In un altro libro

di Darlene_
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Storia scritta per la challenge: "si dice il peccato, ma non il peccatore" indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia Fanfiction & Fanart


 
Personaggi: Farid, Dita di Polvere
Ambientata dopo il primo libro












In un altro libro 



 
Dita di polvere imprecò, calciando un sasso per sfogare la sua rabbia. Quello stupido ragazzino aveva di nuovo giocato con il fuoco, credendolo amico, ed esso lo aveva morso, lasciandogli le mani completamente ricoperte di bolle rossastre.
Farid se ne stava in un angolo, mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere, più preoccupato per la reazione dell’uomo che per il dolore lancinante. Non era la prima volta che si strinava la pelle tentando di emulare il mangiafuoco, eppure non aveva mai smesso di tentare, sperando di mostrare al suo mentore i suoi progressi.
“Quante volte te lo devo dire che le fiamme, in questo mondo, non sono come cuccioli addomesticati? Qui tutto è caotico e frenetico e anche il fuoco ha le zanne, pronto ad attaccarti!” Non voleva urlare, ma era l’unico modo che conosceva per nascondere la sua paura. Aveva pregato il giovane di seguire Lingua di Fata e la sua bella figlia, di stargli lontano, ma Farid lo aveva sempre seguito come un cane fedele ed ora Dita di Polvere vi era troppo affezionato per permettergli di farsi del male.
“Sto bene, ho già immerso le mani nell’acqua, domani starò bene.” Provò a rassicurarlo il giovane, gli occhi che lo supplicavano di perdonarlo. “Ti giuro che non sarò un problema, posso continuare a raccogliere i soldi e mettere a posto le tue cose, ti prego, non cacciarmi via!” Sedeva sull’uscio della baita semidistrutta che da qualche giorno fungeva loro da rifugio, i piedi scalzi come al solito e la testa china per la vergogna. Dita di Polvere si mise accanto a lui, estraendo dallo zaino un contenitore. Non appena svitò il tappo si spanse un profumo di erbe. Vi immerse due dita e con delicatezza afferrò la mano di Farid, spargendo l’unguento sulla pelle. Il contatto con quella sostanza fredda lo fece rabbrividire, ma dopo qualche istante emise un gemito di piacere.
“Cos’è quella roba?” Domandò curioso. “Dalle mie parti non esiste. Nel deserto ci bruciavamo la pelle sotto il sole, ma quelli come me dovevano continuare a lavorare senza lamentarsi.”
L’altro non faticava a crederlo, da quanto aveva capito, il ragazzo era uscito da un libro completamente diverso dal suo. Prima di rispondere alzò le spalle, distendendo le gambe e volgendo lo sguardo verso il cielo, immaginando di non essere più in Liguria, bensì a casa.
“In questo mondo c’è un rimedio per tutto: pomate, pastiglie, sciroppi. Puoi trovare tutto in una farmacia, senza bisogno di cercare una guaritrice. Spero soltanto che non sia necessario portarti in ospedale.”
Farid si osservò le mani, cosparse di una crema bianca e pensò a quanto fosse stato fortunato ad essere stato liberato dal suo libro: là nessuno si sarebbe preoccupato di curarlo anzi, probabilmente lo avrebbero ucciso con un colpo di sciabola per essere stato tanto stupido.
Dita di Polvere frugò ancora dentro allo zaino, alla ricerca di qualcosa. Ne emersero fiammiferi e bottiglie, palle da giocoliere e altre meraviglie, ma non ciò che cercava. Si tolse la camicia, scoprendo il petto pallido come la luna e cominciò a farne dei brandelli.
“Cosa stai facendo?” Chiese il giovane, osservando attentamente il suo maestro.
“Le tue ferite non devono restare scoperte, non ho trovato delle bende, perciò useremo queste.” Nel frattempo avvolse la stoffa attorno alle mani bruciate, stando attento a non provocare ulteriore dolore a Farid.
Gwin uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò al suo nuovo amico strusciando il musetto sulle gambe scure. Dita di Polvere non poté fare a meno di sorridere: nemmeno lui era riuscito ad addomesticare la martora, ma il giovane l’aveva fin da subito conquistata con la sua dolcezza. Li lasciò sull’uscio, mentre si coccolavano a vicenda e andò a fiume a raccogliere una bacinella d’acqua.
 
Immerse la tinozza, lasciandosi schizzare dalla corrente, immaginando Roxane, sua moglie, che ancora lo aspettava al di là delle pagine di Cuore d’inchiostro. Sperava di rivederla, un giorno, anche se ormai le sue speranze erano sempre più fievoli.
Quando giunse nuovamente alla baita il ragazzo era ancora seduto sull’uscio, le mani abbandonate sulle ginocchia come giocattoli rotti. Non appena lo vide balzò in piedi, il viso illuminato dalla gioia. “Sei tornato!”
L’uomo annuì, mai avrebbe pensato di affezionarsi così tanto a lui, ma gli era difficile mostrare i suoi sentimenti, perciò dissimulò i suoi sentimenti affermando che non sarebbe mai potuto partire senza portarsi dietro la martora.
“Ora siediti qui e vediamo di darti una sistemata.” Gli ordinò. “Sei sporco di fuliggine e sembri appena fuggito dagli sgherri di Capricorno.”
Farid ubbidì, lasciando che Dita di Polvere gli pulisse il viso con un panno. L’uomo accarezzò la pelle con la stoffa, togliendo ogni residuo di fuliggine, quindi gli sciacquò i capelli, massaggiandogli la cute. Nel mondo d’inchiostro aveva lasciato due bellissime figlie, ma in quel momento si rese conto di averne adottato un altro.






Note dell'autrice: 
è il mio primo esperimento in questo fandom che amo da quando sono bambina. Spero di aver caratterizzato bene i personaggi e che la storia sia di vostro gradimento. Grazie a tutti per essere arrivati fino alla fine.

 




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