LA
RIUNIONE
DELLE STAGIONI
1.
Autunno è in ritardo!
Era una
notte buia. Il cielo era
trapuntato da milioni di stelle argentate ed una Luna, tonda e lattea,
illuminava quel manto tenebroso. Una portantina, nera come quella notte
oscura,
sfrecciava di gran carriera attraverso il Bosco Millenario. Il
cocchiere, un
gatto, anch’esso nero come la portantina, fumava un grosso sigaro ed i
suoi
occhi gialli come lanterne erano l’unica cosa distinguibile della sua
figura.
Il cocchiere schioccava in aria la sua bianca frusta per aizzare alla
corsa le
zucche stregate. Ad ogni schiocco la frusta sprigionava scintille
argentee,
lasciando una scia dietro di sé. I destrieri di quella portantina,
appunto
delle zucche stregate, erano intagliate nei modi più disparati: da
ghigni
feroci e ripugnanti, a delicate espressioni con decorazioni. Queste
saltellavano a più non posso, emanando fumi colorati dalle bocche e
dagli occhi
intagliati. I fumi, verdi, rossi, viola, blu, gialli, accompagnavano le
scintille della frusta in quella scia che si dissolveva velocemente
dopo il
loro passaggio. Le creature del bosco, sentendo quel forte trambusto,
si
scostavano in fretta dal loro cammino, rintanandosi nel folto e
osservando
sbigottiti quella portantina. Ma chi è che spronava il gatto con tutta
quella
premura? Era Autunno, vestita di tutto punto, che si recava come ogni
scadere
dell’anno alla Riunione delle Stagioni
ed era in ritardo! Reggendosi il cappello, si sporse dal finestrino
della
portantina e mentre i rossi capelli frustavano l’aria, urlò qualcosa al
cocchiere. Questo, inarcando un sopracciglio, inspirò del fumo dal
sigaro e
soffiandolo fuori, diede un altro colpo di frusta. Le scintille
schizzarono in
aria e le zucche, ormai quasi sfinite, aumentarono di più la loro
corsa.
Autunno ritornò a sedersi comodamente e, con l’ausilio di uno
specchietto, si
aggiustò l’acconciatura. Per tutte le stagioni!, perché doveva sempre
arrivare
in ritardo? Tutto d’un tratto la portantina di fermò e Autunno quasi
sbatté il
naso sul sedile di fronte. Il cocchiere miagolò qualcosa, sputando e
scendendo
dal sedile. Le zucche fumavano come ciminiere, erano esauste quelle
poverette.
Autunno scese con eleganza e pagò quel pazzo cocchiere in anticipo,
dicendogli
di aspettarla per la corsa di ritorno. Affermò, inoltre, che se avesse
tardato
gli avrebbe pagato doppiamente la corsa. Il gatto si tolse il cappello
e si
esibì in un inchino. Nessun problema, le disse, avrebbe atteso tutto il
tempo
necessario. Mentre la stagione si allontanava il pazzo cocchiere gatto
si
accese un secondo sigaro e gettò della polvere argentata sulle zucche
addormentate. Poi sedette sul sedile di legno a rimirare le stelle e
quella
Luna così grande che sembrava occupare tutto il cielo. I suoi occhi
come fari
seguirono Autunno avvicinarsi al falò e salutare le altre stagioni.
Mentre
tutte si sedevano attorno al fuoco, bevendo e parlando, il cocchiere,
seduto
sul seggio, si appisolò.
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