– Voglio
che tu mi porti il cadavere di Kazuya Ryuzaki. Solo allora la lascerò
libera. – dichiara Balbas, implacabile.
Sbarro
gli occhi. Mi si ferma il cuore.
No,
non posso macchiarmi di una simile bassezza.
Eppure,
non ho scelta.
Balbas,
con crudele furbizia, mi ha imposto uno scellerato ultimatum.
Mi
ha imprigionato in un orribile ricatto.
Per
salvare Reiko, devo uccidere Kazuya.
Che
cosa devo fare? Qual è la scelta giusta?
C’è
davvero una decisione corretta in una simile situazione?
Mi
sembra di essere precipitato in un incubo, ma non è così.
Questa
situazione è fin troppo reale.
Vorrei
gridare, ma le parole mi si fermano in gola e quasi soffoco.
Gli
strilli da gallina di Reiko mi infastidiscono, come se mi
dilaniassero i timpani.
Smettila
di gridare, stupida mocciosa viziata.
Dovresti
ringraziare te stessa e la tua stupidità, se ci troviamo in
questa situazione.
Ma
dubito che tu, col tuo cervello atrofizzato, possa formulare un
simile pensiero.
Anzi,
sono sicuro che te la prenderesti con me, perché non sei
capace di prenderti le responsabilità delle tue azioni.
Tu
pensi di essere sempre innocente e di potere scaricare le tue colpe
sugli altri.
Ti
odio, Reiko!
Vorrei
tirarti il collo e farti tacere per sempre!
Eppure,
sono condannato a pensare alla tua incolumità.
Per
quanto stupida, sei una civile ed è mio dovere difenderti.
Ma
non posso nemmeno condannare a morte Kazuya.
Lui
è il mio migliore amico e, a differenza tua, Reiko, si sta
battendo per la difesa del nostro pianeta.
Tremo
e lo stomaco mi si serra in una morsa di nausea. Tante soluzioni
improbabili attraversano la mia mente disperata.
Potrei
parlare di questo a Kazuya e al professor Izumi, ma ho paura delle
minacce di Balbas.
Potrei
essere seguito dalle sue spie e, se facessi parola con qualcuno,
Reiko potrebbe subire torture atroci.
Mi
teletrasportano sulla spiaggia e io non mi accorgo di nulla, se non
quando sento la sabbia sotto di me.
Resto
immobile, la testa tra le mani, poi mi alzo e mi avvio verso
Daimovich. Ho bisogno di stare nella mia camera, circondato dai miei
libri.
Su
questa spiaggia, sento il peso della solitudine e l’indecisione
dilania il mio cuore.
Scuoto
la testa e, a stento, trattengo un grido di frustrazione. Ho voglia
di piangere, ma non mi è concessa.
Devo
salvare entrambi.
E’
mio dovere e ne sono consapevole.
Ma
la mia mente, solitamente brillante, sembra vuota di pensieri.
E
la frustrazione, inesorabile, monta dentro di me.
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