Rosa
incantata
Rosa_incantata
È
una storia sai Vera più che mai Solo amici e poi Uno
dice un noi Tutto cambia già
-Sto cercando di farti capire che per
Gorthan la sua mutazione è dolorosa-
Non era la prima volta che UNO apriva
quell'argomento con lui, come in quel momento in cui aveva chiamato
Paperinik in disparte in un minuscolo stanzino creato apposta per non
farsi sentire dal loro ospite. -Sì, ne abbiamo già
parlato, ma ancora non capisco come sa possibile. Come può
essere, UNO? È lui che ha sempre detto di essersi innamorato
della cultura terrestre, perché dovrebbe fargli male?- -Perché
lui è un evroniano, ed ogni passo in più che fa verso
il modo di vivere terrestre è una sofferenza per la sua vera
natura. Inoltre se si allontana troppo dal modo di vivere degli
evroniani rischia davvero di non poter più tornare tra
loro- -Hanno cercato di ucciderlo, ricordi? Non credo che vorrebbe
tornare- -Sí che vorrebbe. Vorrebbe poter tornare a ciò
che era e vorrebbe poter tornare a casa, ma sa che verrebbe
rifiutato. Lui vuole tornare ad Evron, ma non può.
Il pensiero di aver tradito il suo popolo lo consuma, sapere che loro
vogliono distruggerlo a causa del suo amore per la cultura terrestre
lo sta lacerando. Non riesce a rinunciare a ciò che ama, ed
allo stesso tempo non può strapparsi da dentro la sua natura
di evroniano. Capisci quanto deve fargli male?-
Paperinik abbassò lo sguardo.
Nonostante ne avesse già parlato anche con Gorthan gli
riusciva ancora difficile considerare le cose da quel punto di vista.
-E tu come fai a sapere tutto questo?
Te lo ha detto lui?-
-Certo che no! Credo che sia troppo
orgoglioso per parlare di queste cose, o forse non riesce a
comprendere cosa gli sta succedendo perché non è ancora
abituato ad avere delle emozioni sue. Il fatto è che l'ho
monitorato, e certi suoi parametri sono tipici degli stadi di forte
stress delle creature biologiche. Incrociando questi dati con i
momenti in cui li ho rilevati e conoscendo la sua storia, il quadro
che viene fuori è quello che ti ho descritto-
Doveva rifletterci su... quindi Gorthan
era... stressato? Un evroniano di casta alta che soffriva di
stress... se non fosse stato preoccupante sarebbe stato
divertente! -Io... io non sapevo tutto questo. Io... ma se non può
più tornare ad Evron perché farsi tanti problemi a
rimanere qui? Insomma, potrebbe vivere sulla Terra come
Urk!- -Paperinik, allora non mi hai ascoltato! Vivere sulla Terra
anche mille anni non farà di lui un terrestre! Sentirà
sempre il richiamo della sua gente, e più si avvicina ai
terrestri, più sviluppa emozioni, più soffrirà a
sapere che il suo popolo lo disprezza e lo teme-
Ok, UNO ci era andato giù
pesante ma in quel modo Paperinik non aveva più
scappatoie. -Che cosa devo fare, UNO? Se restasse qui io lo
proteggerei- -Dovresti proteggerlo da sé stesso. Per quanto
ne so io è impossibile- -Sarei un pesimo eroe se mi facessi
fermare dall'impossibile-
-La retorica non risolve i problemi- lo
stroncò UNO.
-E va bene, va bene! Allora facciamo
così: gli dirò come stanno le cose e poi sarà
lui a decidere-
Paperinik si voltò per
andarsene, ma...
-Ehm... UNO? Ti dispiace creare anche
una porta la prossima volta?-
È una realtà
che spaventa un po'
L'eroe difensore dela Terra decise di
parlare con Gorthan quella sera stessa, al ritorno di un giro di
ronda insolitamente breve e tranquillo.
Chiese ad UNO di portarlo sul tetto e
poi di far salire anche Gorthan, ma non si tolse di dosso il costume
da Paperinik.
Sentiva di aver bisogno di una
barriera, seppur sottile come la sua doppia identità, che
proteggesse Paperino dal dolore emotivo.
-Sembra una cosa seria, eroe- commentò
l'evroniano appena lo ebbe raggiunto. -Sí, è una
cosa molto seria e non voglio girarci attorno. So che vivere qui
sulla Terra ti sta creando dei problemi-
Gorthan annuì.
-Sì, è corretto-
-Perché non me ne hai parlato?-
-Come avrei potuto spiegarti qualcosa
che non capisco nemmeno io?-
Accidenti! Sembrava che tra Gorthan ed
UNO fosse una gara a chi demoliva meglio le sue argomentazioni.
-Non importa, adesso lo so e vorrei
risolvere questo problema- si fermò un attimo perché
non era facile dire quello che voleva dire -Io voglio che tu possa
scegliere. Se resti sulla Terra sarai sempre più contaminato
dalla nostra cultura e sempre più lontano da Evron. Potresti
partire ora, disintossicarti dalla cultura terrestre, e forse così
un giorno potresti tornare al tuo popolo. La scelta spetta a
te- Gorthan lo scrutò a lungo. I suoi occhi blu argenteo
erano ormai diventati familiari per Paperinik.
Non provava più inquietudine o
disorientamento quando l'altro lo fissava, anzi ormai che si era
abituato all'assenza della pupilla trovava quel colore ed il riflesso
metallico affascinanti. Erano occhi che vedevano in modo diverso
dai suoi, e con questo?
-Mi stai proponendo di partire?-
-Sì. Sai, per capire meglio
certe cose. Insomma, non credevo che vivere sulla Terra ti avrebbe
reso tutto più difficile, io volevo aiutarti quando ti ho
portato qui alla torre-
-Lo hai fatto, eroe, non crucciarti per
questo. Il tuo aiuto è stato sincero. Io lo so-
Certo, se non lo sapeva Gorthan, che
percepiva le emozioni terrestri e ne analizzava ogni sfumatura come
un vino!
Rimasero in silenzio. Paperinik avrebbe
voluto spiegarsi meglio ma non riusciva a mettere ordine nel caos che
gli ronzava in mente, ed era sicuro che se avesse aperto becco se ne
sarebbe pentito.
Gorthan invece era apparentemente
calmo; come faceva sempre quando rifletteva su qualcosa, lasciava
vagare lo sguardo in alto tra le stelle, oppure sull'orizzonte. -Non
è una scelta facile- disse infine -Ah, ma c'è altro che
ti preoccupa. Tu cosa vorresti che facessi, eroe?- Tutto il
turbamento di Paperinik venne a galla all'improvviso. Tanto
l'evroniano era così bravo a percepire le emozioni, perchè
tentare di nasconderle? -Io vorrei che tu... che tu trovassi pace!
Vorrei che tu smettessi di essere tormentato. E se questo volesse
dire che vuoi tornare ad essere un evroniano senza coscienza e che
torneremo ad essere nemici, a me sta bene!- Gorthan avrebbe potuto
essere una statua. La sua figura imponente si stagliava contro il
cielo notturno perfettamente immobile, senza che si vedesse nemmeno
un cenno di respirazione nelle sue spalle, mentre Paperinik tradiva
il suo nervosismo contraendo le mani e nel respiro affannoso. -Mi
preferiresti come nemico pur di non farmi stare male? Eppure sai bene
quanto potrei essere pericoloso. Ah! Sei... incredibile!- Gorthan
si avvicinò fino a posargli le mani sulle spalle e poi piegò
un ginocchio a terra per essere alla sua altezza. -Tu mi
lasceresti andare. Mi restituresti la mia libertà senza
condizioni, senza rinfacciarmi nulla di quello che hai fatto per me
in questi mesi- Era più forte di lui. Paperino sapeva di
essere emozionato, e sapeva che Gortban poteva sentirlo e non gli
importava che sapesse come si sentiva. Si buttò tra le sue
braccia e lo strinse forte come la sera prima di Natale, con gli
occhi che gli bruciavano di lacrime. -Se devi andare vai. Non
voglio che restare qui sulla Terra ti renda le cose ancora più
difficili. Non voglio che tu soffra perché devi scegliere tra
la Terra ed Evron. Io... io ti voglio bene!- Non voleva che
Gorthan soffrisse, e non voleva metterlo più in pericolo di
quanto già non fosse tra gli Evroniani. Avrebbe voluto
essere suo amico, ma non a prezzo del futuro del suo improbabile
non-più-nemico viola. Mentre stringeva Gorthan quasi non si
era reso conto che lui ricambiava la stretta. Era rassicurante. La
mole dell'evroniano era solida e confortante. -Mi stai dando una
scelta. È una cosa preziosa la possibilità di scegliere
il proprio destino. Lo sai che potresti costringermi o ingannarmi?
Sei un vero eroe, Paperinik- Avrebbe voluto rispondergli qualcosa
ma aveva un groppo in gola troppo denso, e rimase solo avvinghiato e
nascosto con il becco e tutto il resto nella veste
dell'evroniano. -Io non riesco a provare affetto o amicizia come
voi terrestri- continuò Gorthan -Ma riesco a riconoscerle
ormai, e so che tu ne provi per me. Ne sono onorato, eroe. Nessuno
aveva mai prodotto per me queste emozioni- Paperinik non sapeva se
esserne commosso o ridere. -Voi evroniani avete uno strano modo di
fare i complimenti-
Una poesia
piena di perchè
e di verità
Le emozioni di Paperinik bruciavano a
contatto con lui.
Era un fuoco di sentimenti tanto
intenso da togliergli il fiato, e come il fuoco, se avesse cercato di
trattenerlo a forza lo avrebbe soffocato. Poteva solo ammirarlo ed
essere grato per ciò che gli era concesso senza pretendere
nulla di più. Era... difficile...
Lui era un conquistatore, un evroniano
di casta alta, abituato a prendersi quello che voleva! Con il
terrestre sapeva di non poterlo fare. Coolflamizzarlo quando
bruciava di emozioni in quel modo avrebbe significato ottenere
energia per anni, ma avrebbe anche significato distruggerlo per
sempre, ed al solo pensiero Gorthan provava un dolore insopportabile.
-Non è una decisione semplice da
prendere. Ti chiedo il tempo di pensarci su-
Ti sorprenderà Come
il sole ad est Quando sale su E spalanca il blu Dell'immensità
Gorthan ci pensò davvero. Per
ore rimase sulla terrazza a soppesare le scelte che aveva davanti e
che aveva visto chiaramente solo quando Paperinik ne aveva parlato in
modo aperto. Poteva lasciare la Terra.
Dopotutto lui era uno scienziato ed era
stato potenziato, con la sua forza e la sua intelligenza l'universo
non aveva quasi limiti per lui. Forse lontano dalla Terra, lontano
dalla cultura che aveva fatto nascere la sua malattia, poco alla
volta avrebbe dimenticato tutto e sarebbe guarito. Avrebbe
lasciato alle spalle gli abbozzi di emozioni scoordinate che a volte
produceva e sarebbe tornato ad essere un perfetto soldato di
Evron. Evron! Quanto gli mancava! L'Impero era così
grande e maestoso nella sua assoluta semplicità! Evron
aveva la bellezza gelida di un fiocco di neve: una struttura rigida,
fatta di poche linee nette ed assolute, sempre uguale a sé
stessa, immutabile. Perfetta. Ognuno era superiore di qualcuno
e sottoposto di qualcun altro, tranne l'Imperatore ed i coolflame, i
due estremi della gerarchia. Eseguire gli ordini era semplice,
così semplice! A Gorthan mancava quella semplicità. La
vita tra i terrestri era un continuo fare aggiustamenti per adeguarsi
ad un mondo reso caotico dal dominio delle emozioni. Il dibattito,
il disaccordo, il pensiero divergente oh, che cose
destabilizzanti! Eppure grazie a quello la vita sulla Terra era
un'esplosione di colori. Evron era perfetto, ma il suo colore era
un unico, uniforme, grigio acciaio.
Stessa melodia Nuova
armonia
Gorthan ricordava anche delle
emozioni. I suoi superiori riconoscevano che il suo lavoro era
utile, mentre i suoi sottoposti a volte lo rispettavano ma più
spesso lo temevano con quella paura semplice ed ancestrale che
spingeva ogni evroniano a sottomettersi agli individui di casta
superiore. Era istintivo. Per lui non più, forse. Non
era rimasto immobilizzato dalla paura quando gli altri capi branca si
erano dimostrati molto scontenti del suo comportamento, perché? La
sua mutazione era l'unica risposta. Come ogni evroniano di casta
inferiore, avrebbe dovuto accettare la punizione come una cosa
naturale, la paura incisa nel suo codice genetico avrebbe dovuto
paralizzato, ed invece l'istinto di autoconservazione aveva avuto la
meglio. Lui aveva voluto sopravvivere! Ed era
fuggito. Ed aveva incontrato Paperinik, che lo aveva aiutato
nonostante sapesse benissimo chi fosse, e che gli stava lasciando la
scelta su chi o cosa voleva essere in futuro. All'orizzonte un
bagliore lontano cominciava a tingere il cielo di rosa. Gorthan si
stupiva sempre di quanto potesse essere bello il cielo, all'alba ed
al tramonto, anche sopra una metropoli. Stese la mano per sfiorare
i primi raggi del sole. Era una stella, come tante lui ne aveva
viste. Ne conosceva a memoria le radiazioni emesse, il moto nello
spazio ed il moto della Terra attorno ad essa. Conosceva tante
stelle, ma solo sulla Terra si era lasciato andare, aveva camminato
secondo ciò che dettavano le sue emozioni rudimentali sulla
bellezza, ed aveva provato ad afferrare la luce. Quel modo di
vivere era terribilmente complicato! Non era sicuro di riuscire ad
adattarvisi come non era sicuro di riuscire a farne a meno. In che
guaio si era cacciato! Era troppo evroniano per adattarsi a vivere da
terrestre, e forse ormai era troppo terrestre per dimenticare tutto
e tornare a vivere da evroniano. Insomma, cosa era?!
Semplice magia Che
ti cambierà Ti riscalderà
Tornò al piano di sotto dove
Paperinik era già vestito per il lavoro e stava facendo
colazione con latte e cereali.
Si era fermato a dormire alla torre
come faceva ogni tanto quando non voleva rientrare a casa troppo
tardi.
In sottofondo c'era la televisione che
però il terrestre non stava guardando, invece si voltò
immediatamente verso di lui quando fece ingresso nella stanza.
-Gorthan!-
Stava per dire qualcos'altro ma lui lo
fermò con un cenno della mano.
-Devo sapere una cosa, Paperinik. Tu
credi di conoscermi, non è vero? Anzi sei l'unico a conoscermi
davvero qui sulla Terra, a parte l'intelligenza artificiale. Devi
dirmi una cosa. Tu credi che io sia diventato come i terrestri? O lo
sai che sono ancora parte di Evron?-
Aveva utilizzato tutta la sua autorità
per fare quella domanda nel modo giusto, ma forse era lui a non
conoscere abbastanza l'eroe terrestre.
Paperinik spise via la sedia e si
avvicinò a lui, e nonostate la differenza di corporatura tra
loro fosse ridicola ed assolutamente a sfavore del terrestre,
Paperinik non aveva nulla da invidiare a lui quanto ad atteggiamento.
Lo guardò dritto negli occhi, e
tra tante cose che Gorthan percepiva proprio l'unica che non c'era
era sentirsi inferiore o intimidito.
-Adesso chiariamo questa cosa una volta
per tutte. Non mi importa quale mutazione hai, non importa quanti
esperimenti scientifici hai fatto su te stesso o quanto detesti la
cultura che ti ha infettato... e non mi interessa nemmeno che tu mi
abbia scatenato contro quel bestione viola! Per me tu sei mio amico!-
L'ondata di determinazione emanata da
Paperinik era così forte che per qualche secondo Gorthan ne
rimase stordito.
L'intensità delle emozioni del
terrestre riusciva sempre a sorprenderlo, speciamente quando lui ne
era l'oggetto.
-Capisco- rispose lentamente quando
l'ondata più intensa fu passata -Ti ringrazio-
-Ma certo che...! Aspetta? Cosa? Tu lo
capisci?-
-Sì, capisco. E adesso so cosa
fare-
La decisione era presa.
Paperinik non voleva mettere in
difficoltà lui contaminandolo troppo con la cultura terrestre,
e lui sapeva di non poter permettere al difensore della Terra di
legarsi troppo ad un evroniano.
Affezionarsi a lui avrebbe potuto
essere una debolezza che Paperinik avrebbe pagato cara nel tempo, un
pericoloso punto debole che Evron non avrebbe mai dovuto poter
sfruttare.
-Ho preso la mia decisione. Devo
allontanarmi per un po' di tempo sia da Evron che dalla Terra-
Qualcosa si spense nello sguardo di
Paperinik, e subito si voltò da un'altra parte.
-Certo, anche io capisco-
-Capisci ma lo stesso ne sei deluso-
Paperinik tentò di abbozzare un
sorriso.
-Non ti si può nascondere
proprio nulla, eh?-
-Non sulle emozioni che provi-
Il terrestre sospirò. Non c'era
nulla da aggiungere sull'argomento e lo sapevano entrambi.
-Quando partirai?-
-Appena sarà possibile. Dovrò
chiedere ad UNO di aiutarmi con qualche preparativo-
Quando
sembra che Non succeda più
Gorthan era stato felice sulla
Terra. In in modo diverso da cui si provava soddisfazione per
l'approvazione dei superiori di Evron, ma poteva dire di essere
stato felice.
Tutte le cose che aveva studiato con
l'aiuto dell'intelligenza artificiale, tutte le esperienze che aveva
vissuto grazie a Paperinik... era molto più di quanto un
evroniano avrebbe mai potuto sperare di provare.
Anche se aveva deciso di partire, si
rendeva conto che in realtà non lo voleva.
Conosceva bene i sentimenti che il
terrestre provava per lui, e si chiese se, se fosse rimasto, prima o
poi lui sarebbe stato in grado di produrne di simili.
Per la milionesima volta si chiese cosa
sarebbe stato se lui avesse deciso di restare sulla Terra e di
assecondare la sua mutazione.
Si chiese anche cosa significasse
esattamente il fatto che lui volesse proteggere il papero che una
volta aveva tentato di annientare.
Durante i preparativi per la partenza
non poteva fare a meno di pensare al principe della favola terrestre.
Nonostante la curiosità di
vedere altri mondi il principe non smetteva di provare nostalgia per
la sua rosa, e l'amore per la sua rosa non gli aveva impedito di
partire per esplorare altri mondi.
Un legame così assoluto che
tuttavia non diventa una prigione era uno dei tanti misteri della
Terra che Gorthan non avrebbe mai risolto.
Ti
riporta via Come la marea La felicità
Gorthan partì all'alba di un
paio di giorni dopo.
Il modulo spaziale che UNO gli aveva
messo a disposizione era piccolo, veloce e semplice da pilotare.
Somigliava molto alla Pkar, e vedere
Gorthan a bordo fece provare a Paperinik un acuto moto di nostalgia;
gli ricordava quando lo aveva portato a vedere l'alba in Alaska.
Gorthan dovette percepire il suo
disagio perché si voltò immediatamente verso di lui.
-Questo non è un addio, eroe-
-Lo so, lo so... sono emozioni
terrestri, che vuoi farci?-
Invece di rispondergli Gorthan saltò
giù dalla navicella e lo abbracciò.
Era... era senza parole!
-Di solito questo fa sentire meglio voi
terrestri. Non voglio partire e sapere che come ultima emozione tu
eri triste per me-
Essere abbracciato dal suo miglior
nemico, per cui era triste e che cercava di confortarlo, era
un'esperienza surreale.
Ricambiò la stretta con tutta la
sua forza, perché se doveva essere un'esperienza assurda
allora tanto valeva viverla fino in fondo!
-Abbi cura di te, nemico! Le solite
cose, sai... comportati bene, sii educato con gli altri alieni, vai a
letto presto e mangia sano. E... e...- non riuscì a continuare
perché sarebbe stato “Non andare a cacciarti in pericoli
da cui io non posso proteggerti”.
Rimase solo a stringere Gorthan, e per
una volta fu contento che l'evroniano fosse in grado di percepire le
sue emozioni.
Dovette fare uno sforzo per ricordarsi
che aveva scelto di non trattenerlo, e per questo non gli chiese se
e quando sarebbe tornato.
Sapeva che Gorthan doveva affrontare
delle cose, e che per quanto lui volesse aiutarlo erano questioni
fuori dalla sua portata.
Gli venne in mente la scena di un film
che aveva visto tanto tempo prima con i nipotini.
“Parte perché non c'è
più speranza”
“Parte perchè deve
farlo”
-Buona fortuna, capo branca-
-Grazie di tutto. E grazie anche a te,
UNO-
Per un attimo Paperinik si chiese con
chi diavolo stesse parlando, ma poi ricordò che UNO era la
torre stessa, ed altro ancora, e che aveva visto e sentito tutto.
-Vai si farà tardi- riuscì
a dargli una pacca solo sul braccio perché l'evroniano era
troppo alto per lui.
Gorthan risalì sul modulo
spaziale ed accese i motori prima di cominciare a far scendere l'oblò
che faceva anche da portellone.
-Ah, quanto hai ragione! Così
tardi, amico mio, che è quasi presto. Arrivederci, eroe della
Terra-
Quando il modulo si staccò da
terra Paperinik era frastornano più che dal rumore dei motori,
dal fatto che Gorthan lo avesse chiamato “amico”.
Ti riporta via Come
la marea La felicità
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Cantuccio dell'Autore
Bentornati in questa serie!
Stavolta ci sono parecchie cose da
dire.
0 – Ditemi se il giochetto
tecnologico che ho provato a fare con il titolo funziona: dovrebbe
funzionare da ipertesto che vi riporta ad una versione strumentale di
“La bella e la bestia”.
In caso non funzionasse ve la lascio
qui https://www.youtube.com/watch?v=mAaiVlKkZzE
1- Questo, come dice Gorthan, è
solo un arrivederci. Non è l'ultima storia della serie, non
nel lungo termine almeno.
2- Ho scelto la canzone de “la
bella e la bestia” per almeno tre buoni motivi;
Il primo è che è
bellissima;
Il secondo è che, nonostante la
relazione tra Gorthan e Paperinik non sia di coppia né
romantica, è un legame molto forte da entrambe le parti. È
un bromance cameratesco e profondo che merita la stessa
considerazione delle più grandi storie d'amore;
Terzo motivo è il forte
contrasto tra il testo sognante della canzone ed il tema della
storia, che invece è la scelta dolorosa, il senso
dell'identità ed infine il distacco;
Quarto motivo: la rosa incantata del
titolo fa da collegamento tra “Il piccolo principe”,
libro che fa da sfondo alla storia “Mekkano”, ed il tema
di lasciare andare l'altro per il suo bene, come il principe
maledetto fa con Belle e come Paperinik e Gorthan fanno uno per
l'altro.
E no, non ho gli occhi lucidi in questo
momento, cosa andate a pensare?
3-“Parte
perché non c'è più speranza”“Parte
perchè deve farlo” è
una citazione di re Theoden ne “Il signore degli Anelli –
Il ritorno del re” riferita ad Aragorn.
4- ”Così tardi che è
quasi presto” è una citazione di Leigh Teabing de “Il
codice Da Vinci”. Molto bella ed evocativa, ma non ho ancora
capito cosa significa.
Grazie a tutti, compagni di viaggio, ed
a presto rivederci.
Makoto
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