You're not Ten anymore (?)

di MusicAddicted
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II: Through his eyes




“Per affrontare quanto sto per dirti devi avere una mente molto aperta…”

“Senti, Killgrave con l’upgrade o chiunque tu sia, di aperto ci sarà solo la testa che ti spaccherò, se non ti decidi a darmi più informazioni a riguardo!” lo aveva minacciato Jessica, agitando un pugno vicino al suo viso, in maniera più che eloquente.

“Tsk, tsk, Jess, tutta questa rabbia che covi dentro non ti fa certo bene,” l'aveva guardata lui con fare preoccupato, scuotendo la testa.

Jessica non avrebbe saputo affermare con certezza con quale delle sue personalità si stesse interfacciando.

“Credi all’esistenza degli alieni?” le aveva domandato lui.

“Qualche anno fa degli alieni hanno fottutamente invaso New York, devastando metà città… è uno di quei motivi per cui, sì, finisci per crederci!”

“Uh, davvero? Alcuni dovrebbero imparare le buone maniere…” si era grattato la testa lui, con un atteggiamento pensieroso. “Ti ricordi di che razza fossero?”

Lei si era messa le mani sui fianchi, con un’espressione inequivocabile.

“Ha davvero così tanta importanza?” gli aveva fatto notare, senza bisogno di aggiungere altro.

“No, immagino di no!” aveva fatto spallucce lui. “ll punto è, credi negli alieni, molto bene, è già un ottimo punto di partenza. Ora, non pensare che esistano solo quelli cattivi coi laser distruttori e le manie di conquista; ce ne sono anche di buoni, molto buoni e giusti, c’è anche chi cerca di salvare quanti più pianeti possibili, viaggiando attraverso lo spazio e il tempo con un’astronave decisamente non convenzionale: è il Dottore, nonché Signore del Tempo.”

“Quindi sei un Signore del Tempo?” aveva intuito la detective.

“Ni. Lo sono per metà, sono un ibrido, nato da un’umana come te… senza poteri speciali, ma con un caratterino che può fare concorrenza al tuo,” aveva ridacchiato lui, un po’ nostalgico. “E da un Signore del Tempo… ma aspetta, non pensare a un accoppiamento di quelli classici… nemmeno si sono sfiorati… quanto al Signore del Tempo, è bastata solo la sua mano amputata.” si era affrettato a chiarire.

“Una mano? Sei nato da una cazzo di mano amputata?” lo aveva interrotto lei, sbigottita.

“Sì, è stato prima che gliene ricrescesse un’altra, quella da combattimento!” aveva sfoderato un ghigno soddisfatto la Metacrisi. “Il Dottore non voleva rigenerarsi e allora ha riversato tutta quell’energia rigeneratrice su quella mano che conservava ancora in una teca...” aveva spiegato lui, questo prima che si accorgesse di come lo stava guardando Jessica.

“E come te lo spiego cos’è la rigenerazione?”si era pizzicato il mento più volte, in cerca della similitudine giusta. “Segui il calcio? Ma sì, certo, quando stavamo insieme, oltre le partite di rugby ti ho fatto seguire anche qualche partita di calcio…” aveva risposto lui, più che altro a se stesso. “Beh, hai presente quando il Mister chiama il cambio? Cambia il giocatore, ma continui a giocare per la stessa squadra, è chiaro? Quella è la rigenerazione… beh, il Decimo Dottore ha detto no al Mister e ha rigettato tutta l’energia rigeneratrice verso la sua vecchia mano. La sua Companion, che ha più il connotato di assistente, prima che pensi male,  ha toccato quella mano e boom, un attimo dopo ero lì nudo e vivo come non mai.”

“Il dettaglio del nudo te lo potevi anche risparmiare… e non serve affatto che tu mi dia spiegazioni su chi siano o non siano le Companions che viaggiano con lui!” aveva borbottato Jessica. “Credi che.. il tuo Decimo Dottore abbia continuato a dire no al Mister?” aveva usato la sua stessa metafora.

“Uh no, no davvero, credo sia qualcosa che puoi far una volta soltanto e non era nemmeno così scontato che gli riuscisse… ora siamo nel 2015.. beh non mi sorprenderebbe se nel frattempo fossimo già arrivati alla Dodicesima o Tredicesima rigenerazione, dipende da come le conti.”

“Okay e questo spiega, in un modo che definire assurdo è un cazzo di eufemismo, come tu sia nato.” aveva riassunto la detective. “Che mi dici sul perché hai perso la memoria di chi eri e sei diventato principalmente la rovina della mia vita?”

“Devo fare delle premesse…” aveva messo le mani avanti la Metacrisi.

“Sono ore che fai delle fottute premesse!” aveva alzato gli occhi lei, con una sbuffata.

“Esagerata, al massimo sarà un quarto d’ora che abbiamo intavolato questa discussione!”

“Precisino del cazzo, quasi ti preferivo quando giocavi a tetris con la mente della gente!” aveva protestato lei, suscitando in lui solo un sorriso compiaciuto.

Quel modo di sorridere lei lo conosceva fin troppo bene.

“Mia cara, non dimenticare che sono sempre presente, solo con nuove consapevolezze in più,” le aveva schiacciato l’occhio Killgrave. “E questa è  già la seconda volta che ammetti di preferire me, uno potrebbe farsi delle idee a riguardo.” aveva battuto la lingua contro i denti, con fare provocatorio.

“Non dovevi fare delle premesse, schizofrenico dell’accidenti?” aveva prudentemente cambiato argomento lei.

“Hai ragione. Ti ho accennato delle Companions, giusto? Beh una di loro, la prima che il Decimo Dottore, quindi anche io, abbiamo avuto, nonché quella che ha avuto anche la Nona Rigenerazione, beh… lei è stata più di un’assistente, più di una preziosa collaboratrice, più di una buona amica…”

“Okay. Avete avuto una storia…”

“Sì. No. Sì. Okay, è un po’ complesso da spiegare… però devo fare un’altra premessa.” aveva incespicato sulle parole lui.

Jessica si era abbandonata a peso morto sul divano, con l’aria esausta.

“Cristo santo, sembri un disco rotto!” si era lamentata, ma lui aveva deciso di ignorarla.

 

“Probabilmente il Dottore mi avrebbe tenuto con sé, forse avrei potuto fargli compagnia anche nelle sue successive Rigenerazioni… ma lui ha cambiato radicalmente idea dopo che io ho fatto una cosa molto brutta…”

Jessica si era risollevata dal divano, accesa d’interesse.

“Brutta quanto?” gli aveva domandato.

“Sai, posso anche essere stato creato da lui, ma non ho la sua stessa integrità morale e se vedo un grosso bottone rosso con su scritto ‘distruzione totale’, beh, io lo premo!” aveva fatto spallucce lui, come se fosse una questione di poco conto.

In quel momento le aveva ricordato un sacco il lupo menefreghista che conosceva.

“Ma questa cosa il Dottore non me l’ha voluta perdonare, diceva che io ero troppo pericoloso per il suo Universo e che avrebbe fatto qualcosa a riguardo: eliminarmi sarebbe stata la cosa più immediata e semplice, ma il Dottore è troppo magnanimo e mi ha concesso una seconda chance, con la prima delle nostre Companion, nell’Universo parallelo in cui era finita lei. Ha lasciato alla ragazza che credo abbia amato un pezzo di sé.” aveva concluso la sua ennesima premessa.

“Una storia a lieto fine, direi, no?”

“Vorrei poterti dire di sì, Jessica, ma…” si era incupito lui.

“Ma?”

La metacrisi l’aveva guardata, prima di prendere una decisione.

“Per metà sono pur sempre un Signore del Tempo e unito all’enorme potere mentale che ho ora, sì, io credo di poterci riuscire…” aveva borbottato.

“Riuscire a fare cosa?” si era accigliata lei.

“A farti vedere ogni cosa, anziché raccontartelo.”

“E come?”

“So che non ami essere toccata da me, Jessica, ma questa volta è necessario.”

Glielo aveva detto con la voce calma di Killgrave, con il suo accento Inglese così marcato, anche il modo di guardarla era lo stesso che aveva lui, eppure c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, qualcosa che le diceva che stavolta lei si poteva fidare.


Jessica aveva annuito, senza sapere bene che cosa aspettarsi.

Killgrave, Metacrisi, o chiunque fosse in quel momento, era scivolato più vicino a lei, appoggiandole le mani alle guance ed esercitando una leggera pressione.
L’aveva guardata intensamente negli occhi, prima di chiuderli e concentrarsi.

 

E il viaggio di Jessica era cominciato, senza che lei si muovesse da quel divano.
Aveva attraversato i confini spazio-temporali fino a ritrovarsi in una baia, bellissima, ma col mare un po’ inquieto, come chi lo stava osservando.

Jessica si era accorta che non era lei realmente lì, ma stava vedendo tutto attraverso i suoi occhi.
Gli occhi di Metacrisi, quando era ancora solo lui, quando era un po’ più giovane, ma nemmeno di molto.

Lo aveva visto tornare alla sua casa, poco distante dalla spiaggia.

Una casa piccola, ma confortevole.

Non era solo in quella casa, una giovane donna, molto bella, bionda, dai grandi occhi marroni espressivi stava sfogliando svogliatamente una rivista, appoggiata al bancone della cucina a penisola.

La Companion di cui le aveva parlato, probabilmente, aveva dedotto la detective, spettatrice silenziosa e invisibile di quella scena.

“Il mare non è nei suoi giorni migliori, ma possiamo sempre uscire a fare una passeggiata, se ti va.” aveva esordito lui, senza però ricevere una risposta.

“Oppure possiamo finire di montare quel mobile che abbiamo lasciato in sospeso,” aveva proposto lui.

Di nuovo silenzio, se si esclude il rumore che era stata fatto per voltare la pagina.


“Possiamo fare tutto quello che vuoi tu, purché non si tratti di un altro pranzo dai tuoi!” aveva fatto un altro tentativo lui, più scherzoso, ma lei aveva sbuffato.

A quel punto, anche la pazienza del mezzo Signore del Tempo, mezzo umano, era venuta meno.

“Si può sapere che ti prende, Rose? E non intendo solo adesso, da parecchi giorni sei così, dovrei forse dire da mesi?” aveva inasprito un po’ il tono lui.

Almeno lei aveva smesso di leggere, o meglio, di  fare finta, guardandolo.

“Mi prende che sono stanca di questa solita routine, John. Da quanto stiamo insieme? Un anno, due, tre? È tutto così banale, così scontato che io nemmeno ci faccio più caso.” aveva sbottato lei.

E così la bionda si chiamava Rose, ma perché lui era stato chiamato John?

Jessica avrebbe soddisfatto quella curiosità più tardi, ora era troppo intenta a guardare interagire quella coppia che sembrava essere arrivata a un punto morto.

“Mi manca quando il tempo non scorreva lineare, ma era imprevedibile e tutto era una continua avventura. Che ne è di quella avventura?” aveva borbottato Rose.

“Perché non me lo dici chiaro e tondo chi è che davvero ti manca? E chi non lo sto usando a caso!” l’aveva sfidata lui.


“John, non…”

“Ho il suo stesso aspetto, ho i suoi ricordi, ho addirittura la sua stessa personalità, la Decima,ma a te non basta, vero?” aveva continuato la sua filippica lui, passeggiando per la cucina nel modo frenetico che tanto aveva caratterizzato il Dottore nella sua TARDIS.


“Lo avevi detto fin da subito, quel giorno alla baia, quando lui mi ha lasciato con te: io non sono lui, sono solo la sua versione di serie B.” aveva detto lui, con la voce spezzata e gli occhi lucidi.

Jessica si era sentita stringere il cuore.

“Non dire così!” aveva urlato Rose.

 

“Ah, non dovrei? Quando sei tu che continui a dirmelo ogni singolo istante, con ogni tuo gesto, ogni tuo sguardo.  Come credi che mi senta?” l’aveva affrontata lui.


“Non è facile neanche per me…” aveva mormorato lei. “Speravo che le cose andassero diversamente…”
 

“Tu tutto questo non lo puoi sopportare più, ma soprattutto non lo sopporto io!” aveva dichiarato lui, per tutti e due.
 

Tuttavia, non era ancora sufficiente. John stava per pungerla sul vivo, perché ne aveva bisogno lui, con il suo orgoglio di uomo ferito e perché se lo meritava lei.


“Sai, Rose, a volte penso che in realtà tu non abbia mai amato nemmeno il Dottore, Nono o Decimo che sia stato, quanto piuttosto la TARDIS!”

Ecco, glielo aveva detto, con quanto veleno più possibile in quella voce che sapeva anche diventare tagliente.

E lo schiaffo di Rose, che era scattata verso di lui, era arrivato puntuale sulla sua guancia.

“Questo non devi mai, MAI permetterti di dirlo!” aveva ringhiato lei, con le lacrime agli occhi.

Per tutta risposta, Metacrisi, John, clone del Decimo Dottore  o comunque lo si volesse chiamare, era scoppiato a ridere, una risata amara.

“Sai che c’è Rose? Che quel giorno alla baia tu non te ne sei accorta, ma prima di salutarci il Dottore mi ha preso in disparte e mi ha consegnato un pezzo di TARDIS, un solo frammento, ma io sono pur sempre un Signore del Tempo, almeno per metà e so come coltivarla.”

Rose aveva cambiato completamente umore, mentre Jessica non aveva la più pallida idea di che cosa stessero parlando.

“Davvero? John, ma è meraviglioso!” gli aveva sorriso lei, buttandosi fra le sue braccia. “Mostrami dov’è, portami di nuovo a viaggiare…”

Era pure in procinto di baciarlo, ma lui si era tirato indietro, guardandola con la più profonda delusione nel suo sguardo.

“Perché credi che non te l'abbia detto subito? Volevo capire se mi amavi, me e basta, per quello che sono e soprattutto quello che non sono, volevo capire se potevi essere felice anche solo così. Solo allora te lo avrei rivelato, ma  adesso è troppo tardi.” le aveva detto lui, duro, sia con la voce che con l’espressione dei suoi occhi.

“John, no, aspetta…” lo aveva chiamato lei, notando come si stesse avvicinando sempre più alla porta d’ingresso.

“Adesso capisco come si debba essere sentito Mickey e qualche volta anche tua madre, messi sempre al secondo posto.” aveva proseguito lui, sia il discorso, sia il tragitto che gli avrebbe fatto abbandonare quella casa.

Si era voltato, per guardarla un’ultima volta, incurante che lei fosse in lacrime.

“Se un giorno magari ritroverai il tuo prezioso Dottore, buon per te, ma con me hai chiuso!” aveva sbattuto la porta, senza più guardare indietro.

Jessica lo aveva osservato camminare per ore, lungo la baia, questo prima che qualcosa di inaspettato avvenisse.

Due creature davvero bizzarre, più simili a dei grossi bidoni della spazzatura semoventi e con quella che sembrava la frusta di un frullatore al posto del braccio avevano sorpreso la Metacrisi alle spalle.

Lui qualcosa lo aveva avvertito, ma quando si era voltato era troppo tardi.

 

Era già stato colpito.

“Tra-mor-ti-re! Tra-mor-ti-re!” avevano esultato le due creature, mentre la visuale della detective si faceva buia.

Il tempo era passato di nuovo e ora Jessica non capiva dove fosse, sembrava l’interno di un’astronave.

Se lei era di nuovo in grado di vedere, significa che la Metacrisi aveva ripreso i sensi.

“Perché non sono morto? E soprattutto perché accidenti voi siete ancora vivi? Io vi avevo sterminato tutti, voi Dalek. Ster-mi-na-re, sì, proprio quella parola che vi piace tanto!” li aveva sbeffeggiati lui, riprendendo i sensi e accorgendosi che era legato.

Dalek, ecco come si chiamavano quelle strane e inquietanti creature.
Jessica stava acquisendo sempre più nozioni.

“Non tutti.” aveva risposto uno dei Dalek, in tutto erano tre.

“Cosa?”

“Noi non abbiamo preso parte a quella battaglia.” aveva spiegato il secondo Dalek.

“I Dalek sono prudenti. I Dalek si garantiscono sopravvivenza. Sempre.” aveva spiegato il terzo, con la sua voce metallica.

“Il che ci riporta alla prima domanda: perché non sono morto? E, dài, dovreste avercela un bel po’ con me; vi ho combinato proprio un bel casino!”

Jessica aveva sorriso. C’era qualcosa in quel suo dare fastidio volutamente in cui lei stessa un po’ si rivedeva.

“Tu sei la nostra vendetta.” aveva esclamato forse il Dalek che fra i tre si proclamava il capo.

Il mezzo umano, mezzo Signore del Tempo aveva perso la voglia di fare lo spiritoso.

“Cosa?” si era incupito.

“Non sei il Dottore, ma sei parte del Dottore. Ė stato facile avvertire la tua energia e trovarti.” aveva spiegato uno dei sottoposti.

“Dovevamo solo aspettare che rimanessi solo. Ma i Dalek possono essere pazienti.” aveva aggiunto il secondo.

“Sarai la nostra macchina da guerra perfetta!” aveva esultato il capo. “Sterminare un intero pianeta attirerebbe subito il Dottore contro di noi… ma colpire pochi abitanti alla volta … non si accorgerà!” 

“Dimenticate un piccolo dettaglio: io non vi aiuterò mai!” aveva ringhiato la Metacrisi.

“Lo stai già facendo…” aveva ridacchiato il capo mentre i suoi sottoposti avanzavano reggendo uno strano casco.

“Cosa… cosa fate?” aveva provato a ribellarsi lui, ma quelle corde, fatte di chissà quale materiale spaziale, glielo impedivano.

Il casco era già stato posizionato sulla sua testa e sentiva delle onde cerebrali friggergli il cervello.

Pure Jessica poteva sentire parte di quel dolore e il modo in cui gridava, era lo stesso che aveva visto fare a Killgrave quando lei aveva pronunciato quella frase chiave.

“Sarai un Dalek umano. Privo di emozioni Colmo d’odio… porterai caos e distruzione. Ti daremo il potere per farlo. Controllerai le menti, tutti eseguiranno il tuo volere. E il tuo volere in realtà sarà il nostro. Sterminare!”

“N.. noo, non accadrà mai!” si era opposto con le sue forze, ma si sentiva sempre più in balia del loro lavaggio del cervello.

“Ti daremo nuovi ricordi, un’infanzia orribile, una vita di solitudine, penserai solo a te stesso e causerai solo sofferenze a chi ti circonda.” avevano deciso i Dalek e ormai non c’era più niente da fare.

La loro vittima sentiva la mente annebbiarsi, i ricordi scomparire gradualmente, la sua volontà farsi sempre più debole.

Il trattamento era finito, i Dalek lo avevano lasciato andare, certi che sarebbe stato il loro messaggero di devastazione.

Barcollando, Metacrisi era tornato alla baia, ma in un’altro punto, dove non si avventurava mai.

Jessica lo aveva visto andare verso quella che sembrava una cabina telefonica blu, un po’ sgangherata, nascosta agli occhi di tutti.

C’era stato un altro flash e stavolta poteva vedere il mezzo Signore del Tempo dentro un’altra astronave, ma più bella, più dorata, più accogliente, anche se con meno stanze, poco più di una una sala dei comandi.
Era lì che lui stava impostando qualcosa.

 

Cercando fra i vari scomparti aveva trovato qualcosa.. sembrava un bastoncino metallico argentato che emetteva una luce blu.

“La mia volontà mi sta abbandonando, i Dalek stanno prendendo il sopravvento nella mia mente, ma sono ancora in tempo per fare qualcosa…” aveva per lo più pensato a voce alta, mentre impostava le coordinate di quel nuovo TARDIS.

Quello di cui nemmeno quei tre Dalek erano a conoscenza.

“Non danneggerò questo universo, non posso fare questo a Rose, ha già subito delle perdite, qui può avere una nuova vita, non gliela distruggerò. Che non ci amiamo più non significa che io la odi.”

I motori si erano accesi, se qualcuno avesse guardato la cabina blu dall’esterno l’avrebbe vista sbiadire.

 

Se da una parte lui era soddisfatto di aver abbandonato quell’universo in tempo, non era ancora abbastanza.

“Ci deve essere un modo per annullare questa manipolazione! Un espediente perché io recuperi i miei ricordi…”

Non si dava pace, alla ricerca di qualcosa di cui quel TARDIS non era provvisto.

“Quando il Dottore si era nascosto dalla Famiglia, aveva quell’orologio che gli avrebbe ricordato chi era… com’è successo anche con il Maestro… ma qui non ho niente del genere... “ si era disperato, prima di avere un’illuminazione. “Non sarà un oggetto, sarà una frase a sbloccarmi!” aveva cominciato la creazione  di quel trigger, digitando forsennatamente sulla consolle, qualcosa che poi avrebbe scansionato nella sua corteccia cerebrale.

“Una frase, una frase facile, che direbbe chiunque, che so ‘Che bella giornata di sole!’ o ‘Adoro i biscotti!’ …”

Per quanti sforzi facesse anche puntando contro lo schermo il cacciavite sonico, ogni frase proposta era bocciata e sullo schermo continuava a comparire la frase ‘Non sei più Dieci’.

“Oh no, andiamo! Mi prendi in giro? Non ha nemmeno senso quella frase… cioè un senso ce lo può anche avere ma chi mai mi dirà una frase simile? Le possibilità sono pressoché nulle…” si era arreso al proprio destino, mentre un mal di testa più forte dei precedenti annullava quel che rimaneva della sua coscienza e il TARDIS con i suoi classici scossoni atterrava sul pianeta Terra di un altro Universo.

Metacrisi, o meglio il suo aspetto fisico, la sola cosa che restava di lui, era uscito da quella strana cabina senza ricordare nemmeno perché ci fosse entrato.

Aveva l’aria spaesata di chi non aveva idea di dove fosse e uno dei passanti per la strada, un signore sui settant’anni, dall’aspetto gentile e bonario, gli si era avvicinato.

“Signore, si sente bene?” gli aveva domandato esitante.

“Dimmi dove ci troviamo. Luogo e anno.” gli aveva imposto l’inquietante interlocutore.

L’anziano non si era nemmeno azzardato a fargli notare quanto bizzarra fosse la sua domanda, no, lui voleva solo rispondere, desiderava ardentemente obbedirgli.

Jessica ormai aveva capito.

“New York. 18 Marzo 2013.”

Circa un anno più tardi lui l’avrebbe incontrata.

“Bene.” aveva risposto il più giovane, prima di sentire un impulso irrefrenabile di dargli un altro comando, solo per il gusto di poterlo fare.

“Va’ a gettarti sotto una macchina.” 

E sotto i suoi impassibili occhi e a quelli sconvolti di Jessica, il povero malcapitato aveva eseguito, suscitando l’orrore della folla circostante, che aveva provato a soccorrerlo, inutilmente.

Sterminare.
Però poco alla volta.

“Mi sento bene. Mi sento benissimo.” aveva sogghignato il persuasore, che ormai aveva ben chiaro chi fosse: lui era Killgrave.


Killgrave aveva tolto le mani dal volto di Jessica e quel suo insolito flashback interattivo era terminato.

“Mi credi, Jess?” le aveva domandato con quei grandi occhi scuri che cercavano di leggerle fin dentro l’anima.

“Neanche se mi scolassi tutto il whisky di questo fottuto mondo potrei avere un trip simile. Cazzo, sì che ti credo!” aveva annuito lei, ancora un po’ scossa. “Ecco come è successo tutto!”

“Ma soprattutto ecco come tu sei riuscita a porvi fine!” le aveva sorriso dolcemente lui. “Mi vorresti credere ancora di più?”

“E come?”

“Se ti mostrassi quella strana cabina che hai visto nei miei ricordi?” le aveva proposto.

“E perché mai una cabina sgangherata dovrebbe cambiare le cose?” l’aveva guardato scettica lei.

Lui aveva sfoderato uno di quei sorrisetti da lupo machiavellico.

“Perché ancora non ci sei entrata.”

TBC

Tecnicamente, il prossimo sarà l’ultimo capitolo, anche se c’è già qualcuno che ha richiesto un sequel … e con me quella parola è pericolosa XD

Vi dirò, inizialmente pensavo che questo capitolo sarebbe stato solo il flashback di John/Metacrisi/clone del Decimo Dottore… ma poi non mi convinceva, avrebbe appesantito troppo il ritmo… mi piaceva questa cosa di far vedere a Jessica i suoi ricordi, insomma, la trovo una cosa molto da Signore del Tempo ;)

Se qualche fan di Rose nonostante gli avvertimenti è incappata qui, me ne scuso, ma questa è esattamente la visione che ho di lei… potete vederlo come bashing, anche se avrei potuto far molto, molto peggio XD

Io adoro i Dalek ma ancora non li avevo mai ‘mossi’, spero di aver reso loro un minimo di giustizia, è un piano abbastanza malefico da essere nelle loro corde.. oops nei loro filamenti organici che hanno all’interno dei bidoni XD

Mi preparo a un’altra potenziale valangata di ortaggi o sassate, nei casi peggiori XD
 

Buonanotte
 




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