L'amore è muto

di FrenzIsInfected
(/viewuser.php?uid=822976)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


L'amore è muto

Nel silenzio della notte, delle urla si alzarono da un casolare poco fuori Cortenova, nella Valsassina, in provincia di Lecco. Al suo interno, vi erano tre militari e un civile, che stava venendo preso a frustate dal più alto in grado dei soldati.

«Perché non vuoi dirmi dov’è?»

Ricevendo in risposta l’ennesimo silenzio, il capitano Rolf Krause diede un altro colpo di frusta al corpo quasi esanime di Nicola Longhi. Il pastore trentottenne crollò a terra.

«Fuchs, Lang, tiratelo su.»

I due soldati che erano dietro di lui presero Nicola per le braccia e lo misero in ginocchio.

«Posso continuare per tutta la notte, Nicola.» disse in un italiano quasi perfetto, afferrandogli poi il volto. «Dimmi dov’è e non avrai più a che fare con noi.»

«Non so di chi tu stia parlando, crucco.» fece il pastore, sputando sangue.

Un’altra frustata lo raggiunse in pieno volto.

«Non mentirmi!» urlò il tedesco. «Sappiamo che nascondi un’ebrea!»

«Ebrei? Ma se li avete portati tutti via...» sussurrò Nicola, vincendo il dolore alla bocca.

Il tedesco tirò fuori dalla tasca un foglietto.

«Questo è arrivato al comando tedesco di Lecco ieri pomeriggio.» fece, preparandosi a leggere ad alta voce.

«“Il signor Nicola Longhi, residente nell’unica fattoria presente in Contrada Fiordelmonte, a Cortenova, ospita una donna ebrea che risponde al nome di Tamara Fiano…”»

 

Giacomo, il suo migliore amico e membro della cellula partigiana locale, lo trovò mentre stava mungendo una delle sue mucche.

«Nicola, hai un angolo dove nascondere una persona?» fece, venendo subito al dunque.

Il pastore si alzò, e vide dietro di lui una donna, avvolta in una coperta. I suoi occhi neri e le pupille dilatate lasciavano trasparire puro terrore.

«Si chiama Tamara Fiano. È un’ebrea.» le disse Giacomo.

 

A Rolf non sfuggì lo sguardo assente di Nicola quando pronunciò il nome della donna, mal celato dalle macchie di sangue sul suo volto.

«Cos’è quella giudea per te, italiano?» domandò, con una calma innaturale.

 

Sentì bussare alla porta. Era Giacomo.

«Dobbiamo portar via l’ebrea, stanotte.» fece, non appena il pastore aprì la porta.

«Perché? Che succede?»

«Luciano ha intercettato un foglio lasciato da un delatore anonimo al comando tedesco di Lecco. Parla della tua ospite. Non può restare qui.»

«E dove? I crucchi sono ovunque!»

«La villa rossa. C’è un gruppo di sfollati al suo interno. Si mimetizzerà tra loro. Non cercheranno mai lì.»

 

Non uscirono parole dalla bocca del pastore. Il tedesco ricevette in risposta solo lo stesso sguardo assente.

 

I due andarono nella stalla. Seminascosta in mezzo al fieno, Tamara lanciò loro un’occhiata preoccupata.

«Devi andare.»

La donna uscì dal suo nascondiglio. Si diresse verso Nicola, dandogli un bacio.

«Grazie per tutto.» gli disse.

«Ci rivedremo. Promesso.»

Poi sparì nel buio, assieme al partigiano.

 

Rolf sospirò.

«Presto sarete di nuovo insieme.»

Poi, il tedesco agguantò la Walther nella fondina, e piantò un proiettile nella testa dell’uomo. Sugli occhi di Nicola, ancora l’immagine di Tamara dormiente dopo una notte d'amore.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3969240