vedevano.
"State calmi" urlò l'uomo di mezza età
"è
illusione, lei crea illusioni" urlando per farsi sentire,
mentre
si voltava a gardare tutti gli altri impauriti dalla strana nebbia
improvvisa "guardate, è illusoria, guardate solo bene e non
fidatevi delle illusioni "muovendo la mano intorno, mostrando che
attraversava la nebbia, non la spostava ne sentiva.
Kianta calò gli angoli della bocca studiandolo,
voltò il
viso verso la spalla destra, sempre senza mai muovere gli occhi come
faceva quando ragionava,
lasciandoli fissi sull'uomo, come se qualcosa macchinasse nella sua
testa. Poi qualcosa si mosse intorno a lei. Una coppia di serpenti
squamosi e brillanti, con riflessi arcobaleno e testa tonda,
striscianrono verso le sue spalle attorcigliandosi a spirale sopraa
braccia e busto. lei non si mosse ne altro, guardò solo
l'uomo.
I due serpenti si portarono ognuno sopra una spalla e poi aprirono la
bocca, mostrando zanne e normi e occhi brillantissimi.
"Non vi fidate, continuate a tenere l'obiettivo...." urlò
l'uomo
Kianta rialzò gli angoli della bocca verso l'alto, in un
ghigno
demoniaco, e i due serpenti con una testa e il corpo grandi quansi
quanto quella di lei, non riaprirono la bocca, mostrando sputi dritti e
veloci verso gli uomini rumorosi. I due che la tenevano sotto mira
vennero
investiti da qualcosa che l ifece urlare , imprecare, lasciare le armi
che finirono a terra.
L'uomo di mezza età li guardò mentre si torcevano
con le
mani verso la faccia e collo, tornò poi verso di lei, ma era
sparita
nella nebbia rossiccia. Poi si guardò intorno. I due uomini
aveva conficcati nella faccia, negli occhi o vicino, sul collo, aghi
lunghi e spessi che svettavano contro la pelle. Erano paurosi, non
usciva sangue ma la pelle intorno diventava rossa. Cercarono di uscirli
tirandoli, uno dei due ne aveva uno in un
occhio, al centro, un altro nell'orbita e sparsi su viso e collo.
L'altro uomo si era voltato e chiamava il nome di qualcuno, forse un
altro di loro, ma invano. Gli altri si erano radunati intorno all'uomo
che sembrava il capo, con le armi spianate.
L'uomo che teneva Marguerite tramava visibilmente, teneva il coltello
un pò lontano ma era comunque un rischio, pensò
una delle
due guardie ancora ferme con le mani alzate.
"Non ti muovere, lei farà finire tutto in casino ma non
dovremo fare ninete..." disse l'altro che sembrò intuire i
pensieri dell'amico"
"Eì prorpio perchè potrebbe finire inv acca che
ho paura"
"Io mi fido di lei... come sempre. E' per questo che ha quella
carica..."
"Spero tu abbia ragione"
I due uomini, ancora con le mani alzati, non si mossero di comune
accordo e lasciarono fare al Comandante.
Quello con il coltello di colpò mugolò, quando
qualcosa
come una palla scura e grossa, arrivandogli aquasi al ginocchio,
rotolò vicino a lui, poi intorno.
"Lasciala a me, altrimenti non tornerai a casa, oggi" docelmente.
Si votò vedendo Kianta vicinissimo a lui, con una mano
aperta a
indicare la ragazzina, con un sorriso abbozzato ma cattivo. QUando
questi rimase come un cervo abbagliato dai fari, sconvolto per quella
cosa che rotolava vicino a loro, sudò freddo. E Kianta
rimase a
guardare, spostando gli occhi a terra. L'uomo tremante,
guardò
vicino a lui e quella cosa che rotolava sembrò una palla
bulbosa, per poi smembrarsi muovendosi. Si slegò dalla
posizione
con schiocchi terrificanti, alzandosi e mostrando un corpo umano solo
muscoli e ossa. Un essere scuoiato, però del color cenere,
si
mosse dalla posizione a palla quasi slogandosi gli arti, anche se non
era così, per divenire qualcosa di più alto,
longineoo e
pieno solo di fasce muscolari. Solo una frangia marroncina che pendava
dall'inguine a metà coscia, copriva le parti basse. La testa
era un teschio con occhi vitrei
come le bambole, con una bocca non umana ma formata da denti acuminati
nella parte laterale e sul davanti solo due aculei sopra e sotto, con
il teschio che sulla zona dove normalmente gli umani avevano la
raggiera di denti, l'osso del cranio che formava la base
degli aculei, con avvallamenti spigolosi. I due denti davanti superiori
combaciavano chidendo la mandibola con quelli di sotto, ma l'essere
aprì la bocca fissando fittamente l'uomo, muovendosi come se
le articolazioni andasse male. Allargando le braccia, come
l'uomo vitruviano,
urlò con un suono che somigliava al verso umano sotto colpi
di
teiser elettrici e brillò, come una supernova, illuminando a
giorno pieno tutto il posto, come fosse lui l'astro del cielo e la
terra. Tutti furono abbagliati ma urlarono in tanti una
preghiera di aiuto.
L'uomo che teneva la ragazzina cadde a terra sconvolto, ansimando,
dimenticandosi di lei e osservando l'essere che camminava accanto a lui
fissandolo, incurvato a terra, con gli arti ripiegati come un
gatto nell'atto di studiare
l'avversario prima di scattare.
"Suvvia, vuoi davvero restare lì terrorizzato e tremolante?
Dimmi perchè siete qui e chi siete, e lo manderò
via"
Kianta apparve accanto all'essere, che si sollevò sulle
lunghe
gambe fasciate di muscoli a fissarla, ma non per intimorirla, ma quasi
come un cane che attende istruzioni e guarda mani e viso
dell'addestratore per ordini.
Marguerite nel mentre, veniva tirata in silenzio indietro e poi sotto
le gradinate, in
cunicoli celati dove si insinuarono. Si fermarono e tirò un
sospiro duro per guardare poi la persona che l'aveva salvata. Era
Kianta, che le porgeva qualcosa dopo averlo preso da una qualche
scatola appesa, e le intimava con un dito sulle labbra di far silenzio.
La ragazza guardò lei, l'altra Kianta che si ergeva davanti
l'uomo che prima la teneva come ostaggio e restò con la
bocca
aperta. Kianta le diete un colpetto con le dita su un braccio e le
mostrò sotto l'orecchio sinistro un apparecchio, le fece
segno
di silenzio e si mise a osservar ela scena. La ragazzina la
imitò, stringendo nella mano una sorta di contenitore
cilindrico
sottile.
"Non è con lui che devi parlare. Sono io che ho le
risposte..."
Kianta tra gli uomini nella nebbia rossigna, si voltò verso
l'uomo che aveva parlato. Sempre l'uomo di mezza età e
sorrise.
"Semplice dire così, facendo credere che gli altri sono solo
pedine vuote. Nulla sanno e nulla dicono. Ma è davvero
così?" voltandosi verso l'uomo ancora terrorizzato che
fissava
la creatura, che spostava la testa verso chi parlava "ci sono cose che
sarebbe meglio accertare, sai?" disse lei a quello bocconi vicino ai
suoi piedi.
"Che...come mai che Joseph dice che sono illusioni, siamo finiti
così?"
"Sono solo illusioni, stupido. Alzati e riprenditi, non abbiamo tempo!"
gli urlò il capo, spronandolo.
Kianta rise guardandolo, dicendo
perchè
l'uomo a terra si riprendesse e seguisse l'ordine. Ma quando questi si
rimise sulle ginocchia, Kianta riguardò il capo, fece dei
passi
indietro e sorrise malignamente. E fu allora che la nebbia rossiccia si
fece bianca intorno all'uomo non ancora rialzatosi. E questi
urlò,
disperato, disumanamente, con urla strazianti e movimenti
incmprensibili. E una nebbia
e un suono di pressione che lo avvelgevano. L'essere si rifece palla e
rotolò intorno alla massa bianca e forte, finchè
non si
fermò!
In quella zona la nebbia rossigna venne meno e l'uomo che aveva tenuto
Marguerite in ostaggio era come vegetale, con le braccia nella
posizione del pugile, bruciato e crostoso sulle zone della pelle
esposte, mentre i vestiti fumavano. I usoi lamenti di dolori erano
gutturali e come spinti da rantoli di dolore. Tremolava, forse anche
per lo sforzo di respirare, ma era ancora vivo. I suoi movimenti
convulsi che si erano visti mentre infuriava quella strana nebbia
bianca a pressione, ora erano insesistenti, tranne la respirazione e il
tremolio.
"Che peccato. E' prorpio vero che le illusioni molte volte nascono solo
dalla mente...." sussurò Kianta con dolcezza, scuotendo la
testa con amarezza guardando l'uomo a terra,camminando alla sinistra
degli
altri uomini, che si spaventarono e si strinsero tra loro, aiutando
anche quelli con gli aghi che cercavano di estirparli tutti con sommo
dolore e difficoltà. Lei portò le mani dietro la
schiena,
guardandoli tronfia, con un ghigno, per poi osservarli uno a uno come
se scegliesse un cucciolo da portare via.
"Chi sarà la persona che Hævn non
colpirà, se
spiegherà questi piccoli dubbi che rosicchiano la mia
mente?" scherzosa, doldolandosi sui talloni
L'essere ancora a palla scivolò verso di lei e si
rislegò
alzandosi, guardandola in attesa, per poi fissare loro. Aprì
leggermente la bocca, mostrando una lingua che vibrava al sibilo che
emetteva, come un umano sofferente e in agonia, tra la vessura a V dei
denti, netta, peggiorata dai denti come quelli di una tigre.
"Vedete, è già strano che lui conosca perfino
quei nomignoli stupidi chela gente mi ha dato, per quelle volte in cui ho dovuto
partecipare alle stupidaggini del Leader. Era suo ordine, l'ho fatto.
Ma mi chiamavano in quel modo per il mio ruolo là dove erano
ospitati. Come fate voi a conoscerli se non è stato qualcuno
di
loro, a mandarvi?"
"Per favore zio diglielo, diglielo... non volevo venirci, non sono
adatto a queste cose!!!"
"Stai zitto!!" urlò iratissimo il capo verso il giovane, che
daquando era entrato, lagnava la sua non desiderata partecipazione e la
volontà di andarsene. Kianta spostò lo sguardo
verso il
giovane, fece un cenno con la testa verso di lui e l'essere
guardò il giovane e si riacquattò per avanzare.
"Non so come tu faccia a rendere reali quelle illusioni, ma farci del
male non aiuterà a..."
"Fare del male... io non voglio fare del male. Io voglio far sbocciare
in voi orrore e terrore, disperazione e tormento perchè
adesso
so chi siete. Ho tutte le vostre schiede e informazioni. Non ho bisogno
di farvi torturare per averle. Ma cè una cosa che mi
manca..." apparvero davanti a lei luminosi dei rettangoli
che
sembravano pagine con foto e informazioni che si componevano. Erano gli
uomini nella stanza, tutto ciò che era conosciuto era
presente
in quelle pagine a mezz'aria di colore azzurro, e loro stessi le
videro.
I loro volti, molte informazioni di lavori e abilità. COn
due
dita Kianta voltò a destra a sinistra le pagine che
tralucevano
illuminandola e scorrendo. A ogni gesto, le pagine scorrevano nella
direzione che
faceva con le dita e scrutava cosa vi era scritto.
"Voglio sapere come avete quelle informazioni e perchè siete
qui. Troppo facile conoscere me, che dovrei essere solo un vago dato,
questo posto e loro" voltandosi verso gli ospiti dietro i vetri "siete
andati a colpo sicuro, non siete stati visti dai miei uomini, e li
striglierò per davvero più avanti. Con le
spazzole per
cavalli tra l'altro, così avranno impresse per bene le
mancanze
dopo addestramneti e tutto il resto. A che servono uomini qualificati,
che poi scarafaggi come voi si intrufolano lo stesso? Però,
voglio solo i tre pezzi del puzzle. E li voglio. Chiaro? Se tu conosci
quei nominativi e altro, allora sai come im comporto con gente come
voi..."
"Ne ho un sentore..."
"NO" apostrofò lei fissandolo con occhi grandissimi e seri
"tu
non devi avere sentore. Tu devi sapere cosa accade alla gentaglia che
lavora ed esiste solo per il male degli altri. Le vostre fedine penali
sono da Pulizia. E mi assicurerò che accada. Ma ancora non
ho
deciso se meritate il ricondizonamento o solo la vista dei
vostri
amici è un deterrrente idoneo per farvi capire che io non
scherzo. QUando si è superato un limite. Avete ucciso della
gente anche ignara di voi, e perchè sono morti dopo aver
anche
sofferto. Interessante. Vorrà dire che proverete su di voi
la
stessa cosa, lo stesso modus operandi per ogni giorno di vita su questa
terra. Troppo buonisti i governi che tengono lo schifo come voi in
luoghi dove alla fine hanno comodità, televisione, internet,
passatempi... mangiano e bevono bene, sapete? Oh, alcuni di voi lo
sanno a quanto pare. Non è stato poi male andare dietro le
sbarre, visto che ne siete usciti bene e avete fatto anche peggio dopo.
Ho sempre pensato che, tranne per alcuni casi, la maggior parte di voi,
melma vivente, non meriti riabilitazione e seconda chance, che tenga.
Non con me, non da me!"
L'essere si portò davanti a lei, fissando il ragazzo. Poi
gli
uomini udirono qualcosa alle loro spalle. Ringhi vagavano fra la nebbia
rossiccia, divenendo corporee orecchie lunghe e diritte, scure. Due
cani si trovavano dietro di
loro, ringhiando. Il ragazzo urlò terrorizzato e si strinse
allo
zio, che tentava di calmarlo e dirgli che erano tutta finzione.
"Ambiorige, Vercingetorige! Seduti" ordinò lei chiundendo
con un
gesto secco il pugno dentro nella mano sinistra, con braccia parallele
al pavimento. I due cani obbedirono subito, leccandosi i baffi. Erano
cani di grossa taglia, ben sviluppati e con ottime muscolature. Occhi
intelligenti e vigili.
"Bravi ragazzi. Manca Viriato, ma due sono idonei ugualmente. Tutti i
nostri cani sono addestrati fin da cucciolotti. hanno mansioni diverse,
questi non sarebbero da combattimento e missioni, ma sanno cosa fare
con la melma..." sorridendo agli uonini con malignità "sono
Belgian Malinois, una razza che in pochi pensano di conoscere.
Più fini ed eleganti della versione tedesca, meno paiocconi
diciamo, ma sono molto
apprezzati dopo che li abbiamo proposti come cani addestrati e
preparati
per vari compiti. Come i cugini tedeschi, sanno fare il loro lavoro
nell'ambito militare e di protezione. Quindi fate attenzione..."
"Stupidaggini, sono finti, immagini virtuali" sbraitò uno
degli
uomini con ancora una pistola, uno di quelli scampati agli aghi e il
vapore bollente, che però sapeva solo lei. "ora ti sparo in
quella testa di cazzo e la finiamo qua!" urlò, puntandole
contro
l'arma, nonstante l'incitamento del capo alla calma e a non fare nulla
di stupido
"Verci... per favore, procedi. Anche tu Ambi...." disse lei come se un
bambino stesse facendo i capricci, alzando gli occhi al cielo facendo
dei gesti con le mani.
I due cani di tutta risposta scattarono, Verci si portò
sotto
l'uomo, che tentò di girarsi verso di lui con l'arma vicino
al
petto per prenderlo. Ma il cane afferrò con i denti l'arma
dalla mano, colpendo
con le zampe il petto dell'uomo, sbilanciandolo. Si portò a
terra
senza problemi, tenendo ancora la pistola in bocca, guardando Kianta.
L'uomo aveva avuto il tempo di cadere di sedere a terra che Ambi gli
mozzicò un ginocchio con forza, la rotula precisa tra le
zanne e lo
ferì. Poi mentre l'uomo cercava di allontanarlo e tenersi il
ginocchio tra le mani, Ambi corse intorno, spaventando gli altri, e
azzannò l'altra rotula con forza, finendo il lavoro
mettendosi
vicino all'uomo, seduto. Verci lo raggiunse con l'arma ancora in bocca.
I due cani si sdetterò e attesero altri ordini. Uno con il
manto
cannella e nera tutta la testa con orecchie, che scendeva, solo al
petto, come una macchia. L'altro, Verci, aveva un manto quasi
tutto nero con sprazzi di cannella, con una forma naturale
come di uccello bianco sul petto, con testa e ali spiegate. Muso lungo
e forte e orecchie grosse grosse e
dritte sulla testa. Verci attentissimo con orecchie così
dritte che sembravano disegnate a triangolo, Ambi come ali di farfalla
come diceva Jd,
per quei lembi alla base che allarvaga la forma.
"Bravi! In Attesa!" ordinò lei con altri gesti, e i cani
restarono a guardarla ma facendo attenzione agli uomini vicini, tanto
che Ambi vedendo i movimenti degli altri, ringhiò
contro
di loro, per poi fermarsi e osservare la padroa. Quello ferito alle
ginocchia piangeva disperato, ma Kianta lo
lasciò stare.
"Allora. Come vanno le mie illusioni!"
"Come diavolo sono entrati. Come fai a...:"
"SONO IO CHE FACCIO LE DOMANDE!" tuonò lei, cambiando
atteggiamento ed umore "adesso basta, sono stufa. Voglio sapere come
hai
quelle informazioni e cosa volevate fare. Adesso!"
Ma il silenzio pervase il luogo e Kianta iniziò a muovere la
mascella come se masticasse pianissimo. Alla fine sospirò
spazientita, li guardò irata e chiese nuovamente di avere
quelle
informazioni. Nulla, rimasero tutti, tranne i feriti, silenziosi a
fissarla.
"Helias, per favore fai tu qualcosa prima che perda la pazienza e li
picchi col pelapatate!"
"Come vuoi tu, madre..."
Gli uomini sussultarono a quella voce nuova e senza una direzione
precisa, finchè non ebbero un attacco come di tosse e
caddero a
terra come sacchi di patate.
Alcuni minuti passarono, finchè gli ospiti non compresero
che
era finita. La madre di Marguerite iniziò a battere i pugni
sulla porta perchè venisse aperta, per cercare la figlia.
Kianta
si voltò verso di lei, guardò i due uomini della
guardia
rimasti in disparte e ordinò di aprire. E questi accorsero
ad
eseguire l'ordine. QUando la donna uscì fuori, vide
Marguerite
che usciva dalla zona cucinotto con Kianta e si voltò verso
il
luogo dove aveva visto la ragazza l'ultima volta. NOn cèra
più vicino i cani, che erano sempre seduti, a fissare
attentamente la scena. Era con la figlia. Marguerite andò
verso
la madre e si abbracciarono. Anche un ragazzino scappò dalle
due
guardie e andò a guardare gli uomini a terra, agitando un
pò i cani. Kianta fece dei gesti verso di loro e restarono
fermi
e più calmi.
"Tu cosa fai qui fuori" chiese lei al ragazzino
"Come hai fatto. Sei magica? Sei magica sei come Harry potter o una
strega come dice sempre il prete? Che sono cattive?"
"Il prete..." sputò lei quasi schifata "Qualè il
tuo nome"
"Mi chiamo F..."
Una donna chiese di passare alle guardie e quando Kianta la vide, fece
cenno di assenso e la vide correre a rimproverare il figlio,
avvicinandosi. Kianta fissò la donna attentamente, poi
guardò il ragazzino che doveva avere poco meno di
Marguerite e disse con calma qualcosa.
"Sei forte e coraggioso ragazzo. Interessante come sia venuto fin qui a
guardare questo..." indicandolo con una mano
"Ma ora ce ne andiamo. TOrniamo all'alloggio" disse la madre,
contrastando le proteste del ragazzino
"Come mai volevi vedere loro" gli chiese
"perchè siete fighi, fate le cose diverse dai film e no
nfate
troppe sparatorie e tanto sangue. Credevo vi fosse una sparatoria,
invece quello che hai fattoè... cosè, magia?
Esiste
davvero? E' possibile farla senza le bacchette come..."
"Quest anon è magia ragazzino. E' capacità e
tecnologia.
E' così che molte cose sono state cambiate, come le sorti
umane.
Nel bene e nel male"
"Anche io voglio fare il militare" attirando le proteste della madre.
Kianta rise e dopo aver fissato la madre, che fissava lei in un modo
strano, sorrise a disse qualcosa al ragazzino che ascoltava attento.
"L'importante è che consideri chiave studiare. Si, magari
molte cose non le userai o ci saranno argomenti che saranno considerati
solo conoscenza generale, ma non è mai detto nella vita cosa
potrebbe accadere. Sappi che, sopratutto nella società
moderna,
nulla è sicuro. Molte persone si sono trovate da situazioni
sicure a doversi reinventare. E sai cosa? Quello che avevano studiato,
imparato, è servito. Un esempio? Chi aveva studiato chimica
al
liceo e università, ha trovato impiego come rappresentante o
comunque ha avuto un'opportunità in campo farmaceutico.
Può sembrare strano ma non è così. O
per la
propria passione ha aperto un negozio con tutti i permessi e
certificazioni per i propri prodotti, per detersivi ecologici, sapone
vegetale per la persona e non, sartoria e via dicendo, facendolo da
sè. Chi invece
conosceva libri, leggeva molto, ha trovato impiego in siti e blog del
settore, scoprendosi anche bravo. Mentre prima voleva essere
altro ma ha perso il laovro per vari motivi. Ma anche in cucina, sport,
e via dicendo. Quello che leggi, studi e apprendi non è
detto
che non serva. Come la matematica. TUtti che urlano che nella vita la
matematica non serve più. Intnato i conti mensili e annuali
devi
conoscerli. Come calcolare esempio gli sconti per vedere se i
negozianti hanno fatto i furbi. Questo per dirti che devi fare quello
che senti, vuoi essere, ma ricordati sempre che sapere ti porta
più in alto. Anche nei lavori normali se hai lauree, corsi
specialistici vari scali i livelli lavorativi. Sapere è la
chiave, ricordatelo. E non comprare diplomi e laurea con quei mezzucci
delle pubblicità che ti aiutano, pagando molto, ad avere i
titoli. Solo se sei bravo e capace allora puoi farlo se non hai tempo
per lavorare e studiare. Chi è un brocco si vede e fai
cattiva
figura..."
Kianta guardò la donna, sorridendole in modo strano.
"E non pensare che il modo per andartene da casa, se non ti senti a tuo
agio lì, è sposarti e credere di aver risolto.
Non
sfruttare i nonni per avere soldi dietro inganni vari e sii sempre una
eprsona gentile ed educata. NOn uno stupido, non un fesso, non un
sempliciotto. Educazione, ma senza farti mettere i piedi in testa!"
Fissò ancora la donna, poi la porta si aprì e
comparve
Gask trafelato, correndo in modo strano, finendo per fermarsi quasi
slittando per cosa
cèra a terra. La nebbia finta era sparita da un pezzo, si
sentiva mugulare l'uomo ustionato, mentre gli altri erano a terra.
Fermi.
"Cosa... helias mi ha teso uno scherzo e quando ho capito, sono corso
qui."
"Scherzo... dovevo solo seguire gli ordini!" disse lui offeso comparendo
"Ha solo eseguito gli ordini di base. QUando eri lontano abbastanza ti
avvisato di cosa accadeva e ti ha chiesto di non mostrare nulla per non
attivare la curiosità degli uomini. Ma come vedi
è tutto
risolto" ridacchiando. Poi guardò i due uomini davanti la
porta
e disse loro di andare fuori le porte e controllare che non arrivasse
nessuno e nel caso mandarlo via, che avrebbero risolto loro la
situazione. I due uomini fecero il saluto e si avviarono, chiudendo la
porta esterna dietro di loro.
Kianta guardò la donna tirarsi il ragazzino, mentre
Margurite
parlava con lui tornando nella zona ospiti e così decise di
chiedere a Gask di aiutarla e sistemare quei soggetti particolari.
Gask però volò verso di lei sorprendendo tutti, i
quattro si
fermarono scorgendolo correre verso il centro, come se la morte lo
stesse alle calcagna, e afferrò le braccia di Kianta,
all'altezza dei bicipiti, e scuotendola un pò le
urlò
addosso.
"Che è successo. Sei ferita? Hai qualche pallottola da
qualche
parte? Cè bisogno di qualcuno?" sfornando domande a raffica,
guardandola e girandola per controllare che non avesse
ferite.
"Smettila, non ho nulla. Cosa credevi, che facessi Bob Sparamincentro?
Non sono un figurino 3d da addestramento" ridendo e stringendogli le
mani per staccarle dalle braccia, che iniziavano a farle male. "Tu
piuttosto, cosa hai fatto a quella"
Kianta indicò la gamba sinistra che stava un pò
piegata
rispetto all'altra, e anche mentre la teneva e scuoteva leggermente,
tutto il peso era su un solo braccio, più dell'altro.
"Nulla" bofonchiando.
"Eravamo all'altezza del Bronco quando l'ho avvisato di come stavano
andando le cose. Gli ho chiesto di non far capire nulla ma si
è
fatto a passo spedito tutto i l tragitto come una locomitiva a carbone,
schivando la gente e dicendo che tutto andasse bene, che aveva
un'urgenza. Credo che gli uomini siano rimasti confusi sul tipo di
urgenza...ancora di
più perchè sembrava un maratoneta con un gluteo
intorpidito" sghignazzò Helias comparendo vicino a loro,
agitado
la testa in alto divertito. "Si è preso una storta o altro
per la fretta"
"Lo avete reso troppo umano"
Kianta rise, vedendo Gask offeso delle azioni di Healis e come lo
prendesse in giro. Helias era una IA autoapprendente che imitava alcuni
tatti umani che considerava divertenti o si divertiva lui stesso,
parecchio razionale, per le manifestazioni umane.E azioni che
reputava strane e incomprensibili, come quella di Gask.
Kianta
rise e pensò a una cosa, che questo momento era per "Who
will
save us now". Pensò a questo, questa idea, mentre vedeva
Helias
ancora ridere e Gask guardarlo offeso mentre zoppicava un pò.
Si portò quindi, facendo il giro alle sue spalle
perchè era alla sinistra, alla destra di Gask,
tirò il
braccio verso la sua spalla destra e gli disse di usare solo
quella buona, e
da stampella avrebbe provveduto lei. Che . Ridendo di gusto, mentre teneva il braccio
destro di lui intorno alle sue spalle e con l'altro braccio lo reggeva
sulla schiena.
"Pensavo agli ospiti" balbettò mentre si faceva trascinare
verso la zona ristoro, dall'altro lato.
"Bugiardo. Ormai ti conosco" rispose lei tranquilla, senza guardarlo ma
non riuscendo poi a tenere la serietà sul viso.Scopiando a
ridere, quasi sputacchiando.
"Mi ero dimenticato che non hai bisogno di aiuto. Ho visto che Verci e
Ambi sono qui. Sono entrati dalle zone di emergenza?"
"Esatto. Helias li ha chiamati per me imitandomi con
l'aspetto e sono corsi qui. Caruccetti. Avranno un premio,
dopo"
Gask fece un verso gutturale con una faccia poco felice e Kianta rise.
Si erano dimenticati degli ospiti, della porta aperta, de i quattri che
invece di rientrare stavano a vederli parlare, facendo qualche passo
verso la prima sedia che trovavano.
"Non dirmi che sei geloso e non potrai avere un premio."
"No. io... No"
"Se sei sempre così impetuoso e... sempre irruento come un
toro,
che per correre a giocare con i nostri combina un disastro. Non puoi
prendertela con i cani. Prendi esempio da loro, così davvero
ti
diremo bravo e avrai un bel premio"
Gask si fermò, portandola a fermarsi a sua volta
perchè
il braccio che teneva la tirava indietro. Si guardarono. Lei sorpresa,
sbattendo gli occhi grandi confusa, lui serio fisso a
guardarla.
Aveva detto qualcosa di strano? Credeva si capisse che scherzasse.
"Lo capisci che se qualcosa andava male, saresti stata sola con quella
gente? Con Marguerite usata contro di te, come sarebbe finita? E
l'impetuoso sarei io? Mi sono spaventato a morte quando Helias mi ha
detto che dodici soggetti si erano introdotti di nascosto ed erano
entrati nel cuore della Torre. Anche se quelle volte tu hai risolto
tutto a modo tuo, finendo per fare più figura di noi, ora
eri
sola con della gente da proteggere. Cosa sarebbe accaduto?"
"Eri preoccupato?"
"cazzo, si. Avevo intenzione di entrare da uno delle vie di emergenza
ma... poi ho pensato di fare da esca per sviare l'attenzione dalle
porte. E quando ho visto tutti a terra, e quegli ospiti accanto ai
corpi, ho pensato al peggio"
Kianta sorrise, con un viso diverso dal solito, quando erano soli.
Sembrava un bambino monello che stava ridendo per qualche marachella.
Gli strinse il polso e gli diede dello scemo per non aver pensato con
lucidità, ma essersi pure mezzo azzoppato.
"Comunque, grazie di esserti preoccupato" continuando a sorridergli "ma
sai bene che quel tipo di preoccupazioni non rendono lucidi. NOn siamo
le altre persone, abbiamo fiducia nell'altro e siamo spalla a spalla,
schiena contro schiena, contro le cose. Ma sappiamo di non dover
proteggere l'altro come si farebbe con un civile comune. Trovo sempre
il modo di sistemare le cose, dovresti saperlo. Quindi la prossima
volta, pensa solo a quanto male puoi fare agli stronzi che vogliono
andar contro di noi. Quello che subiranno sarà
così
profondo che resterà traccia nel codice genetico, e i loro
discendenti ricorderanno ancora, tra generazioni, come se lo avessero
subit loro e cosa significa essere melma e cosa comporta. Ricordi le
Lezioni, no?" contenta, guardando i corpi a terra. Sopratutto quello
del ragazzino
"Come lui.... poteva avere una strada diversa, era diverso. Si
può salvare? Forse, dipende da lui, però. Tutto
dipende
sempre da se stessi, no?" continuando a fissare il ragazzo ridacchiando
"quel che resta di noi dipende dalle scelte. le scelte e le prese di
coscienza. Nulla più" continuandolo a fissarlo, disteso a
terra.
"E noi, noi cosa lasceremo?"
Kianta si voltò stranita, lo guardò dritto negli
occhi
all'inizio confusa, poi sorrise di nuovo a quella maniera. Strinse di
nuoov forte il polso che teneva e la mano sulla schiena e guardandolo
disse solo una cosa.
"Noi lasceremo qualcosa di indelebile. Impresso così in
profondità da segnare le nostre anime e il tempo. E quelle
degli altri. Memorie
impossibili da veder sbiadite, istanti mai scalfiti, momenti felici che
sono solo tali e basta. Tutto sarà in noi, quel che
lasceremo,
così forti come fuoco che incide tutto,
inesorabile,
inevitabile. Ineluttabile contro tutto. E se davvero ci si reincarna,
se davvero vi è un circolo del genere, ciò
resterà
non importa le epoche, ere, l'età trascorsi. Saranno in noi,
più forti delle ossa millenarie, più profondi di
qualunque buco si possa fare nelle terra o quanto lo siano i buchi
neri. Ne ricordi cancellati e ne le reincarnazioni possono configgere.E
negli altri, a noi bastano i sorrisis e veder la gente felice, questo
cambia altre persone e via dicendo. Un circolo che continua, che parte
da noi e se tutto andrà bene, avvolgerà il
mondo.
Ecco cosa lasceremo"
"QUindi... le pieghe del tempo o lo schifo della gente non potranno
nulla?"
"Non in questa vita, perchè giungeremo al Cambiamento per
salvare tutti gli altri, e in quel caso noi compresi, perchè
ne
per il Ciclo sarà possibile, se riusciremo"
"Giungeremo al Raggiungimento come i nostri NOI desiderano?"
"Adesso e nell'Oltre. Ecco cosa lasceremo."
"Il posto, la famiglia che abbiamo scelto e nella quale siamo felici,
il domani che sarà diverso da quello che conoscevamo e
sarà nuovo? Un domani accettato, che conosciamo come il
sole?"
"E tanto altro, ma che abbiamo creato, costruito, ambito, voluto.
Reale..." disse lei sorridendo con affetto
"E la gente sarà felice, non consocerà la
cattiveria ma una mano giungerà verso un'altra? lasceremo un
mondo che avrebbe voluto noi e quelli come noi? E se ci reincarniamo,
troveremo a nostra volta, come nostro lascito ed eredità?
"Tutto ciò che ti rende felice e ti fa sentire vivo ed
esistente, in questo mondo. E io sarò con te, come la
famiglia che ci siamo scelti e amiamo... come una macchia, cambieremo
il mondo per avvicinarci alla Terra e all'anima..."
Gask sorrise con gioia "una vita dopo aver lasciato a Milan
quella che gli piace
e sentirsi finalmente in un mondo voluto e che ti vuole. Dove non sei
solo un puntino da mantenere o scrostare via con l'unghia..."
Kianta sorrise proseguendo, per arrivare ad una sedia in fondo,
perchè
lui vacillava mentre pensava, quando Helias avvisò
dell'arrivo
di qualcuno. Si vide il braccio che stringeva a sè e sulle
spalle
tirato via, lui che si spostava e camminava malamente verso un altro
posto. Restò dopo essersi voltata lentamente, sorpresa,
triste e
come con una delusione mista a mancanza. Ma sapeva e capiva, solo non
tornò composta e padrona di sè subito. Si
voltò
solo nuovamente per vedere chi entrava, sapendo di fingere che nulla
fosse stato detto e fatto, finchè non fosse venuto il giorno
buono.
Ma delle armi le furono puntate addosso, mentre qualcosa di pesante
finiva a terra , poco distante, portandola a guardare senza capire.
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