Il ritorno di Papillon
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Capitolo 14
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La curiosità di un bambino non ha limiti.
Sono sempre pronti a guardare il mondo con circospezione e con grande
interesse, soprattutto quando davanti a loro si palesano delle novità.
“Noi usciamo” Avevano detto all’unisono Adrien e Marinette
lasciando un velo di mistero sul luogo dove si sarebbero diretti.
Al lavoro? No, era sabato, e di sabato non mettevano mai piede in Maison,
almeno che non ci fossero degli eventi, ma piuttosto si fermavano di più al
venerdì in quelle occasioni.
Da Gabriel? Probabile. Anche se Nathalie sarebbe rimasta a badare ai
bambini.
In ogni caso non aveva importanza, perché Louis ed Emma aspettavano solo
che i genitori si fossero allontanati per raggiungere lo studio di Marinette.
Dopo la colazione in giardino e coccolati dai raggi solari, Nathalie aveva
chiesto a tutti e tre i nipoti se volevano giocare con lei in quell’immenso
spazio aperto.
Un po' di svago le avrebbe servito per svuotare la mente e non pensare a
come aiutare il marito, ci avrebbero pensato Adrien e Marinette,
almeno così le avevano detto, senza sapere come.
Il piccolo Hugo ne fu entusiasta, non vedeva l’ora di sfidare nonna
Nathalie a nascondino, aveva già in mente un paio di posti dove si sarebbe
potuto nascondere senza essere trovato con facilità.
I due ragazzi più grandi, invece, si erano guardati e arrancarono la scusa
di dover fare i compiti per salire e raggiungere il loro obiettivo.
Salirono velocemente le scale con il cuore in gola, Louis davanti ed Emma
subito dietro di lui.
“Sei sicuro, Louis?” Aveva chiesto col fiatone.
“Si”
“Non è che ci metteremo nei guai?”
“Mmm…forse, ma devono scoprirci prima” Ammiccò
spingendo poi la porta che stranamente era rimasta socchiusa, di solito sua
madre la chiudeva anche a chiave.
Tutto era perfettamente in ordine.
Generalmente c’era sempre un gran casino là dentro: stoffe buttate sopra il
divanetto, bozzetti sparsi qua a là sul pavimento, matite colorate gettate come
capitava sopra la scrivania, palle di carta accartocciate e gettate malamente
dentro il cestino, oltre al manichino con addosso qualche abito o accessorio.
“Non credo sia una buona idea!” Esclamò sussurrando al fratello mentre si
apprestava ad aprire il dipinto, rivelando dietro una cassaforte elettronica
con la scritta LOCK che lampeggiava di rosso.
“Vuoi stare zitta?” La rimproverò guardando i tasti posti a lato con le
dieci cifre e una sola combinazione possibile per aprire quell’armadio
blindato.
“Conosci la combinazione?” Chiese debolmente.
Louis sospirò, no non la conosceva affatto, avrebbe tirato ad indovinare,
sperando di non fare casini e soprattutto di non essere scoperto.
“Sarà la data del loro matrimonio…sai che la mamma non ha molta fantasia il
merito” Fece spallucce iniziando a digitare tremolante le sei cifre.
Un bip sordo echeggiò nella stanza e la scritta continuò a lampeggiare.
Louis sospirò e imprecò mentalmente.
“Che altro potrebbe essere? La data del suo compleanno? Quella di papà?”
L’adolescente iniziò a spremersi le meningi mentre Emma sostava spazientita sul
divanetto e le gambe penzolavano nervosamente, pensando che quella non era una
buona idea.
Sarebbero stati beccati e messi in punizione, ma la cosa che faceva più
paura, sarebbe stato spiegare il motivo che li aveva spinti ad aprire quella cassaforte.
Si vedeva già in castigo.
Castigo?
Non ricordava nemmeno se ci era mai stata, se sua madre la sgridava le
bastava fare gli occhi dolci al papà perché tutto tornasse alla normalità.
“Basta! Ci rinuncio!” Louis si era accomodato accanto alla sorella con le
mani dentro i capelli e lo sguardo rivolto al pavimento di legno.
“Hai provato i nostri giorni di nascita?” Emma ebbe un’illuminazione.
“E’ l’ultimo tentativo, se sbagliamo mi sa che incasiniamo tutto”
“La mamma darà la colpa a papà, non ricorda mai le combinazioni”
“Andata!” Batterono i pugni e poi insieme digitarono i cinque numeri,
quando toccò all’ultimo, Louis sospirò e si asciugò velocemente la fronte
grondante di sudore.
Un bip e la porta quadrata di aprì, la parola LOCK non lampeggiava
più, ma al suo posto si accese la spia verde di OPEN.
“Grande, Emma. Avevi ragione, avrai un futuro da scassinatore di
casseforti!”
La biondina inarcò un sopracciglio e lanciò al fratello un’occhiataccia.
“
Louis prese in mano quella palla rotonda “Accidenti se pesa”.
“Non farla cadere!” Gli urlò Emma mentre gli stava scivolando tra le mani.
E dopo aver capitombolato un paio di metri, la miracle
box finì sul divano.
“Atterraggio morbido!” Esclamò il corvino “Per fortuna non si è rotta”
“Eh! Guarda qua!” Emma gli fece notare due porticine aperte e il miraculous del gatto nero e quello della coccinella
sparpagliati nel pavimento.
“Accidenti! Ci ammazzeranno!”
“Ci? Vorrai dire ti, è stata tua l’idea di vedere che cosa
c’era qua dentro” Constatò la biondina con aria saccente sottolineando il fatto
che fosse tutta colpa di Louis se erano in quella bizzarra situazione.
“Si, ma tu mi hai aiutato”
“Avresti solo combinato casini!”
“Non è vero!”
“Si che è vero” Emma gli fece una linguaccia e continuarono con il loro
battibecco per un minuto buono, quando vennero interrotti da un colpo di tosse.
I due bambini spalancarono gli occhi ed iniziarono a sudare freddo.
Nei loro occhi il terrore.
“Sapete…anche i vostri genitori litigavano sempre così alla vostra età…era
così frustrante” Un Plagg irritato aveva fatto
capolino davanti ai loro occhi sperando di placare quella lite prima che
scoppiasse.
“Tu…sei…sei…”
“Plagg!!!” Finì la frase del fratello la piccola
Emma andandolo ad abbracciare e strofinare sulla guancia.
“Mettimi subito giù ragazzina!” Se l’era scordato quanto appiccicosa era
quella piccola copia di Adrien.
Plagg si era scordato di tutte le volte che
usava lui e Tikki come bambole attorno ad un tavolo
rotondo ed erano costretti a far finta di sorseggiare del tè e a mangiare dei
pasticcini di plastica.
“Quanto sei carino!!” Anche lei però, lo aveva scordato, invece Louis aveva
dei ricordi confusi che ora più che mai stavano riaffiorando, facendogli
ricordare momenti felici della sua infanzia.
Era tutto vero.
Plagg e Tikki erano
veri.
Aveva sempre pensato fossero due cagnolini che non c’erano più, invece
eccoli lì davanti a loro.
“Plagg! Sii gentile con loro! Non li vediamo da
tanto tempo” Tikki aveva i cuoricini al posto degli
occhi, adorava quei bambini in tutte le loro sfumature e non vederli per tanto
tempo dopo che Adrien e Marinette avevano deciso di
comune accordo di rinunciare ai Miraculos per il loro
bene, le aveva spezzato il suo cuoricino.
Tikki apparve dietro di loro, era più pacata
rispetto a Plagg.
“Solo se mi danno il mio formaggio” Replicò lui incrociando le zampette.
“Formaggio?” Chiese interrogativa Emma.
“Camembert!” Rispose Plagg.
“Louis…non è quello che mangia sempre Hugo?” Si rivolse al fratello.
Al kwami della distruzione prese un colpo alla
notizia che un altro in quella casa divorasse e rubasse il suo prezioso
latticino.
“Si esatto!” Annuì con il capo.
“Ma puzza da morire! Fa venire il vomito quella cosa!” Emma si tappò il
naso con due dita ed ebbe quasi un conato.
“Ehi! Ehi! Ragazzi!” Plagg attirò la sua
attenzione svolazzando davanti al suo naso “Badate bene a come parlate di quel
nettare degli dei se non vuoi che ti distrugga con un cataclisma”
“Plagg!” Lo rimproverò Tikki.
Emma si portò le mani sui fianchi “Non puoi controllare il tuo potere senza
un portatore, distruggeresti tutto” Scimmiottò.
“Beh! Non per vantarmi ma Atlantide e la scomparsa dei dinosauri è opera
mia!” Poi cambiò espressione “E tu come lo sai questo?”
“Me lo ha detto papà. Sai una volta giocando Hugo aveva cercato…”
“Aspetta…aspetta un attimo!” La fermò il kwami
nero “Tu mi stai dicendo che tu e tuo padre giocavate a Lady Bug e Chat Noir?” Plagg scoppiò a ridere mentre Emma annuiva “…avrebbe potuto
chiamarmi, sarebbe stata più realista la cosa!”
“Plagg!” Lo ammonì per l’ennesima volta la kwami rossa.
“Senti, è già stata dura scoprire che mamma e papà erano o sono…come
volete…Lady Bug e Chat Noir…spero solo che la storia che nonno Gabriel non sia
vera!” Louis si rabbuiò.
Tikki si avvicinò all’adolescente come era
solita fare con Marinette quando aveva bisogno di
aiuto.
“Che cosa vi hanno raccontato i vostri genitori?”
“Niente!” Fece spallucce “Non ci dicono niente”.
“Avranno le loro ragioni per lasciarvi fuori da questa storia…e ad essere
sinceri non possiamo aiutarli nemmeno noi”. Gli rivelò Tikki.
“Si…ma noi vogliamo sapere se è vero che nonno Gabriel era il famigerato
Papillon!” Sospirò Louis affranto.
I due kwami si guardarono non sapendo cosa dire.
“Vi prego, voi dovete saperlo” Insistette Emma unendo le mani in segno di
preghiera.
“Ecco…vedete…” Mormorò Tikki imbarazzata.
“Volete dire che ci avete invocato solo per questo?” Intervenne Plagg irritato.
“N-no…” Disse all’unisono i due piccoli Agreste in attesa di una risposta.
“In realtà si” Rispose Plagg.
“PLAGGGG!!” Inveì Tikki “Perché glielo hai
detto???”.
“Lo volevano sapere…” Spiegò con naturalezza non pensando a quali
conseguenze avrebbe portato quella rivelazione.
Louis ed Emma si guardarono dapprima con uno sguardo di terrore, poi
mutarono espressione in meravigliata e sorpresa.
“FICO!”
“Cioè nonno era un super cattivo???”
“Non dovevate saperlo così, c’era un motivo se vi è stata nascosta la
cosa!” Sentenziò Tikki sospirando, già si immaginava Marinette che inveiva contro di lei con gli occhi rossi e
un paio di corna del medesimo colore posto sulla testa, e Adrien che proibiva a
Plagg di mangiare il suo adorato latticino per il
resto dell’eternità.
“GRANDE!” Esclamò Louis saltellando assieme alla sorella, sembravano non
capire la gravità della situazione e i due kwami
dovevano intervenire subito prima di finire anche loro nei guai.
“RAGAZZIIIII!!!” Urlò Tikki calmando l’entusiasmo
e quando ebbe l’attenzione dei due bambini, si avvicinò al loro viso “Non
dovete parlare con nessuno. Soprattutto del fatto che ci avete invocato”
“Ma sul serio non potete salvare il nonno?” Chiese Emma affranta “…a me
manca tanto, e non mi importa se era un super cattivo, io gli voglio bene e
voglio continuare a giocare con lui.” Piagnucolò la piccola copia di Adrien, e
una lacrima iniziò a rigarle il volto.
Plagg scosse la piccola testolina nera “Mi
spiace ragazzi…questa volta non possiamo esservi d’aiuto. I vostri genitori
dovranno cavarsela senza di noi.”
*
continua