La
banda assiste inerme alla tortura fisica e psicologica a cui Gandia
sottopone Nairobi. Sono minuti preziosi durante i quali non hanno modo né lucidità per escogitare piani di salvezza.
"Cazzo,
amico! Come dobbiamo fare? E' incontrollabile quel tizio!" –
dice Rio a Denver mentre, correndo raggiungono il resto del gruppo.
"Un
modo per metterlo K.O. lo dobbiamo trovare e...." – le parole
del figlio del defunto Mosca si interrompono, perché gli si
gela il sangue di fronte alla scena che ha davanti.
Avanza
lento verso una porta ormai trivellata di colpi, dalla quale fuoriesce
la testa di Nairobi, quasi crocefissa.
"Ragazzi,
non fate mosse azzardate, vi prego. E' un folle, non sappiamo come
potrebbe reagire" – sussurra loro Stoccolma, tremante e
preoccupata per l'amica, e cosciente di una possibile reazione del
marito.
"Che
aspettiamo a fargli saltare la testa a quel bastardo!"
"Calmati,
non dobbiamo lasciarci prendere dalle emozioni" – interviene
Palermo, mentre fissa immobile la porta, pronto ad utilizzare l'arma
all'evenienza.
"Pezzo
di merda, se lei sta lì la colpa è tua! Avrei
preferito fossi tu al posto suo" – a rivolgersi all'ex leader
in quel modo è un suo caro amico.
Bogotà.
L'uomo non toglie gli occhi dalla sua donna e soffre assieme a lei,
mentre mille pensieri gli affollano la mente e l'accecato odio verso
Gandia è un motore inarrestabile.
"Adesso
libero Nairobi" – comunica il militare, tirando a
sé la prigioniera, ormai talmente sfinita che fatica a
tenersi in piedi, con il sangue che le gocciola dalla mano e alcuni
punti post operazione riapertisi.
Ha
poco in cui sperare se non desiderare che gli amici facciano fuori quel
vile bastardo, prima che sia lui a farlo con lei.
E
nella sua testa durante quei minuti sono seguiti tanti e tanti pensieri
su un futuro sempre meno certo: vede sfumare l'idea di una casa, un
marito, dei bambini che corrono nel giardino e giocano con il loro
cane. Ha poco di reale tutto ciò e le cose stanno sfuggendo
di mano alla banda del professore.
Ma
ecco finalmente aprirsi uno spiraglio di luce, di speranza.
Gandia
la sta liberando... ma sarà vero? Le darà
realmente modo di ricongiungersi ai suoi compagni? Questo le sembra
talmente assurdo...nessuno avrebbe mai rischiato di ricompattare la
banda nemica se ha opportunità di annientarla facendone
fuori un membro!
Spaventata
su cosa accadrà da lì a pochi istanti, Nairobi
percorre quei metri stretta con una fune al collo e una pistola puntata
alla tempia, mentre il dolore mentale diventa più forte di
quello fisico. Un dolore mentale dovuto all'ormai certa fine.
Esausta
e triste, osserva uno ad uno i suoi amici: Palermo, Stoccolma, Denver,
Rio, Helsinki... e poi lui...Bogotà! Con occhi lucidi gli fa
un cenno con la mano come a volergli dire addio per sempre,
perché è questo che sta per accadere, ne
è convinta. Basta poco, in fondo! Gandia potrebbe ucciderla
in un colpo secco e all'improvviso, senza dar modo al gruppo di
attaccare per primo.
"Ecco,
adesso la libero! Visto?" – li provoca il folle, slegando la
fune dal collo di Nairobi.
E
lei ne rimane alquanto sorpresa.
Bogotà
le porge la mano, pronto a riaccoglierla tra le sue braccia. Ed
è allora che Gandia cambia decisamente idea sull'epilogo
della vicenda.
In
fondo si stava divertendo a far soffrire quelli che definisce criminali.
"Meticcia"
– è così che si rivolge alla donna, con
tono dispregiativo, chiamandola per darle l'ultimo saluto.
"Ecco,
immaginavo" – pensa tra se e se Nairobi – "Cosa
vuole ancora!"
A
quel punto, la gitana si volta lentamente verso il suo nemico e il suo
sguardo rivela non rabbia né odio verso il suo aguzzino, ma
è la paura a dipingerle il viso.
"Ti
avrei detto che ti avrei uccisa" – sogghigna il militare,
puntando l'arma diretto alla testa di Nairobi.
Ed
è allora che parte un colpo che fa gridare i presenti.
NOTA
AUTRICE:
Salve
rieccomi con una nuova storia sulla Casa de Papel, stavolta ho deciso
di dare una svolta diversa alla storia che conosciamo dopo aver visto
la quarta stagione. Spero vi piaccia :)
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