Storie d'altri tempi

di _Niente_Paura_
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La festa degli innamorati



Rejern è stata da sempre una città ricca non solo nel denaro, ma anche nello spirito e nelletradizioni, le quali affondano le proprie radici fino ai secoli più bui.
Tra le tante festività,una in particolare attira l'attenzione degli stranieri, così particolare e romantica da prender piede anche nelle regioni limitrofe.
La festa del girasole è una festa che si svolge all'inizio dell'estate, quando le giornate hanno raggiunto il massimo della loro durata e il girasole compie un giro più ampio.

Le origini di questa festività sono disparate, ma tutte concordano su una sola cosa : come il girasole segue il sole, Merkel seguiva Shapea.
Secoli fa, quando Rejern era assai diversa rispetto ai giorni odierni, vi erano immense distese di grano e tanti contadini che lavoravano nei campi, ora il numero delle piantagioni è considerevolmente diminuito, ma la festa è più viva che mai.
Tra i capi si narra che vi era questa giovane ragazza, Merkel. Questa aveva il viso tondo ed un naso sottile con la punta arrossata, solitamente sul suo viso v'era stampato un dolce sorriso.
Un giorno dal sud-est arrivarono delle truppe, in quegli anni si stavano svolgendo le trattative per la pace tra Rejern e Vecchia Varnikem, ma tali faccende non sembravano turbare i contadini, i quali accettavano accondiscendente qualunque realtà senza fiatare.
Quel giorno era uno come gli altri, non importava se bianchissimi cavalli sfrecciavano sulla strada sterrata, e se scintillanti armature color cianotico accecavano i passanti, Merkel doveva prendere i covoni e portarli nel fienile.

 

Era tarda sera quando Merkel era uscita fuori casa, così da poter prendere aria. I capelli li teneva sciolti, mentre il viso s'impallidiva a causa del freddo.
Stava sul portico della sua piccola casa, poco distante fra dei vicoli poteva osservare due alte figure coperti di armature in cuoio. Sentì un urletto da parte di questi e storse il naso, costatando come fossero dei soldati ubriachi di ronda, e così mettendosi mani sui fianchi andò ad affrontare i due ubriachi, convinta di far chissà cosa.

Lei era proprio una bella ragazza, non c'è dubbio e di certo non aiutava con questi energumeni che cominciarono a fischiarle contro e affibbiandole epiteti come “Bella bionda” oppure “Occhioni azzurri”, a tali avance la ragazza scappò via, mentre questi continuavano a fischiarle dietro.
La ragazzina aveva le lacrime agli occhi e correva a più non posso e quando arrivò alla porta se la tirò alle spalle.
Fu dopo il sonoro SLAM che la giovane sentì una rombante voce inveire contro i soldati.
«Voi! Soldati di questa città ubriacarvi mentre siete di ronda? Come diavolo è possibile ...» un attimo di pausa, Merkel non udì alcuna risposta, allora aprì leggermente la porta e spiò dallo spiraglio.
«Allora? Che poi non c'è cosa più disgustosa che importunare una giovane fanciulla che infondo non vi aveva fatto nulla!» sospirò pesantemente il cavaliere, la figura era alta e slanciata ed aveva dei lunghi capelli di un rosso fuoco. Il cavaliere prese con violenza le spalle degli uomini in questioni e cominciò ad avanzare verso quella che era la casa di Merkel, la quale osservando tale scena rimase impietrita ed incapace di muoversi.
Sentì bussare alla porta, pesanti nocche metalliche erano a pochi passi da lei
«Scusate, è permesso?» disse una voce imperiosa chiaramente femminile, esitò qualche istante Merkel ma appellandosi a tutto il suo coraggio aprì la porta, trovandosi dinanzi oltre ai soldati dal volto arrossato e sudato, una figura alta e slanciata e con un petto tronfio. Osservò sbalordita la figura dinanzi a lei, era una cavallerizza con una coda ben stretta ed alta, la quale teneva a bada una folta chioma rossa.

La cavallerizza diede due scappellotti ai soldati «Allora? Cosa dovete fare?» chiese questa impaziente rimirando la ragazza
«Ci scusi»
«Dovevamo fare il nostro lavoro e …» e questo dopo neanche aver completato la frase ecco che vomitò tutto sul pavimento. Fu un attimo, Merkel d'improvviso vide la cavallerizza prendere i due e scaraventarli lontano con una furia che aveva dell'indescrivibile, poi senza neanche chiedere permesso entrò in casa
«Avete un secchio vero? Devo pulire il macello di quei deficienti» sgranò gli occhietti Merkel, mentre rimirava l'alta e slanciata figura, sembrava che non riuscisse a staccar gli occhi di dosso a quel corpo racchiuso in un armatura nera intarsiata da pietre azzurre
«Oh! Che scema, non vi ho chiesto il permesso d'entrare e nemmeno sapete chi sono ...» si schiarì la voce «Sono Ser Shapea, cavaliere di Varnikem dell'ordine del Pegaso, posso entrare?» sebbene la risposta più logica fosse “Non ti sembra un po' tardivo?” questa non fu la risposta di una giovane ragazzina infatuata
«Il piacere è … è mio Ser Shapea … io … io sono Merkel … e vivo qui ...» un attimo di silenzio imbarazzante fra le due, mentre Merkel diveniva sempre più rossa e Shapea più confusa
«Allora posso prendere il secchio?» disse Shapea interrompendo il rimuginare dell'altra
«Oh! Certo! CERTO!» e così dicendo si precipitò a prendere l'occorrente per poi uscire di casa e dirigersi al pozzo, mentre dietro vi era una Shapea strillante «Si fermii!! Dannazione! Non ha capito che i soldati sono ubriachi?! Non sappiamo che intenzioni abbiano! LA PREGO!» non importava quanto si sgolasse, quella era ormai partita felicissima all'idea di aiutare la cavallerizza che neanche lei stessa poteva fermarla, doveva solo aspettare che si placasse.
Arrivata al pozzo finalmente andò a riempire il secchio, mentre Shapea la teneva d'occhio
«Da quel che vedo il lupo perde il pelo ma non il vizio, eh?»
«Cosa?»
«Ma come cosa? Lei è uscita fuori di corsa in piena notte, dopo che è fugita appena dei soldati ubriachi hanno alzato la voce … io non capisco» a tale spiegazione rise Merkel, lasciando ancora di più interdetta Shapea «Vede, spesso faccio determinate cose ma be' … le faccio senza pensarci, agisco d'impulso» alzò un sopracciglio Shapea, ma Merkel continuò «Sono troppo impulsiva delle volte e quindi finisco per combinare queste cavolate» tirò su il secchio, Shapea lo strappò dalle sue mani «Venga, andiamo a pulire quel casino» e nel dire ciò accennò un leggero sorriso.

Passarono i giorni e Merkel tirava in alto la testa, sforzandosi di vedere una folta chioma rossa, ma niente. Le giornate passavano veloci e lei come il girasole cerca il sole, lei cercava il suo di sole. Per quanto potesse sembrare assurdo lei era già innamorata di quel cavaliere, ma non poteva dirlo ad anima viva, che avrebbero detto? Non è ammissibile che una donna possa invaghirsi di un'altra donna, e poi anche se l'avesse trovata cosa avrebbe fatto? Merkel non aveva il coraggio di aprirsi, quindi era meglio lasciar correre, ma il movimento del girasole è involontario e non puoi dirgli di fermarsi e non guardare più il sole.
Erano passati venti giorni e le truppe di Varnikem se ne stavano andando, forse lei era già partita. Merkel portava i covoni di fieno e li portava al fienile, durante il tragitto si fermava ed osservava i cavalli scalpitanti calpestare la strada polverosa, quanti cavalli vide quel giorno, quanti cavalieri e soldati, eppure fra loro lei non c'era.

Arrivò il tramonto ed il sole si stava tuffando tra le montagne, e lei anche se stanca, continuava a guardare quella strada mentre portava gli ultimi covoni al fienile.
D'improvviso sgranò gli occhi e lasciò cadere quell'ammasso di fieno, dinanzi a lei tantissimi cavalieri dall'armatura nera impreziosita da intarsi azzurri sfilavano in fila indiana. Il primo aprì la sfilata con lo stendardo azzurro con un pegaso bianco, mentre dietro vi erano così tanti soldati, ma tutti indossavano l'elmo ed erano tutti uguali, impossibili da riconoscere. Con le lacrime agli occhi cominciò a strillare avvicinandosi alla filata
«Non lasciarmi!»
«Shapea non lasciarmi!»
Passò circa un ora in questo stato, le corde vocali logore, gli occhi arrossati e con le gambe tremanti, eppure nessuno s'era fermato, se n'erano andati tutti e lei s'era adagiata sull'erba, ignorando le frecciatine di ogni dove ed abbandonandosi sul tappeto erboso.

 

«Cos'è che abbiamo qui?» una voce vagamente familiare echeggiò nella testa, aprì gli occhi pigramente Merkel, poi si mise a sedere stropicciando gli occhi assonnati. Inutile dire che fu enorme la sorpresa quando dinanzi lei v'era un grosso girasole, e la mano che tendeva il fiore giallo sgargiante era proprio di Shapea.
Abbondanti lacrime cominciarono a scorrere e rigare il volto della giovane Merkel, la quale strappò via dalle mani il girasole e si fiondò tra le braccia di Shapea
«Dov'eri? Perchè non ti ho vista tra le schiere del tuo ordine? Era l'ultimo giorno e tutti i cavalieri di Varnikem dovevano scendere!» esitò un attimo «Aspetta! Mica vorresti restare qua?» sorrise amabilmente Shapea, prese la mano tremante di Merkel e s'inginocchiò
«Niente di tutto questo mia dolce signora, io scenderò a Varnikem e non sarebbe male se lei scendesse con me» restò senza parole la ragazzina, la quale fissava la cavallerizza con gli occhi lucidi ed arrossati, mentre la mano tremante stringeva il girasole.
«Ma mio padre non vorrà mai … due donne … non è … concesso» schioccò con violenza la cavallerizza rialzandosi in piedi ma continuando a stringere la mano
«Non ho chiesto nulla a suo padre, la prego mi faccia l'onore d'essere la mia compagna, prometto d'amarti e rispettarti» erano dolcissime parole, teneri versi d'amore che fecero crollare in un pianto disperato la tenera Merkel che affondava il viso nella dura armatura di Shapea.
S'allontanarono, non si seppe più nulla di loro, e mentre alcuni teorizzavano sul possibile suicidio di Merkel, altri avanzavano un'ipotesi decisamente meno macabra.
Il giorno seguente alla fuga delle due, i genitori trovarono un girasole dinanzi la porta, poco distante fermato da un sasso v'era un foglietto su cui v'era scritta la parola “Kaires”, una forma di congedo di Rejern.Il giorno seguente dietro la porta v'erano molti più girasoli, questi erano stati posti da alcuni abitanti. Il giorno dopo ancora la stessa storia, passavano i giorni e i girasoli aumentavano a dismisura.
Non v'era un innamorato di Rejern che non avesse messo un girasole dinanzi quella porta, era divenuto un simbolo e da secoli la tradizione continua, seppur leggermente variata nei secoli.

Per quel giorno l'intera Rejern si colora di giallo, viene sommersa da questi girasoli posti dagli innamorati per dichiarar il loro amore dinanzi tutti.





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