QUANDO ERAVAMO GIOVANI E FORTI
LE DISGRAZIE DI UN GARZONE
Stasera vorrei parlare con qualcuno dei miei problemi di garzone di bottega . Oppure in alternativa , vorrei mettermi in auto e andare dove mi pare , per la città da solo con le mie lacrime , con l’amore che mi costringe a scendere in basso, fin laggiù nelle viscere della mia citta , dai tanti volti e dalla tante musiche. Vorrei provare a raccontare di quella volta che ho provato a volare in alto , ed era troppo tardi per giungere vicino alle grigie nuvole . O di quando provai a rincorrere un treno ma era già tutto , troppo tardi , poiché era ripartito verso un'altra città. Rimasi di stucco sapere che molti dei miei amici erano partiti via . Rimasi con una lacrima nel palmo di mano , mentre il treno da Roma mi riportava a Napoli e alla stazione di latina vidi una coppia stringersi nell’aria gelida di gennaio. O come quella volta che andai a Mosca , senza maschera.
Ed ora , vi racconto lo squallore di una vita vissuta a ore, di gente che non sa più far l'amore. Mi sembra di capire che non sarà una bella cosa riprendere questo treno che mi riporterà a Napoli. E gli angeli sono sempre li a guidare questo treno che corre veloce nella fredda sera dell’inverno maturo, verso casa. Vi vorrei parlare della mia malinconia , del mio vivere in periferia, del tempo grigio che mi porta via spesso in altre illusioni e storie senza tasche. Lo so non ha importanza vivere a metà , forse vale la pena continuare a sognare perché non si paga . Come andare fino in fondo a ciò che crediamo giusto . Ed il treno è un lungo verme che striscia nello scheletro del cadavere della nazione , sulla schiena piegata dalla fatica , in mille antropomorfe situazioni che inibiscono la realtà e mi fanno dirigere verso una nuova azione . Una lepre è questo treno , fila veloce verso il fondo di questa storia. Ed io vi racconto la mia vita, il mio passato, il mio presente, anche se a voi , lo so, non importa niente. Io vi racconto settimane, passate in angosce sovrumane, vita e tormenti di persone strane. Di gente senza domani che continuano a vivere d’espedienti che sognano da sempre di andare a vivere, dove c’è tanto sole, dove c’è un nuovo amore ed un utopia in più di nome Maria. Vi vorrei continuare a raccontare di domeniche feroci , passate ad ascoltare le voci, di amici reclutati in pizzeria. Di tanta gente che vive e non capisce niente, alla ricerca di un po' d'allegria. Ma tutto questo , voi già lo sapete o credete di saperlo , perché tutti voi sapete bene di che pasta sono fatto.
Queste sono le mie angosce . La sera oscura , mi prende per mano e mi porta dove non c’è molto piacere a sciacquare nuovi bicchieri al bar dove lavoro . Dove si può ambire ad essere chi si vuole nei propri ideali musicali , liberi come una mosca ballerina sopra un sacco di carbone. E con la mia volontà, ho fatto un patto che mi costringe a guardare negli occhi della verità . Trascendo in una lunga scia di perché , come quella gente che va ed esce da questo mio racconto di essere e non essere alfine una mosca o una maschera.
Quanti anni dovrò attendere ancora perché tutto si ricomponga in questo mosaico narrativo. E continuo a lavorare entro questo bar come garzone. Lavo, sciacquo bicchieri ,pulisco per terra , la mosca è sempre li che mi guarda dispettosa e divertita. La mosca , potrebbe essermi amica, invece ha deciso di essermi nemica. Va raccontando a tutti i suoi amici delle mie debolezze , dei miei mancamenti , di quando ero un ragazzo incapace , di come caddi per terra quella volta con la faccia nella neve.
Porto in tavola una torta di mele con su piantate venti candele e lo spumante dell'anno scorso, tenuto in frigo, rimasto lì.
Porto in tavola la commozione, tutti i ricordi della mia giovinezza, la ruota gira, gira il timone dirige la nave sul mare della tristezza.
Fa capolino un poco di rabbia, fa capolino una vita schifosa, fa capolino il giorno in cui mamma diede il suo frutto di giovane sposa.
Eccolo lì il mio ragazzo dice a tutti gli invitati , eccolo lì giovane e forte, non avrà mai paura della morte, non farà mai la mia sporca vita. Ed io sorrido e ripeto : si non farò mai la tua sporca vita.
E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita.
Suonano alla porta, un poco di gioia, tra noi bambini , mentre mia sorella mi tira un calcio negli stinchi . I grandi vengono a fare la festa con noi , perché oramai si annoiano di essere grandi . Qualche regalo, pochi euro per ringraziare dell’ospitalità . Non so cosa dire, mia madre mi tira a se e mi dice hai visto non sei contento , c’è pure tuo nonno e tuo padre.
Bevo e faccio finta di non vedere , cosa è questa vita come diventerà , questa citta tra cinquant’anni , quando la mosca sarà morta. Ed io alla sua morte , gli farò un bel funerale , con un carro trainato da tre cavalli neri ed uno bianco , guidato da un cocchiere ubriaco a galoppo lungo le strade della mia città . E la fiaba , prosegue, quella dei morti viventi che ballano nell’aria, qualcuno sale a salutare l’anno nuovo dalla torre del campanile della chiesa principale. Questa è una storia che fa agghiacciare la pelle. Ed una signora distinta la racconta sempre a sua figlia , prima di andare a dormire. Una fiaba è una fibbia di scarpe è una febbre che sale lentamente. E la povera madre , spaventata chiama il dottore . La fiaba potrebbe finire in fondo come è furono tutti felici e contenti senza varie interrogativi morali. Potrebbe essere una fiaba felice, potrebbe essere quella cosa meravigliosa che ti rende vivo , ti rende umano . Cosi di ritorno dal mio lavoro , come garzone mentre giro l’angolo verso il rettifilo , vedo un rigattiere, vendere la propria anima al demonio. Purtroppo non è l’unico , la fila è lunga ci sono tante persone pronte a vedere la propria anima per avere un posto in paradiso. Ma la morale come su detto, non è la regola principale per capire chi siamo e cosa siamo destinati ad essere in questa vita. Perché non esistono regole certe e la confusione governa sovrana nella finzione e nella sintesi a priori dell’oggetto nel soggetto come atto filologico che crea quel valore morale legato ad un insieme di varie dicerie popolari.
E si la strada è lunga e capire non serve a molto. Ed il semaforo scatta ogni cinque minuti ed a ogni segnalazione , aziona una circostanza che può condurre ogni uomo a prendere in seria considerazione che l’errore è una forma organica dell’essere nel divenire.
C'è sempre un personaggio nascosto in ogni vestito, dietro ogni maschera in ogni sorriso, in ogni parola non detta, in un gesto, in ogni espressione del viso. C'è sempre un personaggio nascosto in ognuno di noi. Forza andiamo incontro quell'uomo nascosto , andiamo a trovarlo. Cerchiamo di capire , cosa vuole. Da quanto tempo aspetta che scatti quel semaforo per andare incontro al suo destino. Ed un canto di libertà , vola nell’aria ed è tutto poco serio, quasi un sogno svanito tra le pieghe del tempo.
Sarebbe giusto capire noi stessi a volte
Non sparare cazzate, piazza maggiore e piena di figli dei fiori
che cantano sotto la luna .
Ho un cartoccio di castagne arrostite , da offrire
Fai come vuoi il tempo , aspetta chiunque voglia donare
qualcosa di buono.
L’amore è dunque una castagna bruciata
Continuo a credere che qualcosa un giorno cambierà
Io ritorno indietro
Io non voglio ritornare a dormire sotto i portici.
Cosa ci facevi li in mezzo a tanti drogati
Sognavo di essere qualcosa di diverso
Già la vita vince sempre all’alba di un nuovo giorno.
Non voglio continuare a suonare la mia chitarra per chi non crede nella libertà.
Sei triste figliolo ?
Sono solo nell’inverno ed aspetto l’estate
Forse mi hai convinto ora mi seggo ed aspetto anch’io
Questo treno tra poco partirà
Partiremo , mano nella mano
Andremo a Parigi ?
Insieme in Russia
Sai che Freddo
Non hai una donna da portare con te ?
Solo questa chitarra
Dai suonaci qualcosa
Faccio un giro in sol maggiore
Siamo in piazza maggiore
Incantevole luogo all’ombra di San Petronio.
Quanti uomini e quante donne si nascondono dietro una maschera
Non lo so , io aspetto il prossimo treno per ritornare a casa.
C'è ancora , chi si nasconde in un'anima pura e vive evitando i peccati mortali. C'è ancora qualcuno , rammenta che si nasconde, facendo del male e chi tutti i giorni dopo una buona azione, ritorna a casa con il suo cuore a pezzi. C'è ancora chi si nasconde in una chitarra come te e canta canzoni a chi non conosce, c'è chi si nasconde tra un paio di cosce e chi si fa solo i fatti suoi. C'è un uomo buono nascosto in ognuno di noi. Ma ora andiamo compagni da quel personaggio nascosto in quella coscienza , andiamogli incontro come un tempo, come quando pensavamo di essere vivi, come quando eravamo giovani e forti.
Si bisogna andare, fino in fondo a tutto, in fondo a noi, in fondo agli argini del mondo, alla paura che mi fanno tutte quelle persone che mi guardano , ogni giorno , passare per la piazza da solo con le mani in tasca . Fino in fondo alle tue cosce, intorno ai tuoi fianchi, tondi , fino alle ai tuoi seni gonfi di latte materno , fino ai miei timori alle mie angosce. Fino in fondo alla pianura, all'orizzonte della città. Fino in fondo alla periferia, dove vivo con tutte le sue fabbriche e gendarmi ed operai arrabbiati che s’ubriacano in osteria. Lo so fino in fondo , non troveremo nemmeno un'ombra per riposarci. In fondo dove sarà fatica, sarà sudore, l'esser sincero mi salva dal giudizio di essere qualcosa di diverso. In fondo tutto rimane coperto , sotto la neve , sotto un tetto, sotto lo stesso mantello nero. E se domani la mia giacca di garzone sarà, la giacca di un disgraziato, non sarò mai così fregato , come lo fu mio nonno.
Alcune strofe sono state tratte dal canzoniere di Lolli.
|