REALTA’ PARALLELA
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Capitolo 14 – Cancellare
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La
brezza primaverile investì il suo viso facendole socchiuderle gli occhi per
bearsi di quella pace, anche i suoi capelli legati nella solita coda, venivano
mossi a ritmo.
Nonostante
fosse il mese di maggio, il sole splendeva alto in cielo, così Chloè ne approfittò per una prima tintarella, ovviamente
usando la protezione cinquanta, non poteva rischiare di ustionare quella pelle
nivea.
Si
accomodò in costume da bagno giallo a righe nere, nel lettino a bordo piscina,
dove era già stato precedentemente sistemato un asciugamano bianco dal suo
valletto, aspettando le sue ospiti.
“Jean
Tod, avvisami quando arrivano le mie amiche”
Incredibile come in tutti quegli anni di servizio, la viziata figlia del
sindaco non aveva ancora imparato il suo nome, e si meravigliava nonostante il
suo carattere da signorina so tutto io,
avesse delle amiche che le volevano bene.
Forse
doveva avere qualche qualità che lui ignorava.
“Certo,
madamoseille”
Si congedò con un inchino, e con la solita riverenza che era solito a
riservarle, ma dentro invece urlava e avrebbe tanto voluto mandarla a quel
paese.
Abbassò
le spalline in modo da non doversi ritrovare con delle antiestetiche righe
bianche sulle spalle, se mai la melanina si fosse attivata sotto tutta quella
coltre di crema.
Anche
Alya era stata invitata a quello che aveva intitolato
come tintarella party, e presto
sarebbe arrivata anche Marinette, erano loro le
amiche di cui attendeva la visita.
La
corvina si era sfregata le mani, quella sarebbe stata l’occasione perfetta per
rivangare vecchi discorsi, che a quanto pare il suo alter ego, le aveva fatto
passare liscio.
Amica
di Chloè Bourgeois? Anzi
migliore amica? Ne in questo e ne nell’altro mondo, non poteva esistere
amicizia tra quelle due, anzi secondo Marinette non
poteva essere amica di nessuno quella ragazza se continuava a tenere quel
carattere da snob saccente.
Per
ripristinare l’ordine naturale delle cose ed avere una chance per tornare nel
suo mondo, avrebbe dovuto mettere fine a quell’amicizia?
Ben
venga e aveva sicuramente un motivo per farlo.
Bussò
alla porta della sua camera, attendendo che il cameriere le venisse ad aprire.
“Bonjour, madamoseille
Dupain-Cheng. La signorina Bourgeois
l’attende in piscina”. Le fece un inchino e segno con il braccio di entrare.
“Grazie
mille Jean”. Per fortuna qualcuno ricordava ancora come si chiamava.
Marinette raggiunse la
bionda a bordo piscina.
“Ciao
Chloè” La salutò accomodandosi si un lettino.
L’amica
aprì un occhio per accertarsi di aver captato la voce esatta “Marinette, ciao, benvenuta”.
“Ciao,
Chloè” Le si parò davanti facendo schermo con il suo
corpo e togliendole tutto il sole.
“Marinette, tesoro, ti puoi spostare? Altrimenti non
riuscirò ad abbronzarmi”.
“E
allora? Tanto sei sempre dello stesso colore.” Fece acida.
La
bionda aprì gli occhi, e la guardò stranita, non era da lei rivolgersi in
quella maniera, di solito era molto pacata e servizievole.
“Sei
sicura di stare bene?”
“Mai
stata meglio, Chloè…”
“Ho
saputo che ti sei lasciata con Luka, se vuoi
parlarmene, lo sai che ti ascolto.” Cercò di capire che cose le stesse
succedendo, e magari era proprio a causa della rottura con il chitarrista a
farla agire in quella maniera.
“Vedo
che lo hai saputo…cos’è? Si è infilato già nel tuo
letto?” Le alitò nel volto.
“Non
ci hai ancora perdonato…”
“No,
direi di no” Lo disse, ma in lei non albergava nessun ricordo di quel
tradimento, stava solo immaginando a come potesse sentirsi se una delle sue
migliori amiche e il suo ragazzo fossero andati a letto insieme alle sue
spalle.
Era
furiosa.
E
avrebbe riversato quella rabbia su quel bel faccino perfetto che si ritrovava.
“Senti,
Marinette, ti ho già detto che mi dispiace. Eravamo
ubriachi e lui pensava che fossi te” Cercò di giustificarsi.
“E
tu non lo hai rifiutato”.
La
bionda aveva scosso la testa “Non mi ricordo molto di quella serata.” Poi
abbassò lo sguardo, si vedeva che le dispiaceva, ma sapeva anche che Chloè Bourgeois avrebbe fatto di
tutto per tirare l’acqua al suo mulino.
Le
piaceva Luka, le era sempre piaciuto, e quella
maledetta volta, aveva solo colto l’occasione per entrare nel suo letto.
Non lo avrebbe saputo nessuno, se non fosse stato
per Marinette che era entrata in casa sua per una colazione romantica.
“Io…”
“Chloè, non meriti la mia amicizia, anzi, non meriti quella
di nessuno. Sei una persona viscida e meschina, tra le più cattive che abbia
mai incontrato. Da oggi in poi non saremo più amiche.” Le aveva vomitato
addosso tutta la frustrazione di anni e anni, come se davanti a se aveva la Chloè della sua realtà.
Aveva
girato i tacchi e se ne era andata, lasciando Alya
interdetta che era riuscita ad ascoltare tutto quanto.
“Marinette…” Aveva provato a fermarla.
“Lasciami
sola, Alya”.
*
Papillon
era alla ricerca della sua vittima perfetta.
Akumizzando la signorina Bourgeois, avrebbe fatto venire allo scoperto Lady Bug e
Chat Noir, per loro il richiamo della giustizia sarebbe stato forte e
impossibile da ignorare.
“Vola
da lei mia piccola akuma, ed oscura il suo cuore” Il
malvagio Papillon aveva liberato una sua farfalla avvelenata, per insinuarsi
dentro gli occhiali sa sole di Chloè.
“Ciao,
Chloè, o dovrei dire Ereser,
io sono Papillon. Ti dono il potere di cancellare nei cuori delle persone
l’amore, e di poterti vendicare di chi ti ha spezzato il cuore, in cambio
dovrai portarmi i miraculous di Lady Bug e Chat
Noir”.
Alya era sconvolta,
vedeva la sua amica in uno stato di tranche, con un ghigno sadico dipinto sul
volto, cercava di smuoverla e di scuoterla leggermente per le spalle, sperando
riprendesse conoscenza.
“Al
tuo servizio, Papillon” Poi venne avvolta da una nuvola viola e nera e
trasformata nel super cattivo chiamato Eraser.
I
suoi capelli divennero bianchi e della consistenza della gomma da cancellare,
bastava allungarli e toccare le persone per eliminare in loro l’amore che
provavano per qualcuno.
E
a fermare quell’ammasso informe in testa, i suoi fedeli occhiali da sole che
nascondevano la malvagia akuma.
Il
suo costume da bagno, si era trasformato in un paio di jeans neri e maglietta a
righe bianche e nere.
Saltò
dall’ultimo piano, atterrando all’ingresso dell’Hotel Le Grand
Paris intatta.
“Chloèèè!” Urlò Alya tentando di
prenderla, ma senza riuscirci, poi prese di corsa il telefono e chiamò Marinette, perché, mentre si lanciava nel vuoto, aveva
gridato il suo nome, ed era nella direzione di casa sua che stava per andare.
“Che
c’è Alya?” Chiese scocciata, sicuramente l’aveva
chiamata per cercare di farla ragionare.
“Chloè…è posseduta, si è trasformata in qualcosa, è caduta
dal palazzo…sta venendo da te” Biascicò una serie di
frasi sconnesse e alle orecchie di meno esperti, sarebbero risultati senza
alcun senso logico, ma non per lei, non per lei che combatteva Papillon da
tempo immemore.
“Va
a casa Alya, io saprò cavarmela” E senza darle tempo
di replicare, riattaccò il telefono, era quasi arrivata alla pasticceria, e si
fiondò in un vicolo vicino e buio.
“Tikki, trasformami”.
*
In
un batter d’occhio, era diventata Lady Bug, e tra un guizzo e l’altro sopra i
tetti di Parigi, era quasi arrivata a raggiungere Chloè.
Seguì
la serie di persone immobili e trasparenti che si ergevano come statue di
ghiaccio sui marciapiedi delle vie principali.
Si
avvicinò ad una per vedere meglio chi fosse, le sembrava di conoscerla.
“Sai
chi è?” Chiese una voce sensuale alle sue spalle.
“C-chat Noir! Tu uno di questi giorni mi farai fare un
infarto”.
“Oh
no Milady, non potrei mai rovinarti quel bel cuoricino che ti ritrovi. Posso
solo fartelo battere più velocemente se me lo permetterai” Tentò un bacia mano
a vuoto.
“Esatto,
e l’infarto è uno dei motivi” Incrociò le braccia, cercando di fare l’offesa,
anche se in realtà quel gattone le stava facendo si battere forte il cuore, ma
per altri motivi.
Cercò
si scacciare via l’immagine di Adrien e di pensare di
avere solo Chat Noir davanti, di non conoscere la sua identità, ma non era di
certo semplice.
“Vedrai
che un giorno cambierai idea”.
Eccome
se aveva ragione, ma non poteva dirgli che sapeva benissimo chi si nascondeva
dietro la sua maschera, o chi era lei in realtà, non si conoscevano nemmeno
molto bene, si erano ritrovati a parlare una volta sola e l’altra era rimasta
solo abbracciata a lui, non dicendo niente, solo il suo gesto aveva parlato per
lei.
“Mmm lo vedremo” Le piaceva giocare in quel modo con lui, e
ora che sapeva con chi in realtà aveva a che fare, la cosa era ancora più
intrigante e le sue battutine, stavano prendendo una piega diversa, proprio
come si stava facendo in strada in lei, il timore che si facesse male
seriamente.
Non
che prima non provasse questo sentimento nei suoi confronti, ma sapere che c’era
Adrien dietro la maschera di Chat Noir, era tutto
così strano, le sembrava persino inverosimile.
“Attenta!”
Il gattone riuscì con un balzo a proteggere la sua partner roteando il bastone
e respingendo un suo attacco, evitando che l’amore dentro il suo cuore, venisse
cancellato ed evitando che si trasformasse in una statua trasparente.
“G-grazie, Chat Noir” Balbettò sentendosi immediatamente una
stupida per essersi fatta sorprendere così.
“Di
niente. Avresti fatto lo stesso per me” Ammiccò aiutandola ad alzarsi, per poi
correre a nascondersi dietro una macchina rossa parcheggiata.
“Non
dubitarne mai” Gli sorrise, e quel gesto lo fece avvampare e battere il cuore
ancora più velocemente.
“Ecco
una persona innamorata!” Urlò Eraser captando l’amore
di Chat Noir, che l’attirava come una falena dritta verso una fiamma.
Lady
Bug inveì contro di lui, alterata perché si erano fatti scoprire, e senza prima
mettere in atto un piano “Puoi tenere a bada i tuoi sentimenti per cinque
minuti?”.
Balzarono
in un altro nascondiglio, un vicolo stretto, e andarono a nascondersi dietro
dei cassonetti.
“Colpa
tua, milady”.
Non
aveva il coraggio di replicare Lady Bug, lui lo guardava con quegli occhi colmi
d’affetto.
“Non
è il momento di litigare” Disse riacquistando un attimo di lucidità e calma. “Piuttosto,
come la sconfiggiamo?”.
Chat
Noir si mise a pensare, non era molto esperto in queste cose. “Forse usando un po’
di fortuna?”
“Giusto.
Lucky Charm” Tirò in aria uno yo-yo e ne uscì fuori
una penna e un foglio di carta. “Mi prende in giro? E che dovrei farci, la
lista della spesa?”.
“Io
la userei per scriverti una lettera d’amore, milady”.
Lady
Bug ebbe un lampo di genio “Bene, allora inizia a scrivere” Gli passò gli
oggetti.
“Scherzavo!”
“Ereser cancella i sentimenti d’amore, quindi lei dovrebbe
esserne priva, se le scriviamo qualcosa che poi leggerà, il suo cuore dovrebbe
riempirsi d’amore e indebolirla. Credo che la sua akuma
si trovi negli occhiali da sole”.
“Ottima
intuizione, come sempre” Chat Noir prese il foglio e la penna ed iniziò a
scrivere, Lady Bug cercò di sbirciare, ma lui balzò poco distante, celando
quelle parole.
Appallottolò
poi la carta e la lanciò in mezzo alla strada.
“Ora
dovremo attirarla nella nostra trappola”.
“E
come pensi di fare?”
“Stai
al gioco” Ammiccò prendendolo per mano ed uscendo dal vicolo.
“Che
vuoi dire stai al gio…” Non finì la frase che Lady
Bug gli stampò un tenero e dolce bacio sulle labbra.
*
continua