Apnea

di Lady Moon
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Apnea.

 

Affrettó il passo, il tacco 5 cm, i capelli spettinati, il cuore consumato e la pelle sudata, argentea come la Luna.
Lo aveva percepito per l'ennesima volta, un attimo prima, quel tumulto di paradossali sensazioni.
Pensò, per la prima volta, che sapeva benissimo il perché, eppure faceva una fatica immane ad accettarlo. Non lo aveva mai fatto e in realtá non era nemmeno la prima volta a realizzarlo, cercava - fallendo miseramente - solo di alleggerire il peso delle sue colpe.
Ma anche l'amore, in fondo, di colpe ne aveva. La colpa di continuare, nonostante le zolle fastidiose sotto i piedi che sempre fuoriescono, noncuranti, e tu cedi, ti sottometti, passivo e sguarnito, al suo volere.
Provava quasi paura, perché come faceva a nascondere a se stessa che probabilmente la sua tentata fuga era l'unica cosa sensata che la sua immaginazione aveva partorito?


Si sedette, il fiato corto, gli occhi sgranati, ora sentiva freddo.
No, era troppo semplice, banale, si disse, lasciar andare...
Era troppo o troppo poco per lei.
Non era pronta.
E forse non lo sarebbe stata nemmeno il giorno dopo, nemmeno dopo altri due o tra anni. Inequivocabilmente inutile.
O forse perché, concluse, non voleva esserlo affatto.

Immersa in uno stato di perenne apnea, ci sarebbe rimasta finché avrebbe resistito.

I vetri del bus iniziarono ad appannarsi, ormai mancava poco alla partenza. Chiuse gli occhi, poteva finalmente illudersi di respirare.

 





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