Nato
servo
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Versailles no
Bara non mi appartengono.
1 - Se fossi nata uomo
Come sarebbe stata la mia vita se tu fossi nata uomo, Oscar?
Me lo domando, a volte.
Oggi sarei sposato e avrei una famiglia. Io e te saremmo stati
amici -
un servo e il suo padrone - ma le nostre esistenze sarebbero potute
scorrere in parallelo, senza procedere in simbiosi. Avrei una moglie
adesso, dei figli. Avrei quell'esistenza completa che non ho
mai agognato.
Non è solo l'amore a legarmi a te, Oscar, ma il
modo di
vivere che mi hai involontariamente imposto.
Siccome sei nata donna, io sono stato il tuo attendente in
modi che non
ci aspetta da altri uomini che svolgono le mie mansioni. Ho
condiviso tutto con te - l'educazione, l'allenamento, i valori. Sono un
servo che è tale solo a metà, e un uomo del
popolo che vorrebbe sentirsi tale in ogni cosa, ma non riesce.
Sei tu a ricordarmi che esisto solo per servire, Oscar. Tu,
che non mi
hai mai considerato un uomo. Tu che mi hai permesso di starti accanto
in ogni momento della tua vita come non avresti mai permesso ad un mero
amico. Solo il tuo attendente, per la funzione che aveva, poteva
passare tanto tempo con te, e condividere la tua esistenza.
Per questo non mi pento di essere nato servo, Oscar.
Se fossi stato nobile, tu non mi avresti mai guardato. Hai
guardato
solo Fersen con gli occhi dell'amore e io non sarei stato un'eccezione.
Da nobile non ti avrei conosciuta. Mi avresti trattato con
fredda
cordialità, tenendomi a distanza come chiunque altro.
Da servo io sono cresciuto con te. Ho vissuto con te.
Non mi vedi come un uomo, ma io ti vedo come la compagna della
mia
vita. È un giogo forse, una spirale senza uscita.
Ma che importa?
Io mi sveglio e tu mi chiami. Vado ovunque con te. Se viaggi,
sono con
te. Se vai in missione, sono con te. Ci separiamo solo quando andiamo a
dormire e non riesco a dolermi per questa mancanza, per quanto sia
follia.
Nessun uomo dormirà mai con te e io, solo io,
sarò l'unico che dividerà le tue giornate.
Osserverò il mondo coi tuoi occhi, ti
accompagnerò nelle tue esperienze...
Mi basta. La confusione giunge unicamente quando siamo
separati. Ho
una vita,
nonostante tutto, lontano da te. In tua assenza percepisco tutto
ciò che mi manca. Sono un essere a metà.
Perciò ascolto la rabbia del popolo e partecipo ai
loro
incontri, lasciandomi coinvolgere dalle loro
rimostranze. Parlano
a quella parte di me, nascosta e silente, che vorrebbe
prenderti per le spalle e importi di guardarmi, di accorgerti di me.
Ma tu ti sei innamorata di Fersen, Oscar.
Mai di me. Mai di me.
Anche se ti accorgessi che non sono solo un servo, il tuo
sguardo non si
tingerebbe di ardore nel guardarmi.
Non provi simili sentimenti per me. Non li proverai mai.
Perciò... perciò servirti è
l'unico
modo che mi è concesso di amarti. È la mia scusa.
È il mio destino.
Va bene così. Perché quanti altri uomini
si
innamorano di una donna in maniera così totale da non
sentire il bisogno che di lei per vivere?
Io sono fortunato. Non ho tutto, ma mi è concesso
di starti
vicino, di vivere al tuo fianco.
In questo mondo, un uomo come me poteva avere tutto questo da
una donna
come te solo in questa situazione - solo per un raro scherzo del
destino
che non avrà occasione di ripetersi.
Se tuo padre non fosse stato folle il giorno in cui sei nata,
saresti
venuta su come donna. Io ti avrei chiamata 'mia signora' e non
avrei mai giocato con
te. Tu
saresti cresciuta testarda e fiera, nonché capricciosa -
perché è questa l'unica arma concessa alle donne
per ottenere ciò che vogliono.
Tu... tu sei stata cresciuta come uomo perché era
giusto
così, Oscar. Sarebbe stato un crimine negare al mondo la tua
dignità, il tuo onore e la nobiltà d'animo che
hai mostrato come soldato. Sei nata per guidare gli uomini, dovevi
poter essere loro d'esempio.
Non negherò mai che sia stato giusto che tu sia
cresciuta
come uomo. Ma sei anche una donna e ti sei permessa di esserlo fino ad
ora, a modo tuo. Non puoi cancellare tutto questo solo per uno stupida
delusione amorosa, Oscar! Non per un uomo che non sa chi sei e mai lo
saprà.
E sia, forse hai il diritto di chiedermi di andarmene e di
smettere di
seguirti ovunque. Ma non puoi cancellare la creatura a cui ho votato la
mia vita.
Tu sei femminile quando suoni al pianoforte, sei femminile
quando porti
un calice di vino alla bocca. Quando ti addormenti sul prato dopo aver
tirato col fucile - fu in uno di quei giorni, quasi vent'anni addietro,
che ti guardai con occhi nuovi e la mia vita cambiò per
sempre.
Sono consapevole di non essere un tuo pari e a quanto pare
nemmeno un
amico. Puoi cacciarmi e mettermi da parte come un paio di stivali
usati, ma cancellare te stessa, Oscar? È un
crimine. Un'idiozia.
«Se voglio vivere come un uomo» affermi,
«non avrò più bisogno del tuo aiuto,
Andrè.»
Mi dai le spalle, dirigendoti verso la tua stanza, incurante
della mia
reazione. Tu ordini e decreti, non ascolti.
«Voglio essere libero per questo nuovo
inizio»
insisti.
Perché lo ribadisci proprio a me? Sono stato una
catena per
te? Anche se non ho mai preteso nulla, anche se ho fatto
sempre e
solo
ciò che dicevi. Anche se credevo che, almeno, io e te
fossimo amici.
«Oscar» ti chiamo. Non riesco a
trattenermi. Ti
seguo. «Lasciati dire una cosa.»
Ti fermi, ma non ti giri. Mi disdegni, perché io
non conto
nulla. Ma la verità conta e non la puoi rifuggire, Oscar.
«Sia essa bianca o rossa, una rosa è
sempre una
rosa. Una rosa non sarà mai un lillà.»
Ti infuri. Era quello che volevo, sto smascherando la tua
finzione.
«Vuoi dire che una donna non potrà mai
cambiare?»
Voglio dire che tu puoi essere la donna che vuoi, ci sei
riuscita per
oltre trent'anni. Non cambiare per un uomo, non cambiare per nessuno.
Non cambiare.
«Rispondimi, Andrè, rispondimi!»
La testa mi parte di lato. Mi hai schiaffeggiato con tutte le
tue
forze. Mi latita l'occhio - quello che già non vede
più nulla e che presto si porterà via la luce
dell'altro occhio. Non ti vedrò mai più Oscar.
Mi prendi per il bavero della camicia, minacciandomi come se
fossi un
uomo, come se fossimo pari.
«Parla!» mi ordini.
«Perché a
seconda della tua risposta...»
Ti afferro i polsi e stringo. Stringo, accanendomi contro
tutto
ciò che mi ha posto su questo mondo per amarti solo da
lontano. Mi accanisco contro di te, che non vuoi lasciami neppure la
consolazione di sapere che - seppur da lontano - rimarrai Oscar, la mia
Oscar.
«Lasciami, Andrè, mi fai male.»
Tu mi hai fatto male per vent'anni. Oggi me ne fai come non
mai.
Si strappa qualcosa dentro di me e schiaccio la bocca contro
la tua,
per punirti.
Non sto sfogando il mio amore represso. Voglio umiliarti,
voglio
sottometterti. Voglio privarti di ogni scelta, per una volta - tu, che
hai sempre deciso per tutti e due. Perciò stringo forte e mi
oppongo ai tuoi tentativi di divincolarti. Con soddisfazione ti
impedisco di scacciarmi e ti spingo sul letto, cadendoti sopra.
Come ci si sente a non avere scelta, hm? Anche questo
significa
essere
donna e tu non lo hai mai provato, Oscar.
Voglio vivere
come un
uomo, sarò un uomo.
Mentre urli non ti ascolto e afferro la camicia maschile e le
bende con
cui ti fasci il petto, per tentare di nascondere innanzitutto a te
stessa cosa sei, chi sei.
Sei questo,
Oscar,
questo!
Con uno strattone rompo la stoffa e quel che resta della mia
anima.
Mi risveglio e mi vedo, in piedi davanti al letto con la
camicia che ti
ho strappato, con te a petto nudo che per l'umilazione piangi in
silenzio e non osi neanche guardarmi, rassegnata
all'inevitabilità della mia violenza.
Piango.
Come mi sono ridotto a questo? Come ho potuto
spogliarti della
dignità?
«E adesso cosa vorresti farmi,
Andrè?» domandi, disprezzando la debolezza che ti
ho ricordato.
Mi odio. «Perdonami. Giuro su Dio che non
accadrà
mai più.»
Ti copro, perché so che non lo farai da sola. Sto
attento a
non toccarti. Non l'ho mai meritato, ma ora non lo meriterò
mai più.
Mi trascino via dalla tua stanza, ma devo ancora parlare - per
dare un
senso alla vita trascorsa insieme insieme che ho appena rovinato per
sempre. «Una rosa non diventerà mai un
lillà» ripeto. «E Oscar non
potrà mai smettere di essere Oscar.»
Piango, sperando che ascolti, anche se proprio ora non mi
ascolterai. Sono talmente idiota.
«Per vent'anni ho guardato solo te, e amato solo
te.» Questo - questo - è lo sfogo che avrei dovuto
liberare prima. Ho preferito sottometterti, invece che sottomettermi
completamente a te, fino all'ultimo alito di spirito. «Ti
amo» ribadisco con forza, tenendomi a stento in piedi.
«Ho finito per amarti come non potresti mai
immaginare.»
Barcollo via, fuggendo da me stesso e da te.
1 - Se fossi
nata uomo - FINE
NdElle: la prima storia in assoluto che scrivo su Lady Oscar.
Ho sempre trovato la trama originale perfetta, ma ammetto che
rivedendola di recente per l'ultima volta (ho usato i dialoghi
sottotitolati della versione Yamato Video) mi sono venute in mente
frasi e interazioni che esulano dalla versione originale.
Questa storia era partita come una riflessione generale di
Andrè, poi è finita col diventare una
rivisitazione del momento 'la rosa non è un
lillà'.
Mi sono immaginata dialoghi - mai avvenuti - successivi a
questa scena,
in un confronto che mi è parso in-character per il
personaggi di entrambi e che non so se scriverò. Forse
sì, dipende. Dall'ispirazione principalmente.
Un altro momento che mi spezza il cuore infatti è
quello in
cui André scopre che Oscar potrebbe sposarsi. È
la nonna a dirglielo, come se sapesse qualcosa di reali sentimenti di
lui. Come momento mi ha colpito tantissimo.
Ho fatto diverse riflessioni in merito su Twitch, nelle dirette
che sto tenendo insieme alle persone insieme alle quali sto riguardando
le ultime puntate di Lady Oscar - due episodi a settimana, la domenica.
Mi piacerebbe quindi, magari, ripercorrere anche il momento in
cui
Andrè piange per Oscar che potrebbe sposare un altro.
E chissà se oserò mai cambiare
ciò che
è perfetto - ovvero, arrivare a scrivere di Oscar che si
accorge di Andrè e di loro che non muoiono.
Aspetto un vostro feedback se vi va :)
Elle