E poi due fiori

di VigilanzaCostante
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NDA: doverosa premessa.
Queste drabble nascono dall’iniziativa di scrittura proposta da GaiaBessie su Facebook, nel nuovo gruppo “Serate drabble”. Ognuno dei partecipanti doveva proporre dei prompt e poi ad estrazione ci abbiamo scritto sopra. 4 drabble, 15 minuti per drabble e poi si passava alla successiva.

Ho deciso di utilizzare per tutti i prompt la stessa coppia (Neville/Pansy), in modo da creare una flashfic composta da sprazzi, da drabble.
A destra, graficamente, ho inserito i vari prompt, proposti in ordine: da Gaia Bessie, Lisbeth Salander, me e Lady.Palma




E poi due fiori

 
 
E noi non ci ricorderemo della pioggia in cui piangevo
(Giordana Angi)
 
«Perché piangi?»
Era una giornata uggiosa e a Diagon Alley non c’era quasi nessun ragazzino, solo lui e una bimba dal viso paffuto i cui occhi color caramello gocciolavano di lacrime.
«Perché papà mi ha sgridato» e con il dito grassottello indicò tremante un uomo dall’aria burbera.
«Oh non preoccuparti! Mia nonna mi sgrida sempre, lo fanno perché ci vogliono bene.» Le passò un fazzoletto tutto rattoppato proveniente dalle tasche della sua piccola tunica e – impacciato – abbozzò un sorriso.
«Grazie… io sono Pansy comunque.»
Passarono anni prima che si rividero, lei ormai aveva disimparato l’arte di piangere.
 
[97 parole]
 
 
 
Fra le muraglia di cemento e gesso, sei una specie di fiore.
(Dino Buzzati)
 
 
Pansy era cento risposte grezze e una dolce sussurrata.
Pansy era i muri che si costruiva intorno e la forza – brutale – con cui li abbatteva.
Pansy era chiusura, autoinflitta su se stessa.
Ma Pansy, per definizione, era una violetta del pensiero.
«Secondo una leggenda francese dentro i petali di questi fiori si può scorgere il volto della persona amata» le aveva spiegato.
“Ma io non so amare.”
Neville sì, però, perché non abbatteva muri, li scalava e una volta arrivato dall’altra parte piantava dei fiori. Delle violette del pensiero.
Non mollava Neville. Pansy, così, era fatta sempre meno da mura.
Solo novantanove risposte grezze, e poi due fiori.
 
[108 parole]
 
 
Siamo fatti di carne debole e cuori forti
(dalla pagina facebook Rossicapelli)
 
 
Neville Paciock aveva un cuore di quercia e la voglia impellente d’amare. Lo si capiva dal modo in cui incespicava su se stesso quando lei era nei paraggi, di come la sua serra si era riempita di violette del pensiero.
Pansy, invece, il cuore non l’aveva mai utilizzato troppo. Si lasciava andare alla passione carnale, alle coperte sfatte e gli amplessi scomodi. Niente “buongiorno”, nessuna colazione: era fatta di carne forte e un cuore debole.
Poi era arrivato lui, con i suoi sproloqui sulle piante grasse e i fiori selvatici.
Carne e cuore, a quel punto, si sovrapposero in un bacio imbarazzato.
 
[102 parole]
 
 
 
Se mi disprezzasse lo perdonerei, perché se mi amasse alla follia non potrei mai perdonarlo
(William Shakespeare)
 
 
«Odiami!»
Gliel’aveva urlato rossa in viso, fuori di sé, ma con ancora un briciolo di controllo: il suo sguardo era sprezzante come al suo solito.
Neville aveva aggrottato le sopracciglia e aveva tentato di avvicinarla.
«Non posso odiarti.»
«Paciock, non lo capisci? Non puoi amarmi, non puoi amare una come me.»
Odiami piuttosto, odiami perché così sarà più facile capirti, perdonarti.
Neville in tutta risposta l’aveva abbracciata, con quel suo modo tutto goffo e impacciato.
«Non posso odiarti, io ti amo.»
L’amore è una cosa scivolosa ed effimera – è questo che aveva sempre pensato Pansy – ma stretta tra quelle braccia non riusciva a trovare la forza di disprezzarlo.
 
[108 parole]




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