Il mattino dopo Iridan andò a bussare alla porta della
camera del fratello e sperò vivamente di non aver interrotto niente.
Dopo poco Legolas venne ad aprirgli con un asciugamano
avvolto attorno alla vita.
- Cosa vuoi, fratellino?
- Papà vuole parlarti…ehm, della storia di Glòin, e
tutto, sai.
- Ah.- Legolas ci pensò un po’ su. – Mi faccio una
doccia e arrivo. Ho dei capelli orribili. Scendiamo tra mezz’ora.
- Come vuoi.
- Iridan, Aragorn è ripartito?- chiese Legolas
speranzoso.
- Ehm…no. È di sotto che fa colazione con papà.
- Ho capito- sospirò Legolas deluso. – Non voglio che ci
infastidisca oggi, Iridan, questa doveva essere la giornata speciale mia e di
Gimli. Non potresti portarlo a caccia con te, e tenerlo via tutto il giorno?
Iridan sospirò. – Tenterò.
- Grazie- esclamò soddisfatto il fratello maggiore. – Ti
renderò lo stesso servizio quando avrai la fidanzata. Ciao ciao- e assai
graziosamente gli sbatté la porta in faccia e andò a preoccuparsi dei suoi
capelli.
Iridan scese giù e trovò il padre e il pretendente del
fratello che confabulavano tra loro.
- Oh, figliolo, buon giorno. Hai chiamato tuo fratello e
il suo fidanzato?
- Sì, papà, Legolas dice che scenderanno tra mezz’ora
perché deve sistemarsi i capelli.
- Perfetto- disse sire Thranduil strofinandosi le mani.
- Sire Aragorn, mio fratello mi ha suggerito di
invitarvi a caccia con me perché non abbiate modo di infastidire lui e Gimli
oggi- proseguì Iridan, che non era molto bravo a inventare scuse.
- Grazie, Iridan, accetto con vero piacere- rispose
Aragorn dopo aver ricevuto un’occhiata favorevole da parte di Thranduil.
- Bene, allora ci vediamo davanti alla porta alle otto e
partiremo immediatamente. – disse Iridan e andò a prepararsi.
Pochi minuti dopo Gimli scese le scale solo.
- Mastro Gimli, posso sapere per quale motivo mio figlio
non è ancora sceso?- chiese Thranduil al nano.
- Il fatto è, sire, che Legolas sta decidendo cosa
mettersi.- spiegò Gimli. – Gli ho suggerito di mettersi l’abito verde, ma ancora
non è convinto.
- Capisco- disse Thranduil che ricordava le
preoccupazioni di Legolas circa l’abbigliamento.
- Inoltre, dice di aver perso la lima per le unghie, e
non vuole ascoltarmi quando gli dico che le sue mani sono perfette.
- Capisco anche questo.
In quel momento Legolas scese le scale avvolto in una
bellissima tunica celeste.
- Alla fine mi sono messo questa, amore, ti piace?-
chiese a Gimli dandogli un bacio, cosa che fece impallidire Thranduil.
- Certo, amore, lo sai che l’azzurro ti sta benissimo.-
rispose Gimli. – Hai trovato la lima?
- Sì, era finita sotto il letto- spiegò Legolas . Si
avvicinò al padre e gli gettò le braccia al collo. – Allora, papà, hai dormito
bene?
- Non ho dormito molto figliolo.
- Perché mai?
- Non avevo sonno- rispose Thranduil evasivamente. – Tu,
piuttosto?
- Molto bene- Legolas rise della sua bellissima
risata. – Iridan mi ha detto che volevi parlarmi, di cosa?
- Ecco, volevo sapere se tu e Gimli avete deciso se
parlare con Glòin oppure no.
- Speravamo che tu potessi invitarlo qui, papà, così
potrai dimostrargli che tu sei favorevole e che sarai un buon suocero e tutte
quelle cose. Non potresti farlo venire qui, papà?
- Va bene, se questo per te è così importante. – si
arrese Thranduil.
Legolas e Gimli andarono a fare colazione e Thranduil
andò a sedersi su un gradino fissando il vuoto con occhi cupi.
Intanto, Iridan e Aragorn si ritrovarono e andarono a
caccia come avevano detto. Quando furono nel folto del bosco Iridan disse, per
parlare:
- Allora, voi avete avuto una relazione con mio
fratello, vero?
- Oh, sì!- rispose Aragorn sognante.
- Ma è finita molto tempo fa, no?
- Sì, ma sono sicuro che prima o poi Legolas si renderà
conto che io sono l’unica persona adatta a lui…e allora tornerà da me!
- Certo, certo- disse Iridan distrattamente. – Ma dite
un po’, voi non dovevate sposare dama Arwen Undòmiel, la figlia di Elrond di
Gran Burrone?
- Io? Ah, già.- Aragorn sembrava essersene quasi
scordato. – Giusto. Beh, non mi piace più. Non da quando ho visto Legolas.
- Voi sembrate avere una particolare predilezione per la
mia famiglia.- commentò Iridan che non sapeva quello che diceva.
Aragorn si mise a ridere.
- Voi dite?
- Beh, dama Arwen, e mio fratello…
- Anche voi siete molto carino, Iridan.
Iridan iniziò a preoccuparsi di essere nel bosco da solo
con Aragorn e si allontanò prudentemente di qualche passo.
- Oh, grazie.
- Nessuno ve l’ha mai detto?
- Non so…
Iridan si diede da fare per mettere qualche metro di
distanza tra lui e Aragorn. Non gli piaceva l’idea di essere da solo con lui.
- Somigliate a vostro fratello.
- Visto che siamo fratelli…
Il giovane elfo non ricordava che Legolas gli avesse
parlato di Aragorn come di un potenziale stupratore, ma insomma, non è che
l’aveva lasciato perché era troppo possessivo?
- Oh, Iridan, non mi aiutereste a riconquistare vostro
fratello Legolas? Io so di essere l’uomo giusto per lui!
Iridan si rilassò immediatamente.
- Ah, no.
- Perché no?
- Beh, perché Legolas è mio fratello e io devo
supportare le sue decisioni. Credo.
- Come, credete?
- Mah, insomma, credo che tra fratelli ci si debba
sostenere. Se lui è convinto che Gimli sia la cosa migliore che gli sia mai
capitata, io devo sostenerlo, no?
- Ma sono io la cosa migliore che gli sia mai capitata!
– protestò Aragorn afferrandogli le ginocchia. – Legolas deve tornare da me!
- Ma perché?- chiese Iridan sbilanciato (perché aveva
Aragorn appeso alle gambe). – Insomma, mio fratello è felice con un’altra
persona, ora adattati e lasciali in pace!
- No, no, tu non capisci, io sono l’anima gemella di
Legolas!
- Ma chi se ne frega, devi lasciarlo in pace!
- Oh, Iridan, perché non vuoi capire?
- Aragorn, finiscila con questa storia, sei noioso e
ripetitivo! E poi scusa, anche se volessi aiutarti, cosa credi che potrei fare,
andare da Legolas e dirgli: fratello, lascia Gimli e sposa Aragorn, lui sì che è
un vero uomo…oh, ecco, sto parlando come lui!
Aragorn sbatté le palpebre perplesso.
- Mi sembra un discorso bellissimo! Non potresti dirgli
una cosa del genere?
Iridan non si preoccupò di rispondere, era ancora troppo
sconvolto dall’aver fatto considerazioni personali su Aragorn. Il giovane elfo
si disse che aveva subito troppo a lungo l’influenza di Legolas e che doveva
assolutamente prendersi una bella vacanza lontana da quei tre.
- Me ne andrò a Gran Burrone- rifletté ad alta voce,
ignorando il fatto che suo padre glielo avrebbe certamente impedito. – No, forse
è meglio più lontano, vado da zia Galadriel, che è meglio.
- Oh!- esclamò Aragorn commosso. – Gran Burrone! Il
luogo dove ho conosciuto il mio unico amore!
A quelle parole Iridan si riscosse.
- Ma a quale amore vi riferite, Arwen o Legolas?
- Legolas, che domande!- rispose Elessar disgustato. –
Arwen, già! Me l’ero dimenticata!
Iridan sospirò, ricordando le visite di Elrond a
Thranduil nella sua infanzia.
- Se penso a cosa ha passato lo zio Elrond per colpa
vostra…
- Cosa?
- Eh? No no, nulla.- Iridan sbuffò. – Sire Aragorn,
vogliate avere la compiacenza di lasciare le mie ginocchia, ve ne prego!
Prima ancora di dargliene il modo, l’elfo arretrò e
Aragorn cadde in avanti sulla terra. Disperato il re di Gondor si tirò su.
- Non potete abbandonarmi in questo modo Iridan, vi
scongiuro!
- Non vi sto abbandonando, non me ne sto mica andando!-
gli fece notare Iridan, che non aveva capito il senso delle parole di Aragorn.
- Perché non volete aiutarmi, persino vostro padre è
favorevole alla mia unione con il mio bellissimo Legolas!
- Papi è favorevole?- ripeté Iridan preoccupato. Ripensò
alla discussione della sera precedente e ai numerosi sospiri di Thranduil. –
Mah, lo so che non vuol bene a Gimli, ma insomma, da lì a preferirgli Aragorn… a
proposito Aragorn, la tua serenata faceva schifo, lo sapevi?
Va detto che Iridan, oltre al cambiare argomento e
all’inventare scuse, aveva anche un talento particolare nel rafforzare l’ego
delle persone.
- Mi stai dicendo che a Legolas la mia serenata non è
piaciuta?- chiese Aragorn con le lacrime agli occhi.
Iridan scosse il capo. – Non molto.
- Cosa c’era che non andava?
Egli avrebbe voluto rispondergli onestamente che era il
cantante a non andare, poi pensò che sarebbe stato inutile dirgli una cosa cui
non avrebbe potuto porre rimedio e decise di usare qualche eufemismo.
- Era un po’ tutto a fare schifo- rispose evasivamente,
rifacendosi al grande talento che abbiamo citato prima.
- Ma perché?
- Se non hai gusto, è colpa mia?
- Aiutami a comporne un’altra, ti imploro in ginocchio!
In ginocchio lo era veramente, visto che ancora non si
era rialzato.
- Per quale motivo dovrei aiutarvi a comporre una
serenata che mio fratello non vuole e che rifiuterà senza dubbio?
- Per l’elfico amore per la musica!
Iridan stava per ribattere, quando si ricordò che gli
elfi amavano veramente la musica.
- Avete ragione- rifletté – Mi avete proprio tratto in
trappola, eh? A questo punto non posso rifiutare, ma del resto non posso neanche
aiutarvi, anche perché non voglio che voi sposiate mio fratello,mi state
antipatico, Gimli ha una faccia molto più simpatica della vostra!
Insomma, Iridan aveva moltissimi talenti nascosti ed era
una persona molto delicata.
- Allora facciamo che io compongo la serenata e voi mi
date un parere puramente tecnico, Legolas non potrà arrabbiarsi con voi perché
non mi state effettivamente aiutando e intanto avrete rispettato il vostro
elfico amore per la musica!
Iridan ci rifletté un po’ su.
- Avete ragione, è un ottimo compromesso!- commentò poi
e i due si sedettero sotto un albero a comporre la serenata, dimentichi della
caccia.
Intanto lontano da loro Gimli e Legolas erano stesi
all’ombra di un albero a farsi le coccole. Legolas infatti era steso con la
testa sulle ginocchia di Gimli e, a vederli da lontano, parevano due colombi.
Thranduil era appostato dietro una colonna con la
freccia incoccata ed era pronto a risolvere la situazione in maniera molto
drastica se fosse stato necessario. Nel caso fosse stata necessaria una
soluzione più drastica ancora si era preparato anche un pugnale con cui
suicidarsi (visto che le pistole per spararsi alle tempie ancora non
esistevano). L’unico inconveniente della sua posizione era che non poteva
sentire i discorsi dei due fidanzati.
- Amore, non pensi che sarebbe il caso di dirglielo?-
chiese Gimli a bassa voce.
- Ma certo tesoro, glielo dirò appena possibile, anche
perché lo scoprirebbe da solo prima o poi.- rispose Legolas sollevandosi per
dargli un bacio.
A quella vista Thranduil iniziò a sentire una vena
pulsare sulle tempie. Sospirò e pregò qualcuno di portargli una tazza di
camomilla.
- Legolas, sai che cose di questo genere andrebbero
dette il prima possibile.
- Stai tranquillo amore, non tarderò molto. Solo che
volevo aspettare che arrivasse anche tuo padre.
A quelle parole Gimli s’incupì.
- Lo sai che mio padre non la prenderà bene quanto il
tuo, vero?
- Insomma, Gimli, non può certamente ripudiarti solo
perché mi vuoi bene, no?
- Ci sono altre motivazioni, Legolas.
- Per esempio?
- Per esempio la storia che stai cercando di nascondere
a tuo padre!
- Io non sto nascondendo niente a mio padre!- protestò
Legolas. – Sto evitando di dirglielo. Sto aspettando il momento giusto. Ma se me
lo chiedesse, gli risponderei onestamente!
- Amore, questo equivale a dire che non glielo dirai
finché non sarà indispensabile, visto che non ti chiederà mai una cosa del
genere!
Thranduil mandò giù un lungo sorso di camomilla.
- Può anche darsi che me lo chieda, no?
- Thranduil non mi sembra il tipo da chiederti cose che
non vorrebbe mai dover scoprire!
- In fin dei conti mi ha chiesto cos’avevi tu che non
avesse Aragorn!- protestò Legolas mettendosi seduto.
A quella vista Thranduil finì la camomilla e rafforzò la
presa sulla freccia.
Gimli impallidì a quel ricordo. – Non è stata una buona
idea dirglielo, lo sai questo, vero, Legolas?
- Ma lui insisteva orsacchiotto, e io non voglio
escluderlo dalla mia vita e voglio che lui lo capisca! (l’”orsacchiotto” è un
prestito da Donna Logan in Beautiful, è così che lei chiamava Eric durante la
loro relazione…ho pensato che sia Legolas che Donna sono due Barbie, quindi
dovranno necessariamente esprimersi allo stesso modo, no?)
- Va bene Legolas, capisco che ami molto tuo padre, ma
perché devi parlargli anche della nostra vita intima? Oltretutto vedi amore, io
non credo che Thranduil desideri esattamente avere tutti questi dettagli!
Thranduil sbadigliò.
- Ho capito amore…ma sono sicuro che papà ti accetterà
alla fine, vedrai!
- D’accordo Legolas, può darsi che alla fine tuo padre
ci dia la sua benedizione. Ma il mio non lo farà mai!
- Oh, orsetto, sono sicuro che alla fine Glòin
comprenderà che io ti amo e che mi ami… (per l’orsetto vale lo stesso discorso
di prima).
- Forse comprenderò questo, ma la seconda cosa?
- Alla fine capirà anche questo, anzi di sicuro ne sarà
molto felice!
Gimli emise un sospiro.
- Legolas, tu non conosci mio padre.
- Ma mi è parsa una persona così cortese a Imladris…
- A Imladris, in un contesto estraneo!
Legolas gli diede un altro bacio e Thranduil iniziò a
sentire il forte bisogno di un’altra camomilla, o magari di una iniezione di
morfina.
Qualcosa che lo rendesse inconsapevole e stupidamente
felice molto, molto a lungo.
Quella sera Aragorn e Iridan tornarono dalla loro caccia
tranquilli e ben poco stanchi o impolverati.
Quando tornarono Legolas, che stava salendo in camera a
cambiarsi per la cena, tirò da parte il fratello e gli disse:
- Iridan, fratellino adorato, Aragorn ci ha provato con
te?
- Ah…no.
- Peccato- sospirò il maggiore. – Speravo che passando
un po’ di tempo con te avrebbe potuto innamorarsi di te e finire per lasciarmi
in pace…
- Grazie di scaricarmi la patata bollente, Legolas!-
sbottò Iridan scocciato.
- Sono sicuro che potrebbe piacerti, sai, se non fosse
così dannatamente intelligente e vanitoso e arrogante e tutte quelle altre cose
poco belle, è davvero un uomo molto affascinante!- cercò di convincerlo Legolas.
- Va bene, ma chi se ne frega visto che a me piacciono
le signore?
- Ah già…me n’ero dimenticato…
- Vai a cambiarti, fratellino, vai- gli disse Iridan
spingendolo verso le scale.
Legolas tornò un’ora e mezzo dopo con addosso una
magnifica veste color perla.
- Ti piace questo vestito papà, è un regalo di Gimli!-
esclamò non appena vide Thranduil.
Il Re sorrise stancamente, massaggiandosi il braccio che
aveva tenuto teso tutto il pomeriggio per tendere la freccia (che poi non aveva
usato).
- E’ bellissimo figliolo, e ti sta davvero molto bene.
- Hai contattato Glòin?
- Sì, verrà tra due giorni.
- Hai sentito orsetto mio, non sei contento?- chiese
Legolas voltandosi verso Gimli, che alla notizia era impallidito.
- Certo tesoro, non vedo l’ora.
- Legolas, prima di cena posso parlarti un attimo?
- Va bene- rispose il giovane. Si voltò verso il
fidanzato. – Amore, io devo parlare per qualche minuto con mio padre. Tu vai in
sala da pranzo intanto, credo che ci sia già mio fratello, perché non gli tieni
un po’ di compagnia?
- D’accordo- rispose Gimli e si allontanò, lasciando
Legolas solo col padre.
I due elfi uscirono in giardino e passeggiarono tra le
fontane.
- Di cosa volevi parlarmi, papà?
Thranduil sospirò.
- Legolas, io non voglio influenzarti nelle tue scelte,
ma sarei un pessimo padre se non ti chiedessi se sei sicuro di ciò che fai
scegliendo Gimli come compagno della tua vita.
Legolas sorrise dolcemente.
- Certo che ne sono sicuro.
- Oh Legolas, noi elfi siamo immortali, scegliere un
compagno non è cosa da poco!
- Lo so papà, ma tu devi credermi, tu non sai quanto io
ami Gimli!
- Figlio mio, io ti voglio bene, non voglio vederti
rovinare la tua vita! Perché non hai voluto accettare la corte del sire di
Gondor, che è bello, forte, ricco, famoso, alto, nobile, di alta discendenza,
intelligente, furbo, sa parlare, e inoltre è un abile condottiero?
Thranduil stava cominciando a conoscere molto bene
questa lista.
- Ti prego papà, questo è un periodo molto importante
per me, perché non vuoi sostenermi?
- No, Legolas, qualunque cosa accada, non credere mai
ch’io non voglia sostenerti!- gemette Thranduil.
Il giovane elfo scosse però il capo:
- Papà, io ho bisogno del tuo appoggio!
Thranduil sospirò.
- Voglio solo la tua felicità, Legolas, e non sono
sicuro che la tua unione con quel nano sia l’ideale per te.
- Forse lo sarebbe quella con quell’idiota di Aragorn?
- Legolas! Non insultare il sire di Gondor, potrebbe
sentirti!
- In confronto a quello che gli ho detto in faccia,
papà, questi sono complimenti!
- Tu non credi che Aragorn potrebbe essere l’uomo giusto
per te?
Il giovane scosse il capo.
- Siamo già…stati…insieme…per un breve periodo, papà. E
ti assicuro che non ha funzionato, e che non poteva funzionare, e che non
funzionerebbe. Non siamo fatti l’uno per l’altro, papà, non sarei capace di
sopportarlo un giorno solamente della mia vita. Voglio solo Gimli, papà, e sono
sicuro che prima o poi, quando lo conoscerai meglio, saprai perché io amo lui e
lui soltanto.
Calò il silenzio. Thranduil guardò a lungo il figlio e
sorrise. Si chinò e lo baciò sulla fronte e insieme tornarono verso la sala da
pranzo.
Gimli intanto aveva trovato nella sala Iridan che era
seduto su una poltrona e Aragorn che rileggeva il testo della sua ultima
serenata.
- Ah, buonasera, tappo- gli disse quando lo sentì
arrivare.
- Ciao, Aragorn- rispose Gimli distrattamente. –
Buonasera, Iridan.
- Salve, mastro Gimli- salutò Iridan. – Siete stato bene
oggi con mio fratello?
- Benissimo, Iridan, grazie. Tu, piuttosto, come te la
sei cavata con Aragorn oggi?
- Beh, poteva andare meglio, non ha fatto che
piagnucolare di mio fratello per tutto il tempo, e ha persino preteso che lo
aiutassi con la sua stupida serenata- rispose l’elfo con la sua infinita grazia
e delicatezza. – Ho fatto quello che ho potuto in realtà, ma era davvero una
canzone schifosa comunque, perciò è come cercare di ripulire un letamaio con uno
straccio.
Abbiamo già parlato della straordinaria finezza di
Iridan, ma Gimli non ci fece caso, o meglio lodò quelle deliziose parole.
- Sono felice che tu abbia capito subito di che pasta è
fatto il nostro Aragorn!- esclamò felice. – Aragorn, smettila di provarci con
Legolas, è inutile, lui è mio. Iridan, se Aragorn dovesse lasciare in pace tuo
fratello e provarci con te, stai attento.
- Starò attentissimo, mastro Gimli- rispose Iridan
sorridendo.
- Tappo, smettila di cercare di mettere Iridan contro di
me! E se davvero ami Legolas, devi permettergli di tornare da me!
- Aragorn, smettila, io e Legolas ci amiamo e presto
andremo a vivere insieme!- sbottò Gimli infastidito e annoiato.
- Ma io…
- Ma tu cosa, ti pare che la mia storia con Legolas sia
agli sgoccioli, proprio adesso che anche i nostri padri stanno per conoscersi?
- Oh, uffa, tappo, tanto lo sai che prima o poi sarò io
a sposare Legolas!
- Certo, certo, l’importante è crederci, Aragorn- disse
annoiato Gimli andando a sedersi. In quel mentre tornarono Thranduil e Legolas e
fu servita la cena.
- Allora, Iridan, come è andata la giornata trascorsa
con Aragorn?- chiese Thranduil che rispetto alla sera precedente aveva molta più
voglia di fare conversazione.
- Una noia mortale- rispose Iridan.
- Suvvia, figliolo, non dire così!
- Hai ragione, papà, non è stata una noia mortale- si
corresse il principino che non voleva discutere.
- Meglio. E voi, mastro Gimli, come avete trascorso la
giornata?
- Molto bene- rispose Gimli cortesemente. – Io e Legolas
siamo stati davvero benissimo oggi, era molto tempo che non trascorrevamo una
giornata così tranquilla e romantica solo noi due.
Thranduil sorrise a stento, il braccio gli faceva un
male cane.
- Sono contento- borbottò. – Come avete intenzione di
risolvere la faccenda con vostro padre?
- Oh, beh, speravo che parlandogli dell’amore che provo
per Legolas e mostrandogli quanto perfetto lui sia, lui capirà- spiegò Gimli in
modo generico.
- E poi papà, tu dovrai essere cortese- gli ricordò
Legolas. – E soprattutto tu, Iridan, stai attento a quello che dici, e Aragorn,
se tu sparissi mi renderesti felice, non voglio che Glòin pensi che il mio cuore
non è tutto per il mio Gimli adorato!
- Torna con me, Legolas!
- Ti ho già detto di no, non ti voglio, e smettila con
questa storia, non ne posso più di averti tra i piedi!
- Mio adorato, tu sei la mia vita, potrei darti tutto
quello che desideri, perché ti ostini a preferirmi questo rozzo nano?
- Non offendere il mio Gimli!
- Stando con me potresti avere oro, gioielli, bei
vestiti e qualcuno che apprezza veramente la tua straordinaria bellezza!
- Gimli sa che io sono bellissimo!- protestò l’elfo. –
Non è vero, gioia mia?
Il nano sorrise al suo fidanzato. – Certo, amore, sai di
essere la creatura più bella che io abbia mai visto, ma sai anche che non ti amo
solo per via della tua incredibile bellezza!
Legolas ricambiò con uno sguardo dolcissimo. – Lo so,
orsacchiotto!
Thranduil iniziava a sentire il forte bisogno di una
nuova iniezione di morfina.
- Ragazzi, che ne direste di una bella camomilla?-
chiese sorridendo forzatamente.
Iridan intravide nel padre un forte disagio e si rivolse
a lui con il suo straordinario tatto.
- Papino, bisognerà pur che impari a vederli tubare come
piccioni in amore!
Thranduil sospirò per l’arte del discorso di Iridan.
- Iridan, figlio mio adorato, gioia di tuo padre, non
potresti tener chiuse quelle tue labbra perfette?
- Oh, scusa, papà.
- Ti voglio bene, Iridan.
Ogni tanto Thranduil aveva bisogno di ricordarsene.
Qualche volta se lo scriveva sulla mano.
Dopo la cena gli ospiti si ritirarono nelle loro camere.
Solo Aragorn uscì in giardino, si appostò sotto la precedentemente nominata
finestra di Legolas e iniziò a recitare la sua serenata.
- Tu che bello più del sole splendi nella Terra di
Mezzo, concedimi il tuo cuore…
La finestra si aprì e Gimli apparve in mutande come la
sera precedente, visione che non appagò esattamente Aragorn.
- Grazie del tentativo, Aragorn, ma purtroppo sono
impegnato!- lo canzonò Gimli.
- Levati, stupido tappo! Questa serenata non è per te, è
per Legolas!
Dall’interno della finestra giunse la voce
dell’interpellato:
- Mandalo via amore, non ne posso più di lui!
- Gimli! Levati, barattolo insignificante, fammi parlare
col mio adorato!
- Aragorn, quando capirai che Legolas è il mio uomo e
che tu devi lasciarci vivere la nostra vita?
- Non lo capirò mai!- gridò Aragorn.
Alla finestra apparve allora Legolas stesso,
drappeggiandosi davanti l’orlo della veste color perla (perché era nudo e si
doveva coprire in qualche modo):
- Ti prego Aragorn, vattene via e lasciaci soli!
- Ascolta la mia serenata, gioia del mio cuore!- gemette
Elessar gettandosi in ginocchio. – Ti prego, mio unico amore, non devi concedere
il tuo corpo a questo essere rozzo e incivile!
- Aragorn! Come osi chiamarmi essere rozzo e incivile?!-
tuonò Gimli infuriato. – E soprattutto, come osi intrometterti nella vita intima
mia e del mio compagno?!
- Smettila, Aragorn, devi lasciarci in pace!- protestò Legolas ormai sull’orlo
delle lacrime. – Non ne posso più di dovermi guardare da te, tornatene da Arwen
Stella del Vespro e lasciami vivere in pace!
In quel preciso momento, una freccia fu scoccata
dall’alto del palazzo e cadde a un passo appena da Aragorn. Sollevando lo
sguardo, i tre videro Iridan seduto sul balcone della propria finestra con una
seconda freccia incoccata.
- Aragorn, lascia in pace mio fratello, non capisci che
non ti vuole? E fatemi la compiacenza di stare zitti, io volevo andarmene a
letto!
- Oh, fratello adorato!- mormorò Legolas commosso.
- No, Iridan, non tradirmi proprio tu!- gemette Aragorn.
Il giovane elfo scoppiò a ridere.
- Non ti sto tradendo visto che non ho mai parteggiato
per te, Aragorn! E in ogni caso dai, se vedi Legolas che ti implora piangendo di
andartene via, non credi che sia il caso di arrenderti?
- Grazie, Iridan, ti renderò il favore!- gridò Gimli
guardando il cognato.
- Che tragedia! Il mio amore è destinato a rimanere non
corrisposto!- mormorò Aragorn prima che Iridan urlasse al suo indirizzo:
- Smettila di piagnucolare se sei un vero uomo! E se non
ti levi di lì la prossima freccia non sarà deviata dalla mia misericordiosa
mano!
Ogni tanto Iridan una scusa buona riusciva a
inventarsela evidentemente, perché non era vero che la freccia aveva mancato il
bersaglio per pietà, era semplicemente che aveva sbagliato.
Così Aragorn si alzò e, gettando un ultimo sguardo a
Legolas, si allontanò.
- Non sai quanto bene che ti voglio, fratellino!-
esclamò Legolas felice.
- Di niente- sbottò Iridan. – A me basta dormire, e ora
vi lascio perché io ho sonno!
E si ritirò nella sua stanza, disarmando l’arco. Così
Legolas e Gimli poterono tranquillamente tornare in camera.
Due giorni dopo era previsto l’arrivo di Glòin.
Thranduil era seduto sul suo trono con lo sguardo cupo e
fisso nel vuoto che abbiamo imparato a conoscere. Legolas era in piedi al suo
fianco con addosso la sua veste color cielo, quella di Lothlorien (nel film).
Gimli era accanto a Legolas con addosso più o meno le stesse preoccupazioni di
Thranduil, con la sola differenza che lui quella notte era riuscito a dormire un
po’.
Iridan se ne stava tranquillo e rilassato seduto su una
sedia accanto al padre e si domandava perché tutti apparissero così nervosi.
Aragorn non era comparso e nessuno si era dato la
preoccupazione di cercarlo. Va detto che Legolas era felicissimo di questa
misteriosa scomparsa.
Infine, dopo un po’ che aspettavano, Glòin fu
annunciato.
Gimli s’irrigidì. Thranduil s’irrigidì. Legolas
s’irrigidì. Iridan sbadigliò.
Un nano dalla candida barba entrò nella sala.
L’espressione del suo viso era tutto fuorché cordiale.
- Sire Thranduil!- esclamò. – Posso forse sapere per
quale motivo sono stato chiamato d’urgenza qui, e per quale motivo mio figlio si
trova in questo luogo?
Thranduil sospirò.
- Sono desolato che voi non siate a vostro agio qui,
mastro Glòin, e tuttavia, io credo che voi potreste forse dimenticare
l’increscioso incidente avvenuto anni or sono.
- Nulla potrebbe farmi dimenticare una cosa del genere,
sire Thranduil!- sbottò il nano indignato.
Il re elfico sorrise appena.
- Forse qualcosa potrebbe farvelo dimenticare-
sogghignò. Era curioso di vedere se davvero avrebbe potuto reagire peggio di
lui. Si volse verso il fidanzato del figlio. – Mastro Gimli, vorreste spiegare a
vostro padre il motivo del vostro soggiorno qui?
Con un sospiro profondo, Gimli avanzò di qualche passo,
fino a ritrovarsi davanti al padre.
- Papà- iniziò lentamente. – Devo darti
una…bellissima…notizia.
- Sì?- chiese Glòin impaziente.
Gimli chiuse gli occhi.
- Papà, tu conosci già Legolas Verdefoglia, che ha fatto
parte assieme a me della Compagnia dell’Anello?
Glòin sollevò gli occhi sul bellissimo elfo.
- Più o meno- disse con sufficienza.
- Papà, io e Legolas siamo fidanzati, e contiamo di
andare a vivere insieme e fors’anche sposarci, in futuro- disse Gimli tutto d’un
fiato.
Nella sala calò il silenzio.
Glòin stava zitto.
Thranduil diede ordine di preparare molta camomilla.
Molta, molta camomilla.
Iridan si alzò e si preparò a fuggire nel caso fosse
stato necessario.
Poi Glòin si mise a ridere, ma così forte e a lungo che
Gimli si voltò e guardò disperato Legolas.
- Come, scusa, figliolo?- riuscì infine a chieder Glòin.
– Non ho capito. Mi sembrava d’aver capito che tu sei fidanzato con questo elfo,
il figlio di Thranduil del Bosco Atro…cos’avevi detto, scusa?
Gimli sospirò.
- Esattamente quello che credevi d’aver capito, papà.
E tornò il silenzio. Iridan si riscaldava i muscoli.
- Gimli, figliolo, questo elfo è un maschio- gli ricordò
Glòin.
Il più giovane annuì.
- Esattamente, papà.
Glòin guardò a bocca aperta prima Gimli, poi Legolas,
infine Thranduil.
- E…e tu sei favorevole, Thranduil?
L’elfo sospirò stancamente e gli porse una tazza.
- Camomilla?
- Grazie- rispose Glòin buttando giù la tazza, che non
ebbe effetto alcuno. Proseguì. – Gimli, figliolo adorato, ti ricordo che questo
maschio è un elfo…cioè questo elfo è un maschio…no, insomma è entrambe le cose!
- Ed è anche il mio fidanzato, papà- aggiunse Gimli a
bassa voce. Esitò. – Non sei contento, vero?
- No- rispose Glòin scuotendo il capo lentamente. – No,
direi di no.
- E così siamo parenti, Glòin- commentò Thranduil.
- No!- urlò il nano. – Non siamo parenti finché non si
sposano, e finché sono vivo io, loro non si sposano!
- Papà, prima che tu esprima completamente il tuo
parere, c’è un’altra cosa che dovresti sapere- continuò Gimli. Si volse verso
Legolas e disse: - Amore, adesso non puoi più rimandare.
- Hai ragione- ammise Legolas. Trasse un respiro
profondo, poi ne trasse un altro per prendere più tempo. – Papà, Glòin, c’è una
cosa che dovete sapere.
- Cioè?- chiese Thranduil che cominciava a preoccuparsi.
Iridan si mise le scarpe da ginnastica.
Legolas prese di nuovo fiato e chiuse gli occhi.
- Aspetto un bambino.
Iridan sbagliò a fare il nodo e si voltò a guardare il
fratello con occhi sgranati.
- Fratello, tu COSA?
- Aspetto un bambino- ripeté Legolas. Si mise le mani
sulla pancia e sorrise.
Gimli era pronto a scappare.
Contro ogni aspettativa, fu Thranduil a riprendere la
parola.
- Legolas, gioia mia- iniziò, sondando il terreno. –
Come fai ad aspettare un bambino?
- Aspetto che nasca, papi.
Persino Iridan capì che quella non era la risposta
giusta.
- Va bene.- Thranduil si riscosse e si rivolse al
genero. – Mastro Gimli, il senso di questa frase è che voi avete messo incinto
mio figlio?
Gimli non era felice quando rispose: - E’ proprio questo
il senso, sire Thranduil.
Thranduil rimase zitto molto, molto a lungo. Dopo molti
secondi Glòin riuscì a trovare la freddezza d’animo per chiedere:
- E chiedo scusa, ma come avrebbe fatto un
elfo…maschio…a rimanere incinto?
Nessuno dei due pareva in grado di fornire una risposta.
- Gandalf ci ha dato una mano- disse infine Gimli, a
fatica.
- Cioè?
- Cioè…ci ha dato una mano. Lui sapeva che noi volevamo
un figlio. E ci ha aiutati.
Iridan si spostò alle spalle del padre e chinatosi su di
lui sussurrò:
- Papi, per favore, non dare in escandescenze, se
Legolas si spaventasse potrebbe perdere il bambino!
- Perdere il…- sbottò Thranduil incredulo. – E’ già
tanto che ce l’abbia, un bambino! Da quanto tempo, Legolas?
Il giovane sollevò due dita.
- Due…mesi?
- Sì, papà. Credimi, io volevo dirtelo, ma tu ti saresti
tanto arrabbiato, e poi io volevo che tu e Glòin lo sapeste insieme!
Per la prima volta i due padri si ricordarono della
presenza l’uno dell’altro.
- Tu!- urlò Thranduil. – Il tuo maledetto figlio ha
ingravidato il mio!
- E il tuo ha ammaliato il mio con le sue arti elfiche!
Gimli è vittima di un incantesimo! Legolas è solamente un ammaliatore!
- Non osare insultare mio figlio! Ti ricordo che è
tuo figlio che lo ha messo in questo stato!
- E io ti ricordo che è il tuo bellissimo Legolas che ha
ridotto Gimli a questo livello! Credimi poi quando ti dico che sono ben note le
avventure di tuo figlio con i componenti della Compagnia!
- Papà!- intervenne Gimli infuriato. – Non osare parlare
di Legolas a questo modo!
- Gimli, stai zitto!
- Papà, ora basta!- gridò Legolas rivolto al padre.
- Legolas, non…- Thranduil non finì la frase. – NON
PARLARE MAI PIU’ DI MIO FIGLIO IN QUESTI TERMINI!
- Ah, non sono io a parlare di tuo figlio in questi
termini, Thranduil, è l’intera Terra di Mezzo!
- Papà, smettila!- gridò Gimli.
- Non ti permetterò di infangare l’onore di mio figlio,
Glòin!
- Credi che nessuno sappia di tuo figlio e di Re
Elessar? E credi che nessuno sappia di tutti gli altri tentativi di Legolas? Non
permetterò a mio figlio di unire il suo nome a quello di un personaggio così
poco rispettabile!
- Papà, stai zitto!- urlò Gimli, che vedeva lucidi gli
occhi di Legolas. - Non ti permetterò oltre di parlare del mio fidanzato in
termini così offensivi, e quand’anche tu avessi da obiettare circa la nostra
unione, devo chiederti di farlo in sede appropriata o almeno a un tono di voce
che rispetti lo stato di Legolas!
Finalmente Glòin tacque e lentamente si volse a guardare
il figlio.
- Termini così offensivi.- ripetè. – Hai ragione,
figliolo. Forse sono stato offensivo, ciò non toglie che davvero il tuo
fidanzato abbia seguito condotte lascive prima di incontrarti!
- Amore, questo non è vero!- gridò Legolas sull’orlo
delle lacrime.
Gimli agitò la mano in direzione del fidanzato.
- Non preoccuparti tesoro, questo lo so benissimo.
A passi lenti si avvicinò al padre.
- Papà, sire Thranduil è disposto ad accettare il mio
matrimonio con Legolas. Perché tu non lo sei? Perché tu non vuoi la mia
felicità?
Lentamente, Glòin scosse il capo.
- E’ un elfo, Gimli, figliolo, e la sua razza è nemica
della nostra e la sua famiglia lo è. E per quanto io possa accettare come
possibile il fatto che i suoi sentimenti per te siano sinceri, non posso non
prendere in considerazione le voci che sono circolate sulle sue relazioni
precedenti.
- E’ vero che Legolas è stato con Aragorn - disse Gimli
– Ma ora sta con me, e vogliamo sposarci, e avere un futuro insieme, e stiamo
per avere un bambino! Perché non vuoi accettarlo, papà? Se solo tu passassi un
po’ di tempo con lui capiresti perché gli voglio tutto questo bene!
- Che amore sei!- disse Legolas commosso. In quel
momento Iridan lo raggiunse alle spalle:
- Fratello, non credi che faresti meglio a sederti un
po’? Non vorrei che ti stancassi troppo!
Glòin ancora non era convinto.
- Gimli, figliolo, perché lui?
- Perché lo amo tanto, papà!
A quelle parole, Glòin prese un lungo respiro e si
appoggiò una mano sul viso. Dopo qualche istante di silenzio:
- E voi, sire Thranduil, come avete intenzione di
comportarvi dopo una simile notizia?
Thranduil non rispose. Guardò Iridan, desiderando per
una volta che il figlio parlasse, possibilmente a sproposito, e poi guardò
Legolas, che ricambiò al suo sguardo con occhi belli e speranzosi. Per qualche
inspiegabile ragione gli occhi di Thranduil caddero sulla pancia del figlio e di
nuovo si affacciò alla sua mente l’immagine di Legolas che correva per la casa
col pancione.
- Se volete il mio parere, mastro Glòin, credo che
dovremo organizzare una cerimonia matrimoniale, anche se semplice, prima che
Legolas inizi a mostrare i segni della gravidanza- disse a fatica.
- Che bello che parli ancora papi, credevo ti stesse per
venire un infarto- disse Iridan sollevato.
Legolas rise soddisfatto e si avvicinò al padre
baciandolo sulle guance: - Grazie papi, ti voglio bene!
- E tu papà, cosa ne dici?- chiese Gimli cauto.
Glòin sospirò profondamente.
- Non voglio che si pensi che mio figlio non accetti le
sue responsabilità- disse infine con nobile decisione. – Accetto il matrimonio,
ma sia chiaro che ancora non ho accettato la piega che hanno preso gli eventi!
Il promesso sposo si scoprì sollevato. – Grazie, papà.
- Che bello, avete già deciso come lo chiamate?- chiese
Iridan tranquillamente.
I due padri volsero gli occhi sui figli.
- Ehm…ancora no- rispose Legolas lentamente.
- Non avete neppure un’idea? Ne avete almeno parlato?-
chiese Glòin.
- Beh…noi non sappiamo se sarà un maschio o una femmina-
spiegò Gimli.
Ormai deciso a farsi del male, fu Thranduil a fare la
domanda più importante.
- Non sapete neppure se sarà un nome nanico o elfico?
- Pensavamo a un nome elfico- accennò infine Legolas.
- Ma davvero- fece Glòin evidentemente scontento.
- Ovviamente è ancora tutto da decidere- si affrettò a
specificare Gimli. – Chi lo sa? In fondo, abbiamo ancora sette mesi per
decidere!
- Giusto! Hanno ancora sette mesi!- intervenne Iridan
allegro. E per cambiare argomento: - Intanto, pensiamo piuttosto a organizzare
il matrimonio!
La piacevole incombenza riportò la serenità sui volti
dei padri, cioè si incupirono e iniziarono a guardare il pavimento.
- Credo di voler riposarmi un pochino- annunciò Legolas,
che aveva capito subito i vantaggi del suo nuovo stato, desideroso di sottrarsi
a quella situazione.
- Certo amore, stenderti non ti farà certo male- saltò
su Gimli. – Ti accompagno in camera, vogliamo andare?
Così i due si allontanarono dalla sala, sperando che
così i loro genitori avessero il tempo di chiarirsi.
Thranduil e Glòin rimasero lì a guardarsi storto.
Per distrarre un poco il padre Iridan si accostò a lui:
- Papino, quando sarà finito lo stress dei preparativi
del matrimonio di mio fratello, acconsentiresti a mandarmi in visita a Imladris
da zio Elrond, perché…
A quella richiesta Thranduil si risvegliò.
- Cosa?- esclamò, memore della cattiva reputazione di
cui, ormai, Elrond godeva nella sua mente. – Perché vorresti andare a Imladris,
figlio mio?
- Ecco, credo che mi farebbe bene prendermi una vacanza
e allontanarmi un po’ da mio fratello- spiegò Iridan dolcemente. – Sto iniziando
a parlare come lui, inizio a fare considerazioni personali sugli uomini!
- Tutti uguali i tuoi figli, Thranduil!- commentò Glòin
divertito.
Disperato, Thranduil guardò il viso bello del figlio.
- Non lasciarmi almeno tu, Iridan, gioia di tuo padre!
- Io parlavo di qualche giorno solamente, papà!- si
difese Iridan. – Non ti lascio mica. È che proprio ieri iniziavo a fare
considerazioni su Aragorn, e non vorrei che questa cosa si ripetesse. Non credi
che una bella vacanza mi farebbe bene? Ma se temi che insidi la cugina Arwen,
allora potrei andare a Lorien da zia Galadriel…
- Resta qui, figliolo adorato, vedremo di parlare
insieme di questa cosa!- gemette Thranduil aggrappato al braccio del figlio. –
Non abbandonare la tua bella casa per i covi dei serpenti, non hai più riguardi
del tuo vecchio padre?
- Ma che cosa dici papino?- esclamò Iridan ridendo
gioiosamente. – Io ti voglio bene, lo sai, e di quali serpenti parli mai?
Affranto, il vecchio Re sospirò e Iridan riprese
tranquillamente:
- Certo, se deve essere un problema, posso restare qui,
non cambierà niente. Adesso però è meglio che vada a cercare Aragorn, chissà
dove si sarà cacciato, e poi bisognerà che guardi di tenerlo lontano da mio
fratello, specie adesso che è in dolce attesa!
E con un bacio sulla guancia del padre e un grazioso
inchino alla volta di Glòin, il bel principino Iridan si allontanò.
- Certo, Legolas eccelle nell’ammaliare le persone, ma
devo ammettere che Iridan ha un talento naturale per la conversazione! –
commentò Glòin vedendo allontanarsi il giovane elfo. – E come si somigliano i
due fratelli!
Thranduil sospirò. Tutte le emozioni di quel giorno
erano state un po’ troppe per il suo vecchio cuore.
- Ho l’impressione- fece notare, sperando di riuscire a
distrarsi con quel pensiero – Che un vecchio mago di nome Gandalf avrà qualcosa
da farsi perdonare, la prossima volta che passerà dal Bosco Atro!
Glòin s’incupì a quel pensiero.
- Se avrò presto occasione di incontrarlo una seconda
volta, credo che mi farò spiegare come è stato capace di “aiutare” vostro figlio
a rimanere incinto.
La tensione stava salendo nella sala. Thranduil se ne
accorse e si disse che, per rispetto a Legolas, era bene non far scoppiare altre
liti.
- La camomilla è finita, mastro Glòin- disse. – Che ne
direste di una bella tazza di latte caldo?
Fine
Nota dell’autrice: nessuna tazza di latte caldo è stata
maltrattata durante la stesura di questo racconto.