Senza via d'uscita

di Fiore di Giada
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Voglio che tu mi porti il cadavere di Kazuya Ryuzaki. Solo allora la lascerò libera. – dichiara Balbas, implacabile.
Sbarro gli occhi. Mi si ferma il cuore.
No, non posso macchiarmi di una simile bassezza.
Eppure, non ho scelta.
Balbas, con crudele furbizia, mi ha imposto uno scellerato ultimatum.
Mi ha imprigionato in un orribile ricatto.
Per salvare Reiko, devo uccidere Kazuya.
Che cosa devo fare? Qual è la scelta giusta?
C’è davvero una decisione corretta in una simile situazione?
Mi sembra di essere precipitato in un incubo, ma non è così.
Questa situazione è fin troppo reale.
Vorrei gridare, ma le parole mi si fermano in gola e quasi soffoco.
Gli strilli da gallina di Reiko mi infastidiscono, come se mi dilaniassero i timpani.
Smettila di gridare, stupida mocciosa viziata.
Dovresti ringraziare te stessa e la tua stupidità, se ci troviamo in questa situazione.
Ma dubito che tu, col tuo cervello atrofizzato, possa formulare un simile pensiero.
Anzi, sono sicuro che te la prenderesti con me, perché non sei capace di prenderti le responsabilità delle tue azioni.
Tu pensi di essere sempre innocente e di potere scaricare le tue colpe sugli altri.
Ti odio, Reiko!
Vorrei tirarti il collo e farti tacere per sempre!
Eppure, sono condannato a pensare alla tua incolumità.
Per quanto stupida, sei una civile ed è mio dovere difenderti.
Ma non posso nemmeno condannare a morte Kazuya.
Lui è il mio migliore amico e, a differenza tua, Reiko, si sta battendo per la difesa del nostro pianeta.
Tremo e lo stomaco mi si serra in una morsa di nausea. Tante soluzioni improbabili attraversano la mia mente disperata.
Potrei parlare di questo a Kazuya e al professor Izumi, ma ho paura delle minacce di Balbas.
Potrei essere seguito dalle sue spie e, se facessi parola con qualcuno, Reiko potrebbe subire torture atroci.
Mi teletrasportano sulla spiaggia e io non mi accorgo di nulla, se non quando sento la sabbia sotto di me.
Resto immobile, la testa tra le mani, poi mi alzo e mi avvio verso Daimovich. Ho bisogno di stare nella mia camera, circondato dai miei libri.
Su questa spiaggia, sento il peso della solitudine e l’indecisione dilania il mio cuore.
Scuoto la testa e, a stento, trattengo un grido di frustrazione. Ho voglia di piangere, ma non mi è concessa.
Devo salvare entrambi.
E’ mio dovere e ne sono consapevole.
Ma la mia mente, solitamente brillante, sembra vuota di pensieri.
E la frustrazione, inesorabile, monta dentro di me.






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