cake
Sebastian
Michaelis abbassò lo sguardo sull'orologio da taschino e si avviò
con passo celere verso la cucina per dare inizio ai preparativi per
la cena del signorino.
Era
stato un pomeriggio relativamente tranquillo al maniero, se si
sorvolava sull'amichevole intrusione del Principe Soma e del fido
Agni, i quali, su pressante insistenza del primo, si erano presentati
all'ultimo momento per fare visita al conte e aggiornarlo sui
progressi compiuti dal giovane rampollo indiano riguardo
all'apprendimento delle usanze e del buon costume inglesi. Progressi
che, a dire il vero, perdevano ogni credibilità di fronte
all'ingenua maleducazione di essersi recati alla residenza
Phantomhive senza aver usato la cortesia di inviare un preavviso
scritto. Ad ogni modo, tale dimenticanza non poteva certo essere
adotta a giustificazione legittima per ignorare le regole
dell'ospitalità. La nobile casata del signorino non poteva
permettersi di vedere macchiata la propria reputazione e un ospite
era pur sempre un ospite, anche se inatteso, e meritava dunque di
essere accolto con ogni riguardo; a maggior ragione se si trattava di
una personalità di prestigio e rango elevato come il Principe Soma
Asman Kadar.
E
così Sebastian, fronteggiando l'imprevisto con la consueta abilità,
aveva allestito in un battito di ciglia un magnifico tea party, a
base di masala chai* per onorare le radici degli ospiti,
accompagnato da due alzatine traboccanti di manicaretti sia dolci che
salati. Dopotutto, cosa accadrebbe se il maggiordomo dei Phantomhive
non fosse in grado di risolvere una piccola crisi domestica?
Una
volta congedati gli ospiti, il padroncino si era ritirato nello
studio per occuparsi di alcuni documenti e Sebastian aveva potuto
dedicarsi alle faccende dalle quali era stato distolto al momento
dell'arrivo del principe e del suo khansama.
Ma
adesso era tempo di mettersi ai fornelli e occuparsi del pasto serale
per il suo giovane padrone. Quando entrò in cucina, i suoi occhi
acuti vennero immediatamente attratti dalla coppia di lustre alzatine
d'argento che egli aveva riportato nella stanza dopo aver
sparecchiato il tavolo che aveva ospitato il tè pomeridiano.
Non
che fosse avanzato granché: il padroncino e il principe avevano
fatto onore al cabaret di dolcezze e Agni non si era tirato indietro
di fronte alle monoporzioni del suo famoso Curry Pan; ma un buon
maggiordomo non doveva lesinare sulle quantità di cibarie,
soprattutto in occasione di una visita. C'era sempre modo di
utilizzare ciò che avanzava: l'importante era che l'ospite potesse
sentirsi il benvenuto e godere dell'abbondanza che il padrone di casa
gli offriva senza riserve. Anche queste piccole accortezze
contribuivano alla reputazione della casata.
Tuttavia,
Sebastian era più che certo di aver notato una quantità decisamente
maggiore di cupcake al cioccolato l'ultima volta che aveva posto lo
sguardo sull'alzatina. Almeno un paio di tortine erano sparite, per
non parlare del fatto che le poche rimanenti mancavano delle
ciliegine candite rosse e lucide come rubini che il maggiordomo aveva
sapientemente collocato sulla sommità del ciuffo di crema al burro
come guarnizione. A completare la scena del crimine, c'erano briciole
di pan di Spagna al cacao sparse un po' dappertutto sul pavimento.
Sebastian
si portò le mani ai fianchi ed emise un lungo sospiro. Ci
risiamo.
Aveva
un'idea alquanto precisa riguardo all'identità di quel ladro goloso
e maldestro, specialmente considerando che il misfatto aveva
coinvolto specificamente i tortini al cioccolato, mentre il resto
delle preparazioni era rimasto del tutto intonso. Non era la prima
volta che una circostanza del genere si verificava tra le mura della
residenza Phantomhive e, sebbene all'inizio avesse concentrato i suoi
sospetti sugli altri componenti della servitù, ormai sapeva che i
casi di sparizione misteriosa in cui venivano presi di mira i dessert
potevano essere imputati ad un solo colpevole, il quale, oltretutto,
non si prendeva neppure la briga di cancellare le tracce del suo
passaggio.
-
Non va bene. - mormorò Sebastian in tono riflessivo. - È quasi ora
di cena. Si rovinerà di sicuro l'appetito, e quando assume troppo
zucchero tende a diventare intrattabile... perfino più del solito. -
Il
maggiordomo rilasciò un altro sospiro, uscì dalla stanza e imboccò
la scalinata per raggiungere il piano superiore, dove si trovava lo
studio del padroncino.
Bussò
alla porta con discrezione e attese che la voce scocciata del
ragazzino gli concedesse il permesso di entrare.
Il
conte Ciel Phantomhive sedeva alla scrivania ingombra di lettere e
fascicoli, la schiena appoggiata alla sedia imbottita, fin troppo
grande per lui, e le braccia incrociate al petto in una posa di
evidente contrarietà.
-
Che cosa c'è, Sebastian? - gli si rivolse con piglio duro. - Lo sai
che quando lavoro non voglio essere disturbato. -
Il
maggiordomo non rispose, limitandosi a fissare severamente il suo
padrone con gli occhi ridotti a due fessure lampeggianti.
L'espressione
del conte perse un po' della spocchiosa sicurezza ostentata fino a un
attimo prima. - Che ti prende ora? Si può sapere perché mi guardi
così? Smettila, non mi piace affatto. -
Di
nuovo, nessuna risposta giunse dal demone che continuava a scrutare
il tredicenne, imperterrito, come se volesse indagare qualcosa che
andava oltre la carne.
Così
esposto all'influsso di quelle iridi di fuoco gelido, Ciel iniziava a
provare un crescente senso di disagio.
-
Ti ho detto di smetterla! -
Incurante
del suo ammonimento, Sebastian si avvicinò alla scrivania con due
falcate decise e si chinò in avanti in modo da trovarsi con il viso
a pochi centimetri da quello del ragazzo. Una prossimità quantomai
sconveniente.
-
Ohi, Sebastian! Ma che diavolo... ? -
Il
maggiordomo allungò una mano e gli strinse fermamente il mento tra
le dita, accostandosi a lui ancora di più. Con il volto intrappolato
nella sua presa salda, Ciel avvertì le forze venirgli meno e la
protesta veemente che gli era salita alla gola morirgli sulla lingua.
Il
conte poteva ora specchiarsi nelle lame nere che erano le pupille del
demone, restituendogli il proprio riflesso dall'espressione sgomenta.
Un
brivido freddo gli percorse la schiena. Cosa voleva fare quel
demonio? Possibile che avesse deciso di violare il contratto e
intendesse divorare la sua anima prima del tempo stabilito? Per
quanto assurda potesse essere quell'idea, fu la prima a balenare
nella mente allibita di Ciel.
La
distanza residua tra le loro labbra si ridusse ancora,
impercettibilmente ma inesorabilmente. Il conte avrebbe voluto
divincolarsi, ma qualcosa nello sguardo ardente del maggiordomo
impediva al corpo di reagire secondo la sua volontà.
Infine,
Sebastian sorrise e ammorbidì la pressione delle dita sul viso di
Ciel, allontanandosi un poco. - Proprio come pensavo. - constatò con
aria compiaciuta. - La vostra bocca e il mio naso non mentono,
padroncino: l'aroma di cioccolato è inconfondibile. Ecco risolto il
mistero dei cupcake scomparsi dalla cucina. -
Finalmente
conscio di quelle che erano state fin dall'inizio le vere intenzioni
del demone, Ciel si riprese e scostò bruscamente da sé il braccio
di Sebastian, avvampando di indignazione. - Tu, razza di... -
Senza
smettere di sorridere, il maggiordomo raddrizzò la schiena, alzò un
indice e lo fece ondeggiare in segno di rimprovero. - Insomma,
signorino, quante volte vi ho detto che mangiare dolci fuori orario
non giova alla vostra salute? E poi sgattaiolare nelle cucine per
sgraffignare torte non è un comportamento degno della vostra
posizione, non credete? -
Il
conte si sentì arrossire ancora di più ma si sforzò comunque di
approntare un atteggiamento il più possibile dignitoso e sostenuto.
- Tsk. Non so di cosa tu stia parlando. -
Sebastian
ridacchiò. - Davvero, padroncino? Eppure le prove delle vostre
azioni criminose sono chiare come il sole, o pensate forse di potermi
raggirare così facilmente? -
Il
silenzio che seguì equivalse a una riluttante ammissione di
colpevolezza da parte di Ciel e tanto bastò perché Sebastian se ne
sentisse appagato e pronto a sferrare il colpo di grazia all'umore
già pesantemente compromesso del suo irascibile padroncino. - Be',
immagino che, avendo già consumato una discreta dose di zucchero
extra, per la cena di stasera sia meglio evitare di servire il
dessert. -
-
Cosa?! -
-
È per il vostro bene, signorino. -
-
Ma per favore! - sbottò il ragazzo con una smorfia sprezzante. - Di'
piuttosto che è per il tuo divertimento, demone! -
-
Be', sì. - confessò candidamente l'altro. - Ammetto che, in parte,
si tratta anche di quello. Vi prego di considerarla una piccola
innocente rivalsa per quello che mi avete fatto passare il mese
scorso.** Del resto, ammetterete che la rinuncia a una fetta di torta
sia ben poca cosa rispetto all'essere ripetutamente trafitti da un
attizzatoio e sottostare alle umiliazioni che mi è toccato subire
“da morto”. -
Ciel
scattò in piedi, ormai al limite della pazienza. - Ora basta con
queste sciocchezze! Sei il mio maggiordomo e ti ordino di... -
-
Esattamente, padroncino. - replicò Sebastian, pacato e serio; ogni
traccia di scherno svanita dai suoi bei lineamenti. Chinò il capo in
segno di rispetto e posò la mano destra all'altezza del cuore in un
gesto che denotava allo stesso tempo umiltà ed eleganza. - Come
avete appena affermato voi stesso, sono il vostro fedele maggiordomo
e in quanto tale è mio preciso dovere assicurarmi che non assumiate
cattive abitudini che potrebbero danneggiarvi. Ora, se volete
scusarmi, dovrei proprio tornare in cucina. A meno che non vogliate
che lasci tutto nelle mani del nostro Bard. -
Ciel
inorridì al pensiero dei disastri che “lo chef” della tenuta
avrebbe potuto combinare se fosse stato lasciato senza supervisione e
congedò il maggiordomo con un gesto stizzito della mano, di quelli
che si riservano di solito agli insetti molesti.
Sebastian
si profuse in un inchino, diede le spalle al ragazzo e prese la via
della porta, prima di fermarsi a metà strada e riprendere la parola
per la stoccata finale. - Sapete, trovo molto esilarante che il capo
della rispettabilissima casata Phantomhive se ne vada a zonzo di
nascosto per il maniero a caccia di cibo come un povero topolino
affamato. -
Ciel
afferrò un tagliacarte e lo scagliò in direzione della figura alta
e nera del suo maggiordomo. Sebastian sollevò una mano con la
massima tranquillità e, senza neppure voltarsi, intercettò a
mezz'aria l'oggetto affilato, ad appena un soffio dal suo orecchio.
-
Oh, cielo. Sembra che la vostra mira sia peggiorata. Oppure devo
dedurre che mi avete mancato di proposito? -
-
Sta' zitto. - ringhiò il conte, sempre più offeso e imbronciato.
Sebastian
tornò alla scrivania e restituì l'arma impropria, continuando a
sorridere amabilmente come se il suo giovane padrone non avesse
appena tentato di mozzargli un orecchio.
Ciel
lo fulminò con un'occhiataccia. - Ora lasciami in pace. Ho molto da
fare. Va' a preparare la cena e sarà meglio per te che ci sia anche
il dessert. -
-
Non ci contate troppo, padroncino. Un fine pasto segnato dal gusto
della delusione vi risulterebbe ancora più amaro. -
*Il
Masala Chai è un tè indiano aromatizzato ricavato dal tè nero
(solitamente di qualità Assam o Celyon) al quale vengono poi uniti
latte e una miscela di spezie ed erbe indiane.
**
Mi riferisco agli avvenimenti narrati in Phantomhive Manor murders
arc, adattato ad anime in Book of Murder. Il nostro povero
Sebas-Chan ne ha passate di tutti i colori!
Nota
dell'autrice:
Questa
breve OS è liberamente ispirata ad una serie di fan-art pubblicate
su Wattpad. Non sono riuscita a risalire all'autore/autrice ma lascio
il link della pagina al quale si possono trovare.
https://www.wattpad.com/853012977-cute-fanart-for-the-average-sebaciel-shipper-as |