Le fiabe di Albondocani

di Albondocani
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Un contadino aveva due asini e spesso li impiegava per trasportare carichi pesanti su per il colle. Uno dei due asini protestava di continuo e ragliava contro il padrone, maledicendone la stirpe, criticandone le capacità e dannandone la persona. Faceva ciò perché desiderava un trattamento migliore, ma il padrone non poteva capire una sola delle sue parole.
Inascoltato, un giorno cadde nella disperazione e piangendo si buttò a terra scalciando fino ad alzare una nuvola di polvere. Questa entrò negli occhi e nei polmoni dell’uomo che lo conduceva, il quale si ritrovò a tossire e a doversi strofinare gli occhi. Tutta soddisfatta per la sua vittoria la bestia se la rideva alla grande. Non appena il padrone si riprese, prese un grosso ramo e con quello percorse l’asino. Poi lo fece rimettere in marcia.
Arrivati sulla cima ancora agitato nell’animo per la sconfitta si rivolse al suo compagno (il quale durante tutto quel trambusto era rimasto talmente inosservato che l’ascoltatore potrebbe persino essersi scordato si lui) e gli chiese come mai non fosse affaticato e amareggiato come lui.
“Forse i tuoi pesi sono più sopportabili?”.
“Ti sbagli. Anche per me questa fatica è intollerabile” rispose l’altro “proprio come per tutti gli altri animali da soma su questa terra.”
“Allora perché non sei tanto amareggiato quanto lo sono io?”
“Perché mentre tu sprechi fiato lamentandoti a gran voce io invece bestemmio tra me e me aspettando di arrivare, e una volta lì mi godo il mio riposo.” “Dopo aver sentito le tue parole, il dolore che mi è stato inflitto è per me motivo d’orgoglio” concluse il primo. L’altro stette zitto per porre fine alla discussione, ma entrambi rifletterono sulle parole dell’avversario.
Non importa come e se le idee dei due asini cambiarono dopo quel giorno. Conta solo che entrambi vennero continuamente caricati con pesi giorno dopo giorno, fino a morirne.




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